Numero 42/2016

18 Ottobre 2016

Livia: una birra che nasce da un libro… e da una lunga storia che continua!

Livia: una birra che nasce da un libro… e da una lunga storia che continua!

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La proposta, nata da un’idea di Umberto Pasqui, membro del gruppo di redazione del nostro giornale, che ha coinvolto i cugini in quest’avventura, si è concretizzata in una piccola Società di capitali a nome dell’avo in comune. Così oltre a Umberto, socio di maggioranza, si sono “buttati” anche i cugini Valentina Farolini, Emma Cimatti, Caterina Pasqui, Francesco Pasqui. Di età e lavori diversi, vivono per lo per lo più a Forlì, ma anche a Torino e a Mogliano Veneto. In comune, un antico zio: Gaetano Pasqui, appunto, pioniere della birra artigianale italiana.

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In casa si è sempre saputo poco di questa vicenda e allora, già dal 2006, Umberto ha iniziato a condurre ricerche tra archivi, biblioteche e fondi la cui sintesi è condensata nel libro “L’uomo della birra” pubblicato da CartaCanta nel 2010. Ma ricordiamo anche che nel 2008, nel Salone Comunale di Forlì, fu raccontata questa vicenda attraverso una mostra per immagini, da cui l’opuscolo “Quando Forlì era capitale della birra” a cura di Gilberto Giorgetti. Da allora “L’uomo della birra” è stato presentato in varie località, da Castiglione del Lago alla Venaria Reale riscontrando notevole interesse in un mondo in ebollizione come quello della birra artigianale italiana.

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Così, come ci racconta Umberto è nata la birra: «Ciò che sembrava avere una prospettiva soltanto editoriale si è trasformato in una scommessa imprenditoriale. Perché, dunque, non rimettere in moto la “Premiata Fabbrica di birra Gaetano Pasqui – Forlì”? A inizio estate è nata la Società tra cugini, consapevoli di essere “speciali” in tante cose: tra cui il legame a un “genio della birra” che già nel 1835 produceva come adesso fanno i micro birrifici».

 

Umberto sottolinea che la linea di birre che saranno prodotte avranno caratteristiche ben chiare: un rigoroso rispetto dell’identità locale «prodotte a Forlì e dintorni», con apertura verso il mondo «non mi risulta che esistano birre artigianali italiane che abbiano una storia tanto antica e che siano ancora rette da parenti del fondatore», un attento studio sulle ricette «con ingredienti non comuni, antichi, talora rivisitati in chiave contemporanea», una decisa “italianità” «non troverete termini stranieri, Gaetano non li avrebbe sopportati: ha combattuto una vita con i “grandi marchi” per dimostrare che la birra non è esclusiva di altre latitudini, anzi, è italianissima». Per questo si evitano termini come “brewpub”, “homebrewer”, propri di un provincialismo e di complessi di inferiorità perché, come si diceva di Gaetano Pasqui, grazie a lui “il luppolo si era fatto italiano”.

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La birra viene prodotta a pochi chilometri da Forlì, in località Civitella di Romagna, presso il birrificio Mazapegul. Gradualmente saranno realizzate anche le altre ricette: del resto, Gaetano, per realizzare il suo sogno, ha impiegato diversi anni e tanto lavoro.

 

La prima, già in commercio, è Livia. La denominazione della bevanda non è nata a caso, anzi Umberto dettaglia in modo particolareggiato la scelta: «il nome richiama la prima figlia di Gaetano Pasqui e la città di Forlì, per i romani Forum Livii, o Livia. Si potrebbe definire una “Golden Ale” ma le definizioni sono sempre restrittive. Leggera, fresca, dissetante ha un carattere “forlinglese”: infatti Gaetano Pasqui, la sua birra e il suo luppolo furono premiati a Londra nel 1862.  Quattro tipi di malto, compreso quello di frumento, rendono un colore pari a 9,2 nella scala EBC. La gradazione di 4,8% la rende gradevole anche al palato femminile. L’amaro, supera di un pelo i 24 gradi IBU. Così erano le più antiche birre del pioniere Gaetano Pasqui: più avanti predilesse il luppolo selvatico italiano di cui fu il primo sostenitore.

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Prodotta col metodo dell’alta fermentazione, deriva dalla più antica birra di Forlì e si distingue per l’originale identità anglo-romagnola. La ricetta è ricercata ma semplice, come semplice era la “Premiata Fabbrica” da cui, Gaetano, fin da giovane, produsse e vendette decine di migliaia di bottiglie all’anno. La primogenita Livia Pasqui visse per lo più a Bologna dopo il matrimonio con Leopoldo Calderai con cui ebbe una figlia, Eleonora, detta familiarmente Norina, deceduta in tenera età. Morì a Firenze nel 1923 e da allora è sepolta nella tomba di famiglia nel Cimitero Monumentale di Forlì».

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Alla vita ed alle invenzioni di Gaetano Pasqui, Giornale della Birra aveva già dedicato un articolo che inviato i nostri lettori a consultare per scoprire un uomo che è stato un tassello importante, purtroppo spesso dimenticato e sottovalutato, della storia dell’agricoltura e della birra italiana.

Maggiori informazioni su Birra Livia e sulla nuova azienda dedicata a Gaetano Pasqui sono disponibili sul sito web  www.birrapasqui.it o sui social network  facebook e twitter.

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!