4 Settembre 2015

Baladin Open Fest: il nostro reportage!

Baladin Open Fest: il nostro reportage!

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Concludere bene agosto, mese di ferie per antonomasia. Essere a Torino, dall’anno scorso (e speriamo in futuro), è una chance per essere sicuri di avere la più vasta scelta di birre artigianali italiane alla spina possibile. E’ chiaro che si tratti di una questione di opportunità , nonché di gusti ma credo seriamente sia un’occasione unica, non solo dal punto di vista qualitativo e quantitativo ma anche e soprattutto per altri aspetti; vediamo quali, tenendo presente che un’evoluzione di tutto il mondo della birra artigianale italiana passa anche e molto dalle manifestazioni.

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Il noto evento in questione è il Baladin Open fest del 29/30, che si svolge intorno al omonimo locale del produttore piemontese, collocato al centro di p.le Valdo Fusi. E’ una manifestazione ben diversa dai normali (e forse un po’’ inflazionati) festival o beer fest o street food vari: il format è studiato e dopo il successone dell’anno scorso (20.000 p. e code interminabili alle casse) anche migliorato un po’. Il piazzale si presta ad una disposizione razionale degli stand: una sorta di L frontale con la maggioranza delle spine (molte all’interno del locale), 6 punti di ristorazione divisi in 2 zone laterali con lavabicchieri, e le biglietterie sul retro dell’edifico. Un po’ di gazebo per garantire l’ombra in questi due giorni roventi. Grande e diffusa la comunicazione, così come l’assenza della definizione “birra artigianale”, sostituita dal concetto di “birra viva”.

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La sostanza: scelta di birre di qualità davvero enorme (160), con ovvia buona rappresentazione locale, ma tante presenze da tutto il nord ed anche dal resto del Paese. Si possono gustare acquistando appositi gettoni ed utilizzando il teku della manifestazione (in vendita) con apposita tacca da 0,20 (spesso gentilmente sforata). Offerta gastronomica di strada di buona qualità, decisamente sopra la media. Altrettanto importanti (e dovrebbero esserlo sempre a mio parere) i numerosi incontri organizzati con i birrai; inutile dire che la presenza e le interviste del solito Kuaska, riferimento assoluto in Italia, con il suo sempre genuino entusiamo facilitino certe iniziative; stretto contatto col pubblico, ambiente quasi conviviale stimolano curiosità e voglia di assaggiare ciò di cui si è gustosamente parlato, quasi immediata. A completare il programma una cotta pubblica oraganizzata dal MoBi, musica, ed eventi/contest skate nel park pubblico ospitato nel piazzale.

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PRO E CONTRO.

Ora, cerchiamo di fare alcune valutazioni oggettive, aiutato da alcune impressioni raccolte e scambiate durante i due giorni con vecchi e nuovi amici appassionati ed addetti.

La posizione centrale è ben raggiungibile ma la sera in particolare gli spazi sono molto stretti; quest’anno inoltre il caldo torrido ha reso il piazzale rovente di giorno, penalizzando la giusta scelta dell’orario di apertura dalle 11 del mattino e facendo sognare a molti uno spazio più ampio e verde. Da considerare però che una collocazione simile trasformerebbe tutto in qualcosa di diverso, molto più vicino ad uno dei sopra citati street food fest, stravolgendo il messaggio di diffusione della cultura birraria di cui l’Open si fa promotore con quest’occasione.

La comunicazione. Scelte nette ma sempre motivate: l’unico brand presente (con lo slogan “birra viva”) era quello dell’organizzatore, che però da ampio spazio di rappresentazione ai colleghi. Alle spine i dipendenti e collaboratori di Baladin, discretamente preparati; mancava un po’ la solita chiacchera col produttore, che però spesso crea un po’ di “tappo” quindi in compenso non si son fatte quasi mai code ed il calice si riempiva in fretta con qualcosa di fresco. Del resto proprio i produttori (molti comunque presenti nei dintorni) hanno avuto la possibilità di condividere esperienze e risultati del loro lavoro durante gl’improvvisati e divertenti incontri col pubblico di Kuaska, del cui piacevole clima ho già parlato.

