Numero 32/2017

7 Agosto 2017

KBIRR: la birra che parla napoletano

KBIRR: la birra che parla napoletano

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#drinkneapolitan ovvero bevi napoletanoè lo slogan di KBirr, la prima birra artigianaleche nascea Napoli con metodo artigianale. Nel nome e nell’immagine le birre KBirr evocano icone e usanze tipicamente partenopee, da San Gennaro al corno scaramantico e sono state pensate per esaltare piatti e ricette della tradizione napoletana, dalla pizza all’impepata di cozze.

L’ideadi produrreuna gamma di birre dal cuore napoletano è scoccata aFabio Ditto, ovviamente ed orgogliosamente napoletano, fine conoscitore e importatore di birre, che un anno fa ha dato gli albori al marchioKBirr.

Abbiamo intervistato Fabio, per comprendere meglio il suo progetto e trasmettere il calore emozionale delle birre KBirr a tutti i lettori di Giornale della Birra.

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Fabio, la tua esperienza nel settore delle bevande è di lunga data: puoi descrivercela sinteticamente e sottolineare come questa ha influenzato il progetto KBirr?

L’azienda Loco for Drink nasce nel 1999 puramente per passione, quella per la birra che bevo da sempre. Sin da ragazzo andavo con la mia famiglia in Germania e a Monaco ed uno degli appuntamenti fissi era l’OktoberFest. Qui ho scoperto  l’universo della  birra, complesso e pieno di storia. Oggi Loco for Drink è presente in moltissime birrerie principalmente ma anche pizzerie e ristoranti sul territorio campano. Kbirr, nata nel 2015 ma sul mercato dal 2016, è una sua costola, è la parte più strettamente partenopea della mia azienda di cui preserva gli stessi obiettivi e valori imprenditoriali: passione, professionalità e tanta ricerca. In ciascuna delle mie birre c’è tanto di me, del mio lavoro, dei miei studi e degli anni trascorsi a provare birre, a girare il mondo alla ricerca di idee, di ispirazione.

 

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Quale il marchio di fabbrica del brand KBirr? Quale messaggio desideri che le tue birre comunichino al consumatore?

Le birre Kbirr in commercio sono quattro: Natavot, Paliat, Jattura e Cuore di Napoli. Parliamo di birre 100% napoletane che ho voluto fortemente produrre e lanciare sul mercato come omaggio alla mia città. Il messaggio è semplice ed è anche un po’ il nostro slogan #drinkneapolitan: bevi napoletano e bevi bene. Cosa voglio comunicare? Qualità, gusto, purezza e perché no anche un pizzico di allegria con i nomi che ho dato alle mie birre; tutti rigorosamente legati alla mia città e ad alcuni dei suoi simboli cult. In realtà ciascuna birra ha una sua identità ed un suo messaggio intrinseco: la prima, la lager Natavot, non poteva che essere dedicata al nostro santo Patrono San Gennaro e il nome è sia un rimando al miracolo che si rinnova ogni anno “un’altra volta” sia un riferimento esplicito alla piacevolezza di questa birra fresca e leggera, da bere tutta di un sorso e da ribere ancora; Jattura, Scotch Ale sull’etichetta riporta il simbolo di un corno stilizzato, portafortuna appunto contro la Jattura (sfortuna), archetipo della scaramanzia; Paliat, Imperial Stout ha una elevata gradazione alcolica di oltre 9° che scuote piacevolmente, ma intensamente, chi la degusta. Paliat, nel dialetto napoletano, si traduce in solenne bastonata, picchiare con forza. Nell’etichetta è raffigurato un cane razza mastino napoletano; #Cuoredinapoli,American Pale Ale, porta in etichetta il cuore pixellato simbolo dell’omonima installazione luminosa realizzata dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli che viene accesa ogni mese di maggio illuminando la città.

 

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Al momento la gamma delle birre a marchio è costituita da 4 referenze: quali i cardini dell’alta qualità perseguita?

