Numero 15/2020

7 Aprile 2020

Birrificio Garlatti Costa: una storia di famiglia

Birrificio Garlatti Costa: una storia di famiglia

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“La Val d’Arzino è una poesia del mondo, un canto raccolto nel grembo del Friuli, un’immagine delle origini. …nelle case un calore di famiglia e di fuoco avvince e rasserena la gente tenace, laboriosa, ingegnosa della valle. È il silenzio, appena toccato dalla sinfonia dei torrenti, che riempie di pace e di serenità la Val d’Arzino” con le parole del poeta friulano, Domenico Zannier, vogliamo portarvi oggi a conoscere la famiglia Garlatti Costa e il loro birrificio che porta lo stesso nome.

Severino Garlatti Costa, ci racconta come è iniziata la sua avventura, le prime fondamenta del suo progetto, le difficoltà e i risultati ottenuti. Dal suo racconto capiamo subito che aveva ragione il poeta a descrivere così la gente del posto: tenace, laboriosa e ingegnosa. Severino non smette mai di imparare e perfezionarsi: le sue birre rispecchiano nel miglior modo la tradizione belga, tedesca e inglese ma attraverso la sua visione, dal gusto tutto italiano.

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Ringraziamo Severino e la sua compagna di vita e d’avventura Sara per il tempo che ci hanno dedicato e vi invitiamo ad ascoltare la sua storia e ovviamente assaggiare le sue birre. In questo momento di crisi sanitaria dovuta al COVID-19, il birrificio si è attrezzato per fare delle consegna a domicilio in un raggio di 50 km da S. Daniele.  

 

Severino, ci racconta la sua storia e come nasce il progetto “Birra Garlatti Costa”?

A metà degli anni ’90, quando comparirono sul mercato i primi kit, cominciai a farmi la birra in casa per gioco ma in breve mi accorsi che dietro la produzione della birra c’era un mondo da scoprire e con la curiosità che mi contraddistingue cominciai a cercare informazioni a riguardo. In quegli anni si stava diffondendo anche l’uso di internet che metteva a disposizione di tutti informazioni prima difficilmente raggiungibili. Nel frattempo conobbi il prof. Buiatti dell’Università di Udine che mi aprì le porte della sua biblioteca davvero completa sull’argomento produzione birra. Agli inizi anni 2000 mi ritrovai ad avere un discreto bagaglio culturale e tecnico mentre continuavo a produrre a livello casalingo con attrezzature sempre più tecnologiche anche se autocostruite. Avrei voluto aprire subito il mio birrificio ma mi rendevo conto delle difficoltà tecniche, burocratiche e commerciali per cui, quando nel 2004 me lo proposero, cambiai lavoro per collaborare con una ditta che si occupa di commercializzare materie prime e attrezzature per birrifici. Qui ebbi la possibilità di conoscere la maggior parte dei birrifici artigianali italiani e i produttori di materie prime: fu un’ottima occasione di crescita e di acquisire informazioni ed esperienze. Rimaneva però il desiderio di avere un birrificio mio anche se piccolo e quindi nel 2012 aprii il mio birrificio come secondo lavoro. Fu molto impegnativo seguire le due attività ma mi permise di valutare meglio il mercato della birra artigianale e di non fare passi falsi. Nel 2016 il birrificio era cresciuto e chiedeva più tempo: mi vidi costretto a fare una scelta e quindi lasciai il lavoro per l’altra azienda e mi dedicai a tempo pieno al birrificio. Contemporaneamente, per permettere la crescita del birrificio e quindi sostenere la famiglia, ci spostammo in un nuovo edificio più grande dove installammo un nuovo impianto di produzione e confezionamento, con spazio per il magazzino, l’ufficio ed una zona degustazione. Così a 50 anni suonati ci ritrovammo a rimboccarci di nuovo le maniche e ad affrontare questa nuova avventura!

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Qual è la particolarità del progetto? Dove si trova il birrificio? Qual è il contesto?

