Numero 06/2017

9 Febbraio 2017

ABBAZIA DELLA BIRRA: il primo beer-shop di Trento!

ABBAZIA DELLA BIRRA: il primo beer-shop di Trento!

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In un periodo di pieno “fermento birrario”, caratterizzato dalla nascita di numerosi birrifici, lo scorso maggio ha visto l’apertura anche del primo beershop del capoluogo trentino; a distanza di alcuni mesi, siamo andati alla “Abbazia della Birra” dove abbiamo incontrato la titolare, Sabrina Smaniotto.

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Sabrina, si può dire che, dati i numerosi anni trascorsi in Belgio, la birra fosse già un po’ scritta nel tuo destino…

In effetti direi proprio di sì, perché, oltre ad avere mamma belga, ho vissuto e studiato in Belgio per 14 anni prima di trasferirmi in Italia (papà è Trentino). Parte di tali studi, inoltre, è stata di natura brassicola, dato che ho conseguito il diploma di “Tecnico Birraio” presso l’Accademia Belga della birra; si è trattato di un percorso formativo a 360°, durante il quale ho studiato storia della birra, materie prime, produzione, tecniche di servizio, degustazione ed impiantistica per la spillatura. Il mio compito, oggi, è quello di cercare di spiegare ad altri cosa c’è dentro i loro calici; una sorta di ambasciatrice della birra.

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“Abbazia della Birra” ha aperto i battenti proponendo, sin da subito, un numero molto importante di referenze (circa 500) ed affiancando a prodotti tipicamente “craft” una serie di etichette più industriali; quali sono state le motivazioni che ti hanno portata adefinire questo tipo di proposta commerciale?

Quando abbiamo aperto “Abbazia della Birra” lo scorso 19 maggio 2016, abbiamo fatto da subito la scelta di promuovere i prodotti del nostro territorio. In Trentino, storicamente grande terra di vino, abbiamo, infatti, degli artigiani coraggiosi che si sono appassionati a questa nobile bevanda, che è la birra, e hanno deciso di investire tempo ed energie per iniziare a produrla; ad oggi ne contiamo 27, fanno degli ottimi prodotti, con personalità e che spaziano dalle lagerd’ispirazione tedesca a quelle d’ispirazione ceca, dalle IPA alle APA, da quelle che richiamano il passato, con l’uso di gruyt, alle porter, da quelle alla frutta a quelle senza glutine. Molti, inoltre, producono le proprie materie prime, a cominciare, ad esempio, dal signor Stefano Gilmozzi del Birrificio di Fiemme (per me il “papà” di tutti i birrai trentini, sia per aver iniziato a produrre birra nel lontano 1999, sia per essere sempre disponibile e di supporto per i nuovi mastri birrai), che utilizza per le sue birre gran parte delle risorse coltivate da lui insieme alla sua famiglia. Noi abbiamo deciso di promuoverli ed aiutarli, e questa si è rivelata una carta vincente: abbiamo dedicato un intero scaffale alle produzioni locali e la clientela si sofferma sempre ad osservare queste etichette, dimostrando grande interesse per la birra artigianale, come sta accadendo in buona parte d’Italia. Non poteva, poi, mancare un ampio spazio dedicato alle birre belghe, che sono sempre nel mio cuore, oltre che nelle mie origini; abbiamo, quindi, quasi tutte le produzioni trappiste (incluse quelle non belghe), una cospicua selezione di birre speciali, d’abbazia, di saison, di blanches ed anche diverse referenze di fermentazioni spontanee. La scelta di inserire anche quest’ultime è stato, innegabilmente, un azzardo; trattandosi di un prodotto complesso e così diverso dalla birra tradizionalmente conosciuta, non sapevamo se e come sarebbe stato accettato dai clienti. A distanza di qualche mese, però, devo riconoscere che, grazie ad un’adeguata spiegazione dei prodotti e a consumatori interessati a scoprirli e conoscerli, siamo riusciti a fare un buon lavoro e a portare sempre più persone ad avvicinarsi a questa tipologia particolare; siamo consapevoli del fatto che le fermentazioni spontane e non siano un prodotto per tutti e che sia necessario imparare a conoscerle un po’ per volta, per valutare se adeguate o meno al proprio palato. Infine, abbiamo voluto dedicare uno spazio alle bottiglie con vuoto a rendere; abbiamo cominciato con alcuni marchi più commerciali ma, col passare del tempo, abbiamo inserito etichette sempre più particolari, perché vogliamo che “Abbazia della Birra” sia un’alternativa, un luogo dove trovare prodotti difficilmente reperibili. Inoltre, al fine di facilitare i clienti ad assaggiare quanti più prodotti possibili, abbiamo deciso di proporre queste bottiglie non solo in cassette mono-tipo ma anche con le formule della cassa mista e della singola bottiglia cauzionata.

