Numero 43/2017

27 Ottobre 2017

Attenti a quei Tre – Off License Campo Dei Fiori

Attenti a quei Tre – Off License Campo Dei Fiori

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La parola beershop nel vocabolario italiano non la troverete eppure adesso la si sente pronunciare spesso.

Chi non sa cos’è potrebbe dire “un negozio dove si vende la birra”.

Se così fosse ne esisterebbero migliaia.

Un beershop è un luogo dove poter trovare centinaia di birre artigianali in bottiglia, tutte diverse, da asporto o da consumare in loco.

Anche detta così non sembra poi questa gran cosa.

Per me la corretta definizione per un Beershop è:

“una piccola oasi dove trovare una vastissima scelta di Birre Artigianali italiane e straniere. Un posto dove non c’è un semplice venditore, ma qualcuno con la passione vera che instaura un rapporto col visitatore, cerca di capire chi ha di fronte per indirizzarlo verso le birre che potrebbero piacergli e tenta di trasmettergli anche conoscenza e informazione. Chi lavora in un vero Beershop non riempie solo gli scaffali, ma è in continua ricerca di qualità e novità da proporre con intelligenza”.

Se non corrisponde a questo allora per me è una semplice rivendita.

Sarebbe stato facile uscire di casa, recarmi nel Beershop più vicino e fare qualche domanda in più per scoprire questa realtà, ma sarebbe risultato noioso e quindi sono andato a Roma, che per me non è proprio dietro l’angolo.

Un consiglio di un amico, uno sguardo ad internet e con l’aiuto di GoogleMap eccomi arrivato al Johnny’s “Off License” Campo dei Fiori.

 

Una piccola parentesi per tutti i forestieri… non camminate troppo in fretta per Roma.

La “Capitale” nel bene e nel male è un mondo a sé.

Sarebbe un peccato non fermarsi e cercare di guardarla con occhi diversi.

Non riuscire a visitarla completamente è l’occasione per tornarci.

 

Ritorniamo a noi… La sfida “Off License” a Roma l’ha iniziata John Nolan, un irlandese con tredici anni di esperienza alle spalle di vendita e distribuzione della Birra Artigianale.

L’ “Off License” Campo dei Fiori è un figlio di questo padre aperto poco più di un’anno fa, un piccolo baluardo nel centro romano invaso dalle birre industriali.

A presidiarlo ci sono Simone Gentili ed Enrico Colore, suoi soci in questa nuova avventura, “tipi” con licenza di simpatia e intelligenza, sempre pronti ad accogliervi per svelarvi tutti i segreti che si nascondono dietro ogni bottiglia.

Ecco quello che mi hanno raccontato…

 

Simone, ci​ ​dici​ ​in​ ​breve​ ​la​ ​vostra​ ​storia?​ ​Chi​ ​siete​ ​e​ ​come​ ​è​ ​nata​ ​l’idea​ ​del​ ​Beershop?

Enrico ed io siamo due ex colleghi di lavoro (un’altra storia…), vecchi amici appassionati di birra e, per caso, abbiamo incontrato John.

E’ nata una bella e solida amicizia che è sfociata nel progetto di aprire un secondo punto vendita nel centro di Roma dello storico Beershop Off License.

 

 

 

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Tre​ ​soci.​ ​Un​ ​difetto​ ​e​ ​un​ ​pregio​ ​per​ ​ognuno​ ​di​ ​voi… Enrico è dotato di un’incredibile inventiva però è leggermente burbero. John ha un innato fiuto per gli affari, ma è una persona davvero difficile da conquistare. Io sono il diplomatico del trio, eccessivamente meticoloso a detta di molti.

 

Aprire​ ​un’attività​ ​in​ ​pieno​ ​centro​ ​di​ ​Roma,​ ​che​ ​difficoltà​ ​avete​ ​avuto?​ ​C’è​ ​qualcosa di​ ​cui​ ​non​ ​siete​ ​soddisfatti?

