Numero 48/2019

29 Novembre 2019

Coltivazione del luppolo: la gestione della crescita dei germogli

Coltivazione del luppolo: la gestione della crescita dei germogli

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In primavera i primi getti ad emergere dalla corona del luppolo tendono ad avere una crescita irregolare, che, se fatti correre sui fili, avranno una chioma con rami deboli e inconsistenti. La potatura della prima gettata ne incoraggia una seconda più forte e uniforme. Attualmente, in Italia, la rimozione dei primi getti si può fare solo manualmente o meccanicamente poiché non ci sono erbicidi registrati per questo scopo.

 

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Posizionare le calate verticali è un’attività primaverile da effettuare prima che ci sia una crescita significativa oppure subito dopo aver potato i primi getti. Durante le prime stagioni, dalla prima alla terza, i coltivatori devono decidere quanti fili tirare per corona in modo da ottimizzare l’utilizzo dello spazio da parte dalle chiome. Una volta che le piante hanno raggiunto la maturità, il numero di fili per corona sarà lo stesso per tutte le stagioni. Negli USA si tirano generalmente tre o quattro fili per corona, mentre è più comune l’utilizzo di due in Nuova Zelanda ed Australia. Per grandi appezzamenti è necessario utilizzare piattaforme trainate da trattrici in modo da aumentare l’efficienza lavorativa durante il fissaggio delle corde ai cavi. Trovare il giusto tipo di cordini non è sempre facile: devono essere resistenti per sorreggere i fusti e mantenersi integri per l’intera stagione, ruvidi per facilitare l’appiglio e possibilmente biodegradabili in modo che non diano problemi di smaltimento o che non interferiscano con i macchinari. I fili in fibra di cocco sono tradizionalmente i più utilizzati dai coltivatori di luppolo nelle maggiori regioni produttrici nel mondo. La fibra di cocco è forte, duratura (ma anche biodegradabile) e fornisce una buona superficie di appiglio per i tralci di luppolo.

 

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Anche il filo intrecciato di nylon garantisce buone prestazioni, ma bisogna fare attenzione a non abbandonarlo in campo e a smaltirlo in modo conforme. Una volta selezionate le corde bisogna ancorarle ai filari in prossimità delle piante e legarle ai cavi di testa (quelli in cima ai pali). Negli Stati Uniti i produttori, mediante l’utilizzo di uno specifico strumento, ancorano lo spago dentro il terreno con dei ganci a W. Questo metodo mantiene la superficie del filare libera da oggetti metallici che possono interferire con le macchine agricole. In Nuova Zelanda, dove la potatura primaverile avviene chimicamente, i produttori utilizzano ganci a coda di maiale (pigtail pins) inseriti vicino alla corona. Altri coltivatori consigliano di utilizzare ganci a U per fissare i fili. In sostanza non c’è un metodo di ancoraggio universale, ma è fondamentale che sia funzionale e non intralci con gli interventi colturali.

 

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Quando i secondi getti raggiungono una lunghezza intorno ai 60 cm è il momento di iniziare a guidarli intorno agli spaghi. Generalmente si selezionano due o tre dei tralci più forti per ogni filo e si attorcigliano in senso orario attorno ad essi. Solitamente una volta che hanno fatto presa la crescita continua lungo le stringhe senza bisogno di ulteriore aiuto.

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!