Numero 21/2017

22 Maggio 2017

Laval: l’occhio del gufo!

Laval: l’occhio del gufo!

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Se la Valsusa negli ultimi anni sta diventando uno dei terreni più fertili per la produzione birraria del torinese, il birrificio che andremo a scoprire oggi ne è un esempio.

Situato nella zona industriale di Avigliana, a circa 30 km da Torino, a pochi passi dal lago grande, il birrificio Laval (noto anche come birrificio Valsusa) si presenta come una delle realtà emergenti più interessanti della zona. Nasce nel 2014 dalla cooperazione tra un educatore, un architetto, un ingegnere, un commerciale e un amministratore edile, un team di persone unite da un’ unica passione, quella per la birra. Nel giro di pochi anni si sviluppa su tutto il territorio, fino a diffondersi oggi nell’ intera cintura torinese.

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Per provare le birre di Laval potrete andare direttamente nel loro brewpub, sito nel centro di Avigliana. Per conoscerle invece un po’ più da vicino ho fatto due chiacchiere col il loro birraio, Dario Sarcina, uno dei soci fondatori della cooperativa. Ex educatore ha collaborato per alcuni anni con il birrificio Civale. “Avevamo dei progetti interessanti, ma poi le cose sono andate diversamente. Così ho deciso di seguire un’ altra strada fondando questa cooperativa. La birra è sempre stata una mia grande passione, oggi sono riuscito a trasformarla nel mio lavoro”.

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Così Dario ci offre qualche diapositiva del contesto valsusino. “E’ un territorio molto vasto, dove fino a pochi anni fa a farla da padrone era solo Soralamà. Poi è nato il birrificio San Michele, e insieme a noi sono nati Lis D’oc e Castagnero. La rivalità iniziale era inevitabile, ma ultimamente la situazione sta cambiando. Stiamo cercando di collaborare sempre di più con i colleghi, anche perchè è inutile farci la guerra tra di noi. Abbiamo istituito un consorzio virtuale per l’ acquisto delle materie prime, unendo le forze riusciamo ad avere prodotti di maggiore di qualità con minore spesa. Inoltre stiamo progettando di creare una birra della Valsusa: la ricetta sarà unica ma ogni birrificio farà la sua”. E scendiamo un po’ più nel dettaglio delle differenti birre. “Abbiamo 8 birre standard e 4 stagionali. Ciò che le caratterizza è il tocco di chi le fa. Sono tutte poco carbonate e di facile bevuta. L’ obiettivo è proprio quello di fare birre accessibili a tutti, che “non stanchino”. Infatti anche le nostre birre più alcoliche mascherano bene la loro gradazione”.

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E citiamo la Kastà, belgian ale ambrata al miele di castagno. Oppure la Edwige, blanche fresca e beverina. “Abbiamo cercato di riprodurre diversi stili per accontentare tutti. Ci dedichiamo per lo più al Belgio e alle alte, passando anche dall’ America”. In questi giorni è stata prodotta una nuova birra, la “UFFA”. “Una birra con certificazione biologica, brassata con il miele biologico di un produttore di Almese”. Ma forse ciò che attira maggiormente l’ attenzione, se ci si sofferma sulle loro bottiglie, è il marchio: “L’ occhio del gufo come porta fortuna. Ogni nostra birra è legata alla storia di un gufo, di cui porta il nome. Ultimamente stiamo dando rilievo anche all’ aspetto marketing e alla grafica delle nostre etichette. Il consumatore vuole anche quello. Stiamo rinnovando il packaging per renderlo ancora maggiormente fruibile”. E sulle birre 100% vegan? Interviene Stefano Montanaro, responsabile amministrativo. “Sono al corrente della polemica sulle birre vegane…ma perchè accanirsi? Se serve ad avvicinare anche quella fascia di pubblico perchè non pubblicizzarlo? Che poi non ci costa nulla farlo…. Solo le nostre birre al miele non hanno il marchio 100% Vegan”.

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Altro punto di forza di Laval sono le birre di Natale, sempre ben riuscite “Abbiamo iniziato con la Nat-Ale del 2014. Nel 2015 è stato il turno della Spezi-ale, con aggiunta di spezie. L’ anno scorso abbiamo azzardato una Barley Wine. Per il prossimo Natale stiamo pensando di far barricare la nostra Syberian (una strong pale ale da 9°) in botti di rovere di Whisky”. Non ci resta che attenderla…e congedarci da Dario con alcune domande più piccanti.

“Come vedi il futuro dei birrifici artigianali in Italia?”

“Ne stanno nascendo davvero tanti…col tempo sopravviveranno solo i più forti”

“Cosa ne pensi della birra artigianale nella GDO?”

“Perchè no? Semplicemente è un altro prodotto. Noi la facciamo e la marchiamo diversamente. Sicuramente è utile per espandersi, anche all’ estero”.

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“Quale birra ti piace di più?”

“Non ho preferenze. Bevo di tutto, soprattutto quelle che fanno gli altri”.

“C’è una birra che invidi particolarmente a qualche tuo collega”.

“La Brusatà di Aleghe. Invidiare è una parola grossa…ma se ha vinto così tanti premi un motivo ci sarà”.

 

Maggiori informazioni sul Birrificio Laval al seguente link: www.birralaval.it

 

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Francesca Sferrazza Papa
Info autore

Francesca Sferrazza Papa

Torinese di adozione, siciliana di origine, sono nata di venerdì 17, ed è sempre stata la mia fortuna.
Con qualche ritardo dovuto ad attività lavorative di vario genere (spesso volontarie), esperienze di fuga all’ estero e scappatelle di gioventù, mi sono laureata in “Scienze della Comunicazione”, indirizzo multimediale. Per oltre dieci anni ho scritto per giornali sportivi, dapprima on line e poi su carta stampata, fino a diventare caporedattrice e responsabile marketing di un settimanale regionale (ei fu).
Ho lavorato a lungo come commerciale in vari settori: editoria, risorse umane, informatica. Attualmente aiuto un’ amica nella gestione di un locale per bambini e famiglie, con l’ obiettivo di implementarne le attività e introdurre aspetti originali, tra cui la presenza di birre artigianali abbinate alla cucina.
Tra le mie passioni vi sono la musica, i viaggi, il calcio, la bici e ovviamente le birre. Ho persino chiamato il mio gatto “Birra”, ambrata per la precisione (è un rossiccio, razza europea, faccia da furbetto, potrebbe trattarsi di una Doppelbock).
La mia passione per le birre artigianali è nata qualche anno fa in quel di Piozzo. Da allora è stato un crescendo di ricerca e affinamento, che mi ha portato l’ anno scorso a frequentare il corso di degustatrce professionale e conseguire l’ attestato, dopo un esame tutt’ altro che innocuo.
Parallelamente ho iniziato a viaggiare per birre, fino quasi ad organizzare i miei viaggi in funzione di queste. Belgio, Repubblica Ceca, Franconia…solo alcune delle ultime tappe. Ma non trascuriamo l’ Italia, i weekend tematici in occasione di eventi birrari, le ricerche sul territorio.
Oggi vorrei approfondire maggiormente l’ aspetto dell’abbinamento cibo-birra, del resto la cucina è l’ ultima scoperta tra le mie passioni.