Numero 51/2016

22 Dicembre 2016

Birre di Natale: tradizione straniera, cresciuta in Italia!

Birre di Natale: tradizione straniera, cresciuta in Italia!

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Ormai molti tra i lettori di questo sito avranno fatto l’albero; e indubbiamente molti di loro avranno pensato, per accompagnare i festeggiamenti, non solo allo spumante ma anche alla birra. Anche in Italia ha infatti preso piede la tradizione delle birre di Natale: non solo molti birrifici artigianali le propongono, ma sono anche sorte numerose manifestazioni – la più “vasta” a livello territoriale è “Le bae de Nadae” organizzata dal Drunken Duck di Quinto Vicentino, che tra il 20 e il 24 dicembre coinvolge 33 locali e 18 birrifici in tutto in Centro-Nord e Roma – che le promuovono. Dietro a questa definizione, tuttavia, si celano una moltitudine di birre e di storie diverse.

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“Birra di Natale” è infatti un’etichetta che viene data alle birre prodotte per la stagione invernale e in particolare per le feste, al di là di quello che sia lo stile di riferimento: anche il BJCP, alla voce “Winter Seasonal Beer”, le definisce come “birre che sugeriscono il freddo e la stagione delle feste natalizie”, e che “possono includere spezie, zuccheri speciali, e altri prodotti che ricordano i dolci natalizi”. Insomma, le cugine brassicole del vin brulé o del noto eggnog, nelle loro più svariate declinazioni. A contraddistinguerle sono quindi genericamente il colore dall’ambrato al bruno, il tenore alcolico elevato, e la predominanza di toni tra il dolce e lo speziato, che il bravo birraio riesce a calibrare nel migliore dei modi.

 

Le più note sono indubbiamente quelle belghe: nomi come Bush de Noel, Stille Nacht, Père Noel, Avec Les Bons Voeux e Delirium Noel – ma la lista potrebbe continuare a lungo – sono noti ben oltre i patri confini. In Belgio sono conosciute con il nome di Kerstbier, e sono quelle che meglio incarnano la descrizione fatta sopra: ad una base generalmente di Belgian Strong Ale o di una Tripel vengono aggiunti cannella, cumino, coriandolo, zenzero, noce moscata, zucchero candito, miele ed altro ancora. Affondano le loro radici nelle birre prodotte per le feste ad uso familiare, e nel tempo sono diventate “portabandiera” della produzione di alcuni birrifici; e per la loro natura si prestano anche a diventare birre “d’annata”, e a vere e proprie degustazioni verticali per chi ha la pazienza di collezionarle di anno in anno. Per chi si trovasse da quelle parti segnaliamo il Kesrtbierfestival di Essen (non la città tedesca, ma la cittadina belga) il 17 e 18 dicembre prossimi.

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Anche il Regno Unito vanta una tradizione di “Winter Warmer”, nate, secondo l’Oxford Companion to Beer, dalle “Lambswool” – bevanda medievale caratterizzata dall’uso di mele arrostite, noce moscata, zenzero e miele – e dai “Wassail”, sorta di vin brulé. Oggi vengono create partendo da basi assai varie – barley wine, stout, scotch ale, ipa -: il Sunday Herald tempo fa ha pubblicato una lista di 25 birre per le feste che è utile per capire questa eterogeneità sia di stili che di speziature (in alcune addirittura assente) e gradazione alcolica (dai 4 ai 15 gradi). A fare la parte del leone in termini numerici è Brewdog con nomi come Santapaws, Hoppy Christmas e Christmas Paradox, ma tutta la Scozia in generale si difende assai bene.

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Diverso è il caso della Germania, dove il Reinheitsgebot ha notevolmente limitato la “creatività” in questo senso. A fare al caso del Natale e dell’inverno rimangono quindi le birre più forti e dolci della tradizione tedesca, le Bock e le Doppelbock. Curioso che le Doppelbock siano caratterizzate storicamente dal suffisso “-ator”, che viene ricondotto alla Paulaner Salvator: appunto “il Salvatore”, e per quanto non fosse all’origine stata pensata come birra per celebrarne la nascita, la coincidenza è quantomeno bizzarra. Al giorno d’oggi, non essendo i birrifici più vincolati all’editto di purezza, sono naturalmente liberi di sperimentare; ma la tradizione ha comunque il suo peso, per cui generalmente si tratta spesso semplicemente di birre più forti della media, o per le quali è stato pensato un packaging natalizio.

 

E l’Italia? Probabilmente anche il microbirrificio più vicino a casa vostra avrà pensato a qualcosa: se è una birra natalizia vera e propria sarà probabilmente ispirata alla tradizione belga, quella da noi più diffusa; ma sempre più stanno prendendo piede le confezioni regalo e i dolci natalizi preparati con una birra che si presta allo scopo, in collaborazione con una pasticceria. Anche qui insomma, tra tradizione e marketing, ci avviciniamo al 25 dicembre.

 

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Chiara Andreola
Info autore

Chiara Andreola

Veneta di nascita e friulana d’adozione, dopo la scuola di giornalismo a Milano ho lavorato a Roma – dove nel 2009 ho conseguito il titolo di giornalista professionista – e a Bruxelles al DG Comunicazione della Commissione Europea. Lì sono iniziati i miei primi timidi approcci con la birra, tra cui la storica Bush de Noel che ha finito per mettere il sigillo definitivo alla storia d’amore tra me e il mio futuro marito – e già da lì si era capito che una storia d’amore era nata anche tra me e la birra. Approdata a Udine per seguire appunto il marito, qui ho iniziato ad approfondire la mia passione per la birra artigianale grazie al rapporto in prima persona con i birrai – sia della regione che più al largo – e i corsi di degustazione tenuti dal prof. Buiatti all’Università di Udine; così dal 2013 il mio blog è interamente dedicato a questo tema con recensioni delle birre e resoconti delle miei visite a birrifici, partecipazioni ad eventi e degustazioni. Le mie collaborazioni con pubblicazioni di settore come Il Mondo della Birra e Nonsolobirra.net, con eventi come la Fiera della Birra Artigianale di Santa Lucia di Piave e il Cucinare di Pordenone, e la conduzione di degustazioni mi hanno portata a girare l’Italia, la Repubblica Ceca, il Belgio e la Svezia. Ora sono approdata anche al Giornale della Birra, un altro passo in questo mio continuare a coltivare la mia passione per il settore e la volontà di darvi il mio contributo tramite la mia professione.