Numero 24/2025
9 Giugno 2025
Il giro del mondo in… tante birre: Figi

Dopo aver visitato l’Australia, il Giro del Mondo in Tante Birre torna ai limiti del planisfero, toccando lidi tropicali da sogno, le isole Figi sono la meta di oggi.
Costituiscono uno stato insulare dell’Oceania e conta circa 800 isole, di cui 106 abitate permanentemente. Quelle più popolate sono Viti Levu, dove si trova la capitale Suva, e Vanua Levu. Ma la più curiosa è sicuramente Taveuni. Qui, infatti, passa il 180° meridiano, cioè la linea internazionale del cambio di data. Divertente è il monumento conosciuto come “Tra ieri e oggi”.
Proprio dal nome Viti deriva l’attuale toponimo Figi. Nel 1774, il celeberrimo capitano James Cook approda sulla vicina isola Tonga ed entra in contatto con alcuni abitanti di Viti Levu. I locali li chiamano “Fisi” ma il navigatore britannico storpia la pronuncia in “Fiji” che rimane invariata fino ai giorni nostri.
L’arcipelago di origine vulcanica fa parte della Melanesia e si è formato durante il Giurassico Superiore. Suggestivo ed imperdibile è l’habitat sottomarino, i “fondali dell’arcobaleno” sono un’esplosione di vita e colori.
Nel XIX sec. le isole Figi diventano l’oggetto dei desideri, soprattutto, dei commercianti europei attratti dall’esotico legno di sandalo, la cui essenza è usata in profumeria. Nel 1874 cadono sotto il dominio inglese fino al 1970, anno dell’indipendenza.
Durante il periodo coloniale, si introduce la coltivazione massiccia di canna da zucchero che richiama mano d’opera indiana. Questo nuovo afflusso crea, negli anni, un complesso assetto socio-economico. I nativi, infatti, possiedono l’80% delle terre a coltura ma la stragrande maggioranza dei lavoratori è di origine indiana e rappresenta un peso politico molto forte. I figiani si sentono quasi sotto assedio. Dalla fine degli anni ’80 si susseguono, così, diversi colpi di stato, l’ultimo nel 2009.
LA STORIA DELLA BIRRA SULLE ISOLE FIGI
L’alcol, in tutte le sue declinazioni, mette piede sull’arcipelago agli inizi del XIX secolo. I primi importatori sono europei: esploratori, commercianti, religiosi e coloni.
Fino ad allora, la bevanda più consumata è la “Kava” (o Yaqona) a cui i nativi attribuiscono poteri magici e psicotropi. Si ottiene mescolando acqua e polvere di radici di Kava (pianta simile al pepe) e viene servita nel “Bilo” (mezzo guscio di noce di cocco). Ancora oggi è bevuta seguendo un preciso cerimoniale molto coreografico.
L’avvento delle birre sulle isole Figi, invece, si deve ai soldati americani che, durante la Seconda Guerra Mondiale, insegnano le tecniche di distillazione e birrificazione. Ma bisogna aspettare la fine degli anni ’50 per vedere all’opera il primo vero birrificio del Paese.
Da tenere presente che il consumo di alcol, per tutto il periodo coloniale britannico, è regolato da un sistema di permessi, valido solo per i figiani e per gli indiani. Le donne e i ragazzi fino ai 25/30 anni, a seconda delle etnie, non possono bere alcolici. Con l’avvento dell’industria birraria, le restrizioni si allentano fino a scomparire nel 1969, anno in cui anche le donne ottengono il libero accesso alle bevande alcoliche.
Nel 2009 vedono la luce le prime birre artigianali delle Figi ma il loro scintillio è destinato a durare poco. Nel prossimo capitolo, vi racconto tutto.
IL BIRRIFICIO PIU’ IMPORTANTE DELLE ISOLE FIGI
A giugno 2025, un solo birrificio è ancora in attività, leader indiscusso del mercato. Due realtà artigianali hanno fatto capolino ma hanno avuto vita breve.
Nel 2009 apre Island Brewing Company ma viene acquisita dal big locale, che però ancora oggi produce il marchio “Vonu”. Kailoma Brewing Company, invece, nasce nel 2017, porta al successo le birre “Mokusiga” e chiude i battenti nel 2024.
– Il primo birrificio delle isole Figi: PARADISE BEVERAGES
Fondato nel 1957 nella capitale Suva come “Carlton Brewery Fiji Limited”, una partnership tra imprenditori locali ed australiani (Carlton & United Breweries). Le prime birre prodotte si chiamano “Fiji Bitter”, poi, negli anni ’70 si aggiungono anche le versioni Light e Stout. Nello stesso periodo iniziano una serie di acquisizioni che lo portano a diventare un big del Pacifico.
Nel 2012, il birrificio è venduto al gruppo Coca-Cola, prende il nome attuale e due anni dopo diventa proprietario di “Island Brewing Company”, il primo microbirrificio artigianale del Paese, nato nel 2009 da un’idea di due fratelli neozelandesi.
FIJI BITTER: birra chiara a bassa fermentazione. Etichetta storica delle Figi e sponsor della federazione nazionale di rugby, una Lager maltata di stampo industriale con note caramellate e di biscotto. Da bere in spiaggia. Gradazione alcolica: 4,6%
FIJI GOLD: birra chiara a bassa fermentazione. Prodotta dal 1995, è la birra più consumata del Paese. Lager maltata, con un tocco di erbaceo dato dai luppoli. Gradazione alcolica: 4,6%
VONU PURE LAGER: birra chiara a bassa fermentazione. Bandiera di “Island Brewing Company”, supporta “Mamanuca Environment Society” per la protezione delle tartarughe verdi (Vonu Dina). Lager facile e scorrevole. Gradazione alcolica: 4,6%
Abbiamo visto come le birre craft, da alcuni anni, stiano cercando di farsi strada nel mercato delle isole Figi. Per ora sembra che le logiche commerciali di profitto abbiano avuto la meglio. Secondo me, però, lo spirito combattente dei figiani non tarderà ed emergerà nuovamente con un progetto vincente.
Alla prossima pinta!
Siti internet e pagine social di riferimento:
Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:
www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)
www.facebook.com/FijiBitterBeer
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