Numero 35/2023

28 Agosto 2023

Il giro del mondo in… tante birre: Belgio – Parte 2 – Birre e Birrifici

Il giro del mondo in… tante birre: Belgio – Parte 2 – Birre e Birrifici

Condividi, stampa o traduci: X

 

Scrivere un solo articolo dedicato ai birrifici belgi sarebbe un’altra missione impossibile! Per questa seconda parte, ho dovuto compiere salti mortali per scegliere quelli da raccontare.

Ma come ogni acrobata che si rispetti, ho previsto una rete di protezione…e che rete!! Ho coinvolto nella scelta dei birrifici l’esperto assoluto di birre belghe…nientepopodimeno che: Lorenzo “Kuaska” Dabove.

I 6 BIRRIFICI DEL BELGIO CON QUALCOSA…IN PIU’!

Nonostante il Belgio sia la patria della più grande multinazionale birraria del mondo (AB Inbev ha sede a Lovanio, capoluogo della provincia del Brabante Fiammingo), è anche il paese dei birrifici più legati alla tradizione ma anche dei più strambi. Ecco alcuni esempi.

  1. Il birrificio belga più “spontaneo”: BRASSERIE CANTILLON

(foto etichetta gentilmente concessa da Mario Bughetti)

Rimasto l’unico produttore di Lambic tradizionale nella capitale, fu fondato nel 1900 da Perè Cantillon. All’inizio imbottigliava Lambic di altri produttori, poi dal 1937 cominciò una sua piccola produzione insieme ai 2 figli Marcel e Robert. Nel 1968 il testimone passò a Jean-Pierre Van Roy, marito della figlia di Marcel che caparbiamente continuò la produzione di birre a fermentazione spontanea (Lambic, Gueuze). Tale scelta di vita portò, nel 1978, alla creazione del “Musée Bruxellois de la Gueuze”, per difendere, promuovere e far conoscere queste birre tradizionali, minate dall’avvento di stili e gusti più modaioli. Dal 2001 Jean, il figlio di Jean-Pierre, diventa birraio ufficiale. Due gli appuntamenti da non perdere, a novembre e a marzo, per assistere alla cotta pubblica del Lambic tradizionale, un vero e proprio viaggio nel passato…ma senza Delorian! Alcuni esempi delle birre in gamma:

GUEUZE: birra ottenuta dall’assemblaggio di Lambic di età diverse, maturati in botti di rovere. Bevuta complessa con le sue note sapide, fruttate e legnose. Finale lungo e persistente. Birra da invecchiamento. Gradazione alcolica: 5,5%

DROGONE LAMBIC: Lambic di 2/3 anni assemblato sulla feccia delle vinacce di Aglianico proveniente dalle uve usate per il vino Drogone di Cantina Giardino (Ariano Arpino – AV). Le note di frutta rossa vengono affiancate da un tocco di acidità che ricorda il lampone, presenti anche sentori speziati ed acetici. Gradazione alcolica: 7%

ROSE’ DE GAMBRINUS: birra di colore rubino nata dall’assemblaggio di Lambic e lamponi. Note di frutta rossa e acidule in primo piano, accompagnate da sentori wild tipici delle fermentazioni spontanee. Gradazione alcolica: 5%

IRIS: birra ambrata a fermentazione spontanea, maturata in botte, dedicata al fiore simbolo di Bruxelles. Una novità per il birrificio perchè prodotta solo con malto Pale e con il 50% di luppoli freschi. Birra complessa dai sentori acidi, dalla luppolatura più decisa data dal cold hopping, con un tocco in più di malto caramellato. Gradazione alcolica: 5,5%

  1. Il birrificio più “steampunk” del Belgio: BRASSERIE À VAPEUR

(foto etichetta gentilmente concessa da Mario Bughetti)

Questo è l’unico birrificio al mondo che, ancora oggi, fa uso della tecnologia a vapore per far funzionare l’impianto di produzione. Un fermo-immagine del XIX secolo. Tutto iniziò nel 1984, quando Jean-Luis Dits e la prima moglie Sitelle comprarono lo storico birrificio Biset, situato nella cittadina di Pipaix, nella regione della Vallonia. Da allora, il vecchio motore a vapore da 12 CV aziona una cinghia che fa muovere tutti gli ingranaggi dei macchinari, i tini in ghisa sono ancora rivestiti di doghe in legno e le antiche caldaie rendono questo luogo magico. L’unica diavoleria moderna che si è concesso Jean-Luis è lo scambiatore di calore. Evento da non perdere, la cotta pubblica che avviene l’ultimo sabato del mese.

