16 Febbraio 2015

DOKI E LA BEVANDA DEGLI DEI: sesto capitolo

DOKI E LA BEVANDA DEGLI DEI: sesto capitolo

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«Mio Re, la piazza centrale di Abu è stata addobbata per la cerimonia di domani mattina».
«Perfetto. La cerimonia di domani deve essere perfetta. È la prima delle ventidue che si susseguiranno qua, nell’Alto Egitto. Ne seguiranno poi altre venti nelle città del Basso Egitto.»
«Certo, Maestà.» rispose il Visir.
A quel desco imbandito vi erano seduti Narmer, il suo Visir del Basso Egitto, ossia del Nord e poi vi era anche Am-nefer, il Re caduto che era il Signore di quelle zone, Abu compresa.
Ultimo e più taciturno dei partecipanti a quella colazione di lavoro, era Doki, conscio di essere assolutamente inadeguato, in quella situazione.
«Am- nefer, ho deciso di dividere il tuo vecchio regno in 22 distretti che chiamerò Nomi. Porrò a capo di ogni Noma un mio uomo di fiducia, un Nomarca».
«Ed i capovillaggi che ho posto io a suo tempo? Non credi che si ribelleranno?»
«Duecento soldati di Stanza in ognuno di questi centri urbani provvederanno a far sparire nella notte tutti i capi delle rivolte. Dirai ai vecchi Signori Locali che possono tenersi le ricchezze che hanno accumulato in questi anni. Credo che sia un equo compromesso per evitare tafferugli. Avrei potuto sequestrare tutti i loro beni per metterli a disposizione dei miei nuovi Nomarca ed avreipotuto farli decapitare perché servitori del re sconfitto. Direi che non potranno lamentarsi, ma se mai lo facessero… non vedrebbero l’alba di un nuovo giorno.»
«Capisco».
«Credi di poter essere convincente?»
«Certo!»
«Ottimo. Ovviamente a questi tuoi colloqui assisterà anche un’altra persona…» completò Narmer indicando il suo Visir, l’uomo di cui si fidava di piùal mondo.
«Certo, come preferisci.»
«Ottimo. Bene, Doki, il tuo ruolo sarà quello di presenziare in armatura e di recitare il discorso che ho fatto stilare apposta per te in quelle occasioni.»
«Certo, Maestà.»
«Bene. Ora ditemi, ci sono novità per quanto riguarda la riproduzione della bevanda degli Dei?»
«Mio re… grazie all’aiuto dei tuoi esperti di cucina abbiamo provato acuocere diverse volte e per diversi tempi acqua ed orzo.» fu la risposta di Doki.
«E…»
«E ci stiamo avvicinando alla soluzione» si precipitò a prendere le redini Am-nefer «abbiamo capito che, a seconda del tempo di cottura, cambia il gusto della bevanda finale.»
«Ho capito. E tra quei gusti… ce n’è uno che sia simile a quello della bevanda dei barbari? »
«Simile… ma mancano delle caratteristiche. Per esempio ho provato a berne un gran quantitativo ma non ho avuto i soliti effetti che ho con la bevanda degli Dei. Non…» Am-nefer fece una pausa, dettata da quello che sembrava imbarazzo.
«Beh?» chiese Narmer
«Mio re, non credo che le parole che sto per dire siano adatte alla nobiltà della tua…»
«Per gli Dei, dimmi quello che devi dire, non credo che tu possa scandalizzarmi.»
«Beh, non ho ruttato e non mi sono sentito alterato… e non mi é venuta voglia di andare in bagno…» l’imbarazzo dell’ex sovrano era evidente.
«Quindi mancano solo queste caratteristiche? Direi ben poca cosa, in fondo. Anzi, forse è meglio. Non credo che sia una cosa brutta evitare questi effetti… negativi e poco decorosi.»
«No, mio Signore. Non è così. Quegli effetti devono esserci. Non vi sarebbe differenza tra il succo degli aranci e questa bevanda.»
«Cioè… lo scopo di bere questa bevanda é quello di stare male?»
«No, mio Signore. Ma se se ne beve il giusto quantitativo… beh, si è molto più gioiosi e conviviali. Ovvio, se si esagera si cade in uno stato di abbruttimento terribile!»
«Quanto dovrei berne per provare sia lo stato di euforia che quello di abbruttimento?»
«Bevi, mio Re. Comincia con una coppa e poi bevine un’altra. Sentirai che cambierà il tuo umore e la percezione che hai del tuo corpo. E lo stato di abbruttimento… beh, quello arriverà più in là.»
«Desidero sperimentare le tue parole.» con un cenno della testa fece segno al servitore che era in piedi, vicino alla porta, di andare a prendere delle anfore della bevanda.
Il re e la sua corte alloggiava nella residenza del vecchio governatore di Abu.
«Bene, potete andare.»
«Mio signore, le sconsiglierei di provare a bere tanto proprio… oggi.»
«Perché?»
«Perché lostato di abbruttimento di cui ti parlo ha delle conseguenze.»
«Che conseguenze?»
«Diciamo che… il giorno dopo, di solito…si sta molto male. Si ha un malessere diffuso… a volte si vomita. La luce da fastidio, i suoni anche…»
«Scusami, ma che cosa ci sarebbe di così esaltante, allora in questa esperienza che mi proponi?»
«Quella è la parte brutta. Ma prima di addormentarsi ci si sente… un leone.»
«Allora rimando a domani, dopo la cerimonia. Bene, potete andare. E continuate le ricerche.»
«Come desideri, Maestà.»

