Numero 43/2017

26 Ottobre 2017

Birre di tutti i giorni – Viaggio tra gli scaffali del supermercato: La Brasserie D’Achouffe

Birre di tutti i giorni – Viaggio tra gli scaffali del supermercato: La Brasserie D’Achouffe

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Con il continuo espandersi della cultura birraria nel nostro Paese, anche la grande distribuzione ha cominciato ad adeguarsi, tanto che ormai intere corsie nei supermercati e nei discount sono dedicate esclusivamente alle birre.

Gran parte degli scaffali è tutt’ora occupata dalle economiche birre industriali, solitamente vendute nelle classiche confezioni da tre; spesso, in seguito a promozioni speciali e limitate, si possono trovare prodotti di birrifici artigianali più o meno noti.

Ci sono poi altre birre, che abbiamo sempre trovato accanto ai grandi colossi industriali, ma di cui non sappiamo quasi nulla, non essendo pubblicizzate come le “colleghe” più famose: di prezzo medio-basso, prodotte generalmente su scala industriale utilizzando materie prime di qualità superiore, le conosciamo tutti di nome, le abbiamo bevute, ma poco o nulla sappiamo riguardo la loro origine.

Inauguriamo quindi una serie di appuntamenti alla scoperta dei birrifici che producono queste “birre di tutti i giorni”.

La prima tappa ci porta a conoscere uno dei nomi più noti nel panorama della grande distribuzione: La Brasserie D’Achouffe, produttrice della famosissima Chouffe, la birra dello gnomo.

 

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La Brasserie D’Achouffe nacque sul finire degli anni ‘70 nelle Ardenne, in Belgio, da un’idea di due cognati, Pierre Gobron e Chris Bauweraerts, che cominciarono a sperimentare ricette varie per creare la loro birra.

Con un budget inferiore agli odierni 5 mila euro, e il tempo dedicato a ciò che consideravano un hobby, i due soci arrivarono nel 1982 a produrre ufficialmente il primo fusto di birra Chouffe da 49 litri.

Visto il grande successo ottenuto dalla loro creatura, piano piano Pierre e Chris decisero di impegnarsi full time in ambito birrario, lasciando ognuno il proprio lavoro, e presto cominciarono ad esplorare altri mercati oltre a quello belga: la prima esportazione de La Chouffe avvenne in Olanda, e ad oggi gli gnomi della birra hanno conquistato 40 diversi Paesi in giro per il mondo.

Nel 2006, per far fronte all’enorme produzione richiesta, i due fondatori decisero di entrare nel circuito del colosso Duvel-Moortgat. Il capitale economico garantito da questa unione ha reso possibile l’ampliamento del birrificio stesso, e la creazione di un vero e proprio villaggio tematico intorno ad esso, che include una sala per le degustazioni, uno shop, un ristorante e un pub.

 

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Il marchio inconfondibile del birrificio è lo gnomo col sedere per aria: ispirandosi ad antiche leggende delle Ardenne, infatti, i fondatori della Brasserie D’Achouffe narrano che le ricette delle birre sono state loro regalate dagli gnomi della Terra delle Fate che, dopo averle custodite gelosamente nei secoli, hanno alla fine deciso di condividerle con gli umani in segno di amicizia.

 

Nei supermercati generalmente troviamo le due birre più famose della Brasserie: la classica Chouffe, bionda, dai sentori di luppolo, coriandolo e fruttati; e la McChouffe, rossa, con aromi caramellati e di liquirizia, entrambe piuttosto dolciastre e alcoliche (alc. 8% vol.), in tipico stile belga.

Nell’ultimo paio d’anni, sugli scaffali dei supermercati si è aggiunto in pianta pressoché stabile un terzo prodotto della famiglia: la Chouffe Houblon, ancora più alcolica (9%), e decisamente amara, in quanto creata in stile Ipa, utlizzando tre tipi diversi di luppolo.

Per brevi periodi, in base alla stagionalità, gli scaffali della grande distribuzione ospitano altre due varietà della birra dello gnomo: in inverno, per il periodo di Natale, arriva la Chouffe N’Ice, (10%vol. Alc), una birra scura, speziata e forte, ideale da gustare nelle fredde serate davanti al camino, e la Chouffe Soleil, la birra più leggera prodotta dal birrificio, con il suo volume alcolico del 6% e i suoi sentori citrici e di pepe che la rendono perfetta per la stagione estiva.

Oltre a queste cinque birre, presenti sul nostro mercato, la Brasserie D’Achouffe ne produce altre due, di cui al momento non c’è traccia qui in Italia.

La prima è destinata esclusivamente al pubblico olandese: si chiama Bok 6666, è una birra stagionale autunnale in stile Bock dal volume alcolico di 6,66% (il numero non ha nulla di satanico, richiama soltanto l’indirizzo dove ha sede il birrificio), dal colore rosso scuro, e in equilibrio tra l’amaro del luppolo e gli aromi freschi e fruttati dei malti.

La seconda birra non presente sul mercato italiano è la Cherry Chouffe, l’ultima nata della famiglia, prodotta aggiungendo ciliegie alla McChouffe: il risultato è una birra dal colore rosso acceso, dal grado alcolico importante (8%), dolce e leggermente acidula grazie alla presenza fisica dei frutti immersi nella birra. Vista la sua recente creazione, chissà se con il tempo giungerà anche sui nostri scaffali.

