Numero 06/2018

6 Febbraio 2018

Da beer-firm a birrificio indipendente: il sogno di “In bocca al luppolo”!

Da beer-firm a birrificio indipendente: il sogno di “In bocca al luppolo”!

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Giulio Fornari e Francesca Abd El Fatah riescono a realizzare il proprio sogno grazie al loro impegno ed al sostegno delle rispettive famiglie. È tutto iniziato con poco: una passione condivisa, un corso, un tirocinio azzeccato con dei bravi mentori e un numero illimitato di batch da homebrewers che li ha portati ad acquistare i resti di quel che fu l’ex birrificio Naviganti in provincia di Grosseto, precisamente a Follonica.

Oggi siamo ospiti di questa bella realtà artigianale, accolti da grande umanità e simpatia… e anche ottime birre!

 

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Giulio e Francesca: come avete mosso i primi passi nel settore della produzione birraria?
Se volessimo parlare dell’inizio dell’attività dovremmo tornare indietro a circa un anno fa quando, grazie all’aiuto del birrificio StiMalti, abbiamo rilasciato la nostra prima birra beer firm. Da quel momento abbiamo capito che la strada era quella giusta e che la passione mostrata nei confronti dell’arte brassicola avrebbe portato ad enormi cambiamenti nella nostra vita. Qualche mese dopo siamo venuti a conoscenza della vendita del vecchio birrificio Naviganti e, da come puoi aver capito, abbiamo messo mano al portafoglio e avverato il nostro sogno. Certo, il birrificio in sé è piccolo ma i progetti per ingrandirci ci sono e già ci stiamo mobilitando per espanderci ulteriormente.

 

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Sogno che diventa realtà: come mai il nome “In bocca al luppolo” ?
Questa si che è una domanda divertente! Come mai questo nome? Facci pensare… dobbiamo dirti che inizialmente il progetto era aprire un brewpub a Roma e, volendo richiamare ovviamente la Lupa romana, stavamo cercando un nome che potesse attirare l’attenzione ed essere accattivante allo stesso tempo. In seguito ci siamo ricordati il classico detto “in bocca al lupo” e da lì, come puoi immaginare, è stato semplice abbinare la nostra passione con uno degli auguri più usati in Italia. Siamo fieri del nostro nome e pensiamo che anche esso, detto al momento giusto, possa portare molta fortuna… soprattutto se si tratta di bere una delle nostre birre!

 

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Sono tanti gli homebrewers che hanno il vostro identico sogno, che consigli potete dare a chi vorrebbe intraprendere questa strada ?
Guarda, ciò che abbiamo appreso in questi anni, da quando io (Giulio) ho seguito il corso da birraio e poi ho fatto molta esperienza formativa a destra e a manca è continuare ad esercitarsi costantemente e restare umili. Uno deve sempre avere la concezione che può imparare ancora e ancora e ancora. Non c’è mai un limite alla conoscenza ed il poter imparare da tutti quanti è ciò che può spingere una persona a creare dei prodotti sempre più creativi, sensati e buoni. Abbiamo visto molti birrai, ora di una certa fama, sentirsi troppo superiori agli altri e secondo noi è proprio questo ciò che non farà più progredire le loro carriere. Quando uno si apre alla possibilità di imparare qualcosa dal semplice bevitore, dall’homebrewer o dal collega entra nella sfera del possibile e tutto diventa più facile.

 

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Siete aperti ad eventuali beer firm e come le vedete nel mondo della birra ?

