Numero 17/2021

26 Aprile 2021

Simona Riccio: la Digital Strategist che porta il settore agroalimentare del bio nel mondo del web

Simona Riccio: la Digital Strategist che porta il settore agroalimentare del bio nel mondo del web

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Ormai abbiamo capito che il mondo del digitale comincia sempre di più a far parte delle nostre vite e anche quelli più scettici e tradizionalisti l’hanno accettato. Le nostre usanze sono cambiate radicalmente in pochissimi anni e il web ha giocato in tutto questo un ruolo cruciale.

 

Ma il web è soprattutto uno strumento indispensabile per le aziende per poter differenziarsi e comunicare i loro messaggi ai clienti. Come comunicare, quali strumenti usare, quali strategie adottare oggi lo abbiamo chiesto a Simona Riccio, Social Media Marketing Manager del Caat – Centro Agroalimentare di Torino. Simona ci ha conquistato con il suo sorriso disarmante e la sua sincerità: il suo approccio è quello di utilizzare una strategia di marketing umanistica, dove è necessario essere sempre presenti e soprattutto veritieri.

 

Non perdetevi il racconto di Simona e soprattutto le sue preziose annotazioni sulle modalità di distribuzione anche della birra artigianale e quella agricola in particolare.

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Simona, tu sei una social media marketing manager nel campo agroalimentare e biologico: quali sono state le tappe nella tua vita che ti hanno fatto avvicinare a questo mondo?

 

La mia vita si avvicina al mondo del biologico il 22 marzo 1999, quindi esattamente 22 anni fa quando entrai a lavorare in quella che era l’azienda pioniera nel mondo del biologico in Italia. Ero giovane e con tantissima voglia di imparare. All’interno dell’Azienda sono rimasta 21 anni, mi ha dato la possibilità di conoscere il settore come pochi in Italia possono vantare. Il mio lavoro era passione, non un lavoro, tanto che ho iniziato a studiare il settore in maniera più professionale ed approfondito: studiavo tutti i rapporti Coop, imparavo a memoria le analisi Nomisma, selezionavo e studiavo le migliori riviste di settore, partecipavo a tutti i convegni di settore, prendevo ferie dal lavoro pur di partecipare alle fiere, alle presentazioni, ai convegni di ortofrutta al fine di formarmi e sapere sempre tutto prima degli altri ed ascoltavo tanto. Ma tutto questo lo faccio tutt’ora, anzi, adesso lo faccio ancora di più. Il mio essere sempre presente mi ha dato la possibilità di avvicinarmi ai grandi big del retail come Giorgio Santambrogio, che mi ha fatta crescere moltissimo, Francesco Pugliese, Mario Gasbarrino, Roberto Della Casa….mi hanno insegnato tantissimo, ma chi mi ha portato a capire che ero sulla strada giusta per quanto riguarda la comunicazione digitale e quindi il social media marketing è stato Giorgio Santambrogio. Dopo un Master in Social Media Marketing sapevo che sarebbe stata dura convincere il settore ad utilizzare il web (ed è stato così), ma Giorgio è stato colui che mi ha confermato che senza il digitale non saremmo esistiti, quindi ho capito che sarei dovuta andare avanti. Ed ecco che, capendo che il settore del biologico esattamente come il settore Agrifood mancavano di comunicazione digitale, ho fuso le mie competenze digitali e del food e ne è nata questa mia figura che spero possa essere di supporto sempre di più al settore che amo. In questo momento ricopro il ruolo di Social Media Marketing Manager del Caat – Centro Agroalimentare di Torino, tra i primi in Italia, ma essendo una libera professionista ho il piacere di supportare altre realtà del settore e continuare a fornire materiali attraverso la rete. Quindi chi ha piacere può seguirmi sui social o consultare il mio sito dove può trovare molti dati scaricabili in forma gratuita.

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Cosa vuol dire fare social media marketing? Quale è oggi l’importanza di questa figura all’interno di un‘azienda? Qual è esattamente il tuo approccio?

 

Inizialmente le persone pensavano che giocassi sullo smartphone o sul computer perché chiaramente mi vedevano molto spesso on-line, in realtà stavo pubblicando, mettendo a disposizione di tutti, il materiale che studiavo al fine di poterlo regalare alle persone, alle aziende, ai Ceo, agli AD, ai Direttori Marketing o a chi aveva piacere di leggere e ricevere informazioni affidabili sul settore. Tutto questo avveniva ed avviene tutt’ora attraverso la pubblicazione sui miei canali social e sul mio sito web. Essere un social media marketing manager, a me piace spesso usare il termine “Digital Strategist” in realtà, per me vuole significare analizzare un’azienda – fatta di persone – a tutto tondo, conoscerla a fondo in tutte le sue attività, collocarla all’interno dello scenario globale, capire quali sono i suoi valori, i suoi obiettivi, le sue criticità, le opportunità e a quel punto rendere i social network il luogo digitale dove comunicare con le persone. A seconda dei vari canali si comunica con i vari tipi di target persona, l’importante è sicuramente comunicare per informare il maggior numero di persone nel minor tempo possibile ed in maniera corretta, efficace, trasparente e coinvolgente.

