Numero 08/2019

19 Febbraio 2019

Brasseria della Palude: dove un tempo c’erano le acque, oggi c’è la birra!

Brasseria della Palude: dove un tempo c’erano le acque, oggi c’è la birra!

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Gerundo, un antico lago che andava da Brembate a Cremona, a cavallo dei letti dei fiumi Adda e Serio e formato dalle loro esondazioni, dal fondale basso e, soprattutto nella parte nord, paludoso… ed è proprio in quelle terre, un tempo sommerse dalle acque, che nasce la Brasseria della Palude.

 

Michele, cosa ti ha spinto ad aprire Brasseria della Palude ?

Principalmente la sete, ma una buona spinta motivazionale è arrivata anche dalla voglia di fare della mia passione il mio lavoro.

Scherzi a parte, quello che mi ha spinto a far nascere la Brasseria della Palude è stata la voglia di cambiare la mia condizione, facevo un lavoro che non mi dava più soddisfazioni e per raggiungere l’ufficio dovevo fare il pendolare, una situazione che mi stava logorando. Avevo già pensato altre volte di cambiare vita ma non mi erano mai capitate buone occasioni o non ero riuscito a creare le condizioni adatte.

Poi la svolta, a fine giugno 2017 ricevo una mail che mi invita alla presentazione del corso 2017/2018 professione Birraio Artigiano, tenuto da Lorenzo Bottoni all’ENAIP di Cremona, un incontro che mi cambierà la vita.

Decido che quella è la mia strada, non avendo la possibilità di prendere l’aspettativa decido di rischiare e di dare le dimissioni, frequento il corso, faccio un paio di stage ed eccomi qua.

 

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Sei una Beerfirm, per aprire cos’hai dovuto fare e avere?

Burocraticamente non è poi così complesso: partita iva, camera di commercio, inps e poco altro.

Ma rivolgersi ad un buon commercialista è la soluzione migliore, tra le varie sfaccettature legislative sa sicuramente destreggiarsi molto più agilmente di un comune cittadino, e di sfaccettature che causano intoppi e rallentamenti ce ne sono parecchie.

Indispensabili, secondo me, sono un magazzino dove stoccare la produzione, meglio con una cella frigorifera, ed un mezzo adeguato per trasportare birra ed attrezzature.

 

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Lo sforzo economico è stato sostanzioso oppure con un minimo sacrificio si riesce a fare questo primo passo ?

Ahimè iniziare non è per nulla economico, bisogna tenere presente che c’è da comprare TUTTO senza poter vendere nemmeno un bicchiere di birra se non dopo un paio di mesi almeno.

Lo sforzo economico c’è, ma con un po’ di impegno e facendo più eventi possibile si riesce a rientrare almeno in parte.

 

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Ovviamente le prime domande sono state fatte per consigliare chi volesse intraprendere lo stesso percorso. Adesso invece veniamo alle birre…cos’hai a catalogo? Descrivicele…

Per ora ho solo 5 birre, ma vorrei ampliare la produzione mantenendone alcune e facendone diventare altre stagionali.

La prima nata è stata la Ius Primae Noctis, una irish stout con i classici aromi di orzo torrefatto e caffè, un leggero retrogusto di liquirizia ed un corpo snello.

Elianto, saison molto fresca ed estiva, brassata senza l’aggiunta di spezie per lasciare il lievito libero di esprimersi aromaticamente.

Francisca, blond ale equilibrata, leggera e pensata per essere di facile beva. La sua ricetta è stata affinata in svariate grigliate.

Trigger, extra special bitter fatta con malti e luppoli inglesi, un buon equilibrio tra i due ed una gradazione ben nascosta dal corpo.

Ragnarök, norwegian farmhouse ale con bacche di ginepro, il ceppo del lievito di origine Norvegese le dona un gusto fruttato che si sposa con l’amaro delle bacche.

Quest’ultima è stata creata per un evento rievocativo/ricreativo dell’epoca vichinga, che si è tenuto a fine settembre e che le ha dato il nome.

 

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Per le cotte ti appoggi ad un solo birrificio oppure a più di uno?

Per ora mi sto appoggiando ai soli birrifici che possono tenermi la birra in cella, come dicevo prima poter avere un proprio magazzino è molto utile.

 

Progetti per questo 2019?

In ordine alfabetico? Tanti, forse troppi!

Sicuramente ampliare la gamma delle birre, magari aggiungendo anche un idromele, chissà…

Sto anche cercando la giusta location che mi permetta uno stoccaggio decente e la creazione di un punto vendita, ma il progetto reale sarebbe un laboratorio al quale annettere una tap room dove tenere in mescita le birre commerciabili e fare eventi di degustazione degli esperimenti.

Poi collaborazioni, un progetto su una piattaforma online, ampliare la mia formazione… dicevamo dello sforzo economico?

 

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Ma…chi è Michele?

Michele Monzani, classe 1977. Come homebrewer ho iniziato solo 6 anni fa con i classici kit in lattina i quali però hanno velocemente lasciato il posto al all grain, c’è molta più libertà di azione e di scelta così, per non parlare della soddisfazione di riuscire ad ottenere un aroma od un gusto che avevi solo pensato, oppure nello scoprirne di inaspettati da combinazioni involontarie.

Per me fare birra è un po’ come cucinare, ho una infinità di ingredienti ed ognuno di essi può essere usato in una infinità di modi, l’unico limite è davvero la fantasia…

In principio però è arrivato l’idromele, parecchi anni or sono…

 

Maggiori informazioni alla pagina Facebook ufficiale al seguente LINK!

 

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Luciano Galea
Info autore

Luciano Galea

Un Torinese vocato alla birra: sono un homebrewer che produce birre ad alta fermentazione. Nel mio piccolo sto facendo grandi passi avanti in questo mondo che mi piace sempre di più. Gestisco la mia pagina su Facebook chiamata Brasseria CIVICOquattro2 e con lo stesso nome ho creato un profilo Instagram. Collaboro con Giornale della Birra per condividere le mie esperienze e la mia passione, credendo fermamente che prima di scrivere di questa bevanda sia necessario studiare tanto, ascoltare le altrui esperienze e degustare con attenzione e moderazione!