Numero 20/2025
12 Maggio 2025
Il giro del mondo in… tante birre: Etiopia

Il Giro del Mondo in Tante Birre resta nel continente africano e ci porta, un’altra volta, nella penisola del Corno d’Africa per scoprire l’Etiopia. Con i suoi 133 milioni di abitanti è lo Stato senza sbocco sul mare più popolato della Terra. Il nome deriva dal greco “Aíthōps” che significa “faccia bruciata”, cioè pelle scura.
L’uomo ha calpestato questo territorio fin dalla preistoria. L’Etiopia, infatti, è la casa di Lucy, la nostra più antica progenitrice, un Australopiteco dalla veneranda età di 3,4 milioni di anni! Ed è la canzone “Lucy in the Sky with Diamonds” dei Beatles a battezzare la rivoluzionaria scoperta. Al momento del rinvenimento (1974), le sue note psichedeliche riempivano l’aria del sito archeologico di Hadar.
Il Paese condivide con la vicina Eritrea parte della propria storia. Tra il VIII e il V secolo a.C. si avvicendano i regni di D’mt e di Aksum. Quest’ultimo, di fede cristiana, governa fino all’avvento dell’islamismo alla fine del X sec. d.C.
Dopo essere stato guidato dal popolo Agau, nel 1270 sale al potere la dinastia salomonide che governa l’impero etiope fino al 1975. Da ricordare, il re Menelik II che nel 1889 fonda la capitale Addis Abeba e apporta numerose migliorie tra cui strade, elettricità ed istruzione.
Come l’Eritrea, anche l’Etiopia, sotto il governo Mussolini, diventa una colonia italiana dal 1936 al 1941. Ma il ritorno sul trono dell’imperatore Hailé Selassié segna la fine della nostra infelice avventura. Questa importante e discussa figura politica è anche il fulcro centrale del “Rastafarianesimo”, religione che riconosce in lui il Messia.
Nel 1975 il Derg (Governo militare provvisorio dell’Etiopia socialista) mette fine all’era Selassiè ma inizia una sanguinosa guerra civile che dura fino al 1988. Nel 1994 viene promulgata la nuova costituzione ed istituita la Repubblica Federale Democratica d’Etiopia.
LA STORIA DELLA BIRRA IN ETIOPIA
Ormai lo sapete, quando il Giro del Mondo in Tante Birre arriva in Africa, e oggi in Etiopia, la “storia del bere” inizia sempre con il racconto delle bevande fermentate tradizionali. La spina dorsale della cultura birraria del Paese. Ecco quelle più popolari:
- Tella: è la bevanda nazionale a base di foglie di gesho, orzo, mais, miglio, sorgo oppure teff (cereale locale senza glutine). Simile alla Siwa eritrea, è tendenzialmente acidula, dal colore grigiastro-marrone, con un tenore alcolico di 2-4% ABV
- Areki: distillato prodotto con foglie di gesho, cereali maltati e miglio indiano. Trasparente e potente (22-40% ABV), viene consumato in rituali e celebrazioni.
- Tej: una specie di idromele con aggiunta di foglie di gesho. Giallognolo, dal sapore dolce, si dice abbia effetti curativi.
- Cheka: bevanda fermentata preparata con sorgo o mais, foglie di cavolo, moringa e radici di taro (simile alla patata). È considerata un sostituivo dei pasti.
Il consumo di questi e altri prodotti (Korefe, Keribo, Booka, Shaita, Borde…), è molto più frequente nelle aree rurali piuttosto che in quelle urbane. Qui, infatti, birre o bibite industriali solleticano di più i palati cittadini.
Altra bevanda diffusissima è il caffè, per il quale esiste un vero e proprio cerimoniale come in Eritrea. I chicchi vengono tostati sui carboni ardenti, poi si macinano con mortaio e pestello di legno. Infine, il caffè macinato è fatto bollire in una brocca speciale chiamata “Jebena”.
E le birre in Etiopia?!? Le birre “moderne” sono apparse sul mercato intorno agli anni ’20 del Novecento grazie ad un imprenditore tedesco. Rovesci politici e multinazionali, poi, si sono spartite la torta a colpi di nazionalizzazioni ed acquisizioni. Nell’ultimi vent’anni, il comparto birrario è cresciuto notevolmente diventando un settore trainante per l’economia del Paese. Oltretutto, la moneta nazionale si chiama “Birr”, nomen omen!
