Numero 15/2019

13 Aprile 2019

Un sorso di California: Anchor Brewing Company

Un sorso di California: Anchor Brewing Company

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Azienda di rilievo regionale, l’ultima rimasta in città, e il primo birrificio artigianale americano. La sua storia, lunga e tormentata, parte ufficialmente dal 1896.

Nel 1848 il pioniere svizzero Johan Suter (americanizzato in John Sutter) scoprì un filone di oro nella Sierra Nevada. Benché Sutter cercasse di mantenere segreta la notizia, essa si diffuse rapidamente in tutto il mondo: ebbe dunque inizio la “corsa all’oro californiana” o “febbre dell’oro californiana”.

L’anno successivo arrivò, con tutta la famiglia, a San Francisco anche il birraio tedesco Gottlieb Brekle che, nel 1871, comprò la più vecchia birreria cittadina, la Steam Beer.

Nel 1896 altri due birrai tedeschi, Ernst F. Baruth e il genero Otto Schinkel, rilevarono, a loro volta, la fabbrica, battezzandola Anchor Brewery, forse con allusione (anchor “ancora”) al porto di San Francisco.

 

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Il 1906 si rivelò un anno di disgrazie per la Anchor: a febbraio, morì improvvisamente Ernst F. Baruth; due mesi dopo, l’incendio che scoppiò in seguito al violento sisma distrusse la fabbrica. L’anno successivo, quando ormai stava per aprire il nuovo stabilimento in una zona diversa (a sud di Market Street), Otto Schinkel finì sotto un tram. L’impresa fu comunque salvata da due birrai sempre tedeschi, Joseph Kraus e August Meyer, insieme al proprietario di un negozio di alcolici, Henry Tietjen.

Nel 1920, con l’inizio del proibizionismo, mentre altri birrifici prendevano a fabbricare estratti di malto e analcolici (ma era anche il periodo del contrabbando), la Anchor optò per la sospensione dell’attività.

La ripresa del 1933 avvenne in una nuova sede (nuovo proprietario, Joe Kraus) devastata, a distanza di un anno, da un incendio. Ma l’azienda fu aperta ancora una volta, adesso in un vecchio edificio in mattoni, con un socio, Joe Allen.

Nel 1952 morì Joe Kraus. Alla fine degli anni Cinquanta il dilagare di birre leggere dei grandi gruppi mise in serie difficoltà anche la Anchor che, nel mese di luglio del 1959, fu costretta a chiudere. Nel 1960 infatti, delle 4 mila birrerie esistenti negli Stati Uniti, ne erano rimaste solo 70. Comunque, nello stesso anno, Lawrence Steese rilevò la Anchor Brewery, trasferendola sull’Ottava Strada e assunse Joe Allen come mastro birraio.

Qualche anno dopo, il consumo della Anchor Steam era proprio ridotto al lumicino. Lawrence Steese non poté fare altro che pianificare la cessazione dell’attività per la metà del 1965. Ma, evidentemente, nel “gran libro del destino” non era scritta la fine della Anchor nemmeno per questa volta, anzi.

Mancava poco alla chiusura della fabbrica, quando comparve il giovane Frederick Louis (“Fritz”) Maytag, un idealista con in tasca la “fresca” laurea conseguita alla Stanford University e alle spalle l’“impero” economico derivante dalla fondazione, a opera del bisnonno, Frederick Maytag, l’uomo d’affari di origini svizzere che nel 1893 aveva fondato la Maytag Lavatrice Company (The Maytag Washing Machine Company).

Bene! Come il solito, Fritz si gustava la sua amata birra alla Old Spaghetti Factory, un famoso ristorante eclettico frequentato dai bohémien e che serviva esclusivamente la Anchor Steam alla spina. Scambiando quattro chiacchiere col proprietario, Fred Kuh, dagli elogi per quella bevanda ormai irreperibile altrove, il giovane passò a esternare l’intenzione di recarsi prima o poi a visitare lo stabilimento della Anchor. Fu così che venne a sapere dell’imminente chiusura, e non perse tempo.

 

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La visita si rivelò fatale. A settembre Fritz Maytag possedeva il 51% del piccolo birrificio, e quattro anni dopo comprò anche il rimanente 49%.

