Numero 06/2017

11 Febbraio 2017

I Contrabbandieri di Birra – Capitolo 18

I Contrabbandieri di Birra – Capitolo 18

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Il viaggio di Giuseppe sulla macchina dei Carabinieri fu, tutto sommato, comodo.

Tutto sommato…

Restò quasi sempre in silenzio, concentrato com’era ad inventare una scusa plausibile e convincente per giustificare lo strano sesto d’impianto della coltura del suo campo.

Questa sua silenziosità non passò inosservata.

Il carabiniere che aveva condotto il dialogo in casa sua, seduto davanti a lui, al posto del passeggero frontale, si voltò e, guardandolo, interruppe le sue riflessioni:

«Giovanotto, è piuttosto silenzioso…»

«Io?ah, sì, scusi… e che… non volevo disturbare… poi, questa situazione… è strana!»

«In che senso?»

«La faccenda dei ladri nel nostro campo… stavo riflettendo sull’opportunità di mettere delle reti, anche solamente di un metro di altezza…»

«A che scopo? Crede forse che un metro di rete spaventi dei ladri?»

«Certo che no! Ma renderebbe loro più difficile la fuga, quando carichi di refurtiva. Non trova?»

«Indubbiamente…» il carabiniere si sentì colto in fallo; non aveva capito le intenzioni del giovane ed il suo ragionamento, tutt’altro che campato in aria.

«Già… solo che immaginavo i costi, i giorni interi di lavoro, la manodopera necessaria… non abbiamo tanta terra, ma essa è frammentata in tanti campi. E per di più sono molto distanti tra loro. Immagino quanti soldi ci vogliano… oltretutto non si guadagna bene dalla coltivazione del Grano, quindi stavo pensando che, nell’eventualità, dovremmo andare a chiedere un prestito in banca. Ma non credo che ce lo darebbero; proteggere le case dei propri vicini non credo che sia un mtodo remunerativo di investire il denaro… eticamente, forse, mi appoggerebbero… ma finanziariamente…»

«Beh, non è affar suo proteggere le proprietà di vicini ed amici… anche se come iniziativa la trovo encomiabile!»

«Eh, la ringrazio! Se solo dal frumento si guadagnasse di più…»

«Perché, non guadagnate bene? In fondo con il frumento si fa la pasta, il pane… non è una di quelle merci che non passerà mai di moda?» chiese l’altro carabiniere, interrompendo il dialogo.

Fu il suo collega a rispondere, non Giuseppe:

«Già! Anche io pensavo che gli agricoltori fossero ricchi, da quando il Duce ha fatto in modo che avessero della terra… in fondo, i Nobili sono ricchissimi proprio perché possiedono la terra, no? Non è così, giovanotto?»

“Eccellente!” pensò Giusppe, “questi due non sanno nulla di campagna! Forse ho una possibilità di fregarli! Se gioco bene le mie carte, forse non capiranno il perché dei campi parzialmente coltivati! Speriamo in bene…”

Era dunque stata un’idea del giovane lamentarsi dei guadagni.

Ben sapeva che una persona innocente troppo taciturna destava il tarlo del sospetto nei carabinieri… così aveva fatto scena muta per provare a tender loro una trappola; una trappola che sembrava perfettamente riuscita!

Con quello stragemma, parlando dei pochi guadagni, aveva indotto i militari a parlargli in modo franco riguardo  l’agricoltura, per capire se fossero figli, nipoti o parenti di agricoltori, oppure se venissero dalla città, magari essendo figli di operai di fabbrica.

Si dice che la fortuna aiuti gli audaci… e forse, quella volta, la Dea bendata aveva aiutato proprio lui: nessuno dei due militi sembrava capire nulla di campagna.

Fantastico!

«Beh,» rispose Giuseppe «i Nobili son ricchi perché hanno tantissima terra, questo è vero. Ma la loro enorme ricchezza risiede nel fatto che non la devono coltivare loro. Sì, insomma, hanno schiere di agricoltori che lavoravano per loro praticamente a titolo gratuito. Ai Nobili veniva consegnata tutta la merce prodotta tranne quello che serviva ai contadini per sopravvivere. Quindi, guadagno praticamente gratis».

«E ora non è più così?»

«Ora no. Il Duce, che Dio lo benedica, ha imposto ai nobili di pagare un salario in danaro ai braccianti che lavorano nei loro campi. I nobili hanno cominciato a chiamarsi in un altro modo.. mi sembra che si chiamino Latifondisti… sì, si fanno chiamare proprio così! Praticamente si vantano, oltre ché delle proprie origini, di essere dei grandi imprenditori».

«Beh, la fanno facile; anche io farei il “Latifondista” se mio padre mi avesse lasciato centinaia di giornate di terra! Invece faceva l’operaio, a Torino, alla fabbrica di automobili.» scherzò il militare.

Erano entrati in confidenza, non sembravano più sospettare di lui.