Avere una figura come quella del digital strategist o social media manager credo che ormai si sia compreso che è fondamentale e direi anche indispensabile. Spesso si pensa che il SMM sia “solo” colui che posta un copy o una foto, in realtà non è così. Per quanto mi riguarda quella forse è l’ultima cosa, seppur sia fondamentale un copy fatto molto bene, ma è fondamentale un SMM che conosca bene il settore perché può essere di grande aiuto per sviluppare determinate attività che possano portare beneficio all’azienda. Un Digital Strategist è anche colui che è capace a vivere bene all’interno di questo web e da lì deve saper cogliere anche molte opportunità, la rete è sinergia ed il DS è anche colui che coglie per portare in azienda opportunità che il web propone. Poi chiaramente sulla base della conoscenza dei topics dell’azienda e delle aree tematiche se non anche i topics delle singole risorse, si deve progettare il piano editoriale, ottimizzare i contenuti perché possano essere diffusi nel migliore dei modi, diversificarli a seconda della piattaforma, ascoltare, moderare, analizzare e fare report. Insomma non è proprio un gioco da ragazzi, ecco perché è necessario riconoscere questo ruolo come un vero lavoro perché sul web non si gioca, ci si “gioca” la reputazione…e non è cosa da poco.

Il mio approccio è sempre quello di utilizzare una strategia di marketing umanistico. Il web è fatto di persone curiose che hanno sempre di più bisogno di cercare la soluzione ai loro problemi o dubbi, di sapere e di conoscere tutto quello che vi è dietro un prodotto, sono curiosi di sapere cosa fa l’azienda per l’ambiente, per i propri clienti, vogliono conoscere le persone che lavorano, hanno bisogno di sentirsi parte dell’azienda quindi è necessario essere sempre presenti e soprattutto veritieri.

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Siccome oggi assistiamo sempre di più alla crescita dei birrifici agricoli alcuni anche biologici, vorrei che ci parlassi della vendita e della distribuzione dei prodotti agroalimentari bio: quali secondo te sono i canali migliori per le piccole e medie aziende agricole?

 

Il prodotto biologico è entrato chiaramente a gamba tesa da tempo anche in GDO andando a spaventare in qualche modo il negozio specializzato, però a tal proposito è necessario fare una distinzione importante a mio avviso. L’azienda agricola deve essere consapevole che la grande differenza ancora in essere ad oggi, è che la grande distribuzione organizzata, non ha ancora persone formate all’interno dello store, a differenza del negozio specializzato, quindi, al birrificio agricolo che deduco non abbia grandi quantità di birra da sostenere la fornitura costante di una GDO, si debba differenziare nello specializzato, nel canale horeca – appena tornerà possibile – con un e-commerce fatto bene dedicato a persone che di birra artigianale bio se ne intende e ne comprenda bene il valore. Ma non solo, anche andare a stimolare, attraverso i canali social, la visita al sito e-commerce per poi poterla andare ad acquistare in store.

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Qual è la strategia di marketing migliore da adottare per una piccola media impresa come un’azienda agricola?

 

Le aziende agricole hanno molto da raccontare, spesso nemmeno se ne accorgono di quanto materiale prezioso hanno da comunicare e di quanto le persone cercano proprio quelle informazioni. Io consiglio sempre di fare un sito web, semplice, facile ed efficace con i collegamenti a dei canali social. Quali? Dipende. Prima bisogna valutare e poi capire quale canale è meglio utilizzare, certo che ormai è necessario. Se penso che una birra se la bevono quasi tutti e se penso in Italia siamo connessi per più di 6 ore al giorno e lo saremo sempre più, per più di 2 ore siamo sui social network  e che 4 persone su 5 sono, gli operatori telefonici hanno reso le reti più veloci, le connessioni sono più veloci proprio perché ci possa essere una fruizione migliore della connessione e soprattutto in fase di pandemia la rete si è resa insostenibile e fondamentale per comunicare e sentirci più vicini, direi che essere sul web è fondamentale.

Cercate solo di affidarvi a professionisti seri.

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Come Donna quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato nel fare il tuo mestiere?

 

Questa domanda mi viene sempre fatta e noto che nella maggior parte delle interviste fatte ad una Donna in carriera, non manca mai. Rispondo molto volentieri con l’auspicio che possa essere una domanda da non fare più. Sarebbe finalmente la fine dell’era dove la Donna deve correre il doppio di un Uomo per fare bene, anzi spesso meglio, il proprio lavoro.