Con tale acquisto, il giovane Maytag intendeva principalmente salvare un pezzo di storia di quella che rappresentava ormai la sua città. Presto però vennero a galla le sue doti imprenditoriali: la ditta, si ritrovò all’avanguardia nella produzione artigianale; lui, con un posto “sicuro” tra i pionieri americani della microbirrificazione.

Era la dimostrazione che in terra d’America, c’era lo spazio sufficiente per le birre di carattere insolito, purché di qualità. E il giovane Maytag, pur impegnato, come tanti altri birrai, nell’azienda agricola di famiglia produttrice di formaggi, olio e ottimi vini, aveva caparbiamente seguito quella strada.

C’erano voluti 10 lunghi anni di lavoro duro per riportare alla normalità una fabbrica che arrancava con impianti primordiali. Alla fine però, nel 1979, la Anchor, assillata dal crescendo del carico produttivo, dall’Ottava Strada si era trasferita nel distretto di Potrero Hill, in un edificio del 1937 precedentemente utilizzato per la torrefazione del caffè.

La fabbrica che Fritz Maytag aveva comprato usava ancora l’esclusivo metodo di produzione americano perfezionato ai tempi della “corsa all’oro”. Ovvero, prima che la refrigerazione arrivasse nel West, venivano impiegati lieviti per la bassa fermentazione a temperatura naturale in tini poco profondi. Sicché, una volta infustata, la birra sibilava come il vapore e ne usciva ibridamente, con la rotondità di una lager e il fruttato di una ale.

 

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Il sistema, chiamato California-Common, viene tuttora sfruttato, anzi è diventato marchio di proprietà della Anchor, che è stata l’unica a seguirlo per tanti anni negli Stati Uniti; e costituisce addirittura uno stile, l’unico originario del Nordamerica, che va sotto il nome di steam beer. L’azienda insomma continua a impiegare lieviti per lager ad alte temperature e caldaie di rame realizzate a mano; solo che, con la pastorizzazione, vengono inibiti gli sbuffi di vapore dai barili in legno, anche se permane l’aspetto torbido del prodotto finito.

Nel tempo la Anchor, alla “primogenita” classica Steam, affiancò una vasta gamma di offerte, frutto delle ispirazioni che Maytag aveva potuto trarre durante il lungo viaggio tra i grandi birrifici inglesi all’inizio degli anni Settanta e concretizzate a partire dal 1975: dalla porter al barley wine e alla pale ale, dalla holiday ale (Anchor Holiday Ale, la versione americana della festbier di tradizione tedesca, commercializzata nel periodo tra il giorno del Ringraziamento, quarto giovedì di novembre, e Capodanno) alla wheat ale. Insomma, anche se i termini “microbirrificio” e “birra artigianale” dovevano ancora essere coniati, la Anchor Brewery stava già conducendo la rivoluzione della birra a San Francisco.

Nel 1989, proseguendo col suo spirito pionieristico di ancoraggio e nel rispetto per la fermentazione classica, nella birreria tradizionale in rame, iniziò perfino esperimenti che coinvolgevano tempi molto lontani, il Progetto Sumero. Aggiungendo miele e sciroppo di datteri a pagnottelle di farina d’orzo grezzo, orzo tostato e malto imbevute di acqua, realizzò, in edizione limitata, una ricetta sumera a cui diede il nome della dea sumera appunto della birra, Ninkasi. Nello stesso anno il terremoto di Loma Prieta, dal quale la Anchor venne solamente scossa, fece interrompere la fermentazione di un lotto di Steam Beer: la risultante birra alterata venne chiamata Earthquate (“Terremoto”) Beer.

Nel 1993 la Anchor Brewery aprì, nello stesso stabilimento del birrificio, la Anchor Distilling, una microdistilleria, la prima negli Stati Uniti a utilizzare il 100% di segale per la produzione di Old Potrero (dal nome del Potrero Hill). La stessa distilleria, nel 1997, iniziò a fare anche il gin Junípero, un riferimento lontano all’esploratore spagnolo Junípero Serra.