Troppi vincoli legati al centro storico, molta burocrazia. Forse basterebbe concedere  semplificazione in cambio di fiducia.

 

Siete​ ​riusciti​ ​ad​ ​aprire​ ​le​ ​porte​ ​del​ ​vostro​ ​“presidio​ ​slow​ ​beer”. Bisogna​ ​fare​ ​attenzione…​ ​Il​ ​tempo​ ​passa​ ​e​ ​nemmeno​ ​te​ ​ne​ ​accorgi.​ ​Una​ ​birra​ ​ne chiama​ ​un’altra.​ ​Cosa​ ​altro​ ​mancherebbe​ ​secondo​ ​voi​ ​al​ ​locale​ ​per​ ​“rapire” definitivamente​ ​chi​ ​entra? Qualche tavolino o seduta in più dove chi viene si possa rilassare e godere in pace quello che beve. Secondo noi la birra è socializzazione e, visti i tanti “pellegrini” a Roma, anche scambio di culture.

 

Che​ ​clientela​ ​visita​ ​il​ ​vostro​ ​Beershop?

Uno zoccolo duro di locals appassionati di birra artigianale e un’infinità di stranieri appunto da ogni angolo del mondo. Una bottiglia da noi a volte si trasforma in una torre di Babele.​ ​

 

Ci​ ​sono​ ​state​ ​occasioni​ ​o​ ​incontri​ ​particolari​ ​che​ ​vi hanno​ ​arricchito​ ​o​ ​creato​ ​opportunità? Connessioni continue con gli Stati Uniti; per una strano meccanismo ci siamo come “gemellati” con un Beershop di Tokyo col quale ci “scambiamo” i clienti, loro li mandano da noi e noi facciamo altrettanto con coloro che in Giappone non li conoscono, globalizzazione birraria fino ai confini del mondo. Vengono un gran numero di BrewMasters per conoscerci da ogni parte dell’Europa per farci assaggiare le loro nuove creazioni. Se ricordo bene dalla porta del nostro Beershop sono entrati i birrai di 7Fjell, Pohjala, Goose Island, Oud Beersel, Cycle Brewing, Beer Here, alcuni collaboratori di ToOl e Half Acre… per non parlare degli italiani. Per noi un vero onore.

 

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I​ ​gusti​ ​della​ ​clientela​ ​“locale”​ ​rimangono​ ​classici​ ​o​ ​stanno​ ​cambiando​ ​direzione?

Stanno notevolmente cambiando, si evolvono parallelamente all’evoluzione degli stili birrai come le sour. Non puoi immaginare quanta attenzione sta crescendo nei confronti della sperimentazione nel mondo della Birra.

 

Ce​ ​l’avete​ ​una​ ​“Birra​ ​doppio​ ​malto”,​ ​“una​ ​birra​ ​leggera”,​ ​“una​ ​scura”,​ ​“una​ ​birra non​ ​gasata”…? Quante​ ​volte​ ​avete​ ​dovuto​ ​spiegare​ ​che​ ​queste​ ​richieste​ ​non​ ​si​ ​possono​ ​esaudire?

Il nostro compito è anche quello di educare affettuosamente la clientela, indirizzarla nelle scelte, cercare di intuire i loro gusti e ai più curiosi anche proporre assaggi di stili diversi senza mai “impaurirli”. Ci piace trasmettere la nostra passione.

 

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Lo​ ​stoccaggio​ ​e​ ​conservazione​ ​dei​ ​prodotti​ ​in​ ​bottiglia​ ​è​ ​importante​ ​per​ ​avere prodotti​ ​sempre​ ​qualitativamente​ ​“freschi”.​ ​Ogni​ ​quanti​ ​giorni​ ​rinnovate​ ​la​ ​vostra offerta?

Due volte a settimana e ogni volta sempre con novità. Utilizziamo un servizio di consegna ecologico perfetto per il centro, un corriere in bici-cargo capace di soddisfare le nostre voluminose esigenze.