Però ti rispondo con la mia personale ed umile esperienza. Partendo dal presupposto che credo che una Donna preparata, competente e professionale, possa ricoprire gli stessi ed identici ruoli di un Uomo, spesso una Donna riesce a fare meglio, ma insieme fanno ancora meglio. Spesso gli uomini arrivano a ricoprire certi ruoli senza averne le competenze, forse è più facile, però parliamo di noi. Nell’azienda dove lavoravo non ho fatto carriera, avevamo manager che di fronte ai miei progetti digitali ed alle parole: “innovazione e digitalizzazione” indietreggiavano, non erano ancora abbastanza “avanti”. Pensavo fossi nel torto ed allora mi sono voluta mettere alla prova portando avanti progetti in parallelo, costruiti testando concretamente altre aziende, a livello nazionale e sempre nel biologico, ho portato avanti interventi digitali sul più grande palco digitale d’Italia con grandi nomi del mondo del retail e del food, dalla neuroscienza al riconoscimento facciale. Tutti lavorando solo ed esclusivamente con uomini di grandissima notorietà, vedi Dr. Giorgio Santambrogio e non solo. Non ho mai avuto problemi di nessun genere. Abbiamo collaborato insieme, lavorando sodo fino a notte fonda tutti i giorni, anche in piena estate durante le vacanze estive e ci siamo riusciti benissimo. La domanda secca a Santambrogio l’ho fatta: “qual è il mio problema? Sono all’altezza? Sono in grado di affrontare temi e progetti di altissimo livello come te?” la risposta è stata sì, tutti possono, bisogna volerlo, essere capaci, costanti, perseveranti, studiosi, umili, pronti all’ascolto e sempre pronti a sorridere dietro ogni sacrificio”. E così è stato. Nessuno mi ha mai regalato nulla, ancora adesso seppur abbia moltissime conoscenze. Ma la mia forza è che grazie a queste conoscenze riesco a fare quello che faccio con più facilità. Ho seminato molto, ho dato molto, ho donato molto, sono sempre molto umile e desiderosa di imparare sempre, ma non temo la concorrenza di un uomo in ambito lavorativo. La passione per il mio lavoro che emerge fortemente quando parlo, mi basta per non sentirmi inferiore. Se non mi vogliono perché sono Donna, chi ci perde non sono io, sono loro. Adoro lavorare con gli uomini, certe volte più che con le Donne, ma non mi sento e non mi sono mai sentita inferiore. Le Donne devono credere in sé stesse, non devono pensare che non possono ricoprire un ruolo perché si preferisce un uomo, siamo nel 2021, il messaggio che voglio passare è che le Donne valgono, si devono fare rispettare, laddove c’è da lottare di più, siamo in grado di lottare e siamo più forti degli uomini…quindi forza e determinazione sempre!

 

Le Donne riunite in associazioni come l’associazione di “Le Donne dell’ortofrutta” oppure l’associazione “Le Donne della birra” secondo te riescono ad avere più forza, più ascolto, più visibilità? Abbiamo bisogno di sostegno reciproco tra noi Donne?

 

Confrontarsi e fare squadra è sempre vincente. Si tratta di conoscersi, spesso non si è a conoscenza delle associazioni che ci sono sul territorio nazionale, e questo non va bene. Sarebbe interessante cercare di capire quante associazioni esistono sul territorio nazionale e fare rete. È necessario unirsi per dare gran voce al settore agroalimentare che per l’Italia è trainante. Non sarei solo per un sostegno tra Donne, ma tra generi, quindi bene l’associazione al femminile, ma mi piacerebbe pensare all’inclusione di uomini ed insieme darsi sostegno. Credo si possano portare avanti molti progetti.

 

Maggior informazioni:  www.simonariccio.it

 

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Lina Zadorojneac
Info autore

Lina Zadorojneac

Nata in Moldavia, mi sono trasferita definitivamente in Italia per amore nel 2008. Nel 2010 e 2012 sono arrivati i miei due figli, le gioie della mia vita: in questi anni ho progressivamente scoperto questo paese, di cui mi sono perdutamente infatuata. Da subito il cibo italiano mi ha conquistato con le sue svariate sfaccettature, ho scoperto e continuo a scoprire ricette e sapori prima totalmente sconosciuti. Questo mi ha portato a cambiare anche il modo di pensare: il cibo non è solo una necessità, ma un piacere da condividere con la mia famiglia e gli amici. Laureata in giurisprudenza, diritto internazionale e amministrazione pubblica, un master in scienze politiche, oggi mi sono di nuovo messa in gioco e sono al secondo e ultimo anno del corso ITS Gastronomo a Torino, corso ricco di materie interessanti e con numerosi incontri con aziende produttrici del territorio e professionisti del settore. Il corso ha come obiettivo la formazione di una nuova figura sul mercato di oggi: il tecnico superiore per il controllo, la valorizzazione e il marketing delle produzioni agrarie e agro-alimentari. Così ho iniziato a scrivere per il Giornale della Birra, occasione stimolante per far crescere la mia professionalità.