Numero 43/2022

26 Ottobre 2022

Pinocchio beve tanta birra, ma smette di fumare nella nuova versione Disney

Pinocchio beve tanta birra, ma smette di fumare nella nuova versione Disney

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Pinocchio in versione live action è l’adattamento del film d’animazione del 1940 prodotto dalla Walt Disney Productions e basato sul capolavoro di Carlo Lorenzini, in arte Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, romanzo pubblicato per intero a Firenze nel 1883. Questa informazione serve a limitare il nostro intervento critico che non può fare riferimento alla complessità e al senso dell’opera iniziale, ma solo al lavoro confezionato da Disney nel lontano 1940. Allora erano già passati 57 anni tra il libro di Collodi e il cartone animato e dopo l’enorme successo ottenuto con Biancaneve e i sette nani, c’era il bisogno di replicare offrendo a famiglie e bambini di tutto il mondo una versione decisamente più leggera rispetto all’originale e troppo complesso romanzo per ragazzi.

Il primo adattamento non aveva, quindi, il compito di rappresentare per intero l’universo conscio e inconscio dipinto dallo scrittore e giornalista toscano. Geppetto nel 1940 ottiene una netta promozione sociale e da misero sottoproletario, a un passo dal trasformarsi in mendicante, diventa un artigiano di media agiatezza specializzato nella costruzione e riparazione di orologi a pendolo. Nascono nuovi personaggi come il divertente gatto Figaro, il cui nome riecheggia l’italianissima notorietà del Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini e la graziosa Cleo, un pesce rosso che ancora si pensava potesse vivere felice all’interno di una boccia di vetro.

Accanto a loro diventano macchiette negative sia lo spietato Mangiafuoco, sia il gaudente Lucignolo a cui Collodi aveva dato una profondità di carattere qui brutalmente negata. Il Gatto e la Volpe sono dei semplici furbacchioni un po’ approfittatori e la Fatina una sorta di angelo custode dall’atteggiamento materno. Resta forte il legame tra il padre e il figlio ed emerge la figura del Grillo Parlante eletto a voce narrante e coscienza di Pinocchio. Di fatto è lui il vero protagonista della versione Disney che poco ha a che vedere con lo scritto di Collodi, ma è a tutti gli effetti un vero adattamento. Può piacere tanto o irritare i puristi, ma resta innegabile che si tratta di una creazione originale.

A distanza di 82 anni, dal 1940 al 2022, Disney ha rimesso mano alla storia del burattino senza fili che vuole diventare un bambino regalando a tutti gli appassionati e addetti ai lavori un esempio di cosa non debba essere un adattamento. Il termine andrebbe interpretato in chiave innovativa e cioè basarsi sull’idea di offrire agli spettatori contemporanei uno spettacolo all’altezza dell’attuale sensibilità e gusto. Adattare non deve essere in alcun modo inteso come accettazione passiva e rassegnazione. Nel momento in cui ci sono a disposizione i mezzi per avere un regista del calibro di Robert Zemeckis e un attore stellare come Tom Hanks, diventa lecito aspettarsi qualche decisiva sorpresa in fatto di originalità e nuove sfumature di contenuto.

L’adattamento del 2022 non apporta novità, di fatto resta fermo a più di ottant’anni fa e quando si avventura nel presente cercando di ammiccare al pubblico commette addirittura errori di sintassi. Pinocchio è più bello a vedersi, ma meno verosimile e si trasforma in una specie di supereroe di legno che agita le proprie gambette fino a trasformarle in un motore da fuoribordo per mettere in salvo sé stesso, il padre e tutti gli amici dal minaccioso mostro marino.

La cosa più stupefacente è la mancanza di un criterio nell’adattamento di carattere storico. Nel 1940 negli Stati Uniti l’industria del tabacco era al suo massimo fulgore e attraverso la radio, il cinema e la pubblicità su carta e stradale era riuscita ad agganciare anche una larga fetta di consumatori tra i minori. Per questo Pinocchio nel 1940 quando si abbandona ai divertimenti del Paese dei Balocchi insieme a Lucignolo, fuma e beve come un vecchio alcolizzato. In una scena il burattino aspira un intero sigaro fino a diventare cianotico e a non riuscire nemmeno a colpire con la stecca una palla da biliardo. Questa situazione e ambientazione aveva un senso e un’intenzione educativa in quell’epoca, ma oggi è completamente superata. Andava adattata e, invece, è stata accettata con rassegnazione.

Pinocchio nel 2022 smette di fumare e si limita a bere tanta birra, ma la regge bene. Un fegato di legno ha i suoi vantaggi? La lezione dell’action movie non può, naturalmente, essere nemmeno questa. Quello che abbiamo imparato, incantati dalla fluidità dei movimenti del nuovo burattino e dagli sguardi umani e sempre profondi del Geppetto Hanks, è che Pinocchio potrebbe ancora adattarsi ai nostri tempi, ma gli adattatori devono essere capaci di fare il loro lavoro. Altrimenti Pinocchio rischia di ridursi a un personaggio che dice le bugie solo perché a volte può tornargli comodo avere il superpotere del naso lungo.

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!