Numero 30/2022

30 Luglio 2022

Weyerbacher Brewing Company

Weyerbacher Brewing Company

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Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Easton, Pennsylvania/USA
Dan Weirback, di origine tedesca, homebrewer da anni e beer hunter, aveva già svolto diverse arrività quando, nel 1993, decise di tentare un nuovo business.
Durante una vacanza in Vermont, insieme alla moglie Sue, ebbe modo di visitare, a Bridgewater Corners, Long Trail Brewing Company. Subito venne fuori l’idea e, in capo a due anni, con l’aiuto del partner Joseph T. Nanovic, vide la luce, in una stalla e con un impianto di seconda mano da 10 barili, la Weyerbacher Brewing Company.
La partenza, con due birre tipicamente inglesi (una Pale Ale e una ESB), allo scopo d’inserirsi nella Craft Beer Revolution americana, non risultò felice, destinando all’abbandono le due primizie.
Nel 1997, per emergere nell’agguerrita concorrenza, Dan decise di concentrarsi sulla produzione di birre “dal gusto enorme e dall’alto contenuto alcolico”. Nacque così la Raspberry Imperial Stout, già ideata ai tempi dell’homebrewing, Seguì il barley wine Blithering Idiot, destinato a diventare una delle birre più apprezzate della Weyerbacher.
L’anno successivo fu aperto anche un brewpub, che ovviamente impegnava Dan in cucina nel pomeriggio e fino a tarda sera, dopo aver tracorso la mattinata nel birrificio.
Nel 2001 avvenne il trasloco della fabbrica in una location più funzionale, con un impianto da 25 barili proveniente dalla Victory Brewing Company di Downingtown e una nuova linea d’imbottigliamento. Mentre, dal momento che le vendite avevano cominciato a espandersi fuori della Pennsylvania, per poter soddisfare la domanda, venne chiuso il brewpub.
Nel 2006 vide la luce la Double Simcoe IPA, la prima Double IPA Single Hop mai prodotta al mondo.
I ripetuti viaggi in Belgio servirono a studiare le strong ale e anche le birre trappiste. Ed ecco venir fuori una tripel, chiamata Merry Monks, e addirittura la Quad, probabilmente la prima quadrupel americana.
Nel 2007 l’impianto fu portato a 40 barili, mentre aveva inizio l’invecchiamento in botti di legno che avevano ospitato il bourbon. Sicché Old Heathen, Blithering Idiot, Merry Monks e Quad, barricate, divennero rispettivamente Heresy, Insanity, Prophecy e Blasphemy. E questi quattro stili, molto alcolici e con profili aromatici complessi, ricavarono dall’invecchiamento in botte ulteriori sapori di rovere e whisky.
Nel 2013 avvenne un radicale restyling di tutte le etichette.
Al 2019 la Weyerbacher Brewing Company era la più grande fabbrica di birra artigianale della Lehigh Valleye, e, con Chris Wilson, head brewer dal 2006, produceva 30 mila barili annui; distribuiva in più di 20 stati americani e nel Continente Antico.
E, nel 2019, vendette la quota di maggioranza a una società d’investimento privata con sede a Filadelfia presentando, insieme, istanza di fallimento del capitolo 11. Fallimento, che faceva parte dell’accordo d’investimento per risanare i debiti correnti.

 