Nel 2010, dopo 45 anni, Fritz Maytag, dopo aver ispirato migliaia di migliori birrifici artigianali, annunciò il suo ritiro dall’attività vendendo l’azienda a Keith Greggor e Tony Foglio, due veterani del settore spiriti, che presero subito a cementare e sviluppare ulteriormente la posizione dell’Anchor Brewery di leader nella produzione della birra artigianale e nella distillazione artigianale. Nel 2013 veniva addirittura annunciato un ambizioso piano di espansione, e non solo per quadruplicare la capacità di produzione annua con un nuovo stabilimento.

Oggi la Anchor Brewery, un pioniere del movimento della birra artigianale, rimane una delle birrerie più tradizionali d’America. Anche se i suoi prodotti sono conosciuti in tutto il mondo, sono ancora fatti a mano e vengono esportati in 49 paesi, tra cui Svizzera e Germania. La produzione ha ormai raggiunto gli 800 mila ettolitri annui. È doveroso infine annotare che la Anchor fu il primo microbirrificio americano a operare la luppolizzazione a secco.

 

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Anchor Steam Beer, steam beer di colore rosso ambra con riflessi ramari (g.a. 4,9%); la birra storica, risalente al 1896, e il prodotto di punta dell’azienda. Solo pastorizzata, si presenta intorbidita nell’aspetto. L’effervescenza naturale tipicamente alta produce una spuma copiosa e salda. Al naso la fragranza del caramello evidenzia caratteristici accenni di amaretto. Il corpo medio sostiene un gusto ibrido però pulito, quasi neutro, che scorre sulle delicate note amare di fondo. Il luppolo Northern Brewer, che si è mantenuto quasi nascosto nell’aroma, emerge netto alla fine, lasciando i segni nella lunga persistenza retrolfattiva. Senz’altro è un prodotto singolare, con sufficiente malto ma scarsamente fruttato.

Anchor California Uncommon, kölsch di colore dorato pallido (g.a. 5,3%); con succo di limone e granuli della buccia. La schiuma, sottile e cremosa, mostra sufficiente ritenzione. L’aroma si libera a base di malto, luppolo erbaceo, pepe bianco, e con un persistente sentore di limone. Il corpo è tra il medio e il sottile. Il gusto, di un malto pastoso, si snoda tra note di biscotti, agrumi, luppolo fresco. Il finale arriva secco, e apporta una rinfrescante sensazione di scorza di limone.

Anchor IPA, india pale ale di colore rosso ramato (g.a. 6,5%). La schiuma, minuta e spessa, è gestita da un’effervescenza media. Caramello, cereali tostati, luppolo vecchio, paglia, agrumi, allestiscono un gradevole bouquet. Il corpo medio ha una consistenza piuttosto oleosa. Il gusto compie una lunga corsa all’insegna del caramello, del luppoolo, della resina, con una raffinata finitura di abete rosso. Il finale si dilunga nelle sue intense impressioni amare, quasi balsamiche.

Anchor Liberty Ale, american pale ale di colore ramato (g.a. 5,9%). Si tratta di una birra celebrativa che fece la sua comparsa nel 1975, bicentenario dell’impresa di Paul Revere il quale, da Boston, raggiunse a cavallo Lexington per comunicare ai patrioti americani l’arrivo delle truppe inglesi. Liberty (che vuol dire “libertà”) costituisce quindi un chiaro riferimento alla guerra d’indipendenza che ne scaturì. Ispirata alle luppolizzate ale inglesi, rappresenta il primo prodotto americano dei tempi moderni a essere stato aromatizzato con fiori di luppolo secchi. E l’etichetta è quanto mai emblematica, con la raffigurazione di un’aquila che pare voglia farsi il nido con orzo e luppolo. La buona effervescenza genera una spuma sottile e aderente. Il luppolo usato a secco emana una fragranza forte, icastica. Anche nel gusto le impressioni piene di morbido amaro recano il timbro energico del rampicante. L’articolato retrolfatto si esibisce in una lunga persistenza asciutta e pulita.

Anchor Meyer Lemon Lager, lager di colore giallo chiaro (g.a. 4,5%); con limoni provenienti dalla Cina che sono un incrocio tra un vero limone e un’arancia. Con un’effervescenza media, la schiuma si leva alta, esile e con qualche allacciatura. L’aroma, con persistente profumo di scorza di limone, esala anche tenui sentori floreali, di frumento, chiodi di garofano. Il corpo è tra il leggero e il medio. Il gusto, dolce all’attacco, assume via via una consistenza amara, per l’intervento deciso del limone, dell’erba, del pepe, mentre la finitura reca la croccantezza dei biscotti. Il finale citrico prelude a un discreto retrolfatto dalle agre suggestioni di limone.