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Qual è stato l’approcciodellatua clientela alle numerose nuove proposte, sia locali che internazionali, reperibili nel beer shop? Inoltre, come si è evoluta la stessa clientela in questi primi mesi di apertura e come ti aspetti che evolva in futuro?

E’ stato un approccio positivo e paziente. Abbiamo, ovviamente, una parte di clientela che acquista autonomamente ciò che desidera e va via, ma anche un numero importante di clienti che si affida a noi, dedicandoci tempo, attenzione e, per l’appunto, pazienza; a loro spieghiamo, in maniera più approfondita, il prodotto, la tipologia, il momento e la temperatura di consumo, il bicchiere adatto e, cosa per noi fondamentale, l’abbinamento gastronomico. Durante queste spiegazioni, è bello osservare come altri clienti, che attendono di essere serviti, si aggreghino per ascoltare; diventa un modo semplice e spontaneo di trasmettere cultura birraria, che è il nostro obiettivo primario. Purtroppo sappiamo bene che il consumo di birra in Italia è ancora legato a determinati stereotipi e che questa bevanda viene spesso considerata non all’altezza del vino; tuttavia, siamo felici di appurare che qualcosa stia cambiando e che chef ed operatori di bar, ristoranti e hotel puntino sempre di più sul far conoscere la birra, proponendone le diverse tipologie, organizzando degustazioni, presentando piatti ad hoc o utilizzando i bicchieri adeguati, proprio come viene fatto per il vino. Per quanto riguarda le tipologie più apprezzate, posso dire che vendiamo un po’ di tutto; da parte della clientela più giovane c’è una certa predilezione per i prodotti di estrazione anglosassone, molto aromatici e più “modaioli” ma, più in generale, le richieste interessano tutte le tipologie disponibili,a seconda di quelle che possono essere le occasioni di consumo o, perché no, l’umore del consumatore. Proprio per garantire la continua possibilità di trovare la birra adatta ad ogni momento, con il passare dei mesi abbiamo ampliato il nostro numero di referenze e lo abbiamo portato a circa 650, mantenendo fisse 300/350 etichette, quelle alle quali i consumatori si sono affezionati e che riacquistano regolarmente (ad esempio le produzioni trentine, le birre trappiste e le fermentazioni spontanee), e ruotando le restanti, anche sulla base della stagionalità di alcuni prodotti o delle richieste specifiche che ci vengono fatte da parte di alcuni clienti. Quest’ultimo punto in particolare è un aspetto interessante ed importante, perché ci ha permesso e ci permette tuttora di aumentare la nostra conoscenza dei prodotti, scoprendo ed approfondendo etichette e birrifici a noi nuovi.

 

 

Dato che si è appena concluso, ti va di tracciare un bilancio del periodo natalizio e raccontarci cosa è finito sotto l’albero e sulle tavole trentine?

