Numero 15/2019

9 Aprile 2019

Dalle Marche in tutto il mondo: Giuseppe Collesi ci racconta la sua bella realtà

Dalle Marche in tutto il mondo: Giuseppe Collesi ci racconta la sua bella realtà

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Le birre artigianali italiane Collesi nascono ad Apecchio, un piccolo borgo medievale, al confine tra Marche e Umbria. Il suo fondatore, Giuseppe Collesi, è un imprenditore italiano che porta con orgoglio il marchio “Made in Italy” in tutto il mondo. Abbiamo avuto l’onore di parlare con lui e ci ha raccontato la storia del suo birrificio, ci ha parlato delle sue birre e dei numerosi premi che ha ricevuto. Si è dichiarato apertamente preoccupato per l’impresa italiana e tutta la gestione burocratica, spera vivamente in un cambiamento ed in una maggiore flessibilità dell’apparato statale, perché nel futuro le aziende si possano sviluppare con tranquillità e creino più posti di lavoro.

Ci congratuliamo con loro per l’ennesimo premio che hanno portano a casa da New York (INTERNATIONAL BEER COMPETITION) in questi giorni, che va ad aggiungersi agli oltre 130 riconoscimenti già ottenuti, e il bellissimo progetto, unico in Italia, la sala sensoriale, di cui a breve vi racconteremo di più.

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Progetto birrificio Collesi: qual è la vostra storia? Quali sono le tappe fondamentali del vostro sviluppo?

Siamo nati nel 2007 e siamo sempre stati seguiti dal mastro birraio belga Marc Knops. Nel 2011 abbiamo finito di fare l’impianto ed abbiamo prodotto 3.600 ettolitri, dopodiché abbiamo fatto un investimento importante che ci ha permesso di raggiungere oggi una capacità produttiva di 40.000 ettolitri. Abbiamo deciso di fare questo investimento perché la richiesta era ed è tuttora molto grande sia a livello nazionale che internazionale.

Il primo mercato dopo l’Italia è il Giappone: vendiamo anche negli Stati Uniti, in Australia e Canada, e in diversi paesi della comunità europea come Danimarca, Francia, Svizzera, Spagna, Inghilterra. 

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Cosa vuol dire per voi fare birra artigianale oggi e all’inizio del vostro percorso?

Da quando abbiamo iniziato ad oggi, il nostro obiettivo principale è rimasto la qualità. Negli anni la qualità è sempre stata costante e questo fatto ci ha premiato. Oggi la birra artigianale è un prodotto la cui richiesta sta crescendo: in Italia il mercato della birra artigianale copre il 4% del totale. Chiaramente siamo in crescita e se riuscissimo a raggiungere un altro 2-3% sarebbe un bel traguardo. Questi per il mercato della birra sono numeri importanti. Oggi la birra artigianale è diventata sinonima di qualità. Si sta ridimensionando il numero di produttori e vanno avanti quelli che hanno sempre puntato sulla qualità.  

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Quali sono le vostre birre più importanti, gli stili?

Le nostre birre si ispirano alle birre trappiste belghe. Sono tutte ad alta fermentazione, non pastorizzate e con rifermentazione naturale in bottiglia. Tale processo permette di mantenere vivi i profumi e gli aromi di ogni singolo ingrediente. Produciamo la Birra bionda, la Birra Chiara, l’Ambrata, l’Imperial Stout, la Triplo Malto, la Blanche e la IPA.  La nostra Birra Rossa 8% è stata premiata come la miglior birra scura al mondo (WORLD BEER AWARDS): è una birra di grande grande carattere e gusto dolce, è caratterizzata da intensi profumi e aromi di caramello, malto e nocciole, con note speziate Siamo il birrificio artigianale italiano più premiato al livello internazionale. Per dire, solo ieri abbiamo ricevuto un importante premio a New York.  

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Parlando di qualità: quali materie prime usate per la produzione delle vostre birre?

La birra è composta per l’85% di acqua: l’acqua che usiamo noi è unica e non replicabile: l’acqua del Monte Nerone, un’acqua ricca di sali minerali, che è ottima per la produzione delle birre ad alta fermentazione. L’altra materia prima importante è il nostro orzo. In questo senso la nostra azienda ha circa 200 ettari di terreno impegnato per la coltivazione di orzo per la birra. Stiamo preparando un impianto di luppoleto di circa 2 ettari. Dall’estero per il momento importiamo solo qualche malto speciale, perché in Italia non si trova ancora. Per quanto riguarda l’orzo, lo maltiamo in un’azienda italiana.   

