Numero 09/2021

3 Marzo 2021

Birra 100venti: Birra british dalla provincia di Novara!

Birra 100venti: Birra british dalla provincia di Novara!

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Birra 100Venti è un nome a cui sono molto legato, non posso nasconderlo.

Prima di tutto (per me) Oliviero Giberti (il birraio) è una figura di riferimento all’interno di Unionbirrari e nel mondo UBT.

Ma oggi faremo due chiacchiere con lui in veste di birraio.

Un passato recente da beerfirm e, da un anno circa, il grande salto per diventare un birrificio artigianale a tutti gli effetti.

Diamo subito al parola a lui allora, che ci aprirà virtualmente le porte del suo mondo.

 

 

Oliver, per prima cosa raccontaci di te e come ti sei avvicinato al mondo birra. 

Il mio avvicinamento al mondo birrario è nato per caso e con poca convinzione. Di rientro da un viaggio all’Oktoberfest con amici, si parlava di iniziare a fare birra a casa. Io ero il più dubbioso di tutti, molto scettico sul risultato ottenibile. Però mi hanno convinto e così, incapace di fare le cose a caso, ho iniziato a studiare e da dubbioso sono diventato malato, da lì è partita ogni cosa. Convinto che un palato educato possa aiutare seriamente il lavoro di birraio, sono diventato un biersommelier Doemens e dopo vari corsi brevi sto studiando da birraio all’Institute of Brewing and Distilling di Londra. Ho continuato a studiare insomma lasciando che le cose prendessero la loro strada, ed eccoci qui!

 

 

Sei anche una figura di riferimento per la didattica di Unionbirrai. Di cosa ti occupi? 

Dopo qualche anno da tutor e docente nei corsi per degustatori oggi faccio parte del Comitato Corsi & Concorsi come membro Pro (ovvero di un birrificio). Mi sono occupato dello sviluppo e aggiornamento della didattica dei corsi e ora faccio da anello di congiunzione tra il mondo Pro e il mondo UBT, tra birrai e degustatori per capirci. Il COVID purtroppo ha fermato molti progetti, ma ripartiremo e più forte di prima.

 

Come nasce Birra 100Venti? 

Birra 100Venti nasce da quel famoso viaggio di ritorno dall’Oktoberfest, l’inizio di ogni cosa. Per acquistare le attrezzature base necessarie a fare gli homebrewers abbiamo messo, in quattro amici, 30 euro a testa ovvero 120 euro totali. Il nome 120 (o graficamente 100Venti) arriva da lì, e il modo per ricordarci sempre da dove siamo partiti. Dopo qualche anno e qualche concorso hb con buoni risultati abbiamo deciso di diventare un beerfirm. Ci sarebbe piaciuto essere un birrificio da subito ma la nostra esperienza su un impianto professionale era zero, avendo tutti un altro lavoro abbiamo optato per fare esperienza presso altri birrifici, investendo i soldi per il nostro birrificio futuro con più consapevolezza. È stato un periodo molto formativo sotto innumerevoli aspetti.

 

 

Fate solo alte fermentazioni, come mai?

Principalmente per due motivi: il primo è il forte legame istintivo verso le birre anglosassoni e quindi alta fermentazione. Siamo partiti da qui. Il secondo motivo, più tecnico, è una capacità produttiva ridotta al momento (4 fermentatori per 50 hl totali) con già 11 referenze all’attivo. Quindi non riuscirei a fare la lagerizzazione necessaria ad una bassa fermentazione se non bloccando la produzione. Però è innegabile che fare delle buone basse fermentazioni è una sfida affascinante. Ci arriveremo, dateci il tempo di strutturarci.

 

La tua referenza preferita? 

È come chiedere al papà qual è il figlio preferito… ma se devo direi Roger Bitter e Sex Porter.

 

Vi siete messi a fare qualche affinamento in botte. Un piccolo sfizio, o sarà una parte costante della vostra produzione? 

Vorremmo diventasse una costante, anche se le botti sono un mondo davvero complesso e carico di fascino. Come per tutto ciò che dev’essere ben fatto ci vuole tempo e conoscenza. Siamo appena partiti, è tutto in divenire.