Weyerbacher Raspberry Imperial Stout, imperial stout di colore marrone molto scuro, vicino al nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 8%); con un tocco al bacio di lamponi. La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma, di un beige tendente al marrone chiaro, modesta, sottile, cremosa, di rapida dissoluzione ma lasciando i segni di una buona allacciatura al bicchiere. L’elevata intensità olfattiva non raggiunge certo una finezza attraente, ma sanno farsi ben apprezzare, nella loro maniacale pulizia, caramello e malti tostati, fragole e lamponi, melassa e vaniglia, fico e dolcezza da latte, caffè leggero e caldo cioccolato fondente belga, lasciando a far capolino dal sottofondo fenoli, terrosità, cenere, legno, fumo, pepe. Il corpo medio si rivela piuttosto pesante, in una tessitura inizialmente scriropposa, poi acquosa ma un po’ appiccicosa. Il forte sapore di frutti di bosco si attenua nel cacao, e la lunga corsa prende a snodarsi in perfetto equilibrio, grazie all’amaro del luppolo, all’acidià delle tostature e a un’ostinata nota bruciata sottostante. L’alcol è lì, ma non si fa sentire. Un lampone aspro persiste nel finale, tra malti tostati, legno carbonizzato, tabacco, erbe verdi speziate. Il retrolfatto si protrae abbastanza per poter esalare sufficientemente le impressioni amarognole della sua ottima luppolizzazione.
Weyerbacher Double Simcoe IPA, double/imperial IPA di un intenso colore ambrato con riflessi rossastri e dall’aspetto torbido (g.a. 9%); con utilizzo del solo luppolo Simcoe. Con una media effervescenza, l’enorme schiuma ocra sbocca sottile, compatta, cremosa, di notevole tenuta ma scarsa allacciatura. Ottimo il profilo aromatico: ricco malto biscotto, agrumi, caramello, pane, frutta tropicale, aghi di pino, miele, resina, abete rosso, luppolo floreale. Il corpo medio tende decisamente al pieno, in una liscia tessitura oleosa. La solida base di malto, con biscotto e caramello in particolare evidenza, facilita un inizio abbastanza dolce del lungo percorso gustativo; verso il centro, l’amara scorza di pompelmo fa da apripista per la fresca ondata vegetale e resinosa. Da parte sua, l’alcol adempie al proprio dovere con dignità, limitandosi ad apportare quel calore preannunciato dalla gradazione in etichetta, senza però disturbare minimamente la facilità di bevuta. Pino e luppolo, nel finale, asciugano e ripuliscono compiutamente il palato, predisponendolo alle persistenti sensazioni amarognole di un retrolatto terroso ingentilito dall’amabilità etilica.

 

Weyerbacher Heresy, imperial stout di colore nero intenso con bordi marroni e dall’aspetto opaco (g.a. 8,2%). È la versione, barricata in botti di rovere ex bourbon del Kentucky, della Old Heathen Imperial Stout non più in produzione. L’effervescenza è attenuata ma molto piacevole; la schiuma, di un noce scuro, non così generosa, però di un’allacciatura sorprendentemente densa che sta a indicare l’incredibile cremosità della consistenza. L’aroma combina a meraviglia il dolce (malti scuri, vaniglia, melassa, caramello, uvetta, zucchero di canna, frutti di bosco) con l’amaro (caffè, tostature, cioccolato fondente), l’agro (quercia, fumo, erbe, ossidazione) e il calore inebriante di whisky e bourbon. Il corpo medio tende a sminuirsi in una scorrevole tessitura oleosa. Supportato dalla massima discrezione alcolica, il gusto fa appello alla partecipazione attiva di malto tostato, caffè, melassa, ciliegia, quercia, caffè, agrumi, vaniglia, caramello, erba, budino al cioccolato, fieno, zucchero scuro, perché si prestino, in nome della causa comune, a uno scorrimento in perfetto equilibrio, cremoso, morbido, vellutato. Il finale, leggermente sciropposo, abbina magistralmente amabilità e asciuttezza. A sua volta, il retrolfatto aggiunge uno spiccato sapore di bourbon.
Weyerbacher Blasphemy, abbazia quadrupel di colore ambrato con riflessi rubino e dall’aspetto intorbidato dai sedimenti di lievito (g.a. 11,8%). Versione barricata della Quad, debuttò nel 2007 come produzione occasionale e commercializzata una volta l’anno, di solito a primavera. Era però filtrata e confezionata in bottiglia da 35,5 cl. Il risultato poco soffisfacente portò, nel 2011, alla rifermentazione in bottiglia da 75 cl con tappo a gabbietta. Con una morbida effervescenza, la schiuma, di un beige chiaro, sbocca non così ricca, ma sottile, compatta, cremosa, sufficientemente stabile e aderente. L’olfatto ostenta freschezza e pulizia nella sua elevata intensità. Eleganti profumi fruttati, dalla prugna all’uva passa, dai fichi ai datteri, dalla ciliegia alla banana, dominano incontrastati la scena, costringendo a rimanere in sottofondo gli scalpitanti sentori di vaniglia e caramello, resina e quercia, malti scuri e pane tostato, zucchero di canna e lievito belga. L’atmosfera è invece inebriata da whisky, fumo, bourbon. Il corpo medio mostra una certa tendenza verso la pienezza, in una viscosa consistenza oleosa. Nel gusto, c’è un parziale ritorno dell’indomita componente fruttata che si scontra, adesso, ad armi pari con il legno e la vaniglia derivanti dall’affinamento in botti di bourbon. E l’alcol si adegua alla nuova situazione, facendo violenza a se stesso per non uscire dalla discrezione. O sarà la morbidezza a smentirlo in un sapore pieno e cremoso di whisky con note dolci di malto? Un’aspra secchezza di frutti rossi, in particolare, amarena e ribes, asciuga compiutamente il palato. E, nella lunga persistenza del retrolfatto, all’asprezza si mescola a meraviglia una dolcezza fruttata intiepidita da un delicato tocco di bourbon.

