12 Febbraio 2014

L’Abbazia di Rochefort: "si piega, ma non si spezza"

L’Abbazia di Rochefort: "si piega, ma non si spezza"

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In copertina: Veduta dell’Abbazia di Rochefort.

L’abbazia di Notre Dame de St. Remy si trova nella provincia di Namur in Belgio, nei pressi della cittadina di Rochefort, che da il nome alle birre dell’abbazia.
I primi insediamenti religiosi in questa zona boschiva del Belgio risalgono al 1230 quando Gilles de Walcourt, conte di Rochefort, decise di fondare un monastero di suore. Questo monastero inizialmente prese il nome di Secours de Notre Dame. Nel 1464 le suore, per ordine dell’allora signore di Rochefort, vennero sostituite da un gruppo di monaci. Negli anni a seguire il monastero fu affiliato all’abbazia cistercense di Cîteaux. I monaci, con il loro lavoro, fecero prosperare i terreni circostanti fino al 1794 quando, nel mezzo della rivoluzione francese, furono costretti a fuggire; le strutture furono distrutte e i terreni espropriati.

Soltanto nel 1887 i monaci cistercensi della Stretta Osservanza dell’abbazia di Achel poterono rimpossessarsi di questi terreni, dove ricostruirono e fondarono una nuova abbazia. Purtroppo i monaci, nel corso degli anni a venire subirono altri saccheggi, incendi e devastazioni, ma fedeli al motto del monastero “Curvata Resurgo”, si sono sempre impegnati nella ricostruzione delle strutture danneggiate. Ad oggi gli edifici più antichi, che rimangono nel complesso religioso, risalgono al 1600 circa. Recentemente, sono stati effettuati dei lavori di ristrutturazione per conferire alla struttura una maggiore semplicità seguendo la filosofia del monastero di Cîteaux.
Nell’abbazia trappista di Rochefort le Regole dell’ordine ancora oggi vengono interpretate molto severamente, nonostante il Vaticano nel 1965 abbia cercato di ammorbidirle. A Rochefort i monaci sono tenuti al silenzio: possono parlare solo per pregare o per esigenze di studio o di lavoro. Ovviamente per non disturbare la pace dei monaci l’abbazia non è visitabile, anche se è possibile raccogliersi in preghiera nella chiesa e un’ala del convento è adibita ad ospitare chiunque voglia trascorrere dei giorni in ritiro spirituale.

 

L’interno dell’Abbazia.

Alcuni documenti dell’abbazia attestano che già nel 1595 esisteva una birreria che aveva avviato la produzione servendosi dell’orzo e del luppolo coltivato dai monaci nei terreni circostanti. L’attuale birreria, invece, fu costruita soltanto nel 1899. Passate le due guerre mondiali la birreria iniziò ad essere la principale fonte di reddito dei monaci. Nel 1949 visto il successo delle birre fu allestito un negozio addirittura nelle cripte della chiesa! Purtroppo il successo di questi prodotti non durò a lungo, in quanto il miglioramento della qualità e la commercializzazione delle birre di Chimay creò una grande concorrenza che vide Rochefort in difficoltà; la crisi delle vendite costrinse l’Abate a chiedere a Chimay di interrompere la vendita delle loro birre nelle zone limitrofe a Rochefort. Questa richiesta non venne accolta perché a Scourmont avevano già preso accordi con società esterne all’abbazia per la commercializzazione in tutto il Belgio. Con le spalle al muro, ai monaci non restò che migliorare la produzione. L’abbazia di Scourmont, visto che aveva messo nei guai i confratelli di Rochefort, offrì loro consulenze gratuite. Nel 1952 la birreria venne completamente rinnovata e nel settembre di quello stesso anno i monaci poterono avvalersi delle preziose consulenze del professor De Clerck.

 

La caldaie dell’Abbazia.

All’epoca venivano prodotte soltanto due birre: una ad uso esclusivo dei monaci e l’altra, che era l’antenata dell’odierna Rochefort 6, veniva commercializzata. De Clerck, dopo vari studi, giunse alla conclusione che per affinare la produzione era sufficiente riorganizzare i metodi di lavoro e migliorare l’igiene all’interno delle strutture. Fu nominato nuovo mastro birraio Padre Hubert Morsomme, che fu mandato a Chimay ad imparare i trucchi del mestiere e ad affinare le tecniche. Grazie all’aiuto dei monaci di Chimay vennero messe a punto nuove ricette e venne concesso l’utilizzo del lievito di Chimay, che poco tempo prima padre Theodore aveva selezionato. Nel 1953 per la prima volta si iniziò ad imbottigliare bottiglie da 30 cl. e nel novembre di quello stesso anno padre Paul creò l’etichetta con i caratteri gotici che ancora oggi campeggia sulle bottiglie di birra dell’abbazia.

 

Le birre del Monastero di Rochefort.

Dopo vari studi, nel 1960 si giunse alla conclusione di sostituire i lieviti di Chimay con altri selezionati da Monsieur Caulier, che nel frattempo era divenuto il consulente tecnico dell’abbazia. Nell’odierna birreria, che per la sua bellezza viene chiamata la “Cattedrale della birra”, campeggia un enorme immagine di Sant’Arnoldo, patrono dei birrai belgi.

 

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Andrea Gattini
Info autore

Andrea Gattini

Sono nato il 23 Novembre 1979 a Carrara (MS) e vivo da sempre ad Avenza una frazione di Carrara. Ho conseguito il diploma di maturità scientifica.

La mia passione per la birra è nata parecchi anni fa. Inizialmente con una collezione di sottobicchieri di ogni marca di birra (ad oggi ne ho più di trecento), ma per motivi di spazio sto rallentando la raccolta. Grazie al gemellaggio pluritrentennale della mia città natale con Ingolstadt in Baviera, visto che ogni fine estate viene organizzata una festa della birra in stile Oktoberfest, questa mia passione non poteva che aumentare. Negli ultimi tempi sto inziando a collezionare bottiglie vuote di birra artigianale e bicchieri da birra. Ho pinte nonic, masskrug sia in vetro che in ceramica, weizenglass, teku, coppe trappiste, tulipani e calici a chiudere.

Con il tempo ho imparato a conoscere ed apprezzare meglio questa antichissima bevanda grazie ad un corso di degustazione a cui ho partecipato. Quando mi è possibile insieme alla mia compagna di vita Francesca partecipo ad eventi Slow Food e mi diletto, ove possibile, a visitare birrifici artigianali sparsi un po’ in tutta Italia. Cerco sempre di inserire nei miei viaggi qualche meta a sfondo birrario.

Non sono un esperto che può esibire certificati, sono semplicemente uno dei tanti consumatori pieno di passione per la birra che non smette mai di imparare e scoprire nuove notizie in ambito birrario e quando può cerca di divulgare il buon bere. Amo molto la cucina e mi piace sperimentare nuovi abbinamenti gastronomici con la birra.

Non sono un homebrewer, la birra preferisco berla!

Mi piace molto leggere libri gialli o thriller, tra i miei autori preferiti ci sono Camilleri, Follet e Malvaldi. Altra vera passione è il calcio, sono tifosissimo della squadra più bella che ci sia al mondo: ovvero la Fiorentina (vi avviso, in questo campo non riesco ad essere molto sportivo). Tra gli sport mi piacciono anche il ciclismo e il basket.

Spero che possiate appassionarvi ai contributi che ho pubblicato e produrrò su giornaledellabirra.it!

Aspetto i vostri suggerimenti e anche le vostre critiche e se avete dei dubbi o curiosità su qualcosa che ho scritto non esitate a contattarti tramite mail!

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