 

 

 

Il passaggio da beerfirm a birrificio è avvenuto in un momento molto particolare, vero?  

Chiamiamolo particolare… Il progetto birrificio è nato nel 2018, dopo varie delusioni e aspettative mancate a dicembre di quell’anno abbiamo firmato per l’acquisto dell’impianto usato del birrificio Perugia. La prima cotta ufficiale da birrificio siamo però riusciti a farla solamente 13 mesi dopo tra ritardi vari e burocrazia, il 20 gennaio 2020. Dopo un mese circa è arrivato il lockdown…

 

Come l’avete vissuto? 

All’inizio male e con molta apprensione, avevamo appena iniziato a produrre e com’è logico c’erano tantissime scadenze di pagamenti. Lo stop all’attività dopo poco più di un mese non ci ha fatto dormire fino all’estate, poi si è ricominciato e un pezzo alla volta ci siamo rimessi in dima.

 

 

 

Come avete reagito al lockdown?

Abbiamo sfruttato il tempo per sistemare molte cose arretrate, abbiamo aperto l’ecommerce sul nostro nuovo sito e iniziato a fare consegne a domicilio. Dopo un primo momento difficile e spiazzante abbiamo iniziato a recuperare lucidità sfruttando, per quel che si può, il tempo a disposizione per ottimizzare ciò che già c’è e fare progetti.

 

Progetti futuri? 

Il primo è sviluppare il birrificio, investendo sia nella sua parte produttiva che nell’offerta, ampliando la gamma di birre e valutando nuovi prodotti. Progetti “molto” più futuri sono legati alla sostenibilità ambientale, all’ottimizzazione e recupero dell’acqua utilizzata ad esempio o al riutilizzo degli scarti. Progetti belli ma economicamente non sostenibili al momento.

 

 

 

Il futuro della birra artigianale in Italia secondo te? 

È un futuro ancora liquido e dipende da molti fattori. Ad esempio dalla capacità dei birrifici di farsi conoscere più a fondo e in maniera più professionale, perché certi spazi di mercato necessitano quel tipo di approccio. Dobbiamo smarcarci dai prodotti industriali perché abbiamo logiche e prodotti differenti (e non intendo dire migliori o peggiori), trovando però la strada per una migliore e sostenibile penetrazione del mercato. Dovremmo anche riuscire a lavorare meglio localmente, collaborando sempre di più con la ristorazione in maniera ampia ed accurata. Serve un salto enorme nella comunicazione, spesso troppo trascurata.

Insomma, dandoci da fare sotto molti aspetti il futuro lo vedo carico di possibilità.
Sicuramente questo ultimo anno ha messo in crisi tantissimi attori del mondo birra artigianale. Una crisi pesante che lascerà molti strascichi e temo anche qualche vittima di troppo, ma io sono un ottimista e spero che tutta questa sofferenza ci aiuti a ripartire meglio di prima.

 

Maggior informazioni: Birra 100Venti (birracentoventi.it)

 

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Daniele Bertozzi
Info autore

Daniele Bertozzi

Novarese, classe1981.
Un viaggio in Belgio per scoprire che la birra è molto di più di quello che trovi nei supermercati e che, a dire il vero, poco mi è sempre piaciuta (tranne rare occasioni…).
Cercavo emozione tra gli scaffali e non l’ho quasi mai trovata!
Ho vissuto come tanti colleghi il “rinascimento birraio italiano” che dà ancora oggi tante possibilità e soddisfazioni a livello personale e professionale.
La passione è sempre cresciuta costantemente tra eventi, formazione, fino a giungere ai corsi di Unionbirrai con relativi esami e il conseguimento del titolo di Unionbirrai Beer Taster.
Il mondo birra diventa più di una sola passione, e ad oggi mi occupo di docenze e organizzazione di corsi ed eventi vari di formazione tra Piemonte e Lombardia.
Oltre alla birra adoro viaggiare, la musica e il buon cibo.
Curo una pagina Instagram come “Arte_birra” e ho anche pensato di fare l’homebrewer… sì, ma l’ho sempre solo pensato…