8 Giugno 2015

DOKI E LA BEVANDA DEGLI DEI: quattordicesimo capitolo

DOKI E LA BEVANDA DEGLI DEI: quattordicesimo capitolo

Condividi, stampa o traduci: X

Tag: , ,

 

 

Il mal di testa era feroce.

Il giovane ne aveva provato uno simile solo durante la battaglia di Men-nefer, quando era stato colpito da un guerriero al soldo di Am-nefer.

Un occhio si aprì o, per lo meno, a Doki parve così.

Sentiva un pulsante dolore, vibrante più dei brividi, percorrergli il capo, il volto ed il corpo tutto.

Emise un gemito.

Che cosa era accaduto?

Dov’era?

Schiuse anche l’altra palpebra nel tentativo di vedere meglio.

Ce la fece, vide meglio una flebile luce provenire dal fondo del suo cono visivo, dall’orizzonte da lui percepito.

Che cosa era successo?

La testa gli scoppiava…

Provò a portarsi la mano alla fronte, nel tentativo di massaggiarsi la parte che gli doleva di più.

Non ce la fece.

Qualcosa trattenne il suo braccio.

Qualcosa che aveva un suo gioco e che, al termine della sua corsa, emetteva uno strano clangore metallico.

Nonostante il mal di testa, Doki si rese conto di essere incatenato.

Con ogni probabilità la catena che lo costringeva, si trovava in una cella… proprio come lui.

Scosse la testa, nel tentativo di destarsi da quel torpore.

Che cosa era successo?

Come era finito lì?

Cercò di ricordare.

Si sforzò.

La testa gli doleva troppo per riuscire a focalizzare i ricordi.

Poi, quasi come se fosse stato baciato da un Dio benevolo, si ricordò: lui e Meryt-Ra avevano seguito i due Visir, i consiglieri di suo padre, ad un losco incontro con un bieco individuo.

In quell’incontro quei tre avevano tramato per uccidere Narmer, il Faraone!

Il padre di Meryt-Ra.

Sì, ora Doki ricordava tutto!

Era stato colpito e, prima di perdere i sensi, ricordò di essere stato congedato, se così si può dire, con una frase che riordava perfettamente: “Per te, piccolo straccione, ho una bella sorpresa. Buon riposo!”.

Am-nefer glielo aveva preannunciato…

Era lì, nelle segrete della fortificazione di Djeka a marcire…

Marcire per chissà quale grave colpa mai commessa…

I due Visir avevano sicuramente architettato qualhe sordida e falsa accusa per poterlo arrestare.

Non appena fosse riuscito a parlare con il Faraone, lui…

Si bloccò.

Il suo cervello stava cominciando a riprendersi e, con esso, le sue capacità di ragionamento.

Se era stato precipitato in quel buio antro, l’accusa che quei due gli avevano gettato addosso doveva essere veramente infamante e grave!

Altrimenti, per lo meno il Faraone, avrebbe temporeggiato prima di sbatterlo nelle segrete!

Non poteva far altro che attendere che il suo destino si compisse.

Sperava di poter avere un colloquio con il Faraone prima di essere condotto verso il patibolo.

Perché sicuramente il patibolo sarebbe stata la conclusione della sua pena…

Sicuramente i Visir avevano già detto a Narmer che lui aveva colto il fiore della figlia e…

Oh, per gli Dei!

Ora Doki si ricordava!

C’era anche Meryt-Ra, con lui, all’incontro clandestino!

Che cosa le avevano fatto?

Dov’era la sua amata?

Doki venne colto da un malore, una specie di tuffo al cuore…

Meryt-Ra…

Se quei cani le avevano fatto qualcosa…

Doki giurò che, una volta morto, la sua anima avrebbe perseguitato quei due vili traditori sotto le sembianze di un Genio cattivo, fino a condurre quegli infami alla follia ed alla peggiore delle morti!

Il respiro si fece affannato.

