Numero 23/2025
7 Giugno 2025
L’arte di fingere di sapere di birra: guida semiseria per sopravvivere a una degustazione senza fare figuracce

Partecipare a una degustazione di birra artigianale può essere un’esperienza esaltante, ma anche un terreno minato per chi non mastica il linguaggio tecnico del settore. In un contesto dove si parla di aromi complessi, profili terziari e sentori di torrefazione con la naturalezza con cui si ordina un caffè, sentirsi fuori posto è più che normale. Questa guida non è un manuale per diventare esperti, ma un piccolo aiuto – ironico e pratico – per affrontare una degustazione con dignità, anche senza avere un diploma da sommelier della birra.
Negli ultimi anni la birra artigianale è passata da bevanda da pub a protagonista indiscussa di festival, guide, e dibattiti da veri appassionati. In questo contesto, le degustazioni sono diventate un’occasione per scoprire nuovi stili, confrontarsi con produttori e affinare il palato. Ma non solo: spesso rappresentano anche uno sfoggio di competenze, dove chi partecipa cerca di dimostrare il proprio livello di conoscenza, a volte esagerando.
L’atteggiamento: sembrare sicuri, anche se non lo si è
La prima regola è non lasciarsi intimidire. Anche se non si sa distinguere una Helles da una Keller, l’importante è mantenere un atteggiamento rilassato e sicuro. Tenere il bicchiere con naturalezza, rotearlo lentamente, annusare con convinzione, sono tutti piccoli gesti che comunicano padronanza. Un mezzo sorriso e uno sguardo assorto possono bastare per dare l’impressione di star vivendo un’esperienza sensoriale intensa, anche se in realtà si sta solo cercando di non versarsi la birra sui pantaloni.
Il linguaggio: l’arte delle parole giuste al momento giusto
Durante una degustazione chi parla meglio, spesso, sembra sapere di più. Ecco perché è utile padroneggiare un piccolo vocabolario tecnico. Termini come “retrogusto persistente”, “equilibrio aromatico”, “profilo terziario” o “bouquet speziato” funzionano come password segrete: aprono le porte della conversazione e fanno sentire parte del gruppo.
Non è necessario capire ogni parola, ma saperle usare nel contesto giusto. Ad esempio:
- “Questa IPA ha una luppolatura decisa, ma ben bilanciata.”
- “Il naso è complesso, con note agrumate che si aprono lentamente.”
- “Un amaro elegante, mai invasivo.”
Frasi come queste possono bastare per attraversare indenni l’intera serata.
Il sorso: lentezza e teatralità
Degustare non è bere. È un gesto lento, pensato. Un piccolo sorso, seguito da una pausa di riflessione, un cenno del capo, magari uno sguardo perso nel vuoto. Serve a comunicare che si sta assaporando ogni sfumatura. Chiudere gli occhi e pronunciare una frase vaga ma poetica: “Mi ricorda certe note terrose, come dopo la pioggia”, aggiunge un tocco da vero appassionato. Un errore comune è cercare di impressionare a tutti i costi. Meglio mantenere una certa sobrietà comunicativa, alternando commenti tecnici a considerazioni più personali. L’umiltà, anche se solo apparente, paga. Dire: “Non ho una formazione tecnica, ma questa birra mi sorprende ogni volta per la sua intensità” è spesso più efficace che lanciarsi in descrizioni complesse che rischiano di essere fuori luogo.
L’ambiente: capire con chi si ha a che fare
Ogni degustazione ha il suo tono. In alcuni contesti, festival, presentazioni, eventi con i birrai, può esserci un pubblico più preparato e incline al confronto tecnico. In altri, come le serate nei pub o gli eventi promozionali, il tono è più leggero e conviviale. Adeguarsi al contesto è fondamentale: parlare di lieviti selvaggi in mezzo a chi cerca solo una birra che stia bene con la pizza rischia di essere controproducente.
Al di là di ogni apparenza, la birra resta una bevanda profondamente sociale. È uno strumento di convivialità, un ponte tra le persone. Anche nella degustazione più tecnica, non bisogna dimenticare il piacere dell’incontro, dello scambio. Per questo, fingere di sapere non è necessariamente un inganno, ma può essere una forma di partecipazione. L’importante è farlo con rispetto, leggerezza e curiosità.
Fingere di sapere di birra, in fondo, è un modo per cercare di far parte di un mondo affascinante e complesso. Se fatto con intelligenza e ironia, può diventare un’opportunità per imparare davvero. Perché dietro ogni bicchiere c’è una storia, dietro ogni stile una tradizione, e dietro ogni degustazione una possibilità: quella di scoprire qualcosa di nuovo, magari anche su sé stessi.
Alla prossima degustazione, quindi, ricordate: basta poco per non sentirsi un pesce fuor d’acqua. Un sorso alla volta, con il bicchiere saldo in mano e la voglia di imparare, anche fingendo un po’.