Numero 15/2021

14 Aprile 2021

Eleni Pisano: “Il cibo è la più potente forma di comunicazione e dialogo”

Eleni Pisano: “Il cibo è la più potente forma di comunicazione e dialogo”

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Oggi abbiamo il grande piacere di parlare con una donna eccezionale, una donna di una sensibilità particolare e dallo spirito eclettico, che grazie al suo enorme bagaglio di conoscenze ed esperienze internazionali trasforma la sua innata passione per il cibo in lavoro: parliamo con Eleni Pisano.

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Ghost writer, foodstylist, insegnante di cucina, consulente per la gestione dei locali, beerchef, mamma: questi sono tutti i modi in cui Eleni esprime al meglio la sua creatività e empatia, che stanno alla base della sua filosofia di vita e lavoro. Per Eleni la birra è inevitabilmente legata al cibo ed è questo il suo modo per far valorizzare più possibile la birra artigianale e farla avvicinare ai consumatori meno esperti.

Da libera professionista Eleni ci incoraggia a credere nei cambiamenti e a non perdere mai la voglia di provarci.

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Eleni, raccontaci la tua storia: quali sono state le tappe nella tua vita che ti hanno fatto avvicinare al mondo agrifood e beverage?

Ho 43 anni, nasco a Padova in una famiglia un po’ padovana e un po’ greca. Dopo 1 anno di studi di scienze politiche a Padova, decido di trasferirmi all’Istituto Orientale di Napoli in cui conseguo la laurea in scienze internazionali e diplomatiche con una specializzazione di politiche dello sviluppo indirizzo indianistica. Ho la fortuna di lavorare da subito nell’ambito della cooperazione internazionale e decentrata. Lavoro per 15 anni in questo settore con progetti in ambito rurale e di filiera agroalimentare avendo la fortuna di conoscere paesi, culture ed approcci molto diversi. Mi occupo di comunicazione e stili di vita consapevoli. Dopo la nascita del secondo foglio decido, per diversi motivi, di fare di una mai antica ed innata passione un lavoro: il cibo. Da lì con il mio consueto spirito eclettico e molto curioso ho la fortuna d’incontrare persone del settore food e beverage in Italia e non solo che mi consentono di sperimentarmi e formarmi su molti aspetti del food.

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Faccio la ghost writer per chef stellati, la foodstylist per la Mondadori e comincio a scrivere di cibo, di stili di vita e di consapevolezza. Faccio l’insegnante di cucina per bambini e adulti, seguo un bellissimo progetto di educazione alimentare in Inghilterra con le scuole. Gestisco locali come consulente a partire dalla cucina e da tecniche di hospitality in cui l’empatia sia messa al centro del successo tra chi offre e chi riceve. Seguo nello specifico filiera agroalimentari in ambito agrifood e dieta mediterranea.

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La birra arriva nella mia vita nel lontano 2008 con un progetto su alcuni locali a Milano e mi avvicino ad un grande marchio con una buona visione innovativa, da lì non ho più lasciato il mondo della birra e mi sono avvicinata al mondo brassicolo artigianale. Il mio approccio è stato quello di studiare il mondo della birra, gli stili, i sistemi di produzione e affiancarli sempre al cibo di qualità.

Sono diventata una beerchef che mette la birra nel piatto cercando di valorizzarla al meglio non solo come sapori e consistenza ma unendola anche a prodotti di filiera agroalimentare sostenibile e d’eccellenza.

Devo dire che il tuo approccio non è usuale, si sente una sensibilità particolare verso il mondo del cibo e quello che gli gira intorno: puoi raccontarci di più?

Grazie. Il mio concetto parte dalla creatività e dai sensi. Siamo quello che mangiamo è un mantra per il mio lavoro e da qui parto nel creare piatti ed abbinamenti da qui parto per la selezione dei prodotti dove il termine eccellenza non significa costi elevati ma di qualità in cui chi produce cura le diverse fasi della filiera produttiva.

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Da sempre sono attenta allo stile di vita delle persone, sono attenta sostenitrice dei diritti dell’ambiente e delle persone che lo vivono e per me l’accesso ad un cibo sufficiente e di qualità è un diritto a cui tutte le donne e gli uomini della Terra dovrebbero avere la possibilità di accedere. Detesto le discriminazioni, le ingiustizie di un mondo in cui ci sono poche persone che sprecano cibo e non hanno interesse nella sua qualità e una grandissima parte di persone che soffrono di malnutrizione. Il cibo è la più potente forma di comunicazione e dialogo che io conosca e lo racconto nel mio approccio, nei miei piatti, quando faccio una consulenza, insegno, fotografo. Nella vita perché ho la fortuna di fare un lavoro che amo anche se non è facile essere una libera professionista, donna, con due figli in Italia e forse in questo mondo, ma sono una che crede nei cambiamenti e lavoro ogni girono per renderli possibili. Mai perdere la voglia di provarci.

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Quali sono i tuoi progetti più significativi, passati e presenti?

Senza voler sembrare scontata ma per me ogni progetto è significativo e mi arricchisce sempre nella mia continua formazione perché non si finisce mai davvero d’imparare e questo tipo di approccio mi consente di avvicinarmi a progetti nuovi e creativi.

I più significativi sono stati la costruzione di nuovi locali che univano alla birra il cibo e il mio approccio al cibo.