Sin dal mese d’ottobre, ho cominciato ad augurarmi che sotto gli alberi di Natale, trentini e non, ci fossefinalmente anche tanta birra e non solo tanto vino, perché la birra è sinonimo di convivialità ed il Natale è uno dei momenti più conviviali dell’anno. Tirando le somme al termine di queste prime festività per “Abbazia della Birra”, possiamo ritenerci contenti; abbiamo ricevuto parecchi visitatori, molti dei quali ci hanno richiesto confezioni regalo anche particolari, che abbiamo decorato con spighe di grano, fiori di luppolo secco e corredato con pergamene descrittive, ed in diversi casi abbiamo aiutato i nostri clienti a costruire dellevere e proprie “carte delle birre” da abbinare a quelli che sarebbero stati i cibi consumati durante i pasti. Naturalmente, abbiamo anche promosso ed inserito diverse birre di Natale fra le proposte, per far conoscere queste antichissime tradizioni, a molti sconosciute. Nella settimana successiva al Natale, poi, diversi clienti sono tornati a fare acquisti e si sono complimentati con noi perché i regali sono stati molto graditi, specie per la loro originalità; per molti destinatari, infatti, è stata l’occasione di scoprire che la birra non è solo la tradizionale “bionda”.

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Non possiamo concludere senza chiederti se e quali progetti siano in cantiere per il 2017 di “Abbazia della Birra”…

Per il 2017 stiamo lavorando innanzitutto all’apertura del sito web di “Abbazia della Birra”, comprensivo di una sezione per la vendita on-line, perché sono diversi i clienti che ce l’hanno richiesto; ci auguriamo, così, di poter dare la possibilità di acquistare le nostre birre a chi non è di Trento, magari anche a chi ha ricevuto una nostra confezione regalo per Natale! Lavoriamo, inoltre, continuamente alla ricerca di prodotti sempre nuovi da inserire fra le etichette disponibili; in particolare, vogliamo rafforzare e sviluppare la nostra conoscenza e l’offerta di birre inglesi, scozzesi, danesi ed americane, produzioni con un trend molto forte che catturano l’attenzione di molti nostri clienti. Per concludere, non escludiamo la possibilità di cominciare ad organizzare delle degustazioni guidate anche all’interno del locale; il nostro obiettivo principale resta, infatti, quello di trasmettere quanto più possibile la cultura birraria.

Maggiori informazioni su Abbazia della Birra di Trento alla pagina facebook ufficiale!

 

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Davide Savorgnani
Info autore

Davide Savorgnani

Milanese di nascita, classe 1975, vengo adottato a 40 anni dalla città di Trento.

Parallelamente agli studi, prima, e, successivamente, alle attività lavorative di carattere commerciale che si susseguono negli anni, coltivo un profondo rapporto sentimentale con la birra; galeotto è l’assaggio di una bottiglia di Chimay tappo blu che, durante un tranquillo pranzo domenicale in età adolescenziale, mi apre le porte di questo meraviglioso universo. La miccia, ormai accesa, porta all’esplosione di una passione totale nei primi anni 2000, quando vengo portato per la prima volta in “Pazzeria”, una birreria di Milano che cambierà definitivamente la mia vita birraria e che diventerà la mia seconda casa; è qui, infatti, che entro in contatto per la prima volta con l’universo craft e che si sviluppa la mia curiosità di conoscere più a fondo quello che amo bere.

Partecipo, così, a decine di degustazioni guidate, a presentazioni di nuovi birrifici e ad altri eventi birrari, consumo libri tematici, organizzo il mio primo (e, purtroppo, per ora ancora unico) tour birrario all’estero – nello specifico in Vallonia – e frequento, in primis, il corso “5° livello cervoisier – Lagermeister” con il compianto Franco Re presso la sua “Università della Birra” (superando con il massimo dei voti l’esame finale per poter accedere al corso successivo) e, successivamente, il “Corso di specializzazione per publican” con Stefano Baladda e Silvana Giordano – docenti accreditati dalla Regione Lombardia – presso UniBirra.

Questa serie di esperienze mi portano ad accantonare la mia predilezione iniziale per un numero limitato di stili, tendenzialmente di estrazione belga, ed estendono i miei orizzonti anche a quelli “meno facili” dei quali, inevitabilmente, mi innamoro. E’ grazie a questa evoluzione che, oggi, a chi mi chiede quale sia la mia birra preferita, ho oggettivamente difficoltà a rispondere…

Slàinte! (dal gaelico “Alla salute!”)