Anchor Old Foghom Ale, barley wine color rame scuro (g.a. 8,8%). Creato nel 1975, rappresenta la birra più forte della casa, ottima interpretazione della stock ale inglese. Derivato dal primo infuso di malto, viene aromatizzato con luppolo a secco e lasciato maturare per almeno nove mesi. La spuma fuoriesce soffice e cremosa. L’aroma emana acuti profumi di luppolo e di malto. Il corpo consistente ha una rotondità soffice e calda. La perentoria asciuttezza del luppolo fiorito equilibra armoniosamente i freschi sapori fruttati e di malto. Il dolceamaro finale introduce un lungo retrolfatto sostenuto dalla calda dolcezza dell’alcol. È un prodotto che si presta molto bene a essere conservato.

Anchor Porter, porter di chiara ispirazione londinese, di colore marrone scuro impenetrabile (g.a. 5,6%). Benché l’effervescenza sia poco percettibile, la schiuma viene fuori ricca e cremosa. L’aroma intenso, di malto tostato dai sentori di caffè e di cioccolato, avverte lievemente il luppolo. Anche il gusto, in un corpo di media struttura, è di malto tostato, maturo e con note di fumo, liquirizia, luppolo. Il finale secco, vivace, sfuma in un persistente retrolfatto amaro e sorretto a malapena da una sensazione di ciliege.

Anchor Small Beer, light lager di colore dorato chiaro (g.a. 3,3%). Ha una delicata effervescenza; schiuma di medie dimensioni, densa, stabile; aroma di malto, cereali, agrumi, fieno, erbe infestanti, con un tocco di luppolo; corpo piuttosto scarno e acquoso; gusto leggermente amaro e asciutto.

Anchor Go West! IPA, india pale ale ambrata: acuto aroma di luppolo, corpo pieno ed equilibrato, leggero gusto di malto su fondo secco e tra note amare di luppolo (g.a. 6,7%).

 

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Speciali

Anchor Original Wheat Beer 5.6%, wheat ale di colore giallo nebuloso (g.a. 5,6%). Fu lanciata nel 1984 per celebrare la rinascita della birra di frumento in America. Ha un’effervescenza elevata; schiuma alta con buona allacciatura; aroma di malto, grano, frutta, con tenui sentori di limone e citronella; corpo pieno; gusto leggero e rinfrescante, a base di banane, grano, agrumi, frutta, con finitura liscia; finale granuloso e amarognolo.

Anchor O.B.A. Our Barrel Ale, american strong ale di colore ebano (g.a. 7,5%); invecchiata in botti di rovere. Con un’effervescenza media, la spuma, di un bianco sporco, si leva alta e di sufficiente durata. L’aroma mostra una certa complessità, con sentori che si accavallano e si districano ritmicamente: malto, caramello, luppolo terroso, melassa, quercia, uva passa, fichi, prugne, arancia matura, pepe, whisky. Il corpo medio ha una consistenza alquanto oleosa. Il gusto, morbido e aspro insieme, reca note di malto tostato, quercia, spezie leggere, con una sottile finitura terrosa.

Anchor Brotherhood Steam Beer, steam beer di colore arancione chiaro (g.a. 5,6%). Ha una carbonazione decisa; schiuma bassa e di buona ritenzione; aroma un po’ ruvido di malto e luppolo floreale; corpo medio-leggero piuttosto appiccicoso; gusto a malapena dolce, di caramello e cereali; finale impresso da un amarore erbaceo e dall’alcol; discreto retrolfatto resinoso con una labile sensazione di nocciole.

Anchor Bock Beer, dunkel bock di colore marrone (g.a. 5,5%). Presenta una media effervescenza vellutata; schiuma sottile di un bianco sporco; aroma cioccolatoso secco e dal fondo metallico; cremoso corpo medio; gusto con profilo di malto tostato che scivola lentamente in note di caramello, melassa, frutta scura; finale luppolizzato; retrolfatto non lungo ma asciutto e leggermente amaro.