Gli incontri nei corsi di cucina amatoriali e per professionisti. Gli incontri alla mattina nei birrifici per assaggiare le nuove cotte e sperimentare nuove forme di comunicazione. Ho sempre introdotto la birra nel mio lavoro anche in contesti in cui era poco conosciuta o come solo bevanda “bionda, rossa o doppio malto” e devo dire che ha avuto buon successo d’interesse.  Ho portato la birra nel piatto in luoghi in cui si serviva solo in accompagnamento e si immaginava come bevanda per cibi di carne o pesce ed io l’ho usata anche in piatti vegani con lo stupore di chi li assaggiava. Ora ho cominciato a collaborare con la rivista Birra Nostra Magazine e siamo partito proprio dalla birra nel piatto. Ho altri progetti in cantiere ma spero di potertene parlare prossimamente.

Tu dici che come cheffa fai dialogare sempre la tradizione passata con il presente, e tra i tuoi ingredienti preferiti c’è anche la birra artigianale. Siamo molto curiosi di sapere il tuo legame con la nostra bevanda preferita.

Un legame naturale fatto di curiosità ed empatia che unisce perfettamente l’aspetto tradizionale, artigianale con concetti creativi ed innovativi. Amo valorizzare la territorialità e specificità dei luoghi in un’ottica di dialogo e contaminazioni positive.  La birra nasce da un “errore” come molte delle più interessanti scoperte in ambito culinario e dunque anche culturale, il cibo che mangiamo e come lo consumiamo parla molto dello stile di vita di un luogo e fa cultura, la sua storia è molto femminile e crea una bevanda intensa, ricca e piacevole con ingredienti semplici. Il resto è tutto un’alchimia e io credo molto nelle alchimie sostenute da conoscenza, formazione, sperimentazione e innovazione che rispetta la tradizione e i contesti.

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Perché secondo te oggi le donne (blogger, cuoche professioniste, giornaliste del food e beverage, etc.) scelgono la cucina come luogo e modalità di esprimersi?

Le donne da sempre, dalla notte dei tempi, in ogni luogo e in ogni dove, sono state in cucina, perché cucinare è un atto di amore di cura. Immagina che rapporto di fiducia si deve avere con chi ti offre del cibo? Sono state in cucina perché si credeva così di controllarle, di tenerle a bada, di far fare loro lavori utili ma non impegnativi (nulla di più sbagliato) se posso per timore delle potenzialità e capacità molteplici delle donne. Non sono del partito le donne sono meglio in quanto donne ma mentre gli uomini ci hanno sempre fatto un po’ la guerra noi non ne avevamo il tempo ed interesse di stare dietro a certe cose.

Poi nella storia si racconta degli uomini che hanno fatto le svolte nel campo della gastronomia, dei nuovi approcci e stili in cucina, le grandi scoperte ma non si racconta che queste grandi idee venivano molto spesso guardando ed osservando le donne che stavano in cucina, servivano ai tavoli, stavano al mercato, coltivavano. Dunque se oggi le donne si esprimono, emergono, svoltano la loro vita grazie alla cucina ne sono felice, temo a volte il fatto che alcune stiano dietro a soddisfare stereotipi di modelli di donne che cucinano e che hanno uno stile imposto più che libero e provocatorio (che ovviamente non significa provocate).  Il mio pensiero è di spronare le donne alla loro innata creatività, allo spirito libero e forte che hanno e non avere mai paura di dire ciò che si pensa e presentarsi come meglio ci fa stare.

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Se ti piace la birra, qual è la tua preferita e perché?

Mi piace moltissimo. Dire quale sia la mia preferita significherebbe che la mia ricerca è finita e come detto non voglio fermarmi a scoprire.

Diciamo che amo le birre forti e decise, non amo le birre dolci e detesto quando si associa la donna a birre dolci, leggere, frizzanti non credo ci siano associazioni possibili e seri in questo senso ma formule di mercato e i soliti noiosi stereotipi.

Uno dei primi amori sono state le IPA da subito mi hanno coinvolto con il loro sentore secco ed erbaceo.

Nasco però con le Porter e le Ale grazie a una lunghissima ed intensa conoscenza con Londra e la sua vita.

In questo momento della mia vita amo molto la freschezza delle APA e per rilassarmi apro un’ottima stout.

 

Maggior informazioni: www.elenipisano.com

 

 

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Lina Zadorojneac
Info autore

Lina Zadorojneac

Nata in Moldavia, mi sono trasferita definitivamente in Italia per amore nel 2008. Nel 2010 e 2012 sono arrivati i miei due figli, le gioie della mia vita: in questi anni ho progressivamente scoperto questo paese, di cui mi sono perdutamente infatuata. Da subito il cibo italiano mi ha conquistato con le sue svariate sfaccettature, ho scoperto e continuo a scoprire ricette e sapori prima totalmente sconosciuti. Questo mi ha portato a cambiare anche il modo di pensare: il cibo non è solo una necessità, ma un piacere da condividere con la mia famiglia e gli amici. Laureata in giurisprudenza, diritto internazionale e amministrazione pubblica, un master in scienze politiche, oggi mi sono di nuovo messa in gioco e sono al secondo e ultimo anno del corso ITS Gastronomo a Torino, corso ricco di materie interessanti e con numerosi incontri con aziende produttrici del territorio e professionisti del settore. Il corso ha come obiettivo la formazione di una nuova figura sul mercato di oggi: il tecnico superiore per il controllo, la valorizzazione e il marketing delle produzioni agrarie e agro-alimentari. Così ho iniziato a scrivere per il Giornale della Birra, occasione stimolante per far crescere la mia professionalità.