Numero 47/2017

23 Novembre 2017

Birre di tutti i giorni – Viaggio tra gli scaffali del supermercato: la Franziskaner

Birre di tutti i giorni – Viaggio tra gli scaffali del supermercato: la Franziskaner

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Alzi la mano chi non ha mai visto una bottiglia di Franziskaner al supermercato. E adesso, alzi la mano chi non ne ha mai assaggiata una.

 

Quest’oggi il nostro viaggio alla scoperta della storia delle birre di tutti i giorni ci porta ad approfondire la conoscenza di una delle birre in assoluto più famose e vendute nella nostra grande distribuzione, tornata recentemente alla ribalta sui social per la curiosa somiglianza che lega il frate disegnato sull’etichetta a Papa Francesco.

 

Le origini del birrificio sono da ricercare nel Medioevo, precisamente nel 1363, anno in cui risalgono le prime notizie riguardo il “Bräustatt bey den Franziskanern”: il nome dato al birrificio, fondato dal mastro birraio Seidel Vaterstetter, deriva dalla presenza di un convento francescano che sorgeva proprio dall’altro lato della strada, e in origine aveva sede nel quartiere della Residenza di Monaco, palazzo in cui abitavano i vari governatori della Baviera.

 

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Per molti secoli, si assiste ad un rapporto stretto e vivace tra il birrificio e il convento dirimpettaio, che si interrompe solamente nel 1841, quando la Franziskaner viene trasferita a Lilienberg, nel sobborgo di Au, ad est di Monaco.

Nel 1858 Joseph Sedlmayr, proprietario della Leist-Brauerei e figlio di Gabriel, già a capo della Spatenbräu, diventa comproprietario di Franziskaner, acquisendone il completo controllo nel 1861. Nel 1865 Sedlmayr chiude lo stabilimento della Leist-Brauerei e concentra tutta la sua produzione birraria esclusivamente presso la Franziskaner.

Nel 1872 il birrificio Franziskaner debutta all’Oktoberfest con una birra in stile viennese, la Ur-Märzen, dal grado più alto rispetto alla birra prodotta abitualmente.

La vita del birrificio procede molto tranquillamente per svariati decenni; solo nel 1909 si assiste ad a due importanti novità: Gabriel Sedlmayr III trasforma la Franziskaner in una società per azioni, e per la prima volta appare l’immagine di un frate sull’etichetta delle birre.

Nel 1922 lo stesso Gabriel III, per far fronte ai grossi problemi economici sorti  nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, decide di unire le forze con il fratello Joseph, subentrato in precedenza a capo della Spatenbräu, e dalla fusione definitiva dei due birrifici nasce la nuova società “Gabriel und Joseph Sedlmayr Spaten-Franziskaner-Leistbräu AG”.

Facendo tesoro delle esperienze accumulate nei due distinti birrifici, il nuovo grande birrificio unico prosegue il suo cammino all’insegna delle migliorie e del perfezionamento continuo. Nel 1935 viene messa mano anche al vecchio logo: commissionato all’artista di Monaco di Baviera Ludwig Hohlwein, nasce l’inconfondibile disegno del frate panciuto, che ancora oggi troviamo sulle etichette di Franziskaner.

 

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Nel 1964 entra in produzione la prima birra di frumento del birrificio, chiamata Spaten Champagner Weissbier. Nel 1968 il nome viene modificato nel più breve Club-Weiße. La Franziskaner Hefe-Weissbier che noi troviamo ancora oggi al supermercato, debutta in commercio solamente nel 1974, e soltanto nella zona di Monaco. Nel 1984 comincia a venire “esportata”, sebbene soltanto su scala nazionale.

La fine del millennio vede la Franziskaner affermarsi come uno dei birrifici più grandi e potenti dell’intera Germania. Punto di forza e vanto del birrificio è l’unione tra storia e presente: le birre Franziskaner vengono prodotte in impianti ultramoderni e all’avanguardia, seguendo però i dettami della vecchia Legge sulla Purezza Bavarese.

Nel biennio 2002/2003 la Germania si trova alle prese con un generale declino dell’industria birraria; la Franziskaner è tra le poche ad andare controtendenza: viene raggiunto il traguardo fondamentale di 1 milione di ettolitri prodotti in un anno, e il birrificio entra di diritto nella top 3 dei produttori birrari tedeschi. E’ solo nel 2005 che Franziskaner decide di investire nell’esportazione e nella commercializzazione dei propri prodotti all’estero: la società quindi entra nell’orbita del colosso internazionale InBev, approfittando dei suoi canali commerciali per poter immettere le proprie birre nei mercati di mezzo mondo. Sempre nel 2005 viene ulteriormente ritoccato il logo, a cui viene aggiunta la frase “Kenner schätzen Franziskaner Weissbier”, ovvero “Gli esperti (di birra) apprezzano la Franziskaner”. Il logo viene ulteriormente aggiustato nel 2007, anno in cui la frase sopracitata viene modificata in “Zeit fuer das Besondere”, “Tempo per qualcosa di speciale”. Il frate panciuto rimane saldamente al centro del marchio, a simboleggiare allo stesso tempo tradizione, alta qualità, pace e serenità derivanti dal bere una buona birra.

