24 Giugno 2015

Lattina: il futuro delle artigianali?

Lattina: il futuro delle artigianali?

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A fine giornata, nel fine settimana o in qualsiasi altro momento niente è meglio di una bella bottiglia di birra… e perché non una lattina? Ritorniamo oggi su un argomento molto discusso sul web: la birra artigianale in lattina. Sebbene in Italia non sia ben vista, pare proprio che in altri paesi come USA e UK stia spopolando.

Cominciamo dal principio, quali sono le differenze tra lattina e vetro? Vediamo:

  • La lattina è più leggera e facilmente trasportabile;
  • Ripara totalmente dalla luce la birra (fattore importante per evitare le infami “skunky beer”) e non c’è pericolo di contatto tra ossigeno e birra;
  • E’ più leggera del vetro e non si corre il rischio che si frantumi;
  • E’ più facile da immagazzinare, fatto rilevante per produttori e pub;
  • L’alluminio è 100% e infinitamente riciclabile;
  • La realizzazione delle lattine è più ecologica delle bottiglie vista la minore incidenza sulla “carbon footprint” che misura l’impatto della produzione sull’ambiente e la quantità di CO2 emessa. 


E ultimo, ma non ultimo, punto è che a detta di molti le etichette risultano più belle da vedere su una lattina.

 


Adesso però bisogna anche fare delle considerazioni. Molti hanno accusato la lattina di dare un gusto “metallico” alla birra, fatto non veritiero se si considera che il microfilm interno delle moderne lattine impedisce il contatto tra il metallo e la birra stessa, lasciando inalterato il sapore. Per non parlare del fatto che la lattina è il mezzo per definizione dei birrifici industriali, lasciando una brutta impressione sulle artigianali difficile da dimenticare. Altra cosa da considerare è l’aspetto estetico: una bottiglia è sicuramente più gradevole da vedere al ristorante o al pub rispetto alla lattina.
Per i produttori invece il principale svantaggio è sicuramente il costo di produzione: un impianto di produzione lattine è più costoso di uno di imbottigliamento, con le bottiglie che in alcuni casi possono anche essere riempite manualmente. Per limitare i costi molti birrifici si sono dotati di un mini-impianto per realizzare lattine di birra, come a Londra e a breve anche in Irlanda. Addirittura per chi volesse lanciarsi sul mercato della birra in lattina nel Regno Unito c’è un’azienda chiamata Wecan. Come funziona? Basta chiamarli e loro verranno con il loro van con dentro un mini impianto per realizzare lattine di birra fino a 10-15.000 pezzi, il primo impianto di lattine mobile.

Un aspetto interessante sul perché la lattina stia avendo questo consenso di pubblico viene sottolineato da Matt Jancauskas, production manager al Beavertown Brewery di Londra, per cui il successo della lattina sia dato sopratutto dall’effetto novità come dichiara in questa intervista:”Abbiamo visto che c’è un vero entusiasmo per la birra in una nuova confezione, per non parlare della convenienza e del miglioramento decisivo della qualità”. Un po’ come quando uscì il primo iPhone, l’effetto novità fu travolgente. Nel Regno Unito solo nella metà del 2014 le birre in lattina hanno visto un vertiginoso aumento del 250% e si tiene anche un festival dedicato proprio alle birre in lattina chiamato Indie Beer Can Festival. Rimanendo nel vecchio continente non si può non citare Brewdog in Scozia e gli svizzeri di Bad Attitude.

