Numero 14/2024

6 Aprile 2024

Tooheys Brewery

Tooheys Brewery

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Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Sydney/Australia
Figli di Matthew e Honora Toohey, arrivati dall’Irlanda nel 1841, John Thomas e James Matthew gestirono a Melbourne i pub Limerick Arms e Great Britain.
Nel 1860 si trasferirono a Sydney. Nel 1869, ottenuta la licenza, John Thomas cominciò a produrre la Thooheys Black Old Ale in una vecchia fabbrica nella zona dell’attuale Darling Harbour. Ma la vera attività birraria ebbe inizio nel 1972, quando i fratelli Toohey comprarono la vicina Darling Brewery e fondarono quello che divenne subito noto come il birrificio “cattolico” della città, la Tooheys Darling Brewey.
Il successo non tarò ad arrivare, e nel 1875 i Toohey si spostarono nel centro di Surry Hills, creando la Standard Brewery.
A partire dal 1880 la Tooheys si ritrovò a dover subire la concorrenza schiacciante del birrificio “anglicano” Tooth’s, pure di Sydney, avvantaggiato dal fatto che era legato a una vasta rete di alberghi. Poi, dalla metà degli anni ’50 del secolo successivo, coi cambiamenti legislativi sull’industria dei liquori, cominciarono a spuntare come funghi circoli e spacci di questa bevanda, e la Tooheys prese a fornire loro la birra.
Intanto, nel 1931 aveva avuto inizio la produzione delle birre chiare di bassa fermentazione e, per distinguerle dalle vecchie ale scure, l’azienda le aveva chiamate Tooheys New.
Nel 1978 la Tooheys si trasferì nel moderno stabilimento di Lidcombe, sempre in città.
Nel 1980 si unì alla Castlemaine Perkins costituendo la Castlemaine Tooheys che, nel 1985, fu rilevata da Bond Corporation. Due anni dopo, con l’acquisto della statunitense Heileman, nacque il Bond Brewing Group of Companies. Ma nel 1992 l’intero gruppo australiano si ritrovò sotto il controllo della Lion Nathan Australia, passata, nel 2009, alla giapponese Kirin Company.
Oggi la Tooheys, con una produzione annua di oltre 3 milioni di ettolitri, offre un vastissimo assortimento di birre rivolto al consumo di massa.

Chiaramente la gamma è dominata dalle lager. La Tooheys però ha mantenuto la tradizione di una ale autentica, la Tooheys Old, affermando di utilizzare per essa un ceppo di lieviti del 1900.
Tooheys Old, brown ale di colore marrone molto scuro, quasi nero (g.a. 4,4%). La birra più famosa della casa. Si dice che sia stata prodotta per la prima volta nel 1869 a Newcastle, a nord di Sydney. Nota come Tooheys Hunter Old Ale, era molto popolare tra i minatori e più complessa della sua antagonista locale della Tooth’s. Solo dal 1970 offerta in bottiglia, è rimasta fedele alla tradizione, col colore dovuto all’utilizzo del malto nero. Quanto allo stile invece, c’è una certa divergenza di opinione tra i consumatori, che la reputano una old ale inglese, e la fabbrica, per la quale sia il nome che la tecnica di fabbricazione le creano molte somiglianze con la altbier tedesca. La carbonazione è moderata; la schiuma, marrone chiaro, modesta, compatta, cremosa, sufficientemente stabile. L’aroma si sparge tenue, fruttato, di malto, con un tocco di caramello e delicatamente speziato. Il corpo, abbastanza magro, ha una consistenza leggermente cremosa. Il gusto, morbidamente impresso dal malto tostato (senza la sopraffazione riscontrabile in tante birre scure australiane), si snoda tra note di caffè, cioccolato, esteri fruttati, crema, nocciole, per sfociare in un piacevolissimo crescendo amaro. La secchezza, quasi astringente del finale, introduce un discreto retrolfatto di sherry Oloroso dalle sensazioni di caffè, cacao, frutta candita e a guscio.
Tooheys Red Bitter, lager di colore ambrato chiaro (g.a. 4%); talvolta chiamata Tooheys Red. È la birra più economica della casa. Con una media effervescenza, la schiuma biancastra fuoriesce sottile, densa, pannosa, ma non così tenace e aderente. L’aroma si apre con scarsa intensità, a base di malto dolce e granuloso, erbe, fiori, e qualche sfumatura funky. Il corpo leggero ha una consistenza decisamente acquosa. Una certa amabilità impronta anche l’attacco gustativo; ma pian piano dal sottofondo emergono delicate note di luppolo amaro che si limitano però al ruolo di equilibratrici. Un finale brusco riporta qualche sensazione di malto. Il retrolfatto, nella sua breve se non proprio sfuggente persistenza, si rivela di un secco e pulito amarognolo.
Tooheys Blue Bitter, light lager di colore rame scuro (g.a. 2,3%); realizzata con malto in cristalli. Venne proposta dal 1991 come dissetante per gli sportivi. Con un’elevata effervescenza, la schiuma, di un bianco sporco, erompe abbondante, cremosa, ma non dura più di tanto, anche se lascia i segni di una buona allacciatura al bicchiere. L’aroma si esprime tenue e nella massima semplicità: caramello, malto e zucchero di canna, in primo piano e in secondo, agrumi, erbe, verdure cotte, timido luppolo. Il corpo leggero ha una spiccata consistenza acquosa. La maggior parte del percorso gustativo avviene all’insegna di un maltato pulito e delicato; solo in prossimità del traguardo emerge un peraltro piacevole amarognolo che, nel brusco finale, eroga una punta acidula. Impressioni di lievito con reminiscenze fruttate animano la sfuggente persistenza del retrolfatto.
Tooheys Gold Bitter, lught lager di colore dorato pallido (g.a. 3%); lanciata nel 1993. La carbonazione si mantiene nella media; la spuma bianca, soffice, pannosa, accusa scarse dimensioni e rapida dissoluzione. L’aroma, pulito e semplice, si estrinseca con tenui sentori di malto, fieno, lievito, paglia, cartone bagnato, nonché qualche sfumatura metallica di fondo. Il corpo, decisamente sottile, ha una scorrevolissima consistenza acquosa. Il gusto accenna alla dolcezza e all’amarore, insieme; ma non rivela alcuna vera presenza di malto o di luppolo. Ugualmente anonimo appare il corto finale. Addirittura sfuggente, il retrolfatto ricorda un secco biscotto digestivo.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.