Chicca per gli amanti del fumetto come me. Dal 1992, le etichette delle birre sono opera del disegnatore belga Louis-Michel Carpentier cha ha lavorato sui lungometraggi di Asterix, Lucky Luke e Tintin e che dal 1990 al 2009 ha creato il fumetto perfetto, secondo me, “Du côté de chez Poje”, ambientato a Bruxelles, nel bistrot di Poje e sua moglie Micheline (clicca qui per saperne di più)

SAISON DE PIPAIX: una Saison tradizionale della Vallonia, prodotta secondo l’originale ricetta del 1785. Le note speziate (pepe, zenzero e anice stellato) e quelle agrumate (arancia) sono le protagoniste. Rustica, lievemente acidula e secca nel finale. Un must. Gradazione alcolica: 6%

VAPEUR COCHONNE: Belgian dark strong ale con aggiunta di cicoria tostata, scorza d’arancia dolce e coriandolo. Complessa e decisa dalle note fruttate e speziate in equilibrio con quelle più maltate di caramello. Gradazione alcolica: 9%

POTIRONNE: birra alla zucca che si rifà alle Pumpkin Ale, brassate nel periodo di Halloween. Le note speziate fanno da contraltare alle note dolci della zucca. Gradazione alcolica: 8%

  1. Il birrificio più “sacro” del Belgio: HEILIG HART BROUWERIJ

Microbirrificio fondato nel 2017 a Kwatrecht, vicino Gand (Fiandre Orientali), da Hans Dusselier e dal figlio Victor. Il nome significa “Birrificio del Sacro Cuore” perché ha sede nell’omonima chiesa sconsacrata, risalente ai primi anni del ‘900. Tra le navate e gli arredi ancora intatti si possono ammirare l’impianto da 10 Hl collocato nell’abside per lavorare a gravità e circa 15 anfore per l’affinamento di alcuni stili.

E per rimanere in tema religioso, la gamma delle birre è divisa in 3 famiglie: “In De Naam Van De Vader” (nel nome del Padre) che racchiude stili classici belgi come le Tripel; “In De Naam Van De Zoon” (nel nome del Figlio) che comprende birre sperimentali come quelle acide e “In De Naam Van De Heilige Geest” (nel nome dello Spirito Santo) con le birre a fermentazione spontanea. Ecco alcuni esempi:

TRIPEL: Tripel belga che rientra nella famiglia “nel nome del Padre”. Prodotta con aggiunta di frumento, cardamomo, scorze di arancia dolce e 6 varietà di luppolo. Note speziate e fruttate in primo piano, accompagnate da una luppolatora mai invasiva e una lieve acidità. Gradazione alcolica: 7,8%

CUSTODIA: birra acida della famiglia “nel nome del Figlio”, prodotta assemblando 2 birre: una affinata per 16 mesi in botti di vino e l’altra affinata per 3 mesi in anfora. Con aggiunta di yogurt greco, lievito madre fatto in casa e un tocco di luppolo Cascade. Gradazione alcolica: 4,5%

EPICLESE 2020: Grape Ale a fermentazione spontanea della famiglia “nel nome dello Spirito Santo”. Con aggiunta di mosto di Gewürtztraminer e Riesling x Sylvaner, lagerizzata per 14 mesi sia in anfora che in botte. Gradazione alcolica: 9,8%

  1. Il birrificio trappista belga più “schivo”: BRASSERIE DE ROCHEFORT

 