Sragionava.

La testa gli pulsava forte, fortissimo.

Neppure quella flebile luce, quell’ultimo baluardo di normalità in quel mondo fatto di ombre ed oscurità, lo abbandono.

Svenne ed il buio lo trascinò via con se.

Doki si svegliò di soprassalto, si rese conto di essere fradicio e di aver ingollato una notevole quantità di un fluido.

Acqua.

O forse urina… il gusto era estremamente forte, sgradevole.

«Ben svegliato, sudicio topo di fogna!»

La voce proveniva da vicino, il ragazzo lo percepiva.

Gli occhi aperti, la luce di una torcia che lo accecava.

Ma quella voce… quella voce lui l’aveva riconosciuta: era quella di Am-nefer.

«B-buongiorno, Visir traditore… qual buon vento ti porta a farmi visita?» Doki decise di essere spavaldo verso l’uomo che lo aveva incastrato.

«Oh, interessante! Fai il grande Generale, fai pure il gradasso… ma un topo eri ed un topo resti. E come topo ti tratto. Hai gradito la doccia di piscio?»

«Buono, avrei preferito un po’ di quella succulenta bevanda che mi hai rubato, ma posso accontentarmi. Il colore per lo meno è simile!»

«Devo ammetterlo, Doki! Sei un ragazzo speciale! Riesci a fare lo spavaldo anche qui, in cella, pronto al patibolo! Complimenti, sei più coraggioso di tanti rei di omicidio!»

«Toglimi una curiosità, vecchio bastardo… con quale calunnia sei riuscito a trascinarmi qui, senza che il Re opponesse resistenza?»

«Che domanda interessante! Bravo!»

«Allora? Sai com’è, se verrò messo a morte a breve, non ho tutto il tempo del mondo per ricevere una risposta.» Doki faceva lo strafottente ma, in realtà, quello che guidava le sue parole era solo odio.

Purissimo ed incontrollabile odio.

«Facile!  Meryt-Ra non è più qui a palazzo, ma questo credo che tu lo sappia già. Vedi, io ed il Visir di Narmer lo abbiamo convinto che tu hai tentato di stuprare sua figlia e che, dopo che lei si è rivoltata contro di te, per evitare di essere denunciato, l’hai uccisa.»

Un fulmine squarciò l’apparente spavalderia del ragazzo: Meryt-Ra, che cosa le avevano fatto?

L’avevano veramente uccisa?

Che cosa ne era stato di lei?

«Maledetti bastardi! Che cosa le avete fatto? Dov’è?»

Poi, la sua psiche gli ricordò quei pochi rudimenti di Legislatura che gli erano stati impartiti da quando era divenuto Generale: nessuno poteva subire una condanna a morte sommaria; erano necessarie prove ed ogni persona doveva subire un processo.

E lui non era stato tradotto dinnanzi al Re per essere giudicato.

Quindi Am-nefer stava bluffando.

Il giovane riacquistò il suo autocontrollo:

«Stai mentendo. Che prove hai del fatto che io abbia ucciso Meryt-Ra? Io vi ucciderò per quello che le avete fatto e…»

«Ragazzino, non credi che io sia troppo furbo per farmi mettere nel sacco da te?»

«Che cosa intendi? Cosa ti fa credere che mi condanneranno? Cosa ti fa credere che io non dia la mia versione della storia?»

«Ho riportato qui a palazzo il vestito lacerato e sanguinante delle vesti di Meryt-Ra e… beh, poi ci sarà la tua confessione, come prova regina!»

«Tu sei un folle! Credi che io confesserò?»

«In verità, caro ragazzo, la tua bella è viva e vegeta ma potrebbe non restare tale a lungo. La tengo in un posto sicuro. Vedi, se tu non confesserai di aver ucciso la bella principessa, lei morirà veramente.»

«Cosa? Dov’è? Dove la tieni nascosta?»

