11 Maggio 2015

DOKI E LA BEVANDA DEGLI DEI: dodicesimo capitolo

DOKI E LA BEVANDA DEGLI DEI: dodicesimo capitolo

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Il giovane Doki era in silenzio sulla terrazza del palazzo di Djeka, il penultimo Noma, prima di giungere nuovamente a Men-Nefer.

Il ragazzo era estremamente contento che quel viaggio lungo un anno fosse in via di conclusione.

Avrebbe potuto rivedere suo padre e tutti gli amici che aveva lasciato lì.

Come avrebbe ritrovato il suo piccolo villaggio, dopo un anno di lavori?

Quel piccolo agglomerato di casupole di fango era sicuramente evoluto, trasformato dai carpentieri, dai muratori e dagli artigiani del Re nella nuova capitale del regno d’Egitto!

Ma non erano solo sentimenti positivi e gioiosi, quelli che affollavano la mente del giovane.

Come sarebbe stata la sua nuova vita nella sua nuova casa da Generale e Mastro birraio del Regno?

Avrebbe vissuto in una reggia, questo era certo…

Ma Meryt-Ra?

Lei non avrebbe potuto vivere con lui, assolutamente no!

Lei era la principessa ed erede al trono del padre.

Non poteva certo sposarsi con un rozzo contadino.

Che ne sarebbe stato della loro storia d’amore?

Che ne sarebbe stato di lei?

Magari avrebbe sposato qualche opulento nobile, grasso dalla pelle bianchiccia e dalla schiena curva per le lunghe ore trascorse sui papiri.

Il solo pensiero lo faceva rabbrividire.

Merit-Ra era sua e solamente sua sarebbe dovuta rimanere.

Ma come poteva sfidarne il padre?

Come poteva chiederne la mano, lui che era solamente una nullità che aveva avuto un enorme colpo di fortuna?

Sospirò e bevve un sorso della bevanda che aveva inventato.

Il Re era stato estremamente soddisfatto del lavoro svolto ed aveva elogiato i due creatori di quel miracoloso intruglio: Doki ed il suo vecchio nemico, Am-nefer, il Re sconfitto.

La scena che si era svolta nella sala del Consiglio, un paio di settimane prima, sembrò una magistrale recita, una di quelle che i professionisti della risata interpretavano per allietare i nobili.

Am-nefer si era sperticato in lodi nei confronti del Faraone ed aveva asserito di essere stato lui a studiare gli ultimi passaggi di quella ricetta.

Quelli che avevano trasformato della semplice acqua sporca in un liquido divino.

Quelli che avevano richiesto a Doki innumerevoli notti insonni e centinaia di insuccessi.

E lui, quel cane di Am-nefer, se ne stava prendendo il merito!

Ma come poteva contrapporsi ad una personalità così avvezza ai giochi di potere come l’infido ex sovrano?

Quel meschino essere aveva il giovane in pugno: lui sapeva della relazione esistente tra Doki e la principessa…

Ed aveva minacciato di rivelare a Narmer che sua figlia aveva un’intensa ed appassionata relazione con lui…

Avrebbe significato morte certa per Doki.

Dovette sottostare al ricatto.

Dovette cedere a quel vile essere e concedergli il merito della sua scoperta.

Il Re, dal canto suo, decise di premiare entrambi i suoi sudditi per gli sforzi profusi: Doki per aver studiato la base del prodotto e Am-nefer per aver perfezionato il tutto fino al risultato finale che, per inciso, soddisfò il Re a tal punto da chiedere ai due di collaborare ancora per creare una nuova tipologia di Bevanda degli Dèi.

Decise di chiamare quella bevanda: la bevanda benedetta da Ra, il cerchio solare.

Ma a Doki poco importava di aver ricevuto come compenso una villa nel centro di Tebe, la capitale del fu Regno di Am-nefer; era stato ferito nell’orgoglio!

Mentre era assorto nei suoi pensieri, una figura snella e silenziosa si appoggiò alla schiena nuda di lui.

