Numero 07/2024

17 Febbraio 2024

BEER ATTRACTION 2024: oltre 300 mq di area espositiva per raccontare Malto, luppolo e birra, il 100% Made in Italy nel bicchiere

BEER ATTRACTION 2024: oltre 300 mq di area espositiva per raccontare  Malto, luppolo e birra, il 100% Made in Italy nel bicchiere

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Malti d’orzo coltivati nel sud e nel centro Italia, luppoli dal Veneto, dall’Abruzzo, dall’Emilia Romagna, grani antichi dall’Umbria, Campania e Sicilia si miscelano con i prodotti del territorio come il riso carnaroli del Piemonte, la castagna della Garfagnana, i fichi del Cilento e le arance di Sicilia in oltre mille birre speciali per raccontare la ricchezza e la biodioversità della tradizione Made in Italy. È quanto emerge dall’indagine del Consorzio della birra artigianale italiana diffusa in occasione del Beer Attraction di Rimini, giunto alla sua nona edizione, dove il Consorzio nel padiglione C7 stand 201-218 ha raccolto produttori di eccellenza con birre 100% italiane per raccontare il proprio territorio in un bicchiere.

Un percorso per raccontare gli ingredienti della birra e la filiera brassicola italiana caratterizza l’area espositiva del Consorzio. Orzo, malto, lievito, acqua e tutta la biodiversità del Belpaese raccontati e spiegati agli operatori del settore. È l’occasione per presentare il progetto di ricerca FILO, finanziato con i fondi del PNRR. L’università Sant’Anna di Pisa, l’università di Udine e l’università di Parma saranno capofila nelle attivtà di ricerca. Oggetto dello studio sono l’orzo da genetica italiana, la realizzazione di un malto italiano, la ricerca sul luppolo autoctono e il miglioramento del processo produttivo e trasformativo del luppolo in Italia. Leit Motiv del progetto la sostenibilità ambientale e la carbon foot print della birra prodotta in Italia. La birra artigianale italiana, prodotto unico e apprezzato in tutto il mondo, è un patrimonio che va tutelato partendo proprio dalle materie prime che offrono i territori – spiega il Consorzio – come i grani Biancolilla, Timilia, Saraolla, Risciola, Senatore Cappelli, Perciasciacci e Russello sono solo alcune delle varietà di cereali coltivate in Italia ed utilizzate per produrre birra o come le differenti varietà di luppolo che donano profumi e sentori diversi alla birra a seconda del luogo di coltivazione, dal sentore floreale a quello erbaceo piuttosto che l’aroma di frutta tropicale. Ad arricchire le produzioni Italiane – spiega il Consorzio – troviamo la ricchezza del nostro territorio: carrube, scorze di mandarino di Ciaculli o limone di Sorrento, fichi del Cilento, mirto di Sardegna, Pompia sarda, castagne degli Appennini, canapa ed altri ingredienti che gli artigiani della birra nazionale hanno scelto per raccontare il proprio territorio.

 

La filiera della birra artigianale italiana conta infatti 1182 attività produttive in tutto il territorio nazionale che, dal campo alla tavola, danno lavoro a circa 93.000 addetti, per una bevanda i cui consumi sono destinati quest’anno a superare i 37 litri pro capite per un totale – spiega il Consorzio – di oltre 2 miliardi di litri generando un volume di fatturato che, considerando tutte le produzioni, vale 9 miliardi di euro. A fare da traino – continua il Consorzio – sono le birre artigianali realizzate con l’utilizzo di ingredienti particolari, non pastorizzate nè microfiltrate per esaltare la naturalità di un prodotto apprezzato da tutte le fasce di età, con i giovani che sempre più cercano la degustazione di qualità più che di quantità. 2 boccali su 3 riempiti con produzioni nazionali, secondo il Consorzio della birra italiana, nato con l’appoggio di Coldiretti per rappresentare il meglio delle produzioni artigianali della penisola.

La scelta della birra come bevanda – continua il Consorzio – è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari. Tali produzioni hanno dato vita ad iniziative di promozione turistica del territorio a partire dalla visita ai produttori di birra, luppolo e cereali. In ogni provincia italiana è presente almeno un birrificio artigianale in grado di raccontare il proprio territorio attraverso le materie prime locali. Le birre artigianali ben si prestano all’abbinamento con le tipicità gastronomiche di cui è ricca l’Italia.

Si stanno creando anche nuove figure professionali – evidenzia il Consorzio – come il “degustatore professionale di birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali a tavola. Non mancano neppure addetti coinvolti nello sviluppo del turismo con il progetto di creare almeno una strada della birra in ogni regione d’Italia per esaltare la scoperta dei territori e delle produzioni locali.

Il Consorzio rappresenta il 55% del malto prodotto in Italia, il 75% del luppolo coltivato nel belpaese e un terzo della birra artigianale italiana.

Un sistema di qualità e varietà delle produzioni che però – continua il Consorzio – è minacciato dai cambiamenti climatici con siccità ed eventi meteo estremi che, nel 2023, hanno fatto segnare un -40% nel raccolto di orzo da birra rispetto al 2019. Mentre l’omologazione e la standardizzazione delle produzioni a livello internazionale mettono a rischio – conclude il Consorzio – anche gli antichi semi della tradizione italiana sapientemente custoditi per anni da generazioni di agricoltori. Sul settore inoltre grava la mancata proroga della riduzione delle accise per i birrifici artigianali indipendenti.

 

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