Numero 21/2022

24 Maggio 2022

Birrificio Artigianale NOIZ: birre semplicemente rumorose

Birrificio Artigianale NOIZ: birre semplicemente rumorose

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Il birrificio artigianale NOIZ nasce nell’estate del 2019 a pochi km da Santarcangelo di Romagna, nell’entroterra riminese. Fra poco compirà tre anni ma non è così piccolo come sembra, anzi fa un bel po’ di rumore, vuole proprio farsi notare…e ci riesce benissimo con le sue birre!!!

Siete curiosi di sapere come fa??…allora godiamoci insieme questa chiacchierata con il mastro birraio Marco e l’assaggiatore ufficiale, nonché responsabile commerciale, Michele.

 

 

Prima domanda di rito, come è nata l’idea di aprire un birrificio? Un sogno coltivato nella culla oppure una scelta di vita arrivata già da grandi?

Michele: io e Marco ci conosciamo fin da ragazzini, sono amico di sua moglie e poi lui ha sempre fatto la birra in casa, quindi bazzicavo tutti i giorni lì intorno, praticamente ero l’assaggiatore ufficiale!!! (…”anche se i primi anni non era una gran fortuna!”…interviene Marco). Poi pian piano la semplice passione si è trasformata in un’idea imprenditoriale per fare qualcosa insieme. Per alcuni anni, però, è rimasto tutto nelle nostre teste, a causa di altre situazioni lavorative, fino a che abbiamo deciso di comprare un impiantino un po’ più grande da 100 litri e da lì è iniziato tutto.

Ma di quelle prime birre fatte nel garage di casa, qualcuna poi è diventata una birra NOIZ?

Marco: Certo, almeno 4 di quelle ricette “da garage” si sono trasformate in vere e proprie birre del birrificio. Sono quelle ricette che avevano già riscosso successo in ambito famigliare e che, grazie all’impianto da 100 litri che ci permetteva di produrre più birra, potevamo far assaggiare anche a più persone. In questo modo riuscivamo ad ottenere diversi feedback che mi permettevano di aggiustare la ricetta. Poi le stesse ricette sono state scalate per essere prodotte nell’impianto più grande del birrificio.

La birra che è rimasta più fedele, senza tanti rimaneggiamenti e che ci ha spinto a credere in questa avventura, è la Slapback (American Brown Ale). A me sono sempre piaciute le birre scure, un po’ di nicchia, infatti, un’altra di quelle prime birre è la Blackground (Oatmeal Stout).

In effetti non sono stili comuni…

Michele: diciamo che il percorso da chi proviene dall’homebrewing è diverso da chi invece apre un’azienda e va subito sul mercato proponendo birre più facili che possono piacere a più persone. Sono punti di vista differenti. Tanto per fare un esempio, su 5 birre che si facevano nel garage, 3 erano scure perché a noi piacevano quelle!

Marco: magari siamo stati anche un po’ ingenui, ma la nostra idea è sempre stata quella di proporre qualcosa che fosse veramente nostro, che ci rappresentasse, senza dover subito andare dietro al mercato. Poi, chiaramente, abbiamo voluto integrare la gamma anche con altri stili che amiamo (Pils,…) e che sono più alla portata di tutti.

Invece, sempre restando in tema di “prime birre”, qual è stata la prima prodotta qui nel birrificio, nell’impianto professionale?

Marco: la Yes Sir (Golden Ale) è stata la prima, è quella che produciamo di più e che deriva, anche lei, dalle prime ricette del garage. Birra semplice, della quotidianità che piace a tutti, praticamente tutti partono da lì. La consideriamo la classica “birra chiara” da entry level, anche se classica non è perché la facciamo a modo nostro!

 

Mi piace questa idea di semplicità, di facilità, sembra sia il vostro marchio di fabbrica…

Michele: parlando sempre della Golden Ale, è una birra che viene apprezzata e capita anche da chi non ha mai bevuto una birra artigianale ma solo industriale e che quindi deve essere introdotto in questo mondo da una bevuta semplice. Ed è proprio questa facilità che contraddistingue tutte le nostre birre anche quelle un po’ più particolari. Non sono mai cerebrali, non ti mandano in confusione le papille gustative ma sono dirette, precise praticamente non si smette mai di berle.

Marco: per me la birra deve essere come una battuta, se la devi spiegare perde un po’ di efficacia. Quando si beve una birra è lei che deve esprimersi, non sono io che la devo spiegare per mezz’ora. La semplicità sta nell’armonia della birra e questo dovrebbe trovarsi in tutte le birre che si bevono.

E questa semplicità, questa linearità si ritrova anche nella scelta delle grafiche delle lattine. Il monocromo di alcune, infatti, emerge tra la moltitudine di lattine psichedeliche, fumettistiche, iper colorate che ci sono sugli scaffali.

Michele: le grafiche sono come le nostre birre: di impatto e riconoscibili. Ti fanno già entrare nell’atmosfera che ti vuole far vivere la birra.

Marco: la semplicità non è casuale, non è una mancanza di idee ma è proprio un modo per comunicare un concetto semplice che arrivi a più persone. Le nostre birre sono dirette e quindi lo sono anche le grafiche.

 

 

 

Si capisce che dietro a questo tipo di veste grafica c’è una ricerca, uno studio. Ve ne occupate direttamente oppure vi affidate a professionisti?

Marco: quando abbiamo aperto il birrificio e la nostra produzione era solo in bottiglia, abbiamo collaborato con uno studio di grafica che ci ha curato la parte di comunicazione, brand ed etichette.

A fine 2020, invece, abbiamo sentito la necessità di fare un restyling forte dell’immagine o, per meglio dire, un adattamento al nuovo formato che si voleva spingere più forte: la lattina.

