Numero 41/2025

9 Ottobre 2025

Alla scoperta di Labeerinto: eccellenza artigianale modenese

Alla scoperta di Labeerinto: eccellenza artigianale modenese

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Nella fitta galassia dei birrifici artigianali italiani emerge con forza un progetto modenese che unisce ambizione e senso del territorio: Labeerinto. Nata come idea nel 2012 e divenuta operativa nel 2015, questa realtà ha saputo ritagliarsi uno spazio di rilievo sulla scena nazionale con un impianto da 1.000 litri e una produzione che si mantiene orgogliosamente artigianale. Labeerinto fa dell’autenticità il suo manifesto: “birre vive, prodotte con testa e cuore”. In anni recenti, il birrificio si è distinto per importanti riconoscimenti, tra cui  al BdA Harvest Beer ha conquistato il primo posto nella categoria Wet Hop con la sua Minosse Hoppy Lager.

Oggi vi portiamo a scoprire meglio il percorso, le scelte stilistiche, le ambizioni e le sfide di Labeerinto, in compagnia di Marco Cavani.

 

La genesi del progetto Labeerinto risale al 2012, ma operativamente il birrificio è partito nel 2015. Puoi raccontarci le tappe principali nel passaggio dall’idea alla concreta produzione, e come è stato vissuto questo salto imprenditoriale?
L’idea nasce una sera di maggio nella clubhouse del Modena Rugby, dopo un allenamento. Da lì abbiamo iniziato a sviluppare il progetto, che in origine prevedeva un brewpub. Le difficoltà logistiche e burocratiche nel trovare una location adatta ci hanno spinto a rivedere i piani: abbiamo scelto di aprire prima il birrificio in zona industriale e un pub in centro città, così da avviare subito la produzione e far conoscere le nostre birre. Successivamente è arrivata anche l’opportunità di acquisire un secondo pub.

Come si traduce la vostra filosofia “You’ll never drink alone” nella pratica giornaliera?
Abbiamo portato nei nostri locali lo spirito del terzo tempo del rugby: la birra come momento di incontro e convivialità. Dopo una partita ci si stringe la mano e si beve insieme, anche se poco prima si era avversari. Nei nostri pub si respira la stessa atmosfera: chi entra trova un ambiente familiare, e anche se arrivi da solo, c’è sempre qualcuno con cui condividere una birra.

 

Quali sono le birre che ritenete più rappresentative della vostra produzione? Quali stili pensate di esplorare in futuro e con quale grado di sperimentazione?
La nostra birra simbolo è senza dubbio la Minosse, una helles chiara, beverina e a bassa fermentazione, che è diventata la preferita del nostro pubblico e ci ha regalato riconoscimenti importanti. Un’altra etichetta che sentiamo molto rappresentativa è la Teseo, la nostra IPA. In futuro vogliamo continuare a muoverci tra tradizione e sperimentazione, esplorando nuove collaborazioni e varianti stagionali sempre legate al nostro territorio.

In Italia il mondo della birra artigianale è sempre più competitivo. Come vi rapportate con il pubblico — clienti, appassionati, rivenditori — per valorizzare le vostre produzioni? Vi caratterizza, in particolare, la gestione di un vostro locale: quale valore aggiunto ottenete dal rapporto diretto con gli avventori?
Crediamo molto nel contatto diretto con chi beve le nostre birre. Nei locali proponiamo sempre una promo di benvenuto per far assaggiare i nostri prodotti e raccontarli in prima persona. L’accoglienza e il servizio sono punti chiave: ci piace che chi viene da noi si senta a casa e parli bene dell’esperienza, oltre che della birra. In più, la nostra linea gluten free (sei etichette su tredici) ci sta dando grandi soddisfazioni perché ci permette di offrire un prodotto artigianale e inclusivo, senza rinunciare al gusto pieno.

 

Dove vede Labeerinto fra 5 anni? Avete in mente nuovi impianti, ampliamento produttivo, nuove sedi, collaborazioni o progetti “di rottura”? E cosa servirebbe al contesto italiano per sostenere birrifici come il vostro nei prossimi anni?
Il nostro obiettivo è arrivare a una birra 100% km 0. Siamo già vicini: utilizziamo luppoli coltivati a pochi chilometri dal birrificio, collaboriamo con l’Università di Modena per selezionare un lievito autoctono e stiamo lavorando anche sul tema del malto, che oggi resta la sfida più complessa. Per quanto riguarda il settore, crediamo che per sostenere davvero i piccoli birrifici servirebbero misure concrete, ad esempio una riduzione o l’abolizione delle accise per chi produce fino a 5.000 hl annui.
Maggiori informazioni sul sito web del birrificio: Pub Birra Artigianale a Modena | Labeerinto | Birra Artigianale a Modena

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!