Numero 40/2019

4 Ottobre 2019

Fertilizzazione del luppolo: una pratica fondamentale per buona resa e qualità!

Fertilizzazione del luppolo: una pratica fondamentale per buona resa e qualità!

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Il luppolo, come tutti i vegetali, richiede un buon apporto nutrizionale per produrre in modo soddisfacente in termini di qualità e quantità. Se è vero che è sempre bene evitare gli eccessi, bisogna anche rifuggere le situazioni di stress per la pianta dovute a caraneze minerali.

I periodi chiave di somministrazione dei fertilizzanti sono durante la fase di fine dormienza, per i prodotti solidi, e tra la primavera e l’estate per i concimi solubili in acqua e applicabili tramite il sistema di irrigazione. Le linee guida per la fertilizzazione del luppolo devono essere ancora sviluppate in Italia. Perciò le raccomandazioni pubblicate in altri stati, come gli Stati Uniti, sono il nostro migliore riferimento. Naturalmente per avere buoni risultati queste devono essere confrontate e completate con la conoscenza delle caratteristiche del nostro territorio, tramite l’utilizzo delle analisi chimiche e fisiche del terreno. Conoscere gli asporti della nostra coltura può aiutare a determinare la quantità di concime da impiegare. Le piantagioni che hanno raggiunto la maturità producono una chioma più forte e rigogliosa rispetto a quelle giovani e necessariamente hanno bisogno di più nutrienti. Per stimare le quantità di fertilizzanti da impiegare si può partire dalla percentuale in chilogrammi di sostanza secca e di biomassa sviluppata dal luppolo per ettaro e da qui arrivare al fabbisogno di nutrienti. Gli studiosi indicano che nello stato del Michigan, USA, il fabbisogno di Azoto equivale al 3% massa, al 2% per il potassio e allo 0.5% per il fosforo. Altri fattori che condizionano la quantità di concimazione necessaria sono i già citati livelli di sostanza organica del suolo, l’utilizzo della pratica del sovescio, “l’infestazione” con azotofissatrici. Questi elementi contribuiscono a ridurre la necessità di apportare elementi nutritivi dall’esterno e, in alcuni casi, possono arrivare quasi a sostituire la classica concimazione.

 

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Azoto

Azoto una buona dotazione di azoto nel terreno è fondamentale per assicurare una buona crescita della pianta; la carenza di questo elemento si esprime tramite un fogliame pallido, ingiallito e una crescita ridotta. Il momento di maggiore richiesta di questo elemento è intorno a maggio, durante il periodo di maggiore crescita, quando i fusti si stanno allungando e iniziano a crescere i rami laterali. E’ da evitare l’applicazione di azoto dall’inizio della fase di fioritura in poi poiché potrebbe portare a un’indesiderata crescita vegetativa durante lo sviluppo dei coni. Nel caso di piantagioni adulte e in presenza di una moderata percentuale di sostanza organica (2-5%) negli USA si somministrano generalmente tra i 120/170 kg di N/ha all’anno. Le quantità cambiano al variare delle percentuali di sostanza organica, in presenza di bassi livelli la concimazione può arrivare a 230 Kg/ha. Essendo un elemento molto mobile, la concimazione generalmente avviene in più fasi per evitare che l’azoto venga portato via dall’acqua. Utilizzare troppo azoto ha effetti negativi sulla coltura, causa eccessiva crescita delle parti vegetali della pianta a discapito degli oli essenziali e degli α-acidi nei coni ed espone ad un maggior rischio di attacco da parte di insetti fitofagi.

Inoltre a causa della sua dilavabilità si disperde nell’ambiente provocando:

• contaminazione delle acque sotto-superficiali spostandosi dal suolo in profondità verso le falde acquifere a causa della lisciviazione dei nitrati (NO3-),

• eutrofizzazione (assieme al fosforo) di fiumi e laghi in seguito a ruscellamento superficiale o deposizione atmosferica,

• produzione di piogge acide,

• formazione di particolato fine per volatilizzazione dell’ammoniaca (NH3),

• emissione di protossido (N2O) e ossidi di azoto (NOx) che concorrono all’effetto serra.

 

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Potassio

Il potassio è importante per lo sviluppo delle foglie, la crescita dei fusti, il mantenimento dell’equilibrio idrico da parte della pianta e lo sviluppo dei coni. La carenza severa di potassio si manifesta generalmente con crescita ridotta e con i bordi delle foglie bruciati. Il fabbisogno annuale di potassio nel luppolo si attesta tra i 90 e 170 kg/ha con addirittura un quarto di esso immagazzinato nei coni e il restante nei tralci e nelle foglie. Per cui utilizzando il sovescio la maggior parte di questo elemento ritorna nel terreno.

Fosforo

Dei tre macronutrienti (N, P, K) è quello di cui il luppolo ha meno bisogno. Sapendo che il fosforo necessario è uguale allo 0,5% della sostanza secca totale e, ipotizzando una massa vegetativa intorno ai 4000 Kg/ha, il fabbisogno di fosforo si attesta intorno ai 20 Kg/ha. Questo fattore, oltre al fatto che il fosforo non è molto mobile, permette di risolvere eventuali carenze con una concimazione di fondo prima ancora dell’impianto del luppoleto. In aggiunta a questi elementi fondamentali vi sono ulteriori microelementi che si rivelano importanti: Boro, Ferro, Magnesio, Zinco, Molibdeno, Zolfo. Anche se il fabbisogno di queste sostanze è minimo, eventuali carenze possono causare clorosi e uno sviluppo difficoltoso della pianta. Generalmente dopo la concimazione questi problemi vengono risolti, ma in alcuni casi le deficienze possono essere causate da un pH non ideale del suolo che ne impedisce l’assorbimento. Tra quelli sopracitati il Ferro è sicuramente l’elemento più importante in quanto la pianta ne ha bisogno durante tutto il periodo di crescita fino alla fioritura. Il deficit è spesso dovuto al pH basico del terreno e non alla mancanza dell’elemento; ciò rende la concimazione fogliare preferibile alla classica via di somministrazione.

 

Microelementi

Accompagnata alla fertilizzazione dei principali tre elementi, è bene sempre tenere in considerazione le necessità/asporti di micronutrienti, ovvero quei sali minerali di cui la pianta necessita in basse dosi, ma sono indispensabili per assolvere a importanti funzioni vitali. Pertanto, si consiglia sempre di ricorre periodicamente alla somministrazione di concimi contenenti questi elementi, anche in forma fogliare, e curare la dotazione di sostanza organica.

 

Sostanza organica

La sostanza organica, pur non rappresentando un “alimento” diretto per la coltura è fondamentale per il mantenimento di buoni livelli di fertilità e per trattenere meglio gli apporti di concimi. Tenere sotto controllo i livelli di questa importante componente, così come evitare di asportare massa vegetale dal luppoleto (ad esempio interrando i residui della coltura, mantenendo l’inerbimento o apportando letame) è una pratica sicuramente consigliabile.

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!