Meryt-Ra stava cingendo il torace del suo uomo tra le sue braccia.

«Piccolo leone del mio cuore, come mai sei così silenzioso? Dove sta indugiando il tuo sguardo? Mi mancano le tue attenzioni sotto le lenzuola…» sussurrò lei cominciando a solleticare il petto di lui con l’indice.

Distante, quasi irritato, Doki si voltò di scatto e le afferrò i polsi:

«Meryt-Ra… io…»

«Cosa c’è?»

«Noi non possiamo più stare insieme».

«Cosa? Come? Perché?»

«Shhhh…» lui le baciò la fronte, «Io e te non siamo fatti per condividere la nostra vita terrena… magari, se gli Dèi vorranno… saremo marito e moglie nella terra d’Occidente…»

«Stai scherzando, vero? Io non voglio! E tu hai promesso di sposarmi e…»

«E io non sono nient’altro che Doki, un contadino fortunato! E tu sei la futura Regina d’Egitto!»

«Lo abbiamo già fatto questo discorso! Hai forse paura di sposarti?»

«No! Lo desidero con tutto il cuore!»

«E allora? Abbiamo già detto tutto quello che c’era da dire! Abbiamo già progettato di rivelare a mio padre le nostre intenzioni e…»

«E tu non sei più vergine!»

«Scusa, non credo di capire… tu non mi vuoi più perché non sono vergine? Proprio tu che hai colto quel fiore?»

«Oh, per tutti gli Dèi! Ma come mai è così difficile parlare con voi donne? Siete sempre pronte ad equivocare e a travisare i significati delle frasi!»

«E allora spiegati, ma bada: cerca di essere convincente!»

Doki trasse un profondo respiro e poi proseguì, parlando sottovoce:

«Non siamo gli unici a sapere di noi due…»

«Cioè?»

«Am-nefer. Lui ci ha visto. Ha minacciato di rivelare a tuo padre che la sua dolce figliola non si è mantenuta intatta nell’attesa di un matrimonio degno».

«Che cosa?»

«Già. Quindi, se anche noi dicessimo a tuo padre che vogliamo sposarci, lui rivelerebbe il nostro segreto a Narmer. E sai già come la prenderebbe…»

«Ti…»

«Mi metterebbe a morte».

«Quindi lui… ti ricatta?»

«Esatto. Si è preso il merito della creazione della bevanda che sto degustando ora… per gli Dèi! Quanto lo odio!»

«Vuoi…»

«Oh, lo ucciderei, assolutamente! Ma non sono un assassino ed ho troppa paura del giudizio degli Dèi, per macchiarmi di un simile delitto».

La principessa sospirò; un sospiro liberatorio.

«Solo che… arrivati a questo punto… non saprei quale soluzione adottare… non so neppure se ce ne sia una…»

I due restarono in silenzio, in una specie di bolla in cui il tempo era sospeso, quasi palpabile.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, a Meryt-Ra si illuminarono gli occhi:

«Una soluzione ci sarebbe!»

«Ah sì? Avanti, amore mio! Parla!»

«Io…» lei arrossì « Io dovrei essere incinta».

«Come? Ma così credo che sarebbe palese che non sei più vergine, non trovi?»

«Certo, ma non credi che mio padre, sapendo quanto ho sofferto nella mia vita senza una madre, lascerebbe suo nipote senza padre? E poi… quale nobile o sovrano mi sposerebbe, sapendo che il suo primogenito sarebbe solamente secondo nella linea di successione al trono? Nostro figlio sarebbe comunque il principe reggente, in quanto il mio primogenito. Ecco la soluzione che ti propongo. Che… che ne dici?» lei era paonazza in volto, imbarazzata come durante la loro prima olta insieme.

«Un po’ rischioso… ma potrebbe funzionare».

«Quindi… mettiamo in pratica il mio piano?» lei sorrise.

Aveva voglia di lui e Doki lo sapeva.

Lui  le fece cenno di entrare nella camera da letto, per poter consumare la loro unione, quando in basso, nel cortile, vide una cosa che lo attrasse.