 

Andiamo adesso oltreoceano con gli Usa che tra i birrifici americani più conosciuti che hanno adottato la confezione in alluminio ci sono Oskar Blues dal 2002 e Sierra Nevada che nel 2011 presentò la sua Pale Ale in lattina, diventando, secondo Ale Street News, la birra in lattina più venduta negli Usa. Il titolare e fondatore Ken Grossman ha dichiarato in una intervista «Siamo sempre stati affascinati dal discorso lattine. Non siamo partiti prima solo perché dovevamo trovare una linea adatta alle nostre esigenze”. Trend che non accenna a diminuire se si considera che la vendita di Pale Ale aumenta del 15% ogni anno e, contrariamente a quanti molti credevano, le vendite aumentano non solo in estate ma durante tutti i mesi dell’anno a riprova del fatto che la lattina non è solo adatta per le gite all’aperto o durante le vacanze estive ma anche per tutto l’anno. Negli Usa nel 2009 il numero di birrifici che producevano birra artigianale in lattina erano solo 50, nel 2013 sono saliti intorno ai 150 per arrivare a più di 500 nel 2015 come riportato da Craft Cans.com, database delle birre in lattina statunitense.
Inoltre è di pochi giorni fa la notizia per cui anche Anchor Brewing e Alaskan sono passate alla lattina con la Anchor Ipa per Anchor e la Icy Bay IPA, la Alaskan Amber e la Freeride APA per Alaskan come riportato su Fermento Birra.

 

 

E in Italia che si dice?

Due figure autorevoli del mondo della birra artigianale italiana come Lorenzo Dabove e Maurizio Maestrelli ne parlano in questo approfondimento di Interbrau. Lorenzo Dabove, giudice in numerosi concorsi internazionali di birra nel mondo, in un aneddoto racconta che:”Circa una decina di anni fa mi trovavo in Repubblica Ceca con alcuni colleghi e ci sottoposero a un assaggio alla cieca di alcune lager. Una parte era stata spillata dalla bottiglia, una parte della lattina e noi dovevamo indovinare la loro “provenienza”. Non ci fu alcun problema. Qualche anno più tardi, questa volta a Londra, venni sottoposto allo stesso “esperimento”. E ne sbagliai tre. Oggi come oggi, sono convinto che non ci siano differenze qualitative tra bottiglia e lattina e la stessa birra, in entrambi i contenitori, risulta identica”. Quale futuro per la birra in lattina? Secondo Maestrelli, noto giornalista del settore birrario:”Il ritorno della lattina è un fenomeno nuovo, ma destinato a durare. Sono troppi i vantaggi perché questa tendenza non si debba consolidare. Vantaggi equamente divisi tra i produttori, che così possono abbattere i costi, i gestori dei locali e la distribuzione, facilitati a livello di gestione, e i consumatori, che sono garantiti nella qualità della birra e vedono moltiplicate le occasioni di consumo”.

La lattina quindi sembra aver avuto più successo negli Usa e nel Regno Unito che in Italia, dove a causa dei tanti pregiudizi e dei costi di produzione, al momento sembra ancora una cosa lontana.

 

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Giuseppe Mautone
Info autore

Giuseppe Mautone

Sono Giuseppe, 26 anni, e attualmente vivo a Perugia.

Il mio viaggio nella birra è cominciato per puro caso: una sera con amici vado a trascorrere la serata in un pub a Perugia dove noto, oltre alle marche di birra famose e “commerciali”, anche nomi poco noti. Chiedo che birre sono e mi rispondono che sono birre prodotte da microbirrifici locali. Incuriosito, decido di provarne una e scopro una differenza abissale rispetto alle classiche marche. Da lì comincia la mia curiosità verso questo nuovo mondo, quello delle birre “artigianali”.

Tutt’oggi sono a contatto quotidiano con le birre artigianali scrivendo articoli, riguardanti la birra e chi la produce, sul mio portale Birra e Birrerie. E’ stata la perfetta occasione non solo per coniugare le mie due più grandi passioni, la birra e il web, ma anche di entrare a diretto contatto con esperti del settore, birrai e semplici appassionati del buon bere. Tra questi vi sono anche gli autori di Enciclopedia della Birra, con cui condivido passione, opinioni e l’entusiamo di scrivere di birra!

La mia avventura nella birra è cominciata da poco e scopro ogni giorno cose nuove sulla birra, che non avrei mai immaginato. Ed è per questo che voglio far scoprire a tutti la bontà e i benefici di una buona birra artigianale.

Un saluto a tutti e buona birra!

Visita anche il mio portale web dedicato alla birra:
www.birraebirrerie.it