(foto etichetta gentilmente concessa da Mario Bughetti)

Il birrificio è parte integrante dell’abbazia di Notre-Dame de Saint-Rémy, vicino a Rochefort (Vallonia). Fondata da un gruppo di suore intorno al 1230, passò ai monaci cistercensi nel 1464 fino alla sua completa distruzione per opera dei rivoluzionari francesi nel 1794. Dopo quasi un secolo di abbandono, nel 1887 viene rifondata grazie ad un gruppo di monaci Trappisti dell’abbazia belga di Achel che ricominciarono anche a produrre birra. Seguendo la più stretta osservanza delle regole monastiche, il birrificio ancora oggi non è aperto al pubblico, a differenza delle altre realtà Trappiste che invece hanno un locale adibito al ricevimento dei visitatori e all’assaggio delle birre. Le birre in produzione sono indicate dal numero che corrisponde alla densità iniziale del mosto espressa in gradi belgi.

ROCHEFORT 6: birra di colore bruno-ramato, ad alta fermentazione, ispirata alle Dubbel. Chiamata anche “tappo rosso”. Birra “dolciona” dalle note caramellate, fruttate (frutta a pasta gialla e secca) e speziate, rinfrescata da un lieve erbaceo sul finale. Secondo Kuaska “la birra della sete”. Gradazione alcolica: 7,5%

ROCHEFORT 8: birra di colore bruno, ad alta fermentazione, sullo stile delle Belgian Dark Strong Ale. Chiamata anche “tappo verde”. Le note fruttate sono ancora più evidenti rispetto alla precedente, con una speziatura più calda che ricorda la vaniglia e note maltate di caramello e miele scuro. Kuaska la ricorda come “birra per il cibo”. Gradazione alcolica: 9,2%

ROCHEFORT 10: birra di colore bruno con riflessi rubino, ad alta fermentazione, ispirata alle Quadrupel. Chiamata anche “tappo blu”. La birra da meditazione per eccellenza. Complessa ed avvolgente con le sue note fruttate (ciliegie sotto spirito e prugne), frutta secca e candita, cioccolato fondente. Gradazione alcolica: 11,3%

  1. Il birrificio belga più “pazzo”: DE DOLLE BROUWERS

Fondato nel 1980 dai fratelli Kris e Jo Herteleer, a Esen (Fiandre occidentali). Dopo varie vicissitudini familiari, dal 2006 l’unico proprietario rimane Kris aiutato dalla moglie Els e dalla mamma Moes, fino alla sua scomparsa nel 2021. Il nome di questo birrificio è tutto un programma, significa “i birrai pazzi” ma anche l’origine non è da meno: chi dice sia nato da un piccolo club di ciclisti chiamato “De Dolle Dravers” (i corridori pazzi) di cui i fratelli Kris e Jo erano soci; chi dice, invece, che sia l’esclamazione del commercialista quando i fratelli gli presentarono l’idea di aprire un birrificio. E per finire pure la mascotte ha un che di particolare. Disegnata da Kris, così come quasi tutte le etichette (lui è l’artista di famiglia), rappresenta una cellula di lievito felice di aver prodotto birre così buone, tanto da meritare, sul collo di ogni bottiglia, un bel papillon. Ma quelli più stravaganti li indossa proprio Kris!

OERBIER: la prima birra prodotta nel 1980, la birra “primordiale”. Una Belgian Strong Ale di colore scuro dalla complessità intrigante. Note fruttate, speziate e maltate di toffee e caramello. Lieve acidità da Lactobacilli. Finale secco con un tocco amaricante. Gradazione alcolica: 9%

ARABIER: nome dal duplice significato, la birra del pappagallo Ara presente in etichetta oppure “arabo”…chissà?!? Una Belgian Strong Ale che Kuaska definì come “l’antesignana della birre luppolate belghe”. Prevede l’uso di luppoli in fiore Nugget e Whitbread Golding di Poperinge (la città belga del luppolo). Bevuta elegante, fruttata e speziata con un piacevole tocco agrumato. Gradazione alcolica: 8%