Il pomeriggio di Doki proseguì nelle cucine del palazzo costruito in solida pietra.
Stava selezionando quali delle diverse cotte avevano un gusto più simile a quello della bevanda degli Dei.
Notò che alcune caratteristiche del gusto e dell’odore erano più simili nella mistura di acqua e orzo non ancora cotto. Ed in particolare in quegli ammolli che presentavano i semi di orzo leggermente germinati, dal cui apice spuntavano una o due foglioline.
Decise di prendere in considerazione e selezionare proprio quegli intrugli. Si mise a cuocere solo quelle.
Ma dopo la cottura quello strano aroma… spariva.
Quasi magicamente.
Era veramente un rompicapo.
Né Doki, né tanto meno Am-nefer riuscivano a trovare un “fil rouge” che collegasse quelle cotte con la bevanda dei misteri.

Per quel pomeriggio, sconfortato dall’ennesimo fallimento, Doki decise di finire di lavorare.
Si sarebbe svagato un po’. Aveva visto che nel giardino del palazzo c’era una piccola oasi. Probabilmente il palazzo di Abu era sorto in quel punto preciso proprio perché vi era quella piccola oasi.
Beninteso, l’intera cittadina sorgeva sulle fertili sponde del grande Nilo, ma il palazzo era stato costruito lì, con quelle spesse mura intorno ad esso, ed al cui interno era rachiusa anche l’oasi, proprio per avere una riserva di acqua anche in caso di assedio.
Oki decise di andare a fare un bagno in quel laghetto naturale, lontano dalle comodità e da occhi indiscreti.

