Numero 28/2020
11 Luglio 2020
Scozia, il prezzo minimo per gli alcolici fa calare le vendite di birra
![Scozia, il prezzo minimo per gli alcolici fa calare le vendite di birra](https://www.giornaledellabirra.it/wp-content/uploads/2016/11/soldi.jpg)
Nel maggio 2018 la Scozia ha introdotto una legge che fissa in 50 pence (circa 57 centesimi di euro) il prezzo minimo per unità alcolica (pari a 8 grammi di alcol). Lo scopo era quello di far aumentare il costo delle bevande alcoliche (soprattutto di quelle più a buon mercato) e scoraggiarne così l’acquisto e il consumo, principalmente da parte degli parte degli alcolisti, che spesso trovano in questi prodotti lo strumento per bere grandi quantità di alcol senza spendere troppo. E in base alle stime fatte all’epoca dell’introduzione dal Daily Mail, gli aumenti sono stati significativi: +40% per il whisky, che ormai non costa meno di 14 sterline a bottiglia, e più +53% per il vino rosso, che non si trova più in commercio a meno di quasi 5 sterline; elevato anche il prezzo della birra: più di una sterlina per ogni mezzo litro da 5 gradi. Ma è il sidro, molto popolare, che ha subito la stangata peggiore, arrivando a costare 5 sterline, una volta e mezza il prezzo precedente.
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Ora Public Health Scotland, insieme all’Università di Glasgow, fa un primo bilancio, ed è molto positivo. Analizzando l’andamento del primo anno di MUP (Minimum Unit Pricing), correggendolo in base a possibili elementi distorsivi come le vendite stagionali e quelle attraverso i pub, e mettendolo poi a confronto con quanto accaduto nello stesso periodo in Inghilterra e Galles (dove non è stato introdotto alcun MUP), si è vista una diminuzione delle vendite di alcolici in supermercati e negozi del 4-5%, soprattutto di sidro e dell’analoga bevanda fatta con le pere (perry): un calo considerato un successo e un grande incoraggiamento a proseguire su questa strada.
In Scozia le vendite di alcolici in generale sono calate del 4-5%, ma quelle di vino, vino liquoroso e bevande ready-to-drink sono aumentate
La BBC, che ha dato risalto alla notizia, riferisce come anche le vendite di birra e di superalcolici sono diminuite, anche se in misura minore, mentre sono aumentate quelle di vini, vini liquorosi e bevande alcoliche ready-to-drink; il bilancio resta comunque una diminuzione del 4-5%. Inoltre riferisce diversi commenti molto positivi di esperti, anche vista la situazione di partenza.
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Nel 2019 la Scozia aveva infatti registrato un tasso di decessi causati dall’alcol molto elevato, il più alto del paese e circa doppio rispetto a quello osservato in Inghilterra (per esempio, per gli uomini pari a 29,4 ogni 100 mila abitanti, contro i 14,9 del resto dell’isola), pur essendo diminuito, nell’ultimo secolo, del 25% per gli uomini e del 10% per le donne. Si attendevano perciò con interesse i primi dati sugli effetti della nuova tassazione, anche perché un’indagine del National Health Scotland aveva rivelato che nel 2016 più della metà degli alcolici era venduto a un prezzo per unità inferiore a quello fissato nel 2018. I prossimi dati, che saranno molto interessanti perché riguarderanno il primo triennio, saranno resi noti nel 2022.