Numero 02/2017

9 Gennaio 2017

La Notte delle Botti: il nostro reportage!

La Notte delle Botti: il nostro reportage!

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Il freddo gelido dell’ epifania non ha fermato gli oltre mille appassionati che hanno partecipato alla IV edizione della “Notte delle Botti” a Torino.

Nonostante il termometro negativo gli stand di Triple B (il più grande beer shop torinese rivenditore di birre belghe ndr) sono stati letteralmente presi d’ assalto a partire dalle 2 del pomeriggio fino a notte fonda.

 

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Una vera sfilata gourmet , dedicata ai palati più raffinati, ha visto scendere in campo ben 18 perle di 8 birrifici di tutta Italia, più qualche prelibatezza in bottiglia sia offerta direttamente dal posto sia ospite. Denominatore comune la barricatura, ovvero la fermentazione in botte. Quel processo deluxe che avvicina la birra al vino nelle sue espressioni più “anarchiche”, rendendole acide, acetiche, ricercate, genuine, spontanee.

Già, quello che si vuole richiamare è lo stile della fermentazione spontanea, a cui ha dato voce durante un laboratorio guidato niente di meno che Lorenzo Dabove “Kuaska”. Due ore di cultura birraia condite da 5 degustazioni di tutto rispetto. Protagonista assoluto l’ immancabile Cantillon, creatore del Lambic in tutte le sue declinazioni. In degustazione l’elegantissima Carignan. Come sempre in grande forma apre la degustazione con un naso delicatamente pungente tipico dei frutti rossi maturi, e un acidulo gradevole  con una punta di astringenza al palato.

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Si procede con la Galbert Van Brugge vintage 2014.  E’ poi il turno dell’ organizzatore Renzo Losi, definito da Kuaska “il migliore e il peggiore birraio d’ Italia”, che presenza due delle sue creature. Una superlativa Nut, Amber Ale invechiata 14 mesi in botti di Wisky torbato, naso graffiante che rimanda agli odori dell’ infanzia: campagna, foglie bagnate, strade polverose, cantine umide. C’è posto anche per il momento amarcord, offerto sempre da Black Barrel, con una birra del 2006, da sorseggiare mettendo da parte ogni spirito critico.

Infine, si chiude con la De Leite Cuvée Jeune Homme di Luc Vermeersch, che ancora una volta rimanda ai sapori dell’ infanzia. Questa volta tocca all’ aceto di mio nonno, quello fatto per recuperare il vino andato a male.

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Terminata la degustazione lo spettacolo continua all’ esterno. Assaggiarle tutte era praticamente impossibile. La mia selezione si è basata meramente sull’ istinto. E partiamo con la frutta. Bene la Framboisette del birrificio Strada Regina di Vigevano, un delicato gusto di lamponi lasciati troppo tempo sotto il sole e una frizzantezza gradevole che la rende piacevolmente beverina. Più azzardata la Ribetta Nera, a base di ribes, forse troppo simile a sciroppo. Quasi da merenda la Duchesse de San Martin dei veronesi “Mastino”, con Marasche e Fragole.

Assolutamente da provare l’Entreneuse di Ducato, superba sour ale da 9.4°, che ricorda l’ acqua di mare (chi non l’ ha bevuta almeno una volta?!). Infine non possiamo non citare The Yellow e la Vedova Nera di Black Barrel, semplicemente da provare.

Unico neo di questa manifestazione l’ accompagnamento mangereccio, ridotto all’ osso. Tre stand, seppure di qualità, carne pesce e formaggi, stonano con l’ altissima ricercatezza delle birre.

Ma poco male…ci sarà sicuramente occasione per rimediare nella prossima edizione.

 

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Francesca Sferrazza Papa
Info autore

Francesca Sferrazza Papa

Torinese di adozione, siciliana di origine, sono nata di venerdì 17, ed è sempre stata la mia fortuna.
Con qualche ritardo dovuto ad attività lavorative di vario genere (spesso volontarie), esperienze di fuga all’ estero e scappatelle di gioventù, mi sono laureata in “Scienze della Comunicazione”, indirizzo multimediale. Per oltre dieci anni ho scritto per giornali sportivi, dapprima on line e poi su carta stampata, fino a diventare caporedattrice e responsabile marketing di un settimanale regionale (ei fu).
Ho lavorato a lungo come commerciale in vari settori: editoria, risorse umane, informatica. Attualmente aiuto un’ amica nella gestione di un locale per bambini e famiglie, con l’ obiettivo di implementarne le attività e introdurre aspetti originali, tra cui la presenza di birre artigianali abbinate alla cucina.
Tra le mie passioni vi sono la musica, i viaggi, il calcio, la bici e ovviamente le birre. Ho persino chiamato il mio gatto “Birra”, ambrata per la precisione (è un rossiccio, razza europea, faccia da furbetto, potrebbe trattarsi di una Doppelbock).
La mia passione per le birre artigianali è nata qualche anno fa in quel di Piozzo. Da allora è stato un crescendo di ricerca e affinamento, che mi ha portato l’ anno scorso a frequentare il corso di degustatrce professionale e conseguire l’ attestato, dopo un esame tutt’ altro che innocuo.
Parallelamente ho iniziato a viaggiare per birre, fino quasi ad organizzare i miei viaggi in funzione di queste. Belgio, Repubblica Ceca, Franconia…solo alcune delle ultime tappe. Ma non trascuriamo l’ Italia, i weekend tematici in occasione di eventi birrari, le ricerche sul territorio.
Oggi vorrei approfondire maggiormente l’ aspetto dell’abbinamento cibo-birra, del resto la cucina è l’ ultima scoperta tra le mie passioni.