Numero 38/2019

17 Settembre 2019

Al B locale il cibo lo porti tu ma alla birra (di qualità) ci pensa Filippo!

Al B locale il cibo lo porti tu ma alla birra (di qualità) ci pensa Filippo!

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Nella Milano caotica, dove tutto corre veloce e si consuma in fretta, c’è un posto, o meglio un locale, dove poter riscoprire il gusto del chiacchierare e del socializzare in pace e tranquillità davanti a ottime birre, sapientemente selezionate e servite da  Filippo Scandurra. Stiamo parlando del  B locale, piccola ma accogliente birreria in zona  Paolo Sarpi ( Via Alfredo Albertini 4) dove il cibo lo porti tu, ma la qualità delle birre, la gentilezza e l’attenzione verso i clienti è tutta di  Filippo, vero e proprio deus ex macchina del locale.
Filippo, intervistato dal Giornale della Birra, è un fiume in piena quando parla dei suoi inizi e del percorso che l’ha portato a gestire il B locale e l’atmosfera da tipica ‘birreria di quartiere’ che qui si respira è evidente fin dai primi minuti tra clienti che entrano a chiedere una birra, amici che si affacciano per un saluto e una mamma che gioca con la figlia in attesa di dissetarsi.
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Che cosa ti ha portato qui a Milano?
“Sono ormai a Milano da circa 4 anni. La mia formazione è di dottore agronomo. Mi sono laureato alla facoltà di agraria di Palermo e ho lavorato per un bel po’ di anni nel mio settore in Sicilia: ad esempio ho fatto, solo per citarne due, l’ispettore agricolo e il responsabile del settore agricolo di un’impresa. Sappiamo però che sul fronte del lavoro le cose in Sicilia non vanno benissimo. Ad un certo punto, quindi, un po’ per orgoglio personale e un po’ anche per la retribuzione – che alcune volte era poca e non sempre puntuale – mi sono detto che era ora di inventarsi un mestiere. Quindi, quando un mio amico mi ha parlato di un suo collega che aveva iniziato a produrre birra in casa con i classici kit, ho pensato anche io di fare la birra. Ho quindi chiuso con il passato e per guadagnarmi da vivere nel frattempo ho continuato per conto mio a fare il giardiniere”.
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Qual è la tua formazione birraria?
“Ho studiato per conto mio. Ho anche fatto un corso di degustazione con ‘Kuaska’ (Lorenzo Dabove) e ‘Schigi’ (Luigi D’Amelio). Sono quindi entrato nel giro degli homebrewer siciliani e onestamente non sapevo che questo mondo fosse già abbastanza di moda. Poi, la mia compagna, ora mia moglie – che è ingegnere ambientale – ha vinto una borsa di studio al Politecnico e mi ha detto che voleva salire a Milano. Di conseguenza ho colto la palla al balzo e sono salito con lei”.
E’ stato un bel salto passare da Palermo a Milano. Come sono stati i primi mesi?
“Una volta arrivato qui ho iniziato a ‘stalkerare’ tutte le birrerie e i birrifici della zona e devo ammettere che i primi sette/otto mesi sono stati duri. Effettivamente non riuscivo a trovare lavoro; spesso le porte erano chiuse. Io mi ero impuntato sul fatto che dovessi trovare questo tipo di lavoro e non andavo quindi a cercarne altri. Morale della favola, i primi otto mesi sono stato a casa. Poi finalmente sono riuscito a ingranare. E’ stato tra l’altro in concomitanza con una serie di altre cose. Avevo infatti iniziato il corso di birraio a Padova e mentre studiavo lì ho trovato lavoro al  Tutti Fritti in zona Colonne dove ho trascorso qualche mese . Poi per aumentare le mie conoscenze e completare il curriculum ho seguito un corso di  bartender. Ho avuto la fortuna di trovare un barman che lavorava a  Al Coccio e, avendo visto che ero molto ferrato sulle birre, mi ha detto che stavano cercando personale per l’estate. Dopo un colloquio e un giorno di prova mi hanno subito preso. Per un periodo ho fatto un ‘tour de force’ tra Al Coccio, Tutti Fritti, i weekend a Padova e il corso di bar tender e successivamente ho anche fatto il barman per un anno circa, saltuariamente presso un hotel nel milanese. Alla lunga ho scelto Al Coccio, dove ci ho passato un anno e mezzo”.
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Come sei arrivato a gestire il B Locale?