Certo che siamo aperti ad eventuali beer firm! Proprio adesso stiamo facendo degli accordi con dei ragazzi per produrre due delle loro birre nel nostro impianto. Essere un “gipsy brewer” non è affatto una cosa negativa, anzi, è da lodare! Colui che si immette nel mercato con delle beer firm e sfonda è solo degno di nota… soprattutto qui in Italia, conoscendo quanto la tassazione possa mettere i bastoni tra le ruote di chi, come noi, è un sognatore. C’è ovviamente un ma, e si tratta della costanza del prodotto: capita spesso che un beer firmer debba fare della birra in un determinato birrificio con determinati malti, luppoli e lieviti i quali vengono cambiati per mancanza del prodotto stesso; questa è una cosa che non andrebbe mai fatta. Conosciamo birre che una volta vengono luppolate in un modo ed altre volte in un altro e come tu ben saprai, in una birra come una Double IPA se cambi luppolatura, cambi praticamente tutto.

 

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Parlateci un po’ delle vostre produzioni…

Considerando che il birrificio lo abbiamo acquistato a fine 2016 ma che i permessi ce li hanno dati solamente a giugno 2017 possiamo già vantare una vasta gamma di prodotti. Quando ci siamo inseriti sul mercato lo abbiamo fatto solamente producendo fusti per crearci un giro di vendite e farci conoscere alle svariate fiere a cui abbiamo partecipato. Per farti capire di cosa stiamo parlando, i primi tre prodotti da noi rilasciati sono stati: Imperial Rye Red IPA in collaborazione con il locale di Roma “Il Barone della Birra”, una Saison ai frutti esotici e una Sour IPA alle amarene. Attualmente la nostra linea è composta da una Imperial IPA luppolata con Columbus e Citra ed una American Pale Ale luppolata con Amarillo e Cascade. A breve aggiungeremo anche una American IPA dai 4,8 % mono luppolo Columbus. Ovviamente la creatività non manca e, circa ogni mese, produciamo una birra speciale, difatti in questo periodo siamo usciti con una Belgian Strong Ale al miele di castagno ed una Imperial Coffee Stout con un mix di caffè provenienti da tutto il mondo. Anche se da poco sul mercato possiamo vantare anche diverse collaborazioni: una New England IPA uscita in Norvegia in collaborazione con Schousjkelleren Mikrobryggeri e Siste Sang, una New England IPA ai lamponi con orzo non maltato, avena, frumento e lattosio in collaborazione con Birra Acqualoreto ed una Italian Grape Ale assieme ad Ølkymisten che verrà presentata a breve. Siamo molto attivi, no?

 

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Che impianto avete ?
Il nostro è un umile impianto da 200 litri che lavora in doppia cotta. Inizialmente avevano tre fermentatori da 400 litri utili ma recentemente ne abbiamo aggiunto un altro da 600 litri utili. Piano piano intendiamo crescere e cambiare impianto e fermentatori.

L’entusiasmo non vi manca, progetti per il futuro ?
Progetti per il futuro? Beh, è abbastanza presto per parlarne… di certo, riuscire a restare sul mercato e non chiudere. Per il resto pensiamo di avertelo detto rispondendo alla precedente domanda: ingrandirci, comprando minimo un impianto da duemila litri e svariati fermentatori. Se riuscissimo in questo progetto allora la sede attuale diventerebbe la nostra bottaia dove faremmo esperimenti acidi per poterci accaparrare anche un’altra fetta del mercato artigianale (ed essendo amanti delle birre in questione). La strada è ripida e sinuosa ma sappiamo di avere le potenzialità per farcela. Teniamo duro e produciamo forte!

 

Maggiori informazioni: www.microbirrificioinboccaalluppolo.it

 

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Luciano Galea
Info autore

Luciano Galea

Un Torinese vocato alla birra: sono un homebrewer che produce birre ad alta fermentazione. Nel mio piccolo sto facendo grandi passi avanti in questo mondo che mi piace sempre di più. Gestisco la mia pagina su Facebook chiamata Brasseria CIVICOquattro2 e con lo stesso nome ho creato un profilo Instagram. Collaboro con Giornale della Birra per condividere le mie esperienze e la mia passione, credendo fermamente che prima di scrivere di questa bevanda sia necessario studiare tanto, ascoltare le altrui esperienze e degustare con attenzione e moderazione!