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Quali tipi di comunicazione usate per promuovere le vostre birre e com’è l’approccio con il cliente?

La comunicazione è fondamentale. Siamo ormai da più di dieci anni sul mercato e siamo uno dei primi birrifici artigianali a fare una strategia di comunicazione importante. Da quando siamo nati abbiamo comunicato tramite l’Ufficio Stampa. Nei primi quattro anni abbiamo lavorato con le riviste del settore. Dopo altri quattro-cinque anni abbiamo continuato la nostra collaborazione con le riviste del settore, ma nel frattempo abbiamo cominciato a dare visibilità al nostro brand anche tramite le riviste di stampo nazionale come il Corriere della Sera, Il Giornale, La Stampa, Il Resto del Carlino etc. sulle loro pagine pubblicitarie. Poi abbiamo cominciato a collaborare con il campionato nazionale di serie A di calcio. Siamo uno degli sponsor principali dello stadio di Verona: da tre anni facciamo la nostra pubblicità in televisione. Siamo l’unico birrificio artigianale a pubblicizzare una birra artigianale in televisione, siamo su Rai 1 in prima serata alle 20.30 prima della trasmissione “I soliti Ignoti”. La televisione è un investimento a lunga durata: i risultati non si vedono subito, ma nell’arco di molto tempo. Attualmente, posso dire che la comunicazione ha portato tantissimi benefici al nostro birrificio. La pubblicità televisiva per noi oggi è il nostro biglietto da visita, ma non dimentichiamo in tutto questo il fattore qualità.  

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Quali sono gli aspetti positivi e quelli più problematici del vostro progetto? 

Gli aspetti più problematici sono quelli che hanno tutte le aziende italiane: purtroppo lo stato non ci aiuta e non parlo solo di tassazione ma di tutti gli impedimenti con cui ci confrontiamo e lo dico apertamente: i danni sono tanti. È ora che lo stato cambi la politica verso l’imprenditoria: l’impresa deve essere libera. L’impresa è quella che crea benessere in termini di posti di lavoro in una nazione. La nostra è la nazione più bella del mondo: è inammissibile che il nostro stato ci crei degli impedimenti nello sviluppo e nella creazione di posti di lavoro.

Per quanto riguarda gli aspetti positivi: lavorare con il marchio “Made in Italy” è molto importante. Oggi questo marchio ha una valenza importantissima nel mondo e noi come italiani dobbiamo esserne orgogliosi. Per quanto riguarda il mondo della birra, esso è dinamico, giovanile: la cultura della birra sta crescendo in modo esponenziale. In questo senso la nostra azienda sta lavorando ad un progetto molto importante perché tra pochi mesi apriremo una sala sensoriale nel nostro birrificio. Tra poco vi daremo tutti i dettagli e vi invitiamo a trovarci.            

 

 

Per maggior informazioni sulla birra Collesi: www.collesi.com

 

 

 

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Lina Zadorojneac
Info autore

Lina Zadorojneac

Nata in Moldavia, mi sono trasferita definitivamente in Italia per amore nel 2008. Nel 2010 e 2012 sono arrivati i miei due figli, le gioie della mia vita: in questi anni ho progressivamente scoperto questo paese, di cui mi sono perdutamente infatuata. Da subito il cibo italiano mi ha conquistato con le sue svariate sfaccettature, ho scoperto e continuo a scoprire ricette e sapori prima totalmente sconosciuti. Questo mi ha portato a cambiare anche il modo di pensare: il cibo non è solo una necessità, ma un piacere da condividere con la mia famiglia e gli amici. Laureata in giurisprudenza, diritto internazionale e amministrazione pubblica, un master in scienze politiche, oggi mi sono di nuovo messa in gioco e sono al secondo e ultimo anno del corso ITS Gastronomo a Torino, corso ricco di materie interessanti e con numerosi incontri con aziende produttrici del territorio e professionisti del settore. Il corso ha come obiettivo la formazione di una nuova figura sul mercato di oggi: il tecnico superiore per il controllo, la valorizzazione e il marketing delle produzioni agrarie e agro-alimentari. Così ho iniziato a scrivere per il Giornale della Birra, occasione stimolante per far crescere la mia professionalità.