Numero 46/2020

10 Novembre 2020

Il Caprone ubriaco nella cruna dell’ago ghiacciato

Il Caprone ubriaco nella cruna dell’ago ghiacciato

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Se credete di aver visto un errore di ortografia nel titolo, allora vi toccherà leggere quest’articolo. Come promisi al direttore eviterò filippiche Ciceroniche e vi parlerò, di una simpatica storiella Bavarese, sulla nascita delle birre a bassa fermentazione, di tipo Bock.
Da non confondere con le cugine, oramai desuete, Bocs Bière francesi.
Lo stile Bock tedesco è conosciuto fin dal XIII secolo quando, queste birre meravigliose, arrivarono da Einbeck a Salerno, alla Scuola di Medicina, ottenendo una perizia molto favorevole per questa buonissima bevanda venuta da Oltralpe, chiamandola ed accostandola addirittura ad un buon “vino”.
Storie di botti ghiacciate e macellai, con la tipica “Fassman Fleischmann Fest”, bellissima nel suo folklore di costumi e tradizioni, che cela il significato delle 3 F in “festa dell’uomo delle botti e dell’uomo delle carni”. Oppure, Braumeister sequestrati, ed obbligati a vivere nei confini cittadini di Monaco, per una ricetta birraia (1615 Elias Pichler).Viaggi di botticelle, a gobba d’asino (Foto Ciuchino) tra le alpi, per arrivare dopo mesi, in dono a Papa Urbano VIII, che disse: “una lordura orribile, tremendamente acida“. Quindi sentenziò, che l’ordine Francescano dei Minimi di Santa Paula, oltre a digiunare, nel periodo Quaresimale, dovevano bere quel liquido insulso (beati loro).Amata da Martin Lutero, tanto da sposarsi Katharina Von Bora, ex monaca molto brava nella produzione di birre Bock.

 

Come potete ben capire, qui la faccenda diventerebbe molto lunga e complicata, se non fosse che:
Durante un’estate caldissima, nella Hofburg (palazzo ducale di Monaco di Baviera)in sala d’armi, Cristoforo “il guerriero” duca del Wurttemberg e suo fratello Alberto IV di Wittelsbach, si stavano noiosamente intrattenendo con un certo Arnolfo, ambasciatore di Braunschweig. Quest’ultimo, preso da una sete improvvisa, disse ai due consanguinei presenti, di essere anche disposto a bere una birra prodotta dalla fabbrica ducale, visto che a suo dire, nelle taverne della città, le birre erano pessime.
Cristoforo, con fare infuriato, ordinò che fossero subito portate alcune caraffe di birra fresca dalle cantine. Quando l’ambasciatore, facendo una terribile smorfia, gridò: “Ma che è questa specie di aceto in sì nobil boccali” i due fratelli balzarono in piedi, con mano alla spada, pronti a recidere la lingua insolente di Arnolfo. Considerando però il rango dell’ospite, vennero bloccati e riportati alla calma, e venne chiamato all’istante il mastro birraio. Arrivato nella stanza, con passo e volto preoccupato, si vide prendere sottobraccio dall’ambasciatore che lo rassicurò dicendogli: ”So bene, che da voi non è possibile fare la birra buona, come da noi, e colpa quindi tu non hai alcuna…”. A quelle paroleil Braumeister, dimenticandosi chi aveva davanti, sbottò replicando: “le tue parole sono di certo gratuite! Sono pronto sfidarti a duello tra un anno quando tornerai. Io berrò la tua birra di Einbeck e tu berrai la mia. Chi dopo mezz’ora riuscirà ad infilare la cruna di un ago, avrà vinto. E se perdo girerò per la città su un asino”.
Lanciata la sfida a singolar tenzone, esattamente un anno più tardi, arrivò Arnolfo, direttamente da Einbeck, seguito da un carro con una grossa botte di birra. Nella piazza antistante al castello, il palco era già pronto con la botte di Bock monacense, ed appena tutto fu preparato a dovere, iniziò la sfida birraiola.

 

I duchi Cristoforo ed Alberto IV presero il loro posto, e mentre Arnolfo e il Braumeister si accingevano a salire sul podio, con in mano un bel boccale di birra, una pastorella con ago e filo, con al guinzaglio il suo caprone, era pronta per stabilire chi avrebbe vinto la sfida.
A quel punto nella piazza, colma di gente curiosa di vedere questo duello, i padrini aprirono le rispettive botti e i due contendenti iniziarono a riempire i propri boccali da 2 litri, bevendo fino all’ultima goccia, ogni qual volta che l’avversario finiva il contenuto del proprio bicchiere.
Leggenda narra che, alla quinta misura, il Braumeister si alzò ed infilò la cruna dell’ago, tenuto della pastorella, al secondo tentativo. Diversamente l’ambasciatore, barcollando sulle gambe, riuscì a malapena a capire quale fosse la sua botte, e mentre cercava di portarsi verso la donzella, il caprone oramai irrequieto fece un sobbalzo, facendo cadere gambe all’aria Arnolfo. A quel punto tutta la gente iniziò a ridere, mentre lo sfidante di Einbeck, balbettando, cercava di rialzarsi gridando “Bock, bock, bock, mi ha fatto cadere il caprone…”, piombando subito dopo in un sonno profondo.

Fu così che in quel caldo giorno estivo, verso la fine del 1400, tutta la popolazione di Monaco, portò in trionfo quel Braumeister campione di bevute, al grido di “Bock! Bock!Bock!”, dando origine ad un nuovo, straordinario stile birrario.

 

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Andrea Ceretti
Info autore

Andrea Ceretti

Sono nato a Biella il primo giorno di primavera, del 1971 (anche se negli anni settanta era ancora l’ultimo d’inverno).
Probabilmente da piccolo (e già qui), in un giorno qualsiasi durante il catechismo, nel momento stesso in cui il prete raccontava di quando Gesù Cristo, seduto accanto al pozzo di Giacobbe, all’ora sesta, appena vide la donna di Samaria gli disse:” Dammi da bere”, lì per lì restai sicuramente colpito da quella citazione, poiché, fin da metà degli anni novanta iniziai a portarla in giro con me per il mondo, modificandola con un bel “Please, give me a Beer”; perché, a meno che voi non siate il nuovo messia, iniziare gentilmente una frase, funziona anche nel più sperduto e malfamato bar di Caracas.
Appassionato di Birra,cavalli, musica ed un’altra cosa che ora mi sfugge, ma capita a volte di averla proprio sulla punta della lingua. Mi piacerebbe poter pensare ad un giorno in cui,questo piccolo “Pianeta Birra”,fosse sempre più libero da mercanti di pillole per la sete, e con più rose felici e contente di farne parte, senza troppi protagonismi o inutili dispute su chi sia la più bella o la più buona.
Inoltre,in questi anni, ho maturato la convinzione che solo una buona cultura birraria, potrà permettere a quel “Piccolo Principe” che c’è in ognuno di noi, di poter realizzare almeno in parte, il proprio sogno. Tutto in quel semplice e fugace battito di ciglia, mentre abbassando gli occhi, ci portiamo alla bocca un buon bicchiere di Birra, riconciliandoci l’anima….Qualsiasi essa sia.

Con il mutare dei tempi, è cambiato anche il modo di “bere” la Birra.
Si va così affermando la tendenza alla degustazione, più che al consumo.
Dal primo libro, su cui inizia a studiare. Michael Jackson Beer – 8 ottobre1998