Numero 18/2021

6 Maggio 2021

Domani il convegno: L’anima della birra: orzo e malto nella filiera brassicola.

Domani il convegno: L’anima della birra: orzo e malto nella filiera brassicola.

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Cervisia, Associazione Nazionale Filiera Brassicola e Agroalimentare, organizza venerdì 7 maggio 2021 una giornata di discussione e approfondimenti in videoconferenza dal titolo “L’anima della birra: orzo e malto nella filiera brassicola. Una fotografia rappresentativa del settore”. Durante il Convegno verrà presentato ufficialmente il Comitato Scientifico dell’Associazione e tutti i suoi membri. E’ previsto l’intervento dei più importanti esperti e professionisti del settore.
Un vecchio detto inglese recita: “Il malto è l’anima della birra”. Difficile non credergli visto che rappresenta la sostanza e la fondamentale base zuccherina per scatenare la fermentazione. “L’idea di un confronto sul tema dedicato agli addetti ai lavori parte dalla basilare considerazione che è necessario elaborare un quadro chiaro della situazione italiana in tema di filiera brassicola e capire cosa si può e si dovrà fare in un futuro ormai imminente” –
sostiene il Direttore Generale di Cervisia Dott.ssa Francesca Borghi.
“Oltre ad aprire nuovi birrifici – processo che deve necessariamente essere accompagnato dall’aumento di bevitori e dei relativi quantitativi di prodotto – è forse più necessario aiutare lo sviluppo di aziende che si occupano di comparti della filiera, ciascuno specializzato in un pezzo definito della catena produttiva (luppolo, orzo e birra) – senza affannarsi in progetti lunghi e dispendiosi”. E’ quanto sostiene il Dott. Roberto Muzi, esperto di settore e membro del Comitato Scientifico di Cervisia, promotore dell’evento.
Parlare di birra agricola senza affrontare il tema cruciale dei cereali potrebbe essere un limite non indifferente per la produzione. “Sapere di birrai che vanno a raccogliere le mele di cultivar neglette nei terreni abbandonati dei nonni o che sviluppano ricette con grani “crudi” da varietà antiche – aggiunge Muzi – è un’ottima notizia, ma rischia di rimanere uno splendido dettaglio se non ci
concentriamo sull’orzo e sul malto, visto quanto incidono (in quantità e qualità) in una ricetta”.
“Dato il numero non esiguo di birrifici agricoli in Italia (circa 200), ci sembrava da tempo necessario fare un po’ di ordine sull’argomento ed evidenziare i punti di vista di tutti coloro che sono parte attiva della catena produttiva, analizzando queste esperienze e ascoltando quali sono i problemi che si incontrano e le soluzioni possibili”. In conclusione possiamo dire che “contestualizzando le attività all’interno dei dispositivi di legge (come il D.M. n. 212/2010) e attraverso l’imprescindibile cornice di attenzione all’impatto ecologico” – come ci riassume il Direttore Borghi -, “cercheremo di approfondire le peculiarità delle singole parti di questo insieme articolato, per il miglioramento del lavoro, al fine di arrivare a una filiera dell’orzo e del malto efficace e virtuosa. Chissà se alla fine, in prospettiva, anche noi saremo in grado di vantare orzi cru come Moravia e Maris Otter o nuove tipologie di malti”.

 

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