Si acquattò dietro ad un vaso di terracotta, contenente una pianta di rosa, per non essere visto.

«Che cosa stai facendo, Doki?»

«Vieni, vieni qui!» bisbigliò.

«Ma cosa…»

«Stai giù! Non ti devono vedere».

«Si può sapere che cosa…»

«Guarda là!» Doki indicò due figuri nella penombra.

I due stavano parlando sottovoce ed avevano un fare guardingo…

Sospetto.

«Ti ricordano qualcuno?» le chiese.

«Ma quello è… Am-nefer! Che cosa fa lì, vicino alle mura?»

«E l’altro? Chi ti sembra?»

Meryt-Ra strizzò gli occhi per mettere meglio a fuoco l’immagine di quell’altro uomo, più alto e snello del re decaduto.

«Per tutti gli Dèi, quello è il Visir dimio padre!»

«Esatto. E sembra che stiano confabulando qualcosa… qualcosa di losco…»

«Oh, andiamo! Non crederai che il Visir…»

«Io osservo i fatti. E quei due non sono mai stati, per lo meno in pubblico, ottimi amici. Sbaglio?»

«Giusto, hai ragione! Guarda, Doki. Si stanno allontanando insieme. E sono estremamente circospetti…»

«Stanno tramando qualcosa…»

«Effettivamente è strano… che ne pensi?»

«Seguiamoli».

«Andiamo».

 

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Alessio Lilliu
Info autore

Alessio Lilliu

Sono nato a Cuneo, ridente capoluogo di provincia piemontese.
Ho sempre amato la Natura e, seguendo questo amore, ho frequentato l’Istituto Tecnico Agrario ed ho proseguito i miei studi conseguendo, nel 2012, la Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari a pieni voti.
Ho sempre adorato la cultura in ogni sua forma, ma ho sempre odiato gli stereotipi.
In particolare lo stereotipo che ho sempre rigettato è quello che riguarda la relazione tra “persone studiose” e “persone fisicamente poco attraenti”. Per ovviare a tale bruttissimo stereotipo all’età di 11 anni cominciai a praticare Judo e ad oggi sono cintura nera ed allenatore di questa disciplina marziale.

Dal 2010 gestisco un’attività commerciale, l’Edicola della Stazione Ferroviaria di Cuneo.
Ho ricoperto nel 2011 anche il ruolo di Vice-Responsabile della qualità all’ingresso in un macello del cuneese e, una volta terminato il mio percorso di studi, nel 2012 per l’appunto, ho deciso di rendere il settore alimentare parte ancor più integrante della mia vita. Creai la Kwattzero, azienda di cui sono socio e che si occupa di prodotti disidratati a freddo e di produzione di confetture ipocaloriche, ricavate tramite un processo brevettato di mia invenzione e di mia esclusiva proprietà. Obiettivo finale della ditta è quello di arrivare a produrre i propri prodotti con un consumo energetico pari a zero tramite l’installazione di fonti di energia rinnovabile, per esempio pannelli fotovoltaici.

Per quanto riguarda la mia passione per la scrittura, nacque in tenera età ed in particolare attorno ai sette anni, quando rubavo di nascosto la macchina da scrivere di mio padre, una vecchia Olivetti, per potermi sbizzarrire a sognare e fantasticare su terre lontane e fantastici eroi.

La mia passione per la scrittura venne ricompensata nel 2010 quando pubblicai il mio primo romanzo, “Le cronache dell’Ingaan”. La mia produzione letteraria prosegue a tutt’oggi con nuovi romanzi.

Dal 2012 sono Presidente di Tecno.Food, associazione che riunisce i Laureati e gli Studenti delle Scienze alimentari in seno all’Università degli Studi di Torino.

La nuova ed affascinante sfida che sto cominciando ad affrontare con enciclopediadellabirra.it mi permette di unire due mie grandi passioni: la scrittura e la birra!

Adoro sperimentare sempre nuove cose e nuovi gusti e questa è un’occasione davvero unica.