«Non credo che ti interessi, mio giovane amico. Ti do la mia parola che la lascerò vivere, dopo la tua esecuzione. Detronizzeremo il Re e poi la sposerò. È un fiore troppo bello per sprecarlo così! Non sarà la vita che ha sempre sognato, ma per lo meno sarà viva! Non credi che sia una promessa accettabile, Doki?».

«Sei solo un…»

«Se i miei uomini, i carcerieri di Meryt-Ra non avranno mie notizie entro l’alba, la sgozzeranno come un maiale. Ora, so che non hai la cognizione del tempo, qua dentro… ma ti assicuro che manca poco tempo all’alba.»

«BASTARDO!»

«Il tempo scorre, Doki! Confesserai?»

«Io…»

«Veloce!»

«Sì, Sì, per gli Dei!»

«Eccellente! Allora ti auguro un buon processo, mio caro. Ovviamente io sarò presente. Non potrai avere colpi di testa, naturalmente.»

«Dovè? Dove la tieni?»

«A cosa ti serve questa informazione?»

«Considerala… il mio ultimo desiderio».

«E sia. È nella casa dove ti ho catturato. Se vuoi nascondere qualcosa o qualcuno, mettilo sotto gli occhi di tutti. Buona morte, Doki!»

 

 

Condividi, stampa o traduci: X

Alessio Lilliu
Info autore

Alessio Lilliu

Sono nato a Cuneo, ridente capoluogo di provincia piemontese.
Ho sempre amato la Natura e, seguendo questo amore, ho frequentato l’Istituto Tecnico Agrario ed ho proseguito i miei studi conseguendo, nel 2012, la Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari a pieni voti.
Ho sempre adorato la cultura in ogni sua forma, ma ho sempre odiato gli stereotipi.
In particolare lo stereotipo che ho sempre rigettato è quello che riguarda la relazione tra “persone studiose” e “persone fisicamente poco attraenti”. Per ovviare a tale bruttissimo stereotipo all’età di 11 anni cominciai a praticare Judo e ad oggi sono cintura nera ed allenatore di questa disciplina marziale.

Dal 2010 gestisco un’attività commerciale, l’Edicola della Stazione Ferroviaria di Cuneo.
Ho ricoperto nel 2011 anche il ruolo di Vice-Responsabile della qualità all’ingresso in un macello del cuneese e, una volta terminato il mio percorso di studi, nel 2012 per l’appunto, ho deciso di rendere il settore alimentare parte ancor più integrante della mia vita. Creai la Kwattzero, azienda di cui sono socio e che si occupa di prodotti disidratati a freddo e di produzione di confetture ipocaloriche, ricavate tramite un processo brevettato di mia invenzione e di mia esclusiva proprietà. Obiettivo finale della ditta è quello di arrivare a produrre i propri prodotti con un consumo energetico pari a zero tramite l’installazione di fonti di energia rinnovabile, per esempio pannelli fotovoltaici.

Per quanto riguarda la mia passione per la scrittura, nacque in tenera età ed in particolare attorno ai sette anni, quando rubavo di nascosto la macchina da scrivere di mio padre, una vecchia Olivetti, per potermi sbizzarrire a sognare e fantasticare su terre lontane e fantastici eroi.

La mia passione per la scrittura venne ricompensata nel 2010 quando pubblicai il mio primo romanzo, “Le cronache dell’Ingaan”. La mia produzione letteraria prosegue a tutt’oggi con nuovi romanzi.

Dal 2012 sono Presidente di Tecno.Food, associazione che riunisce i Laureati e gli Studenti delle Scienze alimentari in seno all’Università degli Studi di Torino.

La nuova ed affascinante sfida che sto cominciando ad affrontare con enciclopediadellabirra.it mi permette di unire due mie grandi passioni: la scrittura e la birra!

Adoro sperimentare sempre nuove cose e nuovi gusti e questa è un’occasione davvero unica.