STILLE NACHT: la birra più fotografata durante le feste natalizie! Belgian Strong Ale avvolgente che riscalda le fredde serate invernali con le sue note speziate; fruttate di frutta a pasta gialla, frutta secca e candita; maltate di caramello e sul finale un lieve resinoso che alleggerisce. Gradazione alcolica: 12%

DULLE TEVE: nel dialetto delle Fiandre occidentali vuol dire “puttana pazza”, un gentile nomignolo che un amico di Kris ha dedicato alla propria moglie parecchio pedante ed impaziente! Tripel ambrata dai toni di frutta a pasta gialla, biscotto e caramello, lieve luppolatura. L’alcol c’è ma non si sente subito…birra molto pericolosa!! Gradazione alcolica: 10%

  1. Il birrificio più “brigante” del Belgio: BRASSERIE DE BLAUGIES

Birrificio a conduzione famigliare fondato nel 1987 da Pierre-Alex Carlier e sua moglie Marie-Noëlle Pourtois a Blaugies, nella regione vallona dell’Hainaut, poco distante dal confine francese. Le birre sono prodotte seguendo le ricette della nonna di Marie-Noëlle ma il legame con la famiglia non finisce qui! La birra iconica del birrificio “La Moneuse”, prende il nome dal bandito Antoine Joseph Moneuse, capo di una banda di “Chauffeurs du Nord” e antenato proprio di Marie-Noëlle. Queste bande di criminali del XVIII sec. terrorizzavano le regioni nord orientali della Francia e le confinanti regioni del Belgio. Avevano l’usanza di bruciare i piedi delle vittime per farsi dire il nascondiglio dei soldi. Tutte le birre in gamma si ispirano allo stile Saison di tradizione belga.

LA MONEUSE: birra chiara dove le note speziate, fruttate ed agrumate sono predominanti, ma bilanciate sapientemente dal malto. L’alcol c’è ma è ben nascosto. Gradazione alcolica: 8%

LA BIÈRE DARBYSTE: birra ambrata il cui nome deriva da quello dei discepoli del Pastore Darby da cui la nonna della fondatrice prese la ricetta. Saison con succo di fichi, dal carattere più “dolce” ma con il finale alleggerito da note più amare e secche. Gradazione alcolica: 5,8%

LA SAISON D’EPAUTRE: birra chiara con aggiunta di farro spelta. I classici sentori speziati e fruttati sono arricchiti da quelli floreali ed erbacei. Il finale lascia un piacevole amaro agrumato. Gradazione alcolica: 6%

LA VERMONTOISE: versione “d’oltreoceano” della precedente grazie all’aggiunta di luppolo americano che dona aromi più citrici. Prodotta in collaborazione con Shaun Hill, birraio e fondatore di Hill Farmstead Brewery nel Vermont. Gradazione alcolica: 6%

 

Una meta indimenticabile il Belgio. Quanta tradizione, che storia e tantissimi altri birrifici che sono rimasti nella tastiera del mio computer. Un motivo in più per fare le valigie e ritornare in questo paese sempre “in fermento” alla scoperta delle tante meraviglie birrarie. Ma in questo viaggio a zonzo per il Belgio anche la musica è stata protagonista. Quindi, per salutarvi, mi unisco a Stromae e alzo un calice per brindare alla francese: Santé!

 

Alla prossima pinta!

Siti internet e pagine social di riferimento:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.cantillon.be

www.vapeur.com

www.heilighartbrouwerij.be

www.abbaye-rochefort.be

www.oerbier.be

www.brasseriedeblaugies.com

 

Tutti i marchi qui esposti sono di proprietà dei rispettivi detentori dei copyright; marchi di terzi, nomi di prodotti, nomi commerciali, nomi corporativi e società citati possono essere marchi di proprietà dei rispettivi titolari o marchi registrati d’altre società e appartengono ai loro legittimi proprietari.

 

 

 

Condividi, stampa o traduci: X

Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!