Numero 14/2018

5 Aprile 2018

La Puglia in una pinta: una chiacchierata con il Birrificio I Peuceti!

La Puglia in una pinta: una chiacchierata con il Birrificio I Peuceti!

Condividi, stampa o traduci: X

 

Amare con grande passione il proprio territorio. E amare con grande passione la buona birra. Sono questi i due ingredienti fondamentali che costituiscono il Birrificio I Peuceti.
Tra i protagonisti dell’ultimo Beer Attraction, questo birrificio attira immediatamente l’occhio con le sue etichette colorate ed accattivanti, e conquista il palato con sapori pieni autentici. Ho voluto scoprirne un po’ di più, e dare modo anche a voi, lettori del Giornale della Birra, di conoscere una valida realtà birraria nostrana: ecco qui una bella chiacchierata con Giuseppe Sannicandro, uno dei soci fondatori del birrificio.
Preparate le valigie, si parte per la Puglia!

 

.

.

 

 

Chi è l’anima del Birrificio I Peuceti? Com’è nata la passione per la birra? E quando avete cominciato a pensare di poter trasformare questa passione in un lavoro?
L’anima principale del birrificio è la nostra cultura, Pugliese e Italiana, del mangiare e bere bene, che si realizza nelle nostre produzioni; dunque non è il birraio, ma il prodotto, al centro di tutto, insieme alle emozioni che può trasmettere.
La nostra missione è quella di diffondere la cultura del bere buona birra attraverso l’immancabile abbinamento con il cibo. Per questo sviluppiamo le nostre ricette con una attenzione particolare al bilanciamento dei sapori, ma senza rinunciare al carattere. Cerchiamo l’equilibrio anche nell’esagerazione perché l’esperienza di bevuta non dovrebbe essere fine a se stessa e dovrebbe essere accompagnata da percezioni multisensoriali, non solo gustative, senza comunque tralasciare l’aspetto visivo, facendo quindi attenzione al packaging e alla presentazione del prodotto sulla tavola.
Non mancano la sperimentazione continua e le birre dalle caratteristiche più “estreme”, pensate per gli appassionati e per i pub indipendenti.
Detto questo, la nostra storia nel mondo della produzione birraria comincia più o meno 13 anni fa, e il primo approccio è avvenuto con i classici kit per farsi la birra in casa.
Nel 2006, dopo le prime prove più o meno incoraggianti, io e l’altro socio fondatore, Giuseppe Pasculli, decidiamo di frequentare la seconda edizione di un corso interessante, “IMPRENDITORI DI BIRRA ARTIGIANALE”, presso l’I.T.I.S. “A. Minuziano” di San Severo (FG). Lì abbiamo il piacere di ascoltare, confrontarci e fare alcune cotte con Teo Musso, Leonardo Di Vincenzo, Luigi Serpe, Paolo Mazzola, Stefano Buiatti, che hanno poi hanno fatto maturare in noi, nel tempo, quel fermento e quell’entusiasmo tali da sfociare nell’acquisto del primo impianto da 60 litri circa, utilizzato ancora come semplice hobby, a quei tempi.
Importiamo così dagli USA lo stesso impianto di 13 galloni circa da cui è partito Sam Calagione, composto da 3 tini: visto col senno di poi, devo dire che come semplice hobby è stato un po’ costoso da mantenere!
E’ nel 2012 che Pippo accende la miccia: “Quello che facciamo non può restare nel nostro laboratorio segreto… c’è tanta approvazione, ma non possiamo berla tutta noi, che ne dici di fare una pensata a quel Progetto?”
Da lì, è andato tutto in discesa (o salita, dipende dai punti di vista!) e ad agosto del 2012 fondiamo “I Peuceti”. Grazie al prezioso supporto di altri soci, a luglio del 2013 realizziamo la prima cotta. E’ stata dura, ma dopo un anno di duro lavoro, abbiamo messo su il Birrificio I Peuceti! Il primo birrificio artigianale di Bitonto!

 

.

.