Anchor Brekle’s Brown, brown ale di colore castano ramato (g.a. 6%); con utilizzo del solo luppolo americano Citra. La schiuma, bassa e densa, è gestita da una media effervescenza. L’aroma reca tutto il morbido amarore del Citra, aggiungendovi un po’ di asprezza e qualche tocco di scorza di limone. Il corpo ha una consistenza media e alquanto oleosa. Il gusto sa tanto di caramello, zucchero di canna, fichi, bacche rosse; e termina con una punta di acido, seguita, a distanza ravvicinata, da una decisa nota amara.

 

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Stagionali

Anchor Saison, saison primaverile di colore arancione nuvoloso (g.a. 7,2%); con citronella, scorza di limone e zenzero. Propone un’effervescenza morbida; schiuma di medie dimensioni non così durevole; delicato aroma a base di erbe, con sentori di lievito e spezie; corpo medio; gusto intenso, con note di malti chiari e pepe, nonché con una decisa finitura di luppolo; finale amabile con sensazioni di banana; sufficiente retrolfatto ripulente.

Anchor Summer Wheat, wheat ale estiva color miele (g.a. 4,5%); la prima birra di frumento in America dai tempi del proibizionismo, lanciata nel 1984. Realizzata con oltre il 50% di malto di frumento e filtrata, ha un carattere asciutto e pulito, quasi da lager. L’effervescenza moderata genera una ricca schiuma bianca, soffice e spessa, con allacciatura a chiazze. L’aroma sa di miele e di frutta matura. La luppolizzazione piuttosto pesante si fa notare soprattutto nel finale, fruttato e secco. Dal discreto retrolfatto si levano suggestioni di lievito.

Anchor Humming Ale, american pale ale autunnale di colore arancio dorato (g.a. 5,9%). Ha una morbida e vivace effervescenza; schiuma non abbondante ma di buona stabilità; aroma di malto, caramello, pane, pino, agrumi, miele, con qualche sentore citrico e di frutta; corpo medio pieno piuttosto oleoso; gusto con buon equilibrio tra il dolce e l’amaro, rifinito da note di frutta e di miele; finale alquanto amaro; retrolfatto dalle impressioni di pompelmo, pino e caramello.

Anchor BigLeaf Maple Autumn Red, amber ale autunnale color rame: effervescenza media; schiuma ricca e spessa di un bianco sporco; aroma di pino e agrumi con forte sentore dello sciroppo d’acero utilizzato; corpo medio leggero; gusto intenso, con note di frutta, agrumi, acero, pino; finale abbastanza lungo dalle impressioni erbacee (g.a. 6%).

Anchor Winter Wheat, dunkel weizen invernale di colore marrone molto scuro (g.a. 7%); con utilizzo di morbido grano invernale rosso coltivato nella fattoria di famiglia e non sottoposto a maltaggio. Con un’effervescenza media, la spuma beige fuoriesce spessa, cremosa, di buona durata. L’aroma reca sentori di malto, caramello, lievito, frutta scura, cioccolato, liquirizia e chiodi di garofano. Il corpo ha una consistenza morbida e piena. Il gusto inizia piuttosto amabile per poi farsi amarognolo, tra note di malto tostato, vaniglia, zucchero di canna, luppolo erbaceo. Il finale non dura tanto, il tempo di esalare le sue impressioni amare e secche.

Anchor Our Special Ale (2005 e versioni successive), spiced ale invernale di colore marrone scuro con riflessi rosso rubino (g.a. 5,5%); conosciuta anche come Anchor Christmas Ale. Costituisce la versione americana della festbier di tradizione tedesca. La ricetta varia da un anno all’altro; il corpo però rimane sempre pieno e secco, con note di affumicata che si distinguono nel sapore di malto tostato. Le versioni dal 2001 al 2004 sono uscite dalla produzione.

Serie Argonaut Collection

Anchor Argonaut Collection: Anchor Barrel Ale, american strong ale di colore marrone scuro (g.a. 7,5%). Propone un’effervescenza quasi piana; schiuma bianca e sottile con scarsa allacciatura; delicato aroma di malto, quercia, whisky; corpo piuttosto leggero; gusto di malto, caramello, amarena, con finitura legnosa; breve ma intenso finale acidulo, tostato, speziato.

