18 Febbraio 2016

Birra artigianale: definizione in arrivo?

Birra artigianale: definizione in arrivo?

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Quello della definizione, anche legislativa, di Birra Artigianale in Italia, è un tema antico che nessuno, fino a ieri, si era preoccupato di risolvere alla radice. Molteplici sono stati negli anni gli interventi volti ad adeguare una normativa obsoleta quale la legge 1354/1962 recante “Disciplina igienica della produzione e del commercio della birra”, oggi non più sufficiente a dare pieno riconoscimento alla crescita che il mercato della birra ha assunto nel nostro paese. Come già fatto osservare di recente dai vertici dell’associazione MoBi: “Le definizioni Birra Artigianale e Birrificio Artigianale, seppur ancora non normate, sono diventate denominazioni di uso corrente da parte dei consumatori che, ad oggi, non hanno elementi per discriminare tra un prodotto venduto dall’industria e uno venduto da un artigiano o piccolo produttore”.

Che ormai la birra sia diventata un fenomeno non più riconducibile alla sola categoria degli hobbies lo dimostra il fatto che da quasi 3 anni sia diventata oggetto del dibattito politico, fin dal novembre del 2013 quando Assobirra espose di fronte alla Commissione Finanze del Governo il problema dell’incremento delle accise, toccando però solo in modo marginale le problematiche riguardanti, nel caso specifico, i birrifici artigianali. 

Il tema, colpevolmente accantonato, è tornato agli onori della cronaca nel febbraio 2015 quando, durante la prima edizione di Beer Attraction, kermesse riminese dedicata alle birre artigianali, Unionbirrai e CNA hanno presentato un disegno di legge per la ridefinizione del settore puntando sulla diversificazione tra grandi produttori e Microbirrifici, alla presenza dei deputati Marco di Maio (PD, Commissione Finanze), Marco Donati (PD, Commissione Attività Produttive) e Chiara Gagnarli (M5S, Commissione Agricoltura).

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Il testo del documento chiede di convertire in legge, e dunque adottare, la direttiva comunitaria 92/83/CEE che prevede, all’articolo 4, aliquote di accisa diversificate sulla base delle caratteristiche del birrificio: “Gli stati membri possono applicare aliquote ridotte di accisa, le quali possono avere importi diversi secondo la produzione annuale delle birrerie indipendenti… Le aliquote ridotte non sono applicabili alle imprese che producono più di 200.000 ettolitri di birra l’anno… Ai fini dell’applicazione delle aliquote ridotte, si intende per piccola birreria indipendente una birreria che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi birreria, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altra birreria e che non operi sotto licenza”.

In definitiva il documento di Unionbirrai e CNA non fa altro che chiedere la conversione in legge di un testo che già nel 1992 prevedeva a livello europeo una differenziazione nel calcolo dell’ accisa in base agli ettolitri prodotti annualmente, rompendo con il corrente regime “all’italiana” che oggi prevede una disciplina unica per tutte le realtà che operano sul mercato, senza alcuna differenziazione tra multinazionali e Microbirrifici a conduzione familiare.

 

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Nello specifico, la proposta è fondata su 3 pilastri, l’uno dipendente dall’altro:

  • Definizione di Microbirrificio fondata su “Indipendenza legale ed economica da qualsiasi birrificio; utilizzo di impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio; produzione annua non superiore a 200.000 ettolitri”; dunque la definizione di Birra Artigianale viene desunta implicitamente da quella di Microbirrificio (sul modello statunitense della Brewers Association che identifica i birrifici craft secondo determinati criteri e, indirettamente, definisce birra craft quella prodotta dai birrifici conformi ai suddetti criteri).
  • Calcolo scontato dell’accisa in base alla produzione annuale diversificato su 4 scaglioni:

<   5.000 hl/anno – riduzione del 50%

< 10.000 hl/anno – riduzione del 40%

< 20.000 hl/anno – riduzione del 30%

< 40.000 hl/anno – riduzione del 20%

  • Spostamento del momento della tassazione alla fine della processo produttivo: attualmente la normativa si applica sulla produzione complessiva del mosto, mentre la proposta di legge prevede che venga applicata solo sulla birra effettivamente messa in commercio, per evitare di dover pagare l’accisa sui c.d. sprechi di produzione.

L’esame del disegno di legge ha così iniziato in Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati il classico iter, aperto dalle audizioni parlamentari, che hanno visto sfilare per i corridoi di Montecitorio, tra dicembre 2015 e gennaio 2016, i rappresentanti del movimento birrario artigianale italiano, tra cui Unionbirrai, CNA, MoBi e Assobirra, convocati per fornire chiarimenti e spiegazioni circa la proposta avanzata e le problematiche lamentate dalla comunità degli artigiani della birra, e proseguito poi con il dibattito e il confronto tra i commissari. Il risultato di quasi 9 mesi di lavoro è stato prodotto il 10 febbraio 2016, con un emendamento alla legge-delega di semplificazione, razionalizzazione e competitività del settore agroalimentare; la firma sull’emendamento in questione è del capogruppo PD in commissione, nonchè relatore dello stesso, Nicodemo Oliverio, il che dovrebbe proteggere il testo durante il definitivo voto in Aula plenaria che si terrà tra qualche tempo.

Ma andiamo a vedere nello specifico cosa prevede l’emendamento così come uscito dalla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati:

“Si definisce BIRRA ARTIGIANALE la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e microfiltrazione. Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza e la cui produzione annua non superi i 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di prodotto per conto terzi”.

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Emergono subito le note positive, quali:

  • Il concetto di birra artigianale desunto da quello di piccolo birrificio indipendente, che garantisce la conformità del birrificio al rispetto di determinati criteri per poter essere qualificato come tale, e di conseguenza la conformità della birra prodotta ad essere qualificata come artigianale.
  • L’esclusione di tecniche di produzione come pastorizzazione e microfiltrazione.
  • L’affermazione della piena autonomia legale ed economica da qualsiasi altro birrificio.
  • Aver individuato un tetto massimo alla produzione posto in 200.000 ettolitri per acquisire la qualifica di birrificio artigianale, che garantisce notevoli margini di crescita per la totalità delle attività italiane nel settore.


Ciò che, in negativo, salta subito all’occhio è la totale assenza dell’argomento accise: il progetto di definizione legislativa della birra artigianale, nato su iniziativa delle associazioni di categoria, partiva dal presupposto che il riconoscimento avrebbe dovuto fare da trampolino ad una complessiva riforma del sistema di tassazione degli esercenti, attraverso diversificazioni già in vigore in altri paesi europei; l’ onorevole Oliverio, intervistato sul tema, ha dichiarato che: “Ci saranno altre occasioni per intervenire, come le leggi più strettamente legate alle questioni economico-finanziarie”.

Riprendendo le parole di illustri commentatori del movimento birrario italiano come Andrea Turco: “Siamo quindi arrivati al paradosso per cui la definizione di birra artigianale da mezzo è diventato il fine del dibattito politico” e questo, sinceramente, rende gli addetti ai lavori soddisfatti a metà per ciò che la Commissione è riuscita a partorire.

 

Rimaniamo dunque in attesa della conclusione dell’iter legislativo che, nel più breve tempo possibile, possa mettere la parola fine al tema della definizione legislativa di birra artigianale; con la speranza che le mancanze rilevate nel testo, così come approvato dalla Commissione Agricoltura, possano essere sanate attraverso un proficuo e competente confronto in Aula plenaria di Camera e Senato, tra tutte le forze politiche sensibili verso le istanze di uno dei pochissimi settori in costante ascesa nel panorama economico del nostro paese.

 

 

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