 

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Antonio Mennella
Info autore

Antonio Mennella

Sono nato il primo gennaio 1943 a Lauro (AV) e oggi risiedo a Livorno.
Laureato in giurisprudenza, sono stato Direttore Tributario delle Dogane di Fortezza, Livorno, Pisa, Prato.
 
La scrittura è sempre stata una delle mie passioni, che è sfociata in numerose pubblicazioni di vario genere, alcune specificatamente dedicate alla birra. Gli articoli riportati sul Giornale della Birra sono tratti da La birra nel mondo, in quattro volumi, edita da Meligrana.

Pubblicazioni: 
Confessioni di un figlio dell’uomo – romanzo – 1975
San Valentino – poemetto classico – 1975
Gea – romanzo – 1980
Il fratello del ministro – commedia – 1980
Don Fabrizio Gerbino – dramma – 1980
Umane inquietudini – poesie classiche e moderne – 1982
Gigi il Testone – romanzo per ragazzi – 1982
Il figlioccio – commedia – 1982
Memoriale di uno psicopatico sessuale – romanzo per adulti – 1983
La famiglia Limone, commedia – 1983
Gli anemoni di primavera – dramma – 1983
Giocatore d’azzardo – commedia – 1984
Fiordaliso – dramma – 1984
Dizionario di ortografia e pronunzia della lingua italiana – 1989
L’Italia oggi – pronunzia corretta dei Comuni italiani e nomi dei loro abitanti – 2012
Manuale di ortografia e pronunzia della lingua italiana – in due volumi – 2014
I termini tecnico-scientifici derivati da nomi propri – 2014
I nomi comuni derivati da nomi propri – 2015
 
Pubblicazioni dedicate alla BIRRA:
La birra, 2010
Guida alla birra, 2011
Conoscere la birra, 2013
Il mondo della birra, 2016
 
La birra nel mondo, Volume I, A-B – 2016
La birra nel mondo, Volume II, C-K -2018
La birra nel mondo, Volume III, L-Q – 2019
La birra nel mondo, Volume IV, R-T – 2020
 La birra nel mondo, Volume V, U-Z– 2021
Ho collaborato, inoltre, a lungo con le riviste Degusta e Industrie delle Bevande sull’origine e la produzione della birra nel mondo.