Numero 44/2021
1 Novembre 2021
Bill Owens e la rinascita delle Pumpkin Ale

Il XIX secolo segna la fine della prima epoca delle Pumpkin Ale, le celebri birre alla zucca, anche a causa della
scarsa reputazione della zucca, vista come qualcosa di rustica e bizzarra, e la fornitura stabile di malto d’orzo di qualità. Riapparve come ingrediente caratterizzante attorno agli anni Quaranta dello stesso secolo, ma solamente per un breve periodo e non in maniera così diffusa come nei due secoli precedenti, rimanendo comunque confinata ad alcune aree degli USA.
Lo stile fu riscoperto solo a partire dagli anni ’80 del XX secolo, quando negli Stati Uniti stava esplodendo il fenomeno della birra artigianale. Molti birrifici cominciarono a riproporre sul mercato una tipologia che affondava le sue radici nella storia della nazione, resuscitando quindi uno stile che era andato perduto.
L’onore del rilancio delle Pumpkin Ale si deve a Bill Owens, il quale è un personaggio decisamente eclettico: fotografo (molto apprezzato il suo primo lavoro, Suburbia, una raccolta di immagini con soggetti appartenenti alla working class americana), scrittore, homebrewer innovativo (sua l’idea di utilizzare un frigo da campeggio con doppiofondo come mash tun), affermato birraio poi, imprenditore (non dal grande successo, ad essere one-
sti), articolista, redattore di numerose riviste birraie (molte delle quali fondate dallo stesso Owens), e,
attualmente, promotore dei distillati craft americani Ibidum in qualità di presidente dell’American Distillery Institute.
Fonda il suo primo birrificio, il Buffalo Bill’s Brewery, il 9 settembre 1983, il terzo brewpub ad essere aperto in tutti gli Stati Uniti. Qui Owens serve birre dai gusti decisi per gli standard degli anni Ottanta, puntando tutto sulla freschezza del prodotto. È il primo a coniare il termine “Amber Ale” per riferirsi alla birra ambrata, poiché vendeva le sue birre associandole al colore, pensando (a ragione, considerando i tempi) che i suoi clienti non fossero a conoscenza delle differenze tra gli stili. Oltre a ciò, verosimilmente Owens ha brassato la prima American IPA commerciale: nell’intento di produrre la birra più amara possibile, che sarà poi chiamata Alimony Ale, nel 1985 triplica il quantitativo di luppoli della Amber Ale, portando le IBU a 50, quantitativo decisamente più elevato rispetto
alle 20-25 unità delle birre del tempo.
Nello stesso anno, la linea del Buffalo Bill’s Brewery si allarga con uno dei primi esempi al mondo di Imperial IPA, la Hearty Ale, dedicata a uno dei bartender del locale, sopravvissuto ad un’operazione al cuore.
Il 1985 non vede solo la nascita di queste due birre. Bill Owens viene a conoscenza di come George Washington facesse birra nella sua tenuta a Mount Vernon usando una varietà di ortaggi, incluse zucche e altre cucurbitacee; decide dunque di ampliare la propria linea con una birra che, nelle sue inten zioni, avrebbe fatto una sola volta. Questa birra in edizione limitata si sarebbe chiamata Punkin’ Ale, gioco di parole tra “pumpkin”, zucca, e “pun”,
scherzo.
Owens coltiva una zucca gigante da 30 chili nel suo cortile, la porta in birrificio, la fa a pezzi, la cucina, e la mette nel mash tun assieme al classico grist di malti dell’Amber Ale, della quale segue anche le fasi di cottura e fermentazione.
Da subito quindi, si capisce che l’intento di Owens fosse quello di allontanarsi dal concetto di Pumpkin Ale coloniale, almeno a livello sensoriale, per avvicinarsi più all’idea di portare una pumpkin pie nel bicchiere.
La Punkin’ Ale, nata come birra one shot, è un successo, andando sold out in poco tempo. Bill Owens decide dunque di replicare l’esperimento gli anni successivi, lanciando la birra in concomitanza con Halloween.
Con l’avvento della Punkin’ Ale, Owens riporta in auge lo stile, portando altri birrifici alla produzione di Pumpkin Ale, seguendo lo stile lontano da quello coloniale e puntando più al riproporre il mix di spezie e zucca tipico della pumpkin pie : tra questi, sicuramente degno di nota il birrificio Elysian Brewery, il quale fondatore ed ex mastro birraio, Dick Cantwell, è conosciuto anche come il “Pumpkin King”, per il numero di birre alla zucca che ha ideato, circa una ventina. Dal 2004, lo stesso birrificio organizza a Seattle un festival annuale incentrato sullo stile, il Great Pumpkin Beer Fest, dove 80 Pumpkin Ale possono essere assaggiate da tutti i partecipanti, divisi in drinking sessions.
Al giorno d’oggi, le Pumpkin Ale sono il secondo stile consumato in America, con le IPA saldamente al primo posto. In alcuni casi, la vendita delle birre alla zucca copre un terzo dell’intera produzione annuale di un birrificio, come nel caso della Shipyard Pumpkinhead Ale del birrificio Shipyard Brewery Co. Il periodo di maggior vendita delle Pumpkin Ale coincide sicuramente con Halloween, probabilmente per il legame con la zucca, simbolo per eccellenza della festa ottobrina, e con la tradizione americana.
È interessante notare come, negli anni, questo periodo si sia ampliato di ben tre mesi e quella che una volta era una birra prodotta solamente in concomitanza con il 31 ottobre, ha visto aumentare così tanto la domanda da costringere i birrifici a renderla disponibile in commercio già per la fine di luglio.
Poiché la zucca può essere aggiunta a stili di partenza molto diversi tra loro, la temperatura di servizio e il tipo di bicchiere da utilizzare dipendono dalla tipologia di base. Interessante invece è il discorso relativo agli abbinamenti culinari: essendo le Pumpkin Ale delle specialità stagionali, particolarmente intrigante è l’accostamento con piatti autunnali, specialmente se prodotti con lo stesso ingrediente (es. risotto alla zucca). Altri abbinamenti dipendono dallo stile di riferimento di ogni Pumpkin Ale, presentando quindi un alto livello di variabilità. In ogni caso però vale la pena tenere in considerazione le due caratteristiche fornite dal vegetale: secchezza in chiusura – quindi una discreta capacità ripulente – e una leggera pennellata dolce come percezione gustativa.