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Nei supermercati è spesso facile trovare anche la bottiglia di La Chouffe da 1,5 litri. Si tratta di un’edizione limitata: dal 2005, infatti, è iniziata la produzione una serie di etichette da collezione create da vari disegnatori, ed ogni anno ne esce una diversa, dedicata espressamente agli appassionati collezionisti.

Un’altra edizione limitata è quella denominata Chateau D’Ychouffe: in birrificio vengono uniti birra Chouffe e mosto d’uva proveniente dalla Francia. Anche qui, le varietà d’uva scelte per creare il prodotto variano di anno in anno, e ne vengono imbottigliati soltanto 25 mila esemplari da vendere in tutto il mondo.

E’ facile poi trovare La Chouffe anche nel reparto liquori dei nostri negozi: il Chouffe Coffee viene prodotto distillando la Chouffe classica e creando “brandy di birra”, a cui viene aggiunto alcol etilico, estratto naturale di caffè e una buona dose di McChouffe. Ne risulta un liquore leggero (25% vol. alc) da gustare preferibilmente caldo.

Esiste poi un distillato simile alla nostra grappa, prodotto sempre in edizione limitata (e,almeno per adesso, non reperibile in Italia), che si chiama Esprit d’Achouffe (40% vol. alc.), distillato da birra invecchiata di 5 anni e da tenere preferibilmente nel freezer.

 

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A testimonianza del grande ed ottimo lavoro compiuto dai cognati Pierre Gobron and Chris Bauweraerts nel corso degli anni, c’è una lunga lista di premi e riconoscimenti ottenuti in tutto il mondo, i più recenti dei quali al World Beer Awards del 2016, con 4 medaglie (1 d’oro, 2 d’argento e 1 bronzo) ottenute in altrettante categorie.

 

E’ evidente che questi gnometti sanno davvero il fatto loro, riguardo alla birra!

 

Vi aspetto al prossimo appuntamento con le “Birre di tutti i giorni”. E se siete curiosi in merito ad una particolare birra che trovate tra gli scaffali del vostro supermercato di fiducia, scrivetecelo! Faremo il possibile per soddisfare le vostre richieste!

 

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Alessia Baruffaldi
Info autore

Alessia Baruffaldi

“Ero una quasi astemia qualsiasi, fino a quando, alla “tenera” età di 23 anni, ho fatto conoscenza con una giraffa di Augustiner Oktoberfest…”

Nasce così la mia passione per la birra, più o meno 7 anni fa. E da allora non si è più fermata.
Solitamente, le donne si emozionano e si entusiasmano di fronte ad un negozio di vestiti, di scarpe, di profumi… Io mi entusiasmo davanti ad una libreria, a qualsiasi cosa che raffiguri dei gufi o la Scozia… e davanti ad uno scaffale pieno di bottiglie di birra!
E’ più forte di me, appena entro in un supermercato, vado subito in direzione del reparto birre, che solitamente viene sempre diviso dal reparto “vini&liquori”, e proclamo il mio insindacabile giudizio: in questo supermercato vale la pena che io ritorni?
Comincio a passare in rassegna ogni cambio di colore delle etichette, ed esploro, esploro, esploro.
A volte con piacevolissime sorprese e scoperte di nicchia, e quando poi esco dalla cassa con 4-5 bottiglie mi sento soddisfatta e felice come una bimba che ha svaligiato un reparto di caramelle, o una fashion-addicted che ha trovato un paio di Louboutin al 90% di sconto.
Stessa sorte tocca ai locali che frequento: come decido se vale la pena ritornarci? Semplice! Do un’occhiata al listino delle birre che propongono alla spina o in bottiglia e, se possibile, faccio una perquisizione visiva diretta del frigo. Se tengono solo birre da supermercato, prendo un’acqua frizzante, e mentalmente pongo un bollino sulla porta dello sventurato pub con scritto “MAI PIU’”.
E’ decisamente snob come cosa, lo so, ma è più forte di me.
Ormai tra i miei amici sono considerata LA “birramaniaca” (anche se c’è chi beve molto più di me!). Vedono la passione che ci metto nel provare gusti nuovi, nell’informarmi sui vari birrifici, nel collezionare le bottiglie delle birre che ho assaggiato (al momento sono circa a 280, ma sarebbero molte di più se ogni volta che vado in un pub poi avessi il coraggio di chiedere di portarmi via il vuoto a perdere, ma non è molto carino girare fuori da un pub con una bottiglia di birra vuota in mano senza sembrare un’ubriacona!), leggo, sperimento, cerco di partecipare al maggior numero di fiere birrarie che la distanza (e ahimè,il mio portafogli) mi permettono…

Insomma, coltivo più che posso questa mia passione, forse un po’ insolita per una ragazza, ma che ci posso fare se mi trovo più a mio agio tra gli scaffali di un beer shop, piuttosto che in un negozio di vestiti?
Per questo ho aperto da qualche mese un mio blog sul fantastico mondo della birra artigianale (avventurebirrofile.altervista.org), supportato dalla pagina Facebook de Le avventure birrofile della Ale.