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Proposte birra e food. Senza invorticarmi in recensioni, erano presenti diverse birre, di cui alcune novità, davvero di buon livello e con un’ottima varietà di stili. “Essenziale” (forse un po’ troppo per l’affluenza serale?) e semplice per la ristorazione ma di buona qualità; cito come puro esempio un’ottima Focaccia di Recco certificata I.G.P.

Gli orari. Giustissima l’apertura dal mattino, nonostante il caldo notevole (che ha penalizzato l’affluenza in giornata), chi ha resistito ha potuto chiaccherare e degustare in totale tranquillità; chiudere all’una mi sembra un buon compromesso.

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Prezzi. Bere in vetro a dosi di 20 cl. ad un gettone del valore di 2 Euro mi sembra in linea con i prezzi. Forse qualcosa di troppo per alcune tra le proposte gastronomiche; anche in questo caso però abbinando cibi diversi rispetto alle altre occasioni festivaliere dove spesso ad una birra ottima dobbiamo affiancare cibi raramente al pari.

Insomma queste e molte altre prerogative dell’appuntamento torinese sottolineano la differenze di una formula che vuole divertire a fine ferie ma nel contempo allargare il numero delle persone consapevoli dei loro consumi di birra e non, artigianale (anzi VIVA!) e non, e marcano una volta di più il tratti del fest come occasione d’incontri e bevute ma con un fine.

Strada giusta? Un tema su cui confrontarsi, anche da consumatori, spero a partire da questa pagina e dalle considerazioni proposte.

 

 

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Davide De Giorgi
Info autore

Davide De Giorgi

La mia formazione scolastica ed il mio lavoro commerciale mi hanno aiutato ad avere una buona esperienza: mi sono diplomato all’alberghiero nel 1994 e poi ho svolto mansioni commerciali in ambito horeca e non, in Piemonte, Valle d’Aosta e buona parte del resto del nord Italia. Tutto questo con la curiosità indagatrice del turista più interessato e critico. Punto dritto verso una vita il più sostenibile possibile, con tutti i limiti che la città impone. Proprio in questo periodo, alla ricerca di strade alternative, sto cercando di sviluppare un piccolo progetto di coltivazione condivisa con vari amici, nella collina torinese.
E di tante delle mie esperienze scrivo per puro piacere personale e per alcuni degli amici che ho nell’ambiente della gastronomia e della ristorazione. La molta sete e l’infinita curiosità mi hanno portato in questi anni ad approfondire molto l’argomento birra, non solo sotto l’aspetto degustativo. Negli anni ho frequentato alcuni corsi e quando posso viaggio per per feste, manifestazioni ed incontri che abbiano al centro la tanto amata bevanda. Considero la birra un piacevole aspetto ricreativo del mondo agroalimentare, del cui perscorso in quest’epoca di subbuglio, credo che sia, nel bene e nel male un perfetto esempio.
Bere mi piace ma non disdegno scrivere e sono abituato dare una visone d’insieme dell’esperienze che vivo. In particolare in questo ambiente, prendendo come esempio manifestazioni come le suddette credo sia importante valutare sia gli aspetti più puramente “birrari”, legati ai produttori presenti, le degustazioni, le novità ma anche come questo mondo/movimento si stia concretamente interfacciando con gli aspetti organizzativi, della ristorazione, della sostenibilità ambientale ed economica,degli aspetti culturali del territorio ed infine della comunicazione al pubblico.
Spero di poter dire la mia grazie alla possibilità data dalla pagina che mi ospita e che già da tempo mi ha avvicinato ed aggiornato su questa piacevole passione che abbiamo il piacere di condividere.