Numero 43/2025
23 Ottobre 2025
Alla scoperta della Pigna di Sanremo e del Birrificio Nadir

Immergersi nel traffico sanremese è un impresa che necessita di coraggio. È necessario affrontare motorini sfreccianti a destra e sinistra. Necessita di una dose di grande pazienza e di un paio supplementare di occhi per evitare eventi sinistri.
In passato ho sfidato il melmoso traffico sanremese in più di un occasione, mi ci sono abituato come ci sia abitua ad un amico che racconta sempre le stesse storie e non cambia mai. Ora abito lontano dalla Liguria, lontano da Sanremo e il suo traffico non è che un nostalgico ricordo dei bei tempi andati. Tuttavia vale la pena gettarsi nel caotico traffico della Città dei Fiori solo per raggiungere un birrificio? La risposta la scoprirete nelle righe che seguono!
Erano mesi che volevo vedere questo birrificio ma varie cause di forza maggiore me lo hanno impedito. È un birrificio conficcato nella Pigna di Sanremo, piccolo ma in Liguria gli spazi sono quello che sono.
Al mio arrivo mi accoglie Gabriele, il birrario del birrificio Nadir. Un ragazzo dall’aspetto marinaresco con due orecchini tondi alle orecchie. Nadir in medicina ha un significato ben preciso, ma sono persuaso che l’origine del nome del birrificio sia ben altra. In nautica serve come punto di riferimento per tracciare le coordinate ed è l’opposto dello zenith. È un concetto, un artificio generato per convenzione, impalpabile, irraggiungibile. Simbolo di una punto verso cui dirigersi, un ideale a cui si tende alla ricerca di un evoluzione continua. Discorsi da filosofo per un birrario che nasce filosofo. Gabriele studiando filosofia, palestra del pensiero, ha sentito il bisogno di fare qualcosa con le sue mani, ha sentito quella spinta creativa propria degli artisti.

Cos’è infondo la birra se non arte allo stato liquido?
Come tanti birrai anche lui ha iniziato con l’homebrewing, la sua passione lo ha portato a desiderare di fare trasformare quell’hobby in lavoro con tutte le soddisfazioni e le sfide che ne conseguono. Nuovamente di birrai informatici non c’è traccia; la ricerca continua!
La prima esperienza di Gabriele nei birrifici è in una realtà tutt’altro che convenzionale. Erano i tempi dell’ascesa del Movimento italiano della birra artigianale e sulla sua spumeggiante cresta, la cooperativa Pausa Caffè di Torino decise di creare un birrificio; ciò che lo rendeva diverso dagli altri era che si trovava all’interno di un carcere. Il carcere di Saluzzo, con il suo carico di storie drammatiche di errori pagati a caro prezzo; anche un birrificio se vissuto con la giusta predisposizione d’animo può diventare un luogo di redenzione.
Gabriele ottenne la possibilità di lavorare in quel birrificio, dove lavoravano anche dei detenuti, parla di quel periodo con grande soddisfazione. Un ambiente che gli ha permesso di incontrare personaggi interessanti che avevano sbagliato magari una sola volta nella vita, ma che cercavano con grande fatica di ricrearsi un futuro.
Purtroppo ad oggi quella realtà non esiste più ma rimane un tema su cui vale la pena riflettere. Terminata quell’esperienza, prima di aprire il birrificio Nadir, Gabriele lavorò per un periodo a Genova da Maltus Faber (che sia una prossima tappa?). Porta quel luogo nel cuore, come una seconda famiglia.
Arriva poi il tempo del birrificio Nadir, dove la creatività di Gabriele si fonde con la sua mente scientifica per creare le sue opere di malto e luppolo. Vi è un attenzione ai particolari nella creazione delle ricette, una volontà generatrice che unisce rispetto delle caratteristiche degli stili, sperimentazione, personalizzazione e identità territoriale. La birra è un distillato della storia di una terra con le sue tradizioni e le sua caratteristiche, ma soprattutto frutto della storia e della personalità del birraio che racconta se stesso.