Uscì dalle cucine e si diresse verso quell’angolo di paradiso.
Si spogliò e nudo che fu tastò l’acqua con l’alluce.
Era fresca, ed il sole picchiava caldo e soffocante come ogni giorno, in Egitto.
Il dio Ra aveva deciso di donare all’uomo quel grande disco caldo ma, a volte, Doki si chiedeva se non sarebbe stato meglio il sole fosse… un po’ più freddo…
per il giovane sarebbe andata bene una via di mezzo tra il calore generato dal sole e la frescura che c’era quando la luna splendeva maestosa.
Si immerse completamente, capo compreso, per sentire quel corroborante fresco che aveva desiderato fin dal mattino del giorno precedente, quando la carovana del Re era giunta ad Abu.
Nuotò rilassandosi.
Nulla poteva disturbare quell’idillio.
Per lo meno così gli sembrava.
Poco più in là, da dietro ad un canneto di papiro sbucò una figura femminile.
Una ragazza che riemerse dalla profondità del laghetto.
Proprio davanti a Doki.
Nuda anche lei, riemerse con gli occhi chiusi.
Sollevò le braccia e si tirò indietro i capelli.
Con quella mossa mise in  evidenza tutta la sua grazia ed  i seni, così…
Così perfetti.
Non appena lei scostò le mani dal volto, lui la riconobbe: Meryt-Ra.
Proprio lei.
Proprio la figlia del Re.
Subito Doki si voltò, dandole la schiena un attimo prima che lei riaprisse gli occhi.
«Cosa?» lei sembrava molto turbata« Chi sei e che cosa fai qui?»
«Ti chiedoscusa, Principessa… io… stavo facendo un bagno… non credevo che ci fossi già tu…»
«Voltati, voglio vederti in faccia!»
«Principessa, non ti crucciare, me ne vado subito…»
«Ti ho ordinato di voltarti. Vuoi forse che mi metta ad urlare?»
«No, no! Per la grazia degli Dei, non urlare!»
«E allora voltati. All’istante.»
Titubante il giovane si voltò, lentamente.
Lo sguardo in basso; Doki ebbe paura di incrociare i suoi occhi con quelli di lei.
«Tu sei…»
«Doki, mia principessa… e ti giuro che…»
«Ora… ora ti riconosco! Tu eri a Men-nefer! Tu sei uno di quei due ragazzi che stava spiando me e le mie amiche!»
«Non… non te la prendere, Principessa! Non è come sembra io…»
«Tu cosa?»
«Io non ti sto spiando… non ti perseguito, lo giuro!»
«Sembrerebbe il contrario.»
lei si accorse che Doki teneva lo sguardo basso. Era veramente un bel ragazzo. Un bel ragazzo a cui gli Dei arridevano, per giunta!
«Guardami in faccia quando ti parlo. Oppure stai ancora guardando il mio seno?»
«Oh, no! Principessa, io non lo guarderei mai!» Doki alzò lo sguardo; era paonazzo in volto.
«Quindi io, la Principessa d’Egitto, non sono abbastanza bella da essere ammirata da te? È alquanto oltraggioso, da parte tua».
«Non volevo dire questo… Sei bellissima ed il tuo seno è… oh, per gli Dei!»
«Allora lo ammetti, mi stavi guardando!»
Doki era esasperato da quella situazione: tute le risposte che dava erano interpretate nel modo peggiore dalla bella Principessa.
Il giovane lo sapeva, la fortuna gli aveva definitivamente voltato le spalle.
Sarebbe stato impalato su di una picca entro sera.
Non aveva più possibilità.
«Mia Pincipessa… io…»
«Dovrei farti uccidere per questo affronto!»
Doki non lo notò, ma le sogghignava, divertita da quel giovane così timoroso ed al contempo così attatto da lei.
«No! Non lo merito! Tu… tu sei bellissima e dopo quella volta a Men-nefer, ho pregato gli Dei tutti di poterti rivedere e spiegarti che era stato un incidente! Sei bellissima e… e prima di sapere che tu… sì, insomma… prima di sapere che sei la figlia del Re… avevo intenzione di frequentarti e, perché no, di mettere su famiglia con te. Ma in fondo… che importanza ha ora? Io sarò morto prima di sera e se anche tu decidessi di risparmiarmi… io sono un semplice agricoltore, tu sei la futura Regina d’Egitto. »
Lei sembrò scossa da quelle affermazioni.
Scossa e colpita.
Affascinata.
A lei quel giovane che era stato così sfacciato nel risponderle in quel modo… intrigava.
Forse quella sua risposta così sincera era dettata dalla consapevolezza che la condanna a morte per i crimini perpetrati nei confronti della principessa era imminente.
Ma mai nessuno neppure chi, sulla pubblica piazza, si trovava già con una lancia puntata alla gola aveva mai usato così tanta sincerità nei confronti di colui il quale aveva la sua vita in mano.
Come un fulmine a ciel sereno, nella mente di Meryt-Ra un pensieo scacciò tutti gli altri.
Forse che quel giovane così sfacciato ed allo stesso tempo così benvoluto dagli Dei e da suo padre, non era allo stesso modo degno di essere benvoluto da lei?
E poi…
E poi lui la attraeva così tanto.
Decise, infine.
«Direi che per uno che non mi spia… vedermi nuda per ben due volte sia quanto meno singolare».
«Giuro su tutti gli Dei che non era mia intenzione e…»
«E comunque è un modo particolare di incontrarci… e di corteggiarmi…»
«Io… ehm…»
«Direi che è giunto il momento di pareggiare».
«Pareggiare?»
«Tu hai visto le mie virtù, io non ho mai visto le tue».
«Quindi tu vuoi vedermi…»
«Me lo devi. Potrei anche ordinartelo. Quindi è meglio che tu mi faccia questa cortesia, non trovi?»
I due uscirono dall’acqua.
Non furono necessarie altre parole.
Doki e Meryt-Ra si strinsero in un lungo abbraccio e, nel caldo pomeriggio di Abu, si donarono l’un l’altra, nel corpo e nello spirito.
Le loro virtù perse per sempre in quel turbine dove il vigore della gioventù sopperì alla mancanza di esperienza.
Per Doki e Meryt-Ra quel giorno fu il più bello della loro vita.
Il giorno dopo ci sarebbe stata quella cerimonia che tanto angustiava Doki; in più la ricerca della ricetta della Bevanda degli Dei giunta ad un punto morto…
Nulla ebbe importanza per lui quel giorno.
Quelle ore furono dedicate a lui ed al suo primo, nuovo, grande amore: Meryt-Ra, la Principessa d’Egitto.