Approfittando, nel 2009, dell’acquisizione del distributore americano Anheuser-Busch da parte di InBev, che di fatto trasforma il colosso belga in una delle cinque potenze mondiali per quanto riguarda i beni di consumo, la Franziskaner decide di rifarsi il look, modernizzando lo stile delle sue etichette, ed adattandole alla definizione di “classico moderno” proposta dallo stesso Inbev nella catalogazione dei suoi marchi.

Nel 2011 il birrificio sperimenta nuovi prodotti: esce una versione celebrativa della classica Hefe Weissbier, chiamata Royal, ed una linea di birre analcoliche. Comincia anche la stampa di una rivista trimestrale, “der Franz”, in cui oltre al mondo della birra Franziskaner vengono approfonditi argomenti riguardanti la cultura, il divertimento e la convivialità.

Nel 2015, ai World Beer Awards, le birre analcoliche Franziskaner vengono premiate con quattro medaglie per quanto riguarda le categorie senza alcol.

Sul mercato italiano, La Franziskaner ha commercializzato principalmente due prodotti: la classica Hefe Weissbier Naturtrüb, chiara e non filtrata, e la Hefe Weissbier Dunkel, scura, entrambe leggere e beverine, ma in qualche supermercato è possibile trovare anche la Franziskaner Alkoholfrei, analcolica.

 

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Ci sono però altre varietà di birre prodotte dal birrificio, reperibili in Germania. Ecco un breve elenco:

– Kristallklar, una weizen filtrata.

– Royal, la versione celebrativa della Naturtrüb, di grado superiore alla classica (6% vol.alc)

– Leicht, più leggera con il suo 2,9% vol. alc.

– Kellerbier, l’unica prodotta a bassa fermentazione, corposa e non filtrata.

– Natur Russ, una sorta di radler prodotta con 50% di birra weizen e 50% di puro succo di limone.

A completare la gamma di prodotti Franziskaner, ci sono tre varietà aromatizzate di birra analcolica: sambuco, limone e arancia rossa.

Il birrificio, situato ancora oggi a Monaco di Baviera, organizza regolarmente visite guidate e corsi per diventare Bier-Sommelier presso la propria sede.

 

Alla prossima puntata con le birre di tutti i giorni!

 

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Alessia Baruffaldi
Info autore

Alessia Baruffaldi

“Ero una quasi astemia qualsiasi, fino a quando, alla “tenera” età di 23 anni, ho fatto conoscenza con una giraffa di Augustiner Oktoberfest…”

Nasce così la mia passione per la birra, più o meno 7 anni fa. E da allora non si è più fermata.
Solitamente, le donne si emozionano e si entusiasmano di fronte ad un negozio di vestiti, di scarpe, di profumi… Io mi entusiasmo davanti ad una libreria, a qualsiasi cosa che raffiguri dei gufi o la Scozia… e davanti ad uno scaffale pieno di bottiglie di birra!
E’ più forte di me, appena entro in un supermercato, vado subito in direzione del reparto birre, che solitamente viene sempre diviso dal reparto “vini&liquori”, e proclamo il mio insindacabile giudizio: in questo supermercato vale la pena che io ritorni?
Comincio a passare in rassegna ogni cambio di colore delle etichette, ed esploro, esploro, esploro.
A volte con piacevolissime sorprese e scoperte di nicchia, e quando poi esco dalla cassa con 4-5 bottiglie mi sento soddisfatta e felice come una bimba che ha svaligiato un reparto di caramelle, o una fashion-addicted che ha trovato un paio di Louboutin al 90% di sconto.
Stessa sorte tocca ai locali che frequento: come decido se vale la pena ritornarci? Semplice! Do un’occhiata al listino delle birre che propongono alla spina o in bottiglia e, se possibile, faccio una perquisizione visiva diretta del frigo. Se tengono solo birre da supermercato, prendo un’acqua frizzante, e mentalmente pongo un bollino sulla porta dello sventurato pub con scritto “MAI PIU’”.
E’ decisamente snob come cosa, lo so, ma è più forte di me.
Ormai tra i miei amici sono considerata LA “birramaniaca” (anche se c’è chi beve molto più di me!). Vedono la passione che ci metto nel provare gusti nuovi, nell’informarmi sui vari birrifici, nel collezionare le bottiglie delle birre che ho assaggiato (al momento sono circa a 280, ma sarebbero molte di più se ogni volta che vado in un pub poi avessi il coraggio di chiedere di portarmi via il vuoto a perdere, ma non è molto carino girare fuori da un pub con una bottiglia di birra vuota in mano senza sembrare un’ubriacona!), leggo, sperimento, cerco di partecipare al maggior numero di fiere birrarie che la distanza (e ahimè,il mio portafogli) mi permettono…

Insomma, coltivo più che posso questa mia passione, forse un po’ insolita per una ragazza, ma che ci posso fare se mi trovo più a mio agio tra gli scaffali di un beer shop, piuttosto che in un negozio di vestiti?
Per questo ho aperto da qualche mese un mio blog sul fantastico mondo della birra artigianale (avventurebirrofile.altervista.org), supportato dalla pagina Facebook de Le avventure birrofile della Ale.