Numero 07/2021

20 Febbraio 2021

Birra contadina: il pasticciaccio grosso di Coldiretti e Consorzio Birra Italiana! Scopriamo cos’è davvero la birra 100% italiana Made in Farm!

Birra contadina: il pasticciaccio grosso di Coldiretti e Consorzio Birra Italiana! Scopriamo cos’è davvero la birra 100% italiana Made in Farm!

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Birra contadina è un termine impiegato da tanti, spesso in modo errato, che non è da confondere con quello più generico e di tutt’altra portata della birra agricola.

Si può, quindi, confondere la birra agricola con la birra contadina? Assolutamente NO, anche se nell’ultimo periodo sta avvenendo spesso, con un fenomeno di addebita appropriazione di una proprietà intellettuale, che gioca scorrettamente in un settore, quello della birra artigianale ed agricola, che ha bisogno di una sempre più definita identità, anziché di confusione.

“Birra contadina” e “Birrificio contadino” sono marchi registrati e concessi al momento in uso esclusivo ed oneroso alla Soc. Agr. Cascina Motta snc di Sale, in provincia di Alessandria che, come da accordo per poter impiegare i marchi stessi, rispetta il rigoroso disciplinare di produzione che prevede la coltivazione in proprio e la trasformazione diretta nella stessa azienda agricola di tutte le materie prime dal campo alla bottiglia, seguendo peraltro i dettami dell’agricoltura biologica.

 

Birrificio contadino Cascina Motta 

 

Birra contadina e Birrificio contadino sono, quindi, marchi che rappresentano un concetto unico e globale di legame tra il mondo agricolo e la birra, in cui la filiera inizia e si completa all’interno di una sola azienda agricola. Una realtà che ad oggi si realizza, in via esclusiva, appunto presso il Birrificio contadino Cascina Motta, vero e proprio fulcro della rivoluzione del concetto di produzione di birra 100% locale, 100% italiana, 100% agricola e 100% artigianale per tutte le fasi della trasformazione.

Un concetto di birra che ad oggi è quella a cui ambiscono molti birrifici agricoli che però, a causa di varie limitazioni, delocalizzano parte della produzione o impiegano solo una prevalenza (ma non la totalità) di materie prime autocoltivate, cosa che consente loro di afferire al concetto, più limitativo, della birra agricola (così come legalmente definita).

 

 

Eppure “birra contadina” e “birrificio contadino” sono termini molto più “fighi” di birra agricola e usarlo diventa comodo, spesso, anche per sfruttare la notorietà di Cascina Motta e dello straordinario lavoro compiuto in oltre 10 anni di sperimentazione, investimenti e contatto con i consumatori.

La birra agricola, porta con sé, viceversa, molte contraddizioni, come ad esempio, miscelare i cereali o i luppoli locali con quelli di provenienza straniera o industriale che sono quelli che, in effetti, caratterizzano le peculiarità sensoriali del prodotto finito, o ancora la maltazione degli orzi prodotti localmente – aspetto più critico del processo – viene svolta spesso all’estero o fuori regione, ma poi la birra viene proposta a Km0.

E così, anche grandi gruppi come Coldiretti ed il Consorzio Birra Italiana, cercano di appropriarsi del concetto di birra contadina, seppur proponendo dei progetti che mirano solo a lungo termine alla filiera 100% italiana, spesso anche nascondendo la realtà degli obiettivi.

Come si legge, appunto, sul sito di Coldiretti (promotore del Consorzio birra italiana), infatti, la Birra contadina DOC (termine quest’ultimo riservato alla tutala delle DO del settore vitivinicolo!) è associata solo ad un concetto di prevalenza e valorizzazione della filiera italiana, anche se poi la designazione al consumatore, realizzata  mediante l’apposizione di etichette sulle bottiglie, lascia presagire molto di più… LINK di approfondimento al sito coldiretti.

 

Recentemente, lo scorso 17 febbraio, si è parlato di birra contadina – del tutto impropriamente – in un webinair organizzato da Coldiretti Lombardia cosa che, ai molti del settore, non è passata inosservata ed ha destato profonda indignazione e sconcerto. Anche perché Coldiretti conosce molto bene Cascina Motta, tanto da averla premiata come azienda innovativa nel 2019 ed annoverarla tra i propri soci di Giovani Impresa (LINK)

Insomma, un pasticcio grosso, che crea ancor più confusione nella testa del consumatore e genera un rapporto di distorsione della percezione di quello che è il vero prodotto 100% Made in Italy: stupisce che su questo ci marci pure Coldiretti, impegnata concretamente in molte battaglie a difesa dell’italianità vera!

 

 

 

Quello che è certo e che è bene che il consumatore sia sempre informato di ciò che veramente sta scegliendo, dei valori che sottendono ad un prodotto: la scelta di produrre birra 100% italiana ha una forte valenza etica, oltreché di qualità, proprio per questo tutti coloro che lavorano a progetti in tal senso hanno l’obbligo di comunicare seriamente il proprio operato.

Quello che il settore della birra ed i consumatori ora si aspettano  è una presa di posizione chiara, che metta in luce in modo evidente le peculiarità dei prodotti rispetto alla loro parziale o totale italianità ed artigianalità e che restituisca lustro ed unicità al concetto di Birra contadina.

 

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Redazione Giornale della Birra
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