 

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Alessio Lilliu
Info autore

Alessio Lilliu

Sono nato a Cuneo, ridente capoluogo di provincia piemontese.
Ho sempre amato la Natura e, seguendo questo amore, ho frequentato l’Istituto Tecnico Agrario ed ho proseguito i miei studi conseguendo, nel 2012, la Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Alimentari a pieni voti.
Ho sempre adorato la cultura in ogni sua forma, ma ho sempre odiato gli stereotipi.
In particolare lo stereotipo che ho sempre rigettato è quello che riguarda la relazione tra “persone studiose” e “persone fisicamente poco attraenti”. Per ovviare a tale bruttissimo stereotipo all’età di 11 anni cominciai a praticare Judo e ad oggi sono cintura nera ed allenatore di questa disciplina marziale.

Dal 2010 gestisco un’attività commerciale, l’Edicola della Stazione Ferroviaria di Cuneo.
Ho ricoperto nel 2011 anche il ruolo di Vice-Responsabile della qualità all’ingresso in un macello del cuneese e, una volta terminato il mio percorso di studi, nel 2012 per l’appunto, ho deciso di rendere il settore alimentare parte ancor più integrante della mia vita. Creai la Kwattzero, azienda di cui sono socio e che si occupa di prodotti disidratati a freddo e di produzione di confetture ipocaloriche, ricavate tramite un processo brevettato di mia invenzione e di mia esclusiva proprietà. Obiettivo finale della ditta è quello di arrivare a produrre i propri prodotti con un consumo energetico pari a zero tramite l’installazione di fonti di energia rinnovabile, per esempio pannelli fotovoltaici.

Per quanto riguarda la mia passione per la scrittura, nacque in tenera età ed in particolare attorno ai sette anni, quando rubavo di nascosto la macchina da scrivere di mio padre, una vecchia Olivetti, per potermi sbizzarrire a sognare e fantasticare su terre lontane e fantastici eroi.

La mia passione per la scrittura venne ricompensata nel 2010 quando pubblicai il mio primo romanzo, “Le cronache dell’Ingaan”. La mia produzione letteraria prosegue a tutt’oggi con nuovi romanzi.

Dal 2012 sono Presidente di Tecno.Food, associazione che riunisce i Laureati e gli Studenti delle Scienze alimentari in seno all’Università degli Studi di Torino.

La nuova ed affascinante sfida che sto cominciando ad affrontare con enciclopediadellabirra.it mi permette di unire due mie grandi passioni: la scrittura e la birra!

Adoro sperimentare sempre nuove cose e nuovi gusti e questa è un’occasione davvero unica.