17 Luglio 2015

Birrificio Aosta: i pionieri della Vallée!

Birrificio Aosta: i pionieri della Vallée!

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Saint Cristophe, 2009: nasce la storia del Birrificio Aosta, l’esperienza brassicola pioniera della regione alpina! Il susseguirsi di esperienza artigiana e di sviluppo professionale hanno accompagnato il crescente successo delle birre prodotte, riconosciute sia da importanti premi attribuiti da giurie di specialisti, come quelle di Slow Food, ma soprattutto dall’apprezzamento dei consumatori.

www.giornaledellabirra.it, in esclusiva, ha intervistato Mauro e Fulvio, titolari e mastri del birrificio: come sempre, nel nostro stile, non volgiamo solo “scrivere delle birre” (il modo migliore per conoscerle a nostro avviso è degustarle personalmente), ma soprattutto dell’esperienza umana che ha portato a questi successi:

 

Mauro e Fulvio: i pionieri della birra artigianale in Valle d’Aosta. Un percorso di oltre cinque anni, che oggi vi regala grandi soddisfazioni. Ma come è nata l’idea di avviare il micro-birrificio? Quali le difficoltà incontrate in questi anni?

L’idea è nata dalla volontà di condividere con gli altri la nostra passione. La passione delle cose buone, che sotto alcuni punti di vista il nostro Paese sta un po’ perdendo, ed è così che abbiamo voluto a nostro modo contribuire alla crescita di questa cultura, quella della birra artigianale. Dove la parola artigianale non sta solo ad indicare la piccola produzione, ma anche e soprattutto la dedizione e la cura dedicata alla scelta delle materie prime, allo studio della ricetta e alla realizzazione del prodotto. Certo non è un percorso facile quello che abbiamo intrapreso, come tutti i piccoli imprenditori dobbiamo scontrarci con un sistema che tende a soffocare le aziende più che farle crescere. Per non parlare della concorrenza con i prodotti industriali, i quali hanno prezzi di produzione e vendita che per noi non sono assolutamente avvicinabili. Come se non bastasse le accise sulla birra continuano ad aumentare, ma noi non molliamo, siamo convinti che la qualità non deve essere persa e nel nostro piccolo continuiamo a difenderla.

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Qualità, parola d’ordine delle vostre birre: oltre all’artigianalità del processo produttivo e l’attenzione ad ogni fase della lavorazione, giocano un ruolo importante le materie prime. Come le scegliete? 

La scelta delle materie prime non è mai facile. Bisogna prima di tutto pensare al tipo di prodotto che si vuole ottenere, ed in base a quello ricercare il malto, il lievito, il luppolo che abbiano le caratteristiche adatte a dare il risultato desiderato. Bisogna conoscere a fondo le caratteristiche di ogni materia prima e soprattutto non puntare al “prezzo più basso”, ma alla “qualità più alta”. Un altro fattore è la sperimentazione, provare a cambiare un certo tipo di prodotto; il rischio di sbagliare c’è, ma se si procede con criterio i risultati daranno molte soddisfazioni.

Molte delle vostre birre sono fortemente caratterizzate per un legame sostanziale con il territorio, che si realizza attraverso l’impiego di materie prime locali. Come è nata questa scelta? Quanto ritenete importante tale esperienza anche per nuovi progetti birrari?

Per quanto possibile abbiamo sempre cercato di legarci al nostro territorio, la Valle d’Aosta offre molti prodotti di qualità! A partire dal miele, ad esempio quello di rododendro che utilizziamo per la birra di Sant’Orso, oppure la segale coltivata in Valle e che è presente nella nostra Monblanche, ed ancora mele renette, rosa canina e miele di alta montagna. Senza dimenticare l’acqua, che ha un’importanza fondamentale nella produzione e qui a Saint Christophe possiamo vantare una delle migliori acque della Valle d’Aosta, fattore che ha influito molto sulla scelta del luogo di produzione. Insomma, facciamo il possibile per acquistare certe materie prime a Km 0. Purtroppo in Italia certi prodotti non sono ancora presenti, anche se qualcuno inizia a pensare di creare qualche coltivazione di luppolo, noi li supportiamo e speriamo di poterne usufruire in futuro.

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Degustando le vostre birre, che spaziano tra più stili, emerge una forte propensione all’innovazione, alla sperimentazione ed alla personalizzazione. Come definireste sinteticamente “la vostra firma”, il vostro marchio di fabbrica? Quale tra le birre prodotte ritenete rappresenti maggiormente la vostra filosofia produttiva?

Abbiamo sempre ritenuto che non ci sia divertimento nel copiare una ricetta già esistente, per questo alcune delle nostre birre non sono riconducibili ad un preciso “stile”. Ogni birra ha la sua particolarità, ma è sempre molto equilibrata e piacevole, cerchiamo infatti di non fare birre “estreme”, l’equilibrio è una caratteristica sempre presente. C’è sempre un “ma” nelle nostre birre, qualcosa che le rende uniche, così che i clienti le possano ricordare. Produciamo in media sei o sette tipologie differenti, per riuscire a soddisfare al meglio ogni palato, dalla Monblanche per i palati più delicati, alla Corsara Nera per i più forti. Apa, Ipa, Strong Ale, Robust Porter… il mondo della birra artigianale è così vasto che le possibilità di innovarsi e sperimentare sono infinite. Se non ci credete assaggiate la nostra 50Ale: all’olfatto sentirete aromi di frutta candita che vi trasmetteranno una sensazione dolce ma quando la berrete, il palato sentirà una delicata esplosione di luppolo americano, questo contrasto olfatto/palato è uno dei risultati di cui siamo più fieri, infatti questa birra è stata molto premiata dalla guida alle birre di Slow Food. Ma i riconoscimenti maggiori arrivano dai consumatori e la maggior parte di loro è stato rapito dall’Excalibeer, un’esplosione di gusto, sei malti che le donano una corposità unica e piena ma allo stesso tempo morbida, forse è proprio lei la nostra gemma della corona!

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Come vedete il futuro della birra artigianale in Italia? Consigliereste ad altri appassionati intraprendenti come voi di “lanciarsi” nel settore della produzione di birra?

Ormai da qualche tempo, partecipiamo a molte fiere, quindi siamo sempre molto a contatto con la gente ed abbiamo notato che, per fortuna, il mondo della birra artigianale è sempre più apprezzato. Le persone sono curiose, vogliono sapere, si informano. Noi speriamo di riuscire a trasmettere la nostra passione, ma che non sia solo una “moda” ma una riscoperta consapevole della qualità. Quando noi abbiamo aperto, nell’agosto del 2009, i birrifici artigianali in Italia erano circa 230, ora ce ne sono circa 1000. Da qui si capisce come sia un mondo in crescita e sicuramente speriamo continui così. Il consiglio che possiamo dare a chi è intenzionato ad aprire un birrificio è quello di lavorare con passione, proprio come recita il nostro motto “PASSIONE A TUTTA BIRRA!”

 

Maggiori informazioni sul Birrificio Aosta e sulle birre prodotte sono disponibili sul sito web aziendale www.birrificioaosta.it

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!