Numero 39/2017

26 Settembre 2017

PicoBrew: un brew-pub itinerante si aggira per i navigli milanesi!

PicoBrew: un brew-pub itinerante si aggira per i navigli milanesi!

Condividi, stampa o traduci: X

 

 

Tre ragazzi, la passione per la bicicletta e ovviamente la birra. Sono questi gli ingredienti principali di PicoBrew, un Pub ‘itinerante’ che si aggira, per ora, solo sul Naviglio Grande a Milano proponendo birre artigianali in un modo del tutto inusuale. Pietro Tognoni (il birraio), Jacopo Volontè e Milo Madia sono i tre ragazzi che hanno deciso di rivisitare il concetto di Pub in una chiave del tutto nuova e dinamica.

 

Pietro, intervisto da Giornale della Birra, ci racconta la sua storia e i progetti futuri che prevedono nuove birre, un altro pub itinerante nel centro di Milano e in futuro, chissà, un pub vero e proprio per il periodo invernale.

 

Pietro, come è nata la vostra idea di pub itinerante?

PicoBrew è un progetto che nasce quasi per gioco nel momento in cui ho iniziato a fare la birra in casa. Ero alle superiori; in quinta mi hanno regalato un kit per produrla a casa; ho iniziato a farla con molta convinzione, quindi, studiando, leggendo e partecipando a concorsi birrari per amatori. Poi questa passione appunto mi ha portato, da un lato, a fare una tesina per la maturità sull’autoproduzione della birra e dall’altro è stato anche uno spunto per scegliere l’università. Ho optato, infatti, per scienze e tecnologie alimentari e li ho acquisito le basi fondamentali per capire anche cosa succede durante le varie fasi di produzione della birra. Contemporaneamente, in maniera piuttosto parallela, sono passato da produrre la birra in casa a farla in un impianto pilota in un’azienda agricola poco fuori Milano; un impiantino da 100 litri, quindi, molto piccolo però con tutte le caratteristiche di un impianto professionale. Qui sono nate le prime birre PicoBrew destinate alla vendita.

.

.

Perché PicoBrew?

PicoBrew è un marchio che significa piccolo e quindi è stato tenuto anche nel momento in cui ci siamo trasferiti a produrre su questo impiantino di cui parlavo prima. E’ un ordine di grandezza. Se un microbirrificio è micro rispetto all’industria allora io che produco la birra in casa o comunque su un impianto da 100 litri che cosa sono? Un microbirrificio alla seconda, quindi Pico. Poi è nata in me anche la voglia di far diventare il tutto un lavoro con i miei amici e le persone che mi hanno sostenuto fin dall’inizio. Jacopo e Milo, in particolare, hanno anche buttato giù l’idea per quello che poi è diventato il PicoBrew attuale, cioè un sistema di vendita itinerante. Il Pub itinerante è in linea con quello che per noi è bere la birra, ossia non stare seduti a un tavolo, ma berla fuori e in compagnia, chiacchierando. Bere la birra all’aperto è una cosa che ci piaceva. Allora abbiamo detto perché non vendiamo la birra su una bicicletta? Il pub itinerante  lo vediamo come un nuovo modo per bere la birra, più dinamico. Siamo noi a contatto con le persone e in mezzo alla strada e la gente se vuole si ferma. La nostra missione è di far conoscere la birra artigianale.

.

.

 

Come sta evolvendo la vostra attività?

Fin dall’inizio, abbiamo avuto una risposta abbastanza positiva. A poco a poco siamo cresciuti. Soprattutto d’estate, nel periodo di alta stagione, abbiamo sempre un buon giro di persone che ci vengono a trovare. Penso che apprezzino molto il fatto di essere così informali. Si crea una situazione per la quale si conoscono tante persone. E’ piacevole stare in strada all’aperto nei mesi più caldi a bere la birra. Si puo’ berla in strada o fermarsi a chiacchierare al bancone.

.

.

Quali sono le vostre birre?

La birra ovviamente è al centro del nostro progetto. Abbiamo la bassa fermentazione, ossia birre che si ispirano al mondo tedesco e ceco; facciamo una Pils, la Eger, una Schwarz che si chiama Schwarzenegher – il nome deriva dalla fusione tra Schwarze, che in tedesco significa nero, e Negher che arriva dal milanese – con la faccia di Arnold sulla bottiglia. Adesso sta uscendo una Bock che è la terza birra a bassa fermentazione. Poi abbiamo il mondo delle birre belghe: la prima è stata la Bomboclat, la definiamo una Hoppy Belgian Ale, poi è entrata in produzione la Triple e una Season con le spezie, ma le idee di produzione sono tante. Adesso uscirà la prima birra stagionale, prodotta sull’impianto più grande che utilizziamo. Oltre alla produzione su un impianto pilota abbiamo dovuto appoggiarci su un altro birrificio. Questo era un passo assolutamente necessario. Produciamo 1.200 litri alla volta. Abbiamo dovuto farlo nel momento in cui abbiamo iniziato a vendere birra con la bicicletta. I volumi sono aumentati e alcuni pub hanno iniziato a chiederla e abbiamo avuto l’esigenza di fare fusti e quindi birra alla spina.

Dove si trova l’impianto di produzione?

L’impianto dove lavoriamo attualmente si trova a Buscate, verso Varese. Noi ci differenziamo rispetto alla classica beerfirm, la nostra situazione, infatti, è veramente particolare. Il birrificio che abbiamo trovato produce solo per altri. Noi li abbiamo scoperti esattamente al momento in cui stavano nascendo. Fin dall’inizio abbiamo avuto la possibilità di lavorare sull’impianto. Per ogni cotta vado lì e faccio la birra. Seguo tutte le fasi, a differenza di quanto potrebbe succedere nella maggior parte delle beerfirm, che danno una ricetta al birrificio e poi loro si occupano della produzione. Noi, quindi, controlliamo tutte le fasi a 360 gradi, poi l’impianto ovviamente non è nostro e ci sono dei limiti, ma la libertà decisionale su tutta la produzione è la più ampia che io conosca.

.

.

 

Quali sono i vostri progetti futuri?

Vogliamo ampliare le gamma delle birre. Stiamo partendo con la produzione di birre acide, che poi non so se avranno un futuro, ma a noi piace sperimentare. Il bello di fare la birra è che c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, concentrandoci da un lato su produzione di birre fisse, ma anche cercando di proporre nuove prodotti. Poi, nel 2018 abbiamo una seconda bicicletta che sarà presente anche in Centro; abbiamo vinto un bando del Comune e quindi saremo principalmente dove troviamo i nostri clienti abituali, i giovani, e quindi vicino all’Università Statale e poi, magari, in posti come Colonne o altre zone tipo Isola. Ci muoveremo in giro per la città, mantenendo il Pub itinerante sul naviglio. Poi abbiamo un’idea per un Pub vero e proprio. Servirà per sopperire ai mesi più freddi quando, per ovvie ragioni, il Pub Itinerante lavora di meno.

 Maggiori informazioni sul brew-pub itinerante sono disponibili al sito web: www.picobrew.it.

 

 

Condividi, stampa o traduci: X