Fin da subito impostammo il birrificio come azienda familiare dove gli unici collaboratori siamo io e mia moglie e, spero, presto anche nostro figlio. L’obbiettivo era quello di avere una distribuzione soprattutto a livello locale e gestita direttamente. Solamente ora cominciamo a cercare qualche distributore per le zone che non riusciamo a raggiungere direttamente. La prima sede del birrificio fu la vecchia casa dei miei nonni trasformata in laboratorio nel paesino di origine della nostra famiglia e che dà anche il nome alla nostra famiglia: Borgo Costa a Forgaria nel Friuli. Successivamente ci spostammo in un edificio più grande ma nello stesso Comune in Val d’Arzino: una zona rimasta incontaminata dal punto di vista naturalistico. In questo modo abbiamo continuato ad utilizzare l’ottima acqua che la vallata ci mette a disposizione!

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Ci può descrivere le sue birre? Quali sono gli stili e a cosa si ispirano?

Da sempre affascinato dal mondo belga mi sono ispirato principalmente a loro ma lasciandomi contaminare anche dalle tradizioni tedesche e anglosassoni oltre che dal buon gusto italiano…

Abbiamo una linea classica che si ispira direttamente alle tipologie belghe e quindi c’è la Opalita (una blanche alla segale aromatizzata con scorza di bergamotto, la Lupus (una blonde bel luppolata), la Liquidambra (una bière de garde ambrata e molto equilibrata), la Orzobruno (una classica bruin), la Orodorzo (una tripel) e la Rudolph (la nostra birra di Natale). A questa linea abbiamo poi affiancato la linea Funky: una serie di birre con fermentazione alla belga ma luppolatura angloamericana. La Refrain è una session ale, la SeM una blanche IPA, la Slap una belgian IPA e la JaB una porter. Poi ci sono le birre occasionali e le collaborazioni con altri birrifici o produttori di materie prime.

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Dagli inizi del progetto ad oggi, ci può dire quali sono stati i punti più critici e quelli che vi hanno dato la forza di proseguire su questa strada? 

Il perfezionamento delle birre non è mai finito e quindi è una sfida continua ma le difficoltà maggiori le abbiamo incontrate con la burocrazia, soprattutto quella dell’Agenzia delle Dogane, e con la parte commerciale. Per fortuna che il riscontro positivo da parte della clientela ci spinge a continuare sulla strada che stiamo percorrendo. Anche la collaborazione della famiglia è un punto di forza dell’azienda.

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E per concludere, parlando di filiera di produzione dal campo alla bottiglia, ad oggi in Italia, qual è la sua valenza secondo lei?

Dal 2014 siamo azienda agricola e quindi coltiviamo l’orzo che utilizziamo per le nostre birre. Crediamo molto in una filiera di produzione controllata direttamente da noi e quindi abbiamo intrapreso anche questa strada nonostante le difficoltà in più che dobbiamo affrontare e vediamo che il consumatore apprezza questa scelta.

Per maggior informazioni:  www.birragarlatticosta.it

 

 

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Lina Zadorojneac
Info autore

Lina Zadorojneac

Nata in Moldavia, mi sono trasferita definitivamente in Italia per amore nel 2008. Nel 2010 e 2012 sono arrivati i miei due figli, le gioie della mia vita: in questi anni ho progressivamente scoperto questo paese, di cui mi sono perdutamente infatuata. Da subito il cibo italiano mi ha conquistato con le sue svariate sfaccettature, ho scoperto e continuo a scoprire ricette e sapori prima totalmente sconosciuti. Questo mi ha portato a cambiare anche il modo di pensare: il cibo non è solo una necessità, ma un piacere da condividere con la mia famiglia e gli amici. Laureata in giurisprudenza, diritto internazionale e amministrazione pubblica, un master in scienze politiche, oggi mi sono di nuovo messa in gioco e sono al secondo e ultimo anno del corso ITS Gastronomo a Torino, corso ricco di materie interessanti e con numerosi incontri con aziende produttrici del territorio e professionisti del settore. Il corso ha come obiettivo la formazione di una nuova figura sul mercato di oggi: il tecnico superiore per il controllo, la valorizzazione e il marketing delle produzioni agrarie e agro-alimentari. Così ho iniziato a scrivere per il Giornale della Birra, occasione stimolante per far crescere la mia professionalità.