Se non ché l’altro carabiniere, quello alla guida, gli fece una domanda che, di primo acchito, poteva sembrare innocente. Invece era un modo per interrogare, in modo conviviale, il giovane. La palla era passata in mano loro, Giuseppe se ne accorse subito.

Doveva fare in modo di dare risposte convincenti per sviare ogni dubbio nei suoi interlocutori:

«Beh, ora che hai incominciato a chiacchierare, sembra che tu sia a tuo agio con noi… parenti nell’Arma?»

«No, nessuno… tutti agricoltori in famiglia…»

«Beh, di solito quando un… un uomo delle campagne… si insomma…»

«Intende dire un uomo umile? Non si preoccupi, non mi offendo! Lo so da dove provengo».

«Sì, beh, comunque… diciamo che di solito un cittadino comune si spaventa quando sale su un mezzo dei carabinieri. Lei sembra a suo agio… ha già vissuto l’esperienza?»

“Tombola!” pensò Giuseppe, “vogliono mettermi sotto pressione con questi mezzucci, vedere se cambia il mio atteggiamento! Ed ora mi gioco il jolly”

«Sì, più volte!»

Vide che i due si voltarono, perfino quello che stava guidando:

«In che senso?»

«Appuntato, magari mi avete scambiato per un minore, ma io sono maggiorenne e grato al Duce ed al Re per aver concesso alla mia famiglia e a me un futuro dignitoso nel lavorare della terra nostra, di proprietà! Quale modo migliore per ripagare questi due grandi uomini, se non quello di svolgere al meglio il servizio militare?»

«Ah! Quindi per esigenze di servizio sei già salito sui nostri mezzi!» il carabiniere era passato al”tu”.

Era fatta, li aveva conquistati!

«Già!»

«E dove hai prestato servizio? Quale battaglione?»

I tre chiacchierarono in modo conviviale per la restante parte del viaggio.

Lo scopo era raggiunto: Giuseppe aveva messo a tacere la flebile vocina interna dei carabinieri che, sicuramente, si era interrogata su di un eventuale coinvolgimento della famiglia Vinai nel fattaccio della notte precedente, ed aveva anche stretto un dialogo conviviale con i due.

Se tutto fosse andato per il meglio,avrebbe convinto quei militari cittadini che era quasi normale che il suo campo si trovasse in parte non coltivato!

Giunsero infine al limitare del campo “incriminato”.

Era il momento di giocarsi il tutto per tutto.

“O la va, o la spacca!” pensò Giuseppe.

 

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Alessio Lilliu
Info autore

Alessio Lilliu

Sono nato a Cuneo, ridente capoluogo di provincia piemontese.
Ho sempre amato la Natura e, seguendo questo amore, ho frequentato l’Istituto Tecnico Agrario ed ho proseguito i miei studi conseguendo, nel 2012, la Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari a pieni voti.
Ho sempre adorato la cultura in ogni sua forma, ma ho sempre odiato gli stereotipi.
In particolare lo stereotipo che ho sempre rigettato è quello che riguarda la relazione tra “persone studiose” e “persone fisicamente poco attraenti”. Per ovviare a tale bruttissimo stereotipo all’età di 11 anni cominciai a praticare Judo e ad oggi sono cintura nera ed allenatore di questa disciplina marziale.

Dal 2010 gestisco un’attività commerciale, l’Edicola della Stazione Ferroviaria di Cuneo.
Ho ricoperto nel 2011 anche il ruolo di Vice-Responsabile della qualità all’ingresso in un macello del cuneese e, una volta terminato il mio percorso di studi, nel 2012 per l’appunto, ho deciso di rendere il settore alimentare parte ancor più integrante della mia vita. Creai la Kwattzero, azienda di cui sono socio e che si occupa di prodotti disidratati a freddo e di produzione di confetture ipocaloriche, ricavate tramite un processo brevettato di mia invenzione e di mia esclusiva proprietà. Obiettivo finale della ditta è quello di arrivare a produrre i propri prodotti con un consumo energetico pari a zero tramite l’installazione di fonti di energia rinnovabile, per esempio pannelli fotovoltaici.

Per quanto riguarda la mia passione per la scrittura, nacque in tenera età ed in particolare attorno ai sette anni, quando rubavo di nascosto la macchina da scrivere di mio padre, una vecchia Olivetti, per potermi sbizzarrire a sognare e fantasticare su terre lontane e fantastici eroi.

La mia passione per la scrittura venne ricompensata nel 2010 quando pubblicai il mio primo romanzo, “Le cronache dell’Ingaan”. La mia produzione letteraria prosegue a tutt’oggi con nuovi romanzi.

Dal 2012 sono Presidente di Tecno.Food, associazione che riunisce i Laureati e gli Studenti delle Scienze alimentari in seno all’Università degli Studi di Torino.

La nuova ed affascinante sfida che sto cominciando ad affrontare con enciclopediadellabirra.it mi permette di unire due mie grandi passioni: la scrittura e la birra!

Adoro sperimentare sempre nuove cose e nuovi gusti e questa è un’occasione davvero unica.