Le nostre 4 referenze non sono frutto del caso ma prodotti su cui sono state compiute ripetute sperimentazioni su un piccolo impianto pilota curate dal nostro Mastro birraio Achille Certezza. Le prove sono state fatte assaggiare sia ad esperti del settore che a comuni consumatori e, dopo le modifiche di rito, sono andate in produzione. Ne scaturisce una birra che è apprezzata da un vasto pubblico, dai degustatori ai fruitori più distratti. L’utilizzo di materie prime d’eccellenza è alla base della qualità del prodotto; viene selezionato malto d’orzo proveniente dalle migliori malterie d’Europa e non vengono usati succedanei.
I luppoli utilizzati sono stati scelti in base alle loro caratteristiche aromatiche e provengono da paesi all’avanguardia sulla coltivazione di questa preziosa pianta. Vengono usati luppoli provenienti principalmente dalla Germania, dalla Slovenia, dall’Inghilterra, dagli stati uniti e dalla Nuova Zelanda.
Il nostro metodo di produzione, pur essendo supportato da attrezzature d’avanguardia, può definirsi totalmente artigianale. Le nostre birre non sono filtrate né pastorizzate, non subiscono carbonatazione forzata e ricevono un lento processo di maturazione sia prima che dopo il confezionamento. Solo un tale processo di produzione può permettere che il prodotto finito conservi inalterate tutte le caratteristiche organolettiche.

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Sin dall’esordio, KBirr promuove la creatività napoletana con vari eventi legati, in modo particolare all’arte? Quali i progetti principali a cui le tue birre sono legate?

Kbirr è un progetto festoso per cui ho pensato di legare il “debutto” delle mie birre ad eventi particolari che in qualche modo richiamassero anche il concetto di napoletanità. A luglio 2016 nelle scuderie di Palazzo Sansevero, nell’antro-atelier e fucina creativa dell’artista Lello Esposito, in piazza San Domenico Maggiore, abbiamo presentatoNatavot;ad ottobre 2016 viene presentata Jatturain una location decisamente non convenzionale: un tipico “basso” nel cuore di Spaccanapoli casa privata di donna Titina che ha preparato per tutti il ragù napoletano. La presentazione ha visto la partecipazione dell’artista Roxy in the box nota per le sue opere di street art, irriverenti e pop, disseminate nei vicoli di Napoli che per l’occasione ha dedicato un progetto artistico: tre disegni, tre interpretazioni del prodotto, ciascuna legata ad un personaggio, tra storia e fantasy, nel suo personalissimo linguaggio; a dicembre 2016 è la volta di Paliat, Imperial Stoutla cui presentazione alla stampa ed al pubblico avviene in occasione della presentazione di Paliatone, un panettone al tarallo di Leopoldo Infante.L’ultima arrivata, la #Cuoredinapoli, nasce proprio all’interno dell’omonima manifestazione artistica proposta dall’Accademia di Belle Arti di Napoli che ogni maggio propone diverse iniziative tra cui l’installazione del famoso Cuore di Napoli sulla torre di Porta Capuana.Naturalmente non ci fermiamo qui e stiamo già progettando, per il prossimo settembre, un grande evento che vedrà protagoniste le birre ed ovviamente Napoli.

 

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Sulla base della tua esperienza professionale, quali prospettive e quale futuro immagini per il settore craft della vostra regione?

Mi aspetto un futuro più che roseo sulla scia del grande successo che sta ottenendo la ns regione in campo agroalimentare. Però dovremo essere capaci e coraggiosi nell’investire sui nostri impianti e sui ns birrifici per evitare che la grande richiesta di prodotto possa indurre qualcuno ad abbassare la qualità e creare un danno all’intero comparto.

 

Maggiori informazioni sulle Birre KBirr sono disponibilisul sito web aziendale: locofordrink.it

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!