“I proprietari del ‘Coccio’, Luca  Scicchitani e Maddalena Lo Re, hanno deciso di aprire questo locale e hanno pensato a me per gestirlo. E’ stato un orgoglio grandissimo. Io non sono un socio, ma lo gestisco tutto in autonomia. Loro, che si occupano della parte amministrava – contabilità, ordini e di tutto il lavoro interno – volevano creare un locale diverso dove ci fossero solo birre di qualità e dove non ci fosse cibo. E’ nato quindi il B locale, un posto piccolino, facile da gestire sia a livello economico e di personale: ci siamo solo io e un mio collega, che mi sostituisce un paio di giorni a settimana, ma sempre da soli”.
Che birre avete?
“Abbiamo principalmente referenze italiane. Cerchiamo anche di andare a scovare quelle piccole realtà che non si trovano da altre parti. Poi, ovviamente abbiamo anche birre estere. In ogni caso l’80% delle selezioni, sia alla spina e sia in bottiglia, è italiano. Abbiamo 5 spine a rotazione. Ruotano ovviamente anche le bottiglie, ma come puoi immaginare con maggiore lentezza”.
Il B locale è piuttosto piccolino e non avete la cucina. Come mai avete fatto queste scelte?
“Il locale deve essere socializzante. La birra infatti è una bevanda di aggregazione e il B locale vuole essere incentrato su questo. Per tale motivo abbiamo un grande tavolo rotondo al centro del locale dove puoi sederti e chiacchierare. Sotto ci sono delle prese quindi uno può venire qui con il computer e lavorare o magari leggere un libro. La nostra è una birreria diversa. Inoltre, noi per scelta non facciamo cucina. I nostri clienti, infatti, possono portare cibo da fuori. Siamo inseriti in un contesto, quello di zona Paolo Sarpi, che è uno street food a cielo aperto. La gente arriva e ad esempio si compra una pizza fuori o ravioli in via Paolo Sarpi e poi viene qui: unica condizione ovviamente è prendersi una birra. Poi qualcuno si porta anche la  ‘schiscetta’ da casa. Con i clienti quindi si instaura quasi un rapporto familiare”.
Avete degli orari un po’ diversi rispetto ad altre birrerie. Come mai?
“Da lunedì a giovedì apriamo alle 17h00 e chiudiamo alle 23h30. Ci poniamo tra un beershop e una birreria. Funzioniamo quindi anche da negozio dove prendere una birra dopo che si esce dal lavoro, mentre verso le 18h30/19 inizia ad arrivare gente che si ferma qui a bere. Il venerdì e il sabato invece apriamo alle 18 e chiudiamo all’una”.
Organizzate anche degustazioni o serate a tema?
“Sì, ne abbiamo fatte in passato; ora ci siamo fermati ma riprenderemo. Questa estate ad esempio abbiamo organizzato una serata ostriche e birra; prima ancora un abbinamento birre acide e formaggi, un altro birre e cioccolato di qualità. Inoltre, da due anni, nel mese di novembre, facciamo una serata castagne e birre alle castagne”.
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Sbaglio o il bancone è decisamente più basso rispetto a quello di altri locali?
“E’ vero, è una scelta nostra. Ci deve essere un rapporto diretto con i clienti. Come hai visto il bancone è più basso. Non ci devono essere barriere tra me e la clientela. Inoltre qui nel locale non c’è musica. Il B locale nasce, come ho già detto prima, come posto di socializzazione in un panorama milanese piuttosto caotico. Questo, quindi, deve essere visto come un luogo di rifugio. Il nostro obiettivo è far riscoprire il piacere della parola e di una buona lettura davanti a una birra. Abbiamo quindi ritenuto che la musica non fosse necessaria”.
Dal tuo punto di vista di publican come giudichi l’attesa fase della birra artigianale in Italia?
“A mio avviso ci sono troppi birrifici, ma per fortuna è avvenuta e c’è una selezione naturale. Ne sono nati veramente tanti e diversi sono molto validi. Ritengo però che questa moda delle birre artigianali in senso stretto, viste come un fenomeno quasi da nerd, possa prima o poi portare ad un ritorno al passato. Si sta già iniziando a rivalutare quelle birre, le classiche lager, che attualmente sono proprio quelle che mi vengono maggiormente richieste. Credo quindi che magari si tornerà a intendere la birra in modo più semplice ma, rispetto al passato, con un’acquisita consapevolezza e maggiore attenzione alla qualità del prodotto ed ai suoi aspetti organolettici vivi. In altre parole un ritorno al passato, ma con una maggiore conoscenza e attenzione sulla qualità del prodotto”.
Maggiori informazioni alla pagina Facebook di B Locale

 

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