Anchor Argonaut Collection: Double Liberty IPA, imperial IPA (g.a. 8,2%). È la versione imperiale della Anchor Liberty Ale, con doppia razione di luppolo e, quindi, maggiore intensità di amarore.

Serie Zymaster

Iniziata nel 2012, comprende prodotti a tiratura limitata. Ognuno racconta implicitamente la propria storia, dal processo produttivo tradizionale alle tecniche innovative, dagli ingredienti straordinari ai sapori insoliti.

Anchor Zymaster Series N° 1 California Lager, premium lager di colore dorato chiaro (g.a. 4,9%); conosciuta anche come Anchor California Lager. Presenta un’effervescenza media; schiuma densa, cremosa, aderente; morbido aroma di malto dolce, con sentori di pane bianco e luppolo terroso; corpo di media intensità; fresco gusto ancora di malto con rivestimento amarognolo di luppolo; finale corto e intensamente amaro.

Anchor Zymaster Series N° 2 Marks Mild, mild ale di colore marrone scuro: morbida effervescenza; schiuma bassa, sottile e di scarsa allacciatura; aroma fruttato con tenaci sentori vegetali, di malto tostato, frutta secca, noce moscata; corpo asciutto e leggero; gusto di malto con una punta di acido e residui di zucchero (g.a. 4%).

Anchor Zymaster Series N° 3 Flyng Cloud Stout, stout di colore nero profondo (g.a. 7,4%); conosciuta anche come Anchor Argonaut Collection: Flyng Cloud San Francisco Stout. Ha aroma e gusto intensi ma di ottimo equilibrio, con sentori di caffè tostato e cioccolato fondente; effervescenza moderata; schiuma beige sottile e di non lunga durata; finale secco e pulito; retrolfatto dalle persistenti impressioni alcoliche e cordiali.

Anchor Zymaster Series N° 4 Fort Ross Farmhouse Ale, saison di colore giallo arancio: effervescenza vivace; schiuma vaporosa e duratura; aroma di grano, banana, chiodi di garofano, frutta ed esteri; corpo medio-leggero alquanto untuoso; gusto moderatamente dolce, a base di buccia di pompelmo, caramello, mele, pasta di pane, e con delicato rivestimento di lievito; finale asciutto; lungo retrolfatto dalle suggestioni astringenti di luppolo erbaceo (g.a. 7,2%).

Anchor Zymaster Series N° 5 Harvest One American Pale Ale, american pale ale di colore ramato chiaro: bassa effervescenza; schiuma cremosa con elegante allacciatura; vivace aroma di luppolo con un lontano sentore di melone; corpo medio; croccante gusto di malto con pungente finitura di luppolo e alcol; discreto retrolfatto amarognolo con una sensazione metallica (g.a. 7,2%).

Anchor Zymaster Series N° 6 Saaremaa Island Ale, traditional ale di colore dorato: morbida effervescenza moderata; schiuma cremosa di medie dimensioni; aroma di frutti tropicali, con tenui sentori di malto, caramello, grano, lievito, erbe; corpo con tendenza al leggero; gusto luppolizzato con una nota piccante di lievito e buon rivestimento di malto dolce; finale pulito e citrico; retrolfatto con un’impressione di amarore (g.a. 6%).

Anchor Zymaster Series N° 7 Potrero Hill Sour Mash IPA, india pale ale color rame: vivace effervescenza; densa schiuma di ottima ritenzione; aroma di luppolo terroso, con sentori di segale, cereali dolci e agrumi; corpo medio-leggero; gusto di luppolo erbaceo, con note di spezie e frutta tropicale; breve finale agrodolce (g.a. 7%).

Anchor Zymaster Series N° 8 Luxardo Cherry Ale, brown ale di colore marrone con una tonalità rossa: effervescenza moderata; schiuma beige cremosa e di sufficiente stabilità; ricco e stuzzicante aroma di frutta esotica; morbido corpo di media intensità; gusto di malto dolce, con note di caramello, ciliege e tanto di maraschino; finale perfettamente asciutto; retrolfatto dalle sensazioni di ciliege e tostature (g.a. 6%).

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.