 

 

Da dove deriva il nome del birrificio? E il vostro logo?
I Peuceti erano una antica popolazione italica, di origine illirica, stanziata in età preromana nella parte centrale della Puglia. Insieme ai Dauni e ai Messapi, essi costituivano uno dei tre gruppi etnico-culturali in cui erano suddivisi gli Iapigi. Occupavano la parte centrale del territorio apulo a Sud dell’Ofanto, corrispondente grosso modo all’attuale provincia di Bari.
I Peuceti, che dall’etimologia della parola dovano essere gli abitanti della “terra dei pini”, erano l’antitesi degli Enotri, ovvero gli abitanti delle “terre del vino” (attuali Campania, Calabria e Basilicata).
Non abbiamo nulla contro il vino (anzi), ma la nostra è stata una specifica volontà di collegarci al nostro territorio, quantomeno dal punto di vista culturale: dato che non abbiamo in Italia una tradizione e cultura della birra ben radicata come in altri Paesi, la chiave di volta delle nostre birre è l’interpretazione degli stili classici secondo la nostra cultura e il nostro gusto.
Il nostro logo rappresenta la pluralità (de I Peuceti), attraverso due teste di una moneta peuceta: entrambe guardano verso la stessa direzione, così come la nostra filosofia aziendale e produttiva: le teste studiano, pensano, si incontrano e da un confronto costruttivo si crea sempre qualcosa di nuovo e originale, quindi si riparte con lo studio…

 

.

.

 

Ogni birra sembra voglia raccontare una tappa di un viaggio alla scoperta di Bari e della Puglia: quanto è importante il territorio nella vostra produzione birraria? Avete anche connessioni con il turismo culturale della vostra terra, magari con proposte di “beer tour” itineranti?
Proporre un viaggio nella nostra amata Puglia è parte del nostro progetto: quindi uno dei nostri scopi principali è quello di offrire sensazioni a tutto tondo, non solo gustative, mentre si sorseggia una birra artigianale godendo di alcuni scorci della nostra terra, rappresentati dall’artista Francesco Ferrulli sulle nostre bottiglie.
Di pugliese, nelle nostre produzioni, c’è il modo di interpretare gli stili classici e internazionali delle produzioni birrarie.
Abbiamo inoltre provato in alcune birre a introdurre ingredienti tipici della nostra terra, riscuotendo molto interesse: ad esempio nella Murgiana usiamo, tra le varie spezie, il timo della nostra Murgia (altopiano carsico dell’entroterra pugliese); oppure, per fare un altro esempio, abbiamo la Divina che viene prodotta ogni 2 anni con il mosto crudo di Minutolo (Divina, 2014, Divina 2016) e affinata in botti di rovere francese, con l’impiego di lieviti selvaggi; un altro esempio può essere dato dalla Gelsomina, in cui utilizziamo i rari gelsi rossi pugliesi con il contributo del legno, dei batteri e dei lieviti selvaggi.
Il progetto per un “beer tour” ci sembra molto interessante, ma non abbiamo ancora avuto modo di approfondire l’idea, anche se ad onor del vero abbiamo già messo in atto alcune convenzioni con dei B&B della nostra città, che sta riscoprendo forti vocazioni culturali e turistiche: anzi, approfittiamo di quest’occasione per invitarvi caldamente a visitare Bitonto, bella terra e buone birre!

 

.

.

 

Le vostre birre si dividono in due linee ben definite, una con stili più “classici”, l’altra con prodotti sperimentali, e questa differenza è ben sottolineata dal diverso stile delle etichette: chi le ha create? E come mai avete deciso di differenziarle in maniera così netta?
La linea principale “Bevi I Peuceti – Vivi la Puglia” racconta il viaggio in Puglia, partendo dalla Murgia verso il mare, tra cattedrali e roccaforti, grazie alle opere dell’artista pugliese Francesco Ferrulli. La linea sperimentale, invece, sceglie una strada diversa: qui l’ingrediente segreto è il TEMPO che le birre passano nelle botti, spesso in compagnia di batteri e lieviti selvaggi.
Oltre a queste due linee, abbiamo anche la “FreeHouseClub”, una linea “one(or more)-shot”, in cui proponiamo birre più estreme per i migliori pub indipendenti: qui non scendiamo a nessun compromesso in termini di carattere e spesso sperimentiamo nuovi ingredienti, convenzionali e non.