 

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Politica​ ​dei​ ​prezzi.​ Quando​ ​vedo​ ​in​ ​alcuni​ ​beershop​ ​regolarmente​ ​le​ ​offerte​ ​3×2 come​ ​al​ ​supermercato​ ​mi​ arrabbio,​ ​voi?

Anche noi, parecchio… in certi casi bisognerebbe chiedersi da dove vengono quelle bottiglie. La Birra Artigianale va venduta, non svenduta.

 

Cosa​ ​si​ ​deve​ ​fare​ ​per​ ​mantenere​ ​vivo​ ​l’interesse​ ​del​ ​cliente​ ​nei​ ​confronti​ ​di​ ​un beershop?

Come avevo detto proporre sempre nuovi prodotti e creare un mood in cui ognuno possa sentirsi a casa. I social poi fanno il resto.

 

La​ ​passione​ ​è​ ​tanta…​ ​Il​ ​background​ ​“Off​ ​License”​ ​di​ ​John​ ​è​ ​un​ ​bagaglio​ ​importante. Tanta​ ​esperienza​ ​che​ ​è​ ​servita​ ​per​ ​consolidare​ ​la​ ​vostra​ ​“famiglia”​ ​italo​ ​irlandese, giusto?

John è e sarà sempre il nostro punto di riferimento. Attingiamo dalla sua esperienza ogni giorno.

 

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So​ ​che​ ​in​ ​passato​ ​avete​ ​organizzato​ ​alcuni​ ​eventi.​ ​Attualmente​ ​avete​ ​progetti​ ​nel cassetto?

I festival Brassicula sono stati un’esperienza importante per noi anche per il consolidamento della nostra amicizia. Al momento abbiamo tanti progetti nel cassetto, nessuna anticipazione, rimandiamo i dettagli a quando saranno concretizzati.

 

La Cultura della Birra non la si trova solo nei pub o negli eventi. Si impara tanto anche nei piccoli Beershop, soprattutto quando si incontrano persone come loro che non hanno fretta di battere uno scontrino. Quando uscite a fare una passeggiata per Roma guardatevi intorno, magari…

“È la sera dei miracoli fai attenzione qualcuno nei vicoli di Roma ha scritto una canzone”

(L.Dalla)

 

Maggiori informazioni sulprofilo Instagram o al link www.offlicense.it

 

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Piero Garoia
Info autore

Piero Garoia

Sono nato nel lontano millenovecentosess… il secolo scorso, a Forlimpopoli, paese natale di Pellegrino Artusi padre della cucina italiana.
Appassionato di musica, cinema, grafica e amante della fotografia.
La passione per la Birra Artigianale nasce tra gli scaffali di una libreria sfogliando un piccolo manuale per fare la birra in casa.
I disastrosi tentativi di produrla mi hanno fatto capire che diventare homebrewer non era proprio la mia strada.
Ho scelto allora di gustare la birra con gli amici, tutti appassionati, “credenti” che artigianale sia significato di unicità e qualità.
Non sono un docente, nemmeno un esperto, ma ho un obiettivo, mantenere vivo un piccolo mondo romantico dove la cultura della birra sia sinonimo di valori, socializzazione e condivisione di esperienze.
Coltivo le mie conoscenze partecipando a eventi, degustazioni, incontri e collaboro con l’Unper100 un’associazione di homebrewer forlivesi.
Mi affascina il passato delle persone, ascoltare le loro storie e capire come vivono le loro passioni.
Gestisco anche un mio blog semiserio www.etilio.it e mi piace pensare che questo possa contribuire a “convertire” più persone possibili al pensiero che “artigianale è meglio”.
Ho ancora tanti sogni nel cassetto e altrettanta voglia di concretizzarli.
Far parte del “Giornale della Birra” cosa significa? Vuol dire avere l’opportunità di comunicare a molte più persone quello che penso e mi appassiona.