Numero 39/2021

28 Settembre 2021

Cuoremalto: da beerfirm a birrificio indipendente, un successo beneventano!

Cuoremalto: da beerfirm a birrificio indipendente, un successo beneventano!

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Molte delle birre artigianali che nascono nel nostro Paese sono frutto della passione di beerfirmer divenuti in un secondo momento veri e propri birrifici artigianali, ovvero imprenditori del settore che fanno la scelta di non dotarsi immediatamente all’avvio dell’attività di un proprio impianto di produzione, ma di crescere anche con lo slancio sugli investimenti passo dopo passo. Un aspetto da non sottovalutare nel contesto delle craft italiane, sia per l’importanza dei volumi, sia perché da molte di queste esperienze sono nate birre premiate e birrifici dal grande spirito innovativo e sperimentatore.

 

Oggi vi portiamo a conoscere Cuoremalto, dapprima beerfim con sede a Benevento, divenuta nel 2020 birrificio indipendente, ubicato nella località Epitaffio, ricadente sul comune di Apollosa. Ad accoglierci l’ispirazione del progetto, Vincenzo Mascia, che ci travolge con la sua passione: “Come la maggior parte dei birrai italiani, anche io sono stato colpito dalla “magia” della fermentazione applicata ai cereali. Credo che il 90% della popolazione italiana avrà avuto e spero avrà ancora almeno un componente della famiglia, un nonno, uno zio, un padre… produttore di vino. Una magia che ahimè si verifica una sola volta l’anno, nel caso specifico. E in quell’occasione è una festa! Lo dico per esperienza (d’infanzia) personale. Con i cereali, e quindi con la birra, questa “alchimia” si può verificare in qualsiasi momento! Ancora oggi ogni partenza fermentativa di un mosto che si trasformerà in birra per me è sinonimo di felicità e soddisfazione”.

Vincenzo, partiamo dalla tua vocazione per la birra: come è nata questa passione? Come e quando è avvenuto il grande salto da appassionato a produttore?

Verissimo, per passione. Ma prima ancora è venuta la curiosità, poi una scommessa con un amico (parliamo del 2002) che sarei riuscito a creare qualcosa di bevibile a partire da un kit luppolato. Beh…vinsi la scommessa.

Poi (spinto anche dalla mia formazione professionale di agrotecnico) iniziai subito con l’utilizzo della cosiddetta tecnica “all grain” a partire dall’assemblaggio, anche con procedure fai-da-te, del primo impianto a 3 tini a “cascata” con cotte dei canonici 23 litri. Ovviamente custodisco ancora oggi quell’impiantino e lo utilizzo volentieri come impianto pilota per gli esperimenti.

Per quanto riguarda invece la capacità di produrre birre “in stile” tanto mi ha dato la “rete”, ovvero la sempre più alta divulgazione fornita da Internet, dapprima dai forum dedicati; mi viene d’istinto citare “Areabirra” e “Il Forum Della Birra”, poi dai social.

Il passo a produttore è nato da un concorso dedicato agli homebrewer: un buon piazzamento, i complimenti generati dalla giuria, la voglia di creare una attività propria… ed il gioco è fatto.

Devo tanto a mia moglie Francesca, commercialista, che ha saputo guidarmi tra le districate vie dell’apertura di una attività, dapprima come semplice commerciante (beerfirm) poi come produttore, e quindi birrificio.

 

Il concetto di beer-firm è spesso svalutato con l’accusa di delegare la produzione e la gestione della qualità ad altri birrifici: come, invece, sei riuscito a garantire uno stile personale al tuo marchio?

Questo aspetto credo che pian piano stia svanendo. Il “beer labeling” è sempre meno utilizzato. Il beer firm dovrebbe precludere una certa presenza e padronanza assoluta delle birre prodotte. Ho avuto modo di collaborare con diversi birrifici. Mi sono poi soffermato su quelle aziende che mi hanno dato ampia disponibilità sulle metodiche da me dettate e sugli ingredienti da me scelti. Questo fino all’apertura del mio impianto.

 

Nella tua gamma sono presenti 4 referenze: quale è l’elemento peculiare che le contraddistingue? Progetti per il futuro?

In verità sono arrivato ad 8 etichette, produco sia a bassa che ad alta fermentazione, con condizionamento in isobarico e in rifermentazione, sia di fusti di vario formato che di bottiglie da 33 cl e da 75 cl.

Ho dotato fin da subito il mio birrificio con celle frigorifere per lo stoccaggio delle birre. Lavorando con basse fermentazioni e con luppolate, sono obbligato a mantenere la catena del freddo. A garanzia di un prodotto sempre ottimale. La distribuzione è ancora legata al birrificio. Non ho previsto, almeno in questi primi anni di attività, di delegare a fornitori il rapporto commerciale con i locali.

Le mie etichette iniziali sono: VIENNA, DUBBEL, SAISON, APA (questa ultima con luppolo del Sannio). Ho aggiunto da poco una PILSNER in stile tedesco, una IMPERIAL CHOCOLATE STOUT in collaborazione con una cioccolateria Sannita: “Amnesia” che mi ha fornito il cacao pregiato utilizzato in produzione, poi ancora una collaborazione, stavolta con un birrificio: “Brasseria del Matese” di Marino Di Gennaro; produciamo insieme una wet hop con luppolo del Sannio Beneventano, var. Cascade. Il nome della birra è: SilhouWet… una pale ale intrigante dagli aromi citrici ed erbacei tipici del luppolo appena raccolto ed utilizzato. Da un anno produco poi una IGA: “Vacci Fiano”, con uve del Sannio Beneventano, fermentata con lieviti da birra e da vino.

Usciranno a breve una seconda IGA più accentuata sulla acidità (Sour) con uve “Coda Di Volpe” DOC del Taburno (Cantina Francesca – Apollosa) e una Porter, sempre in collaborazione con “Amnesia -cioccolateria” di Telese Terme (BN).

 

 

Da Benevento a… 

Da Benevento a… Benevento! Il mio attuale setup del birrificio mi consente di approvvigionare il mercato locale e provinciale. Ho ampi margini di aumento di produzione ma al momento preferisco non esagerare negli investimenti e sfruttare ancora per un po’ la strutturazione di partenza.

Come immagini il futuro del tuo progetto? E come vedi la ripresa post-Covid per il settore della birra artigianale in Italia?

Prevedo (e gia sto studiando) una diversificazione dei settori (HO-RE-CA e PUB-Birroteche) con due etichette e ricette diversificate, una più regolare e mitigata sulla scelta degli stili da proporre; l’altra più spregiudicata e innovativa, per un pubblico attento alle novità e alle scelte esteme, tipiche dei publican che amano far girare sotto i loro impianti prodotti poco scontati e dal carattere unico.

Maggiori informazioni sulle birre di Cuore Malto al link: Home (cuoremalto.it) e pagina facebook “Cuoremalto Birra Artigianale” @birracuoremalto

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!