Raccontare un prodotto, renderlo manifesto di un territorio, per un birra è un impresa assai ardua. L’Italia, la Liguria, non hanno una grande tradizione birraria e le realtà artigianali hanno la possibilità di giocare un ruolo fondamentale nel creare una sensibilità nuova; nello svelare un mondo di aromi e sapori innovativi in coloro che non conoscono a fondo le molteplici sfaccettature del panorama brassicolo.
Le birre di Gabriele raccontano del suo gusto per le birre beverine, della sua cura nella scelta delle materia prime e del suo territorio; quella striscia stretta e lunga pressata tra mare e montagna, spazio di ulivi e pescatori.
Uno degli aspetti del processo produttivo a cui Gabriele da grande importanza, presente in tutte le sua birre è quello della rifermentazione in bottiglia e in fusto. Passaggio fondamentale per la complessità e la caratterizzazione del risultato finale.
Con rifermentazione si fa riferimento ad una seconda fermentazione che avviene dopo che i lieviti hanno prodotto la birra. All’interno dei contenitori finali, in fase di imbottigliamento, viene aggiunto dello zucchero che riattiva il metabolismo dei lieviti, che tornano a produrre anidride carbonica. Questo processo oltre ai benefici già citati, agevola la persistenza della schiuma.
Le birre del birrificio Nadir sono tutte ad alta fermentazione.
D’orata è una Golden Ale, chiara e brillante che deve il suo nome ad un agile gioco di parole. Ha un carattere mielato con un finale amaro deciso ma non invadente.
Costa Balenae è una Salty Wheat Ale. In epoca romana così veniva chiamato il tratto di mare tra Sanremo e Santo Stefano; secondo alcuni studi deriverebbe da Belenus, divinità ligure legata al culto della fertilità. Ha un colore chiaro e velato con una schiuma pannosa. Grazie all’aggiunta di sale profuma di salsedine, agrumi e spezie. È una birra che sa di Mediterraneo in equilibrio tra le note dolci del frumento e la delicata salatura.
Hop is in the air (nanananana!) è una Air Hopped IPA. L’Air hopping è una vera chicca di questo birrificio. Sul finire della fermentazione, il luppolo viene sospeso, all’interno di garze, nella parte superiore del tino fermentatore, senza venire in contatto con la birra. In questa fase, lo spazio al di sopra della superficie del mosto è saturo di anidride carbonica prodotta dai lieviti. Nel frattempo la CO2, come una spugna, assorbe gli oli essenziali più volatili, presenti nei fiori di luppolo sospesi. Quando la temperatura scende si crea una condizione tale per cui parte dell’anidride carbonica viene riassorbita dalla birra sottostante, dando vita ad un’aromatizzazione delicata ma evidente. Questa tecnica è stata inventata da Gabriele, a partire da alcuni esprimenti di birrificazione fatti con la lavanda. Colore intenso, l’amaro intenso ma delicato rende questa birra piacevolmente beverina.
Montefollia è una Farmhouse Ale. Famiglia di stili a cui appartiene lo stile belga Saison. Prodotte in origine nella regione della Vallonia, erano prodotte e bevute dai contadini durante il lavoro nei campi in estate. Montefollia è il nome di una montagna della Valle Argentina, nell’entroterra di Taggia; non distante da Sanremo. Questa birra nasce da una collaborazione con il frantoio Roi di Badalucco. Infatti tra i suoi ingredienti ci sono le foglie essiccate dell’ulivo taggiasco, infuse direttamente nel mosto in bollitura. Al palato ha un sapore fresco, piacevolmente acidulo che ricorda l’agrumato; se l’assaggiaste senza saperlo pensereste che contenga scorze di limone o simili. Ha un corpo esile, piacevole da bere, con un amaro moderato che ben si accompagna al sentore erbaceo delle foglie d’ulivo.
Porta Bugiarda è una Amber Ale. Deve il suo nome ad una porta del centro storico di Sanremo. Ambrata con riflessi ramati con una schiuma compatta e cremosa. Al palato risulta con un corpo morbido e rotondo, con un contrasto bilanciato tra il dolce del malto e l’amaro del luppolo dai sentori di liquirizia. Ne esiste una versione barricata, Porta Barrique, affinata per 12 mesi in barrique di Barbera. Al naso regala note vinose e caramellate, in bocca esalta il gusto del malto con un finale secco, legnoso e acidulo.
Nonna Tuno è una Strong Ale. Omaggio alla nonna di Gabriele che tanto lo ha sostenuto in questa suo impresa brassicola. Birra ambrata scura con schiuma color avorio. Dal gusto pieno e alcolico con un amaro che evoca ricordi di rum, liquirizia e resina.

Completano la lista tre birre Sour, uno stile caratterizzato da acidità particolarmente pronunciata. Sono tre birre affinate 6 mesi in barrique di Barbera: Tappo Verde con l’aggiunta di kiwi, Tappo Blu con mirtilli e Tappo Bianco con dry-hopping di Nelson Sauvin (una varietà di luppolo neozelandese).
Alcuni di voi si staranno chiedendo cosa sia il dry-hopping! Ebbene consiste nell’aggiungere del luppolo in infusione, oltre quello in bollitura, durante la fermentazione. Lo scopo di questa tecnica è di aggiungere complessità alla luppolatura andando a restituire aromi che si sono alterati durante il processo di bollitura.
Nadir racconta l’estremo ponente ligure e racconta della passione e della creatività di ci lavora, e in futuro Gabriele ha grandi progetti, molto interessanti.
Concludendo, una visita a questo birrificio è caldamente consigliata. Lo scopo di queste mie gite è quello di creare un ponte, di dare voce a realtà ma sarà sempre solo l’opinione di un tizio sull’internet. Risalite la Pigna, la città vecchia di Sanremo e venite voi stessi a vedere di cosa parlo, venite a conoscere il birrificio Nadir, ha scoprire questo progetto e i progetti futuri!
La filosofia non da risposte ma insegna quantomeno a farsi delle domande. La birra è più facile rende tutto più leggero e una buona birra, crea un clima di condivisione, stimola il dibattito. La birra forse è un pò la bevanda dei filosofi.
Così si chiude questo cerchio, tondo come un bicchiere! A voi la scelta di cosa riempirlo; il mio consiglio già lo sapete. Quello che è certo è che il viaggio di Birrovagando non si ferma qui. Altri birrifici attendono di essere raccontati e se vorrete io sarò qui pronto a presentarveli.
Maggiori informazioni sul birrificio al sito web: Birrificio Nadir: birre ispirate agli aromi della Riviera