Allora ci siamo affidati al grafico Reg Mastice, uno dei miei migliori amici delle scuole medie che negli anni avevo perso un po’ di vista ma che avevo rivisto a Beer Attraction nel 2019. Gli avevo parlato del progetto e quindi, da allora, tutte le nuove grafiche sono opera sua. Noi gli diamo qualche indicazione ma è tutta farina del suo sacco. E’ un grande valore aggiunto.

Michele: Reg Mastice, infatti, è bravo a contestualizzare il messaggio che vogliamo esprimere con le nostre birre. Quando ne produciamo una nuova, serve anche una nuova etichetta, Reg, quindi, ci fa un’intervista proprio per entrare in sintonia con la birra ed esprimersi al meglio. “Sfruttiamo” la sua bravura anche quando un locale ci chiede di fare una birra con l’etichetta personalizzata.

Quindi producete anche per conto terzi?

Marco: sì, cerchiamo di esprimere il concetto di artigianalità anche in questo campo, creiamo “birre su misura” secondo le esigenze del cliente, come se fossimo dei sarti. Magari ci chiedono la birra per una manifestazione, un progetto particolare, un locale e noi gliela facciamo ad hoc.

Michele: la forza di un birrificio artigianale è essere anche versatili, flessibili nel dare un servizio al cliente. E’ un modo per far entrare la birra artigianale dove non c’è. Un locale che decide di proporre alla clientela la propria birra con l’etichetta personalizzata rafforza l’immagine del locale stesso, si trasforma in una vera strategia di marketing che fa da’ traino anche al mondo brassicolo artigianale. Si può far nascere così una piccola rivoluzione culturale: si propone birra di qualità per iniziare a far cambiare gusto ai consumatori.

A proposito di gusto, avete notato se esiste uno stile preferito per gli uomini e le donne? Magari proprio qui in taproom dove il rapporto è più diretto…

Michele: la Slow (Blanche) è sempre la birra più gettonata tra le donne, è fresca, attenuata, con la giusta speziatura ma ti confesso che la bevo molto anch’io!!!

Marco: alle ragazze piace molto anche la Karmik (Session Altbier) per la sua gradazione alcolica bassa che la rende più facile. Invece le luppolate sono abbastanza trasversali. Avendo in gamma 10 etichette e quindi proponendo 10 stili birrari diversi, ognuno trova la sua birra, per esempio a chi piace un grado alcolico importante, c’è la Severus (Belgian Dark Strong Ale). E poi, alla fine, il miglior complimento per una birra e quello che fa il cliente quando la riordina.

 

E per finire le “DOMANDE DELL’EDITTO”.

3 domande a bruciapelo ispirate all’Editto bavarese di Purezza del 1516 che specificava gli ingredienti per produrre birra (acqua, malto d’orzo e luppolo).

  • Partiamo con una domanda facile, facile, liscia come l’Acqua: qual è il tuo stile di birra preferito sia da bere che da produrre?

Marco: ultimamente gli stili che mi piacciono di più sono quelli della nostra Glupiter (Keller Pils – Gluten Free) e quello della Yes Sir (Golden Ale). Stili facili da bere che sembrano anche facili da fare ma che in realtà non lo sono. Le poche materie prime devono essere usate alla perfezione, senza pastrocchi o trucchi che mascherano i difetti, praticamente non ci sono quasi margini di errore ed è quello che mi piace di più.

  • La seconda domanda invece è un po’ più difficile, tosta, proprio come deve essere il Malto, tostato: qual è lo stile che ami di meno?

Marco: non esiste uno stile che non mi piace o che non farò mai perché la curiosità è l’anima di qualsiasi lavoro. Ti posso dire però che, dal punto di vista produttivo, ci sono birre che mi fanno un po’ impazzire, per non dire altro!!! Le luppolate fanno dannare soprattutto per la gestione del luppolo che ha un costo elevato, bisogna maneggiarlo bene, esige tutta una filiera da rispettare e quindi ci sono tante variabili da prendere in considerazione. Ma poi, quando si arriva in fondo, siamo sempre molto contenti del risultato. La fatica paga sempre.

  • Ultima domanda legata al Luppolo che di base si aggiunge durante la bollitura del mosto. Restando in tema vi chiedo: cosa bolle in pentola? Quale sarà la novità 2022?

Marco: usciremo con nuove birre.

Una Double IPA, single hop con luppolo El Dorado che ha tante belle sfaccettature. Una bella one-shot!!

Una NEIPA con luppoli neozelandesi nata dalla collaborazione con un birrificio danese di Christiania (Copenaghen). Ci conoscevamo sui social, poi i ragazzi sono venuti a Beer Attraction. Abbiamo creato la ricetta assieme ma poi ci siamo affidati alla loro esperienza, visto che è uno stile che va molto forte in Danimarca. Una cosa divertente e curiosa è che loro aggiungono una bassissima dose semi di canapa, ad ogni nuova cotta, come rito beneaugurante tradizionale!!!

Michele: un altro progetto per noi molto importante ci lega al Consorzio di Rimini che riunisce circa 80 attività commerciali del litorale come chiringuiti e bar in spiaggia con la creazione di una birra personalizzata in lattina, sempre con la grafica realizzata da Marco Reggiani che riprende un manifesto pubblicitario della città di Rimini degli anni ’20 che promuoveva la stagione balneare.

Anche questo progetto è nato con l’idea di far conoscere ad un pubblico sempre più vasto la birra artigianale del territorio e ha incontrato anche uno degli obiettivi del consorzio che è quello dell’ecosostenibilità: la lattina, infatti, è più green ed è più sicura.

 

Se vi è venuta voglia di una birra NOIZ, potete acquistarla direttamente sul sito: www.noizbeer.com

 

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!