 

.

.

 

Quali sono i progetti per il futuro del birrificio?
Uno dei progetti principali quello di aprire una tap room; inoltre ci piacerebbe espandere il progetto FreeHouseClub, cercando la fidelizzazione dei nostri clienti attuali con una proposta pensata appositamente per i pub indipendenti.
D’altro canto stiamo valutando la possibilità di espandere la bottaia (ora abbiamo 6 botti all’attivo) e di aumentare la diffusione del prodotto a livello nazionale che include al possibilità di partecipare agli eventi e fiere più importanti del settore.

Ringrazio Giuseppe per la gentilezza e il tempo che mi ha concesso, e vi ricordo che potete trovare maggiori informazioni riguardanti il Birrificio I Peuceti sul loro sito www.ipeuceti.it.
Se poi avete in programma un viaggio in Puglia, sapete già dove potervi fermare per una buona birretta! Ve lo consiglia anche la nuova Guida alle Birre d’Italia 2019 di Slow Food, fresca di pubblicazione, che ha premiato la loro Golden Ale “Cattedrale” come “birra quotidiana” meritevole di particolare riconoscimento.

 

Condividi, stampa o traduci: X

Alessia Baruffaldi
Info autore

Alessia Baruffaldi

“Ero una quasi astemia qualsiasi, fino a quando, alla “tenera” età di 23 anni, ho fatto conoscenza con una giraffa di Augustiner Oktoberfest…”

Nasce così la mia passione per la birra, più o meno 7 anni fa. E da allora non si è più fermata.
Solitamente, le donne si emozionano e si entusiasmano di fronte ad un negozio di vestiti, di scarpe, di profumi… Io mi entusiasmo davanti ad una libreria, a qualsiasi cosa che raffiguri dei gufi o la Scozia… e davanti ad uno scaffale pieno di bottiglie di birra!
E’ più forte di me, appena entro in un supermercato, vado subito in direzione del reparto birre, che solitamente viene sempre diviso dal reparto “vini&liquori”, e proclamo il mio insindacabile giudizio: in questo supermercato vale la pena che io ritorni?
Comincio a passare in rassegna ogni cambio di colore delle etichette, ed esploro, esploro, esploro.
A volte con piacevolissime sorprese e scoperte di nicchia, e quando poi esco dalla cassa con 4-5 bottiglie mi sento soddisfatta e felice come una bimba che ha svaligiato un reparto di caramelle, o una fashion-addicted che ha trovato un paio di Louboutin al 90% di sconto.
Stessa sorte tocca ai locali che frequento: come decido se vale la pena ritornarci? Semplice! Do un’occhiata al listino delle birre che propongono alla spina o in bottiglia e, se possibile, faccio una perquisizione visiva diretta del frigo. Se tengono solo birre da supermercato, prendo un’acqua frizzante, e mentalmente pongo un bollino sulla porta dello sventurato pub con scritto “MAI PIU’”.
E’ decisamente snob come cosa, lo so, ma è più forte di me.
Ormai tra i miei amici sono considerata LA “birramaniaca” (anche se c’è chi beve molto più di me!). Vedono la passione che ci metto nel provare gusti nuovi, nell’informarmi sui vari birrifici, nel collezionare le bottiglie delle birre che ho assaggiato (al momento sono circa a 280, ma sarebbero molte di più se ogni volta che vado in un pub poi avessi il coraggio di chiedere di portarmi via il vuoto a perdere, ma non è molto carino girare fuori da un pub con una bottiglia di birra vuota in mano senza sembrare un’ubriacona!), leggo, sperimento, cerco di partecipare al maggior numero di fiere birrarie che la distanza (e ahimè,il mio portafogli) mi permettono…

Insomma, coltivo più che posso questa mia passione, forse un po’ insolita per una ragazza, ma che ci posso fare se mi trovo più a mio agio tra gli scaffali di un beer shop, piuttosto che in un negozio di vestiti?
Per questo ho aperto da qualche mese un mio blog sul fantastico mondo della birra artigianale (avventurebirrofile.altervista.org), supportato dalla pagina Facebook de Le avventure birrofile della Ale.