4 BIRRIFICI DELL’ETIOPIA CON QUALCOSA…IN PIU’!
In Etiopia, le birre industriali sono le protagoniste del mercato. Prodotte localmente o importate, fanno parte della quotidianità e della socialità. Tante etichette ma un punto in comune: il basso contenuto di alcol.
– Il primo birrificio dell’Etiopia: ST. GEORGE BREWERY
Nel 1922 l’imprenditore tedesco Mussie Hal decide di produrre birre ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia. Durante l’occupazione italiana, il birrificio viene ammodernato, la produzione aumenta e compare la prima birra alla spina. In seguito la proprietà passa all’imperatore Selassiè fino al 1974. In questo periodo vengono prodotte anche una Stout e una Pilsner e il marchio diventa leader del mercato.
Durante il controllo del Derg, il birrificio cambia nome in “Addis Beer” ma la denominazione originale viene ripresa, nel 1998, dal nuovo proprietario “BGI Ethiopia”, costola africana del colosso francese “Groupe Castel”. BGI con l’apertura di nuovi birrifici e l’acquisizione di marchi come “St. George Brewery” diventa il secondo produttore di birra del Paese.
- GEORGE BEER: birra chiara a bassa fermentazione. Lager classica di stampo industriale, facile da bere e scorrevole. Dedicata a San Giorgio patrono dell’Etiopia. Gradazione alcolica: 4,5%
ZEBIDAR BEER: birra chiara a bassa fermentazione. Etichetta lanciata nel 2017, prende il nome dal massiccio montuoso omonimo. Lager meno luppolata della precedente. Gradazione alcolica: 5%
RAYA BEER: birra chiara a bassa fermentazione. Marchio presente dal 2012 e acquisito da BGI nel 2017. Lager prodotta con l’acqua di sorgente del monte Mychew. Gradazione alcolica: 5%
– Il birrificio etiope “più mistico”: HARAR BREWERY
Fondato nel 1984 da imprenditori cecoslovacchi, la sede si trova ad Harar, una delle città sante dell’Islam. Le sue 82 moschee e i suoi 100 luoghi sacri non frenano lo spirito di iniziativa e, infatti, il marchio diventa subito molto popolare.
La sua fama ingolosisce, persino, l’impero birrario di Heineken che si appropria del birrificio nel 2011. Lo stesso anno il colosso olandese acquisisce anche “Bedele Brewery”, aperto dal 1993 nella città omonima. Nel 2014, invece, vede la luce “Kilinto Brewery”, il gruppo Heineken diventa così il leader indiscusso del comparto birrario locale.
HARAR BEER: birra chiara a bassa fermentazione. L’etichetta rappresenta le antiche porte della città di Harar. Lager industriale dai toni maltati che bilanciano le note erbacee dei luppoli. Gradazione alcolica: 5%
– Il birrificio “più etiope” dell’Etiopia: HABESHA BREWERIES
Fondato nel 2009 nella città di Debre Birhan da un gruppo di investitori locali, ora è di proprietà olandese (Royal Swinkels). La scelta del nome è una forte attestazione del legame profondo con il Paese. “Habesha”, infatti, indica l’appartenenza alla cultura etiope, l’orgoglio delle proprie origini. E anche il logo, con il suo richiamo all’arte pittorica antica, rappresenta il forte attaccamento alle tradizioni.
HABESHA COLD GOLD: birra chiara a bassa fermentazione. Lager beverina con note maltate in primo piano. Gradazione alcolica: 5%
NEGUS MALT: bevanda analcolica a base di malto, aromatizzata al caffè.
– Il birrificio etiope “più coraggioso”: UNITED BEVERAGES
Nato nel 2018 dalla joint venture tra un gruppo industriale locale (Kangaroo Group) e uno originario di Mauritius (United African Beverages). Ha sede nella città di Modjo, vicino alla capitale. Il simbolo scelto dal birrificio è il leone, “anbessa” in lingua locale. Il re della savana sinonimo di coraggio, sentimento che dà sempre anima il popolo etiope. Ma non solo, il birrificio cuor di leone ha citato in tribunale, persino, il colosso Heineken! Se non è coraggio questo!
ANBESSA: birra chiara a bassa fermentazione. Lager che vira più sul “dolce”, più maltata che luppolata. Gradazione alcolica: 5%
In Etiopia, il mondo delle birre è sempre in movimento, forse più che altri Paesi. Fusioni e cessioni sono quasi all’ordine del giorno. Il potenziale mercato fa gola a tutti, player locali ed internazionali. Ma qualcuno avrà l’idea di produrre birre artigianali?!? Staremo a vedere.
Alla prossima pinta!
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Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:
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