Numero 36/2017

6 Settembre 2017

Passione Birra – Un Gatto “matto” a colori

Passione Birra – Un Gatto “matto” a colori

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Il mondo della birra artigianale, meno ingessato di altri, si presta più facilmente a contaminazioni e collaborazioni.
In questo caso non parlerò del prodotto birra, ma di come una semplice etichetta possa essere espressione di arte e di provocazione.
Ne è un esempio l’arte follemente caotica e splatter dell’illustratore Ralph Steadman sulle etichette del birrificio Flying Dog che dichiara ufficialmente: “Le illustrazioni di Steadman hanno causato indignazione in molte persone, tanto da essere bannate in alcuni Stati, ma hanno portato ai bevitori di birra di tutto il mondo parecchia gioia. L’unione perfetta fra gusto e rabbia, emozioni per i sensi e un’orgia per l’immaginazione”.
Segnalo la singolare collaborazione tra il birrificio Magic Hat e il poster maker e incisore Jim Pollock.
Ed infine voglio ricordare la visione grafica e provocatoria di Kasper Ledetè, graphic designer e art director del birrificio To Øl.
Ma torniamo in Italia e facciamo un passo “in avanti”… Un amico, mentre parlavamo di differenze culturali tra vino e birra un giorno mi dice “Il vino lo sorseggi coi piedi sotto ad un tavolo, la birra invece è street, me la bevo seduto per terra mentre ascolto i Pearl Jam”.
Due giorni dopo mi trovo al festival Malt in Fossa di Sogliano e allo stand del birrificio The Wall vedo dei sottobicchieri e etichette che ribadiscono questo concetto. Erano tutte realizzate da Max Gatto, famoso writer italiano e membro della TDK crew di Milano.
Non ritengo utile elencare tutti i suoi lavori, opere, eventi, mostre e collaborazioni, ma di fargli qualche domanda e lui ha accettato…

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Max, mi hanno detto che da ragazzo quando non hai avuto più spazio per disegnare sul banco di scuola hai iniziato a farlo sui muri della classe… è una leggenda vero? Com’è iniziato tutto?
Non saprei dirti quando e’ iniziato il mio amore per il graffito, posso dirti pero’ che ero il classico bimbo esagitato ed ingestibile che faceva impazzire i genitori e mi calmavo solo davanti a  matite pennarelli e gessetti con i quali passavo ore ed ore. In effetti ricordo ancora i calci in culo che mi diede mio padre quando disegnai notte tempo un drago sulla parete del salotto, quel giorno ho scoperto i fogli.
Comunque le voci che ti sono arrivate rispondono quasi alla realtà’ ,c’e’ solo qualche particolare da aggiungere.
Diciamo che sui muri realizzavo le opere che prima progettavo sul banco.  In quelle lunghe giornate di disegno che terminavano con la bidella che mi portava alcol e straccio per pulire realizzai tantissimi disegni sul banco, nel mentre il mio compagno di banco che ora fa il tatuatore disegnava su di me. La cosa fini quando quelli di terza mi commissionarono il cesso del terzo piano.

Nell’immaginario romantico gli homebrewers sono “quelli” che producono birra in casa “clandestinamente” e dopo si incontrano in segreto per scambiare e assaggiare le loro creazioni.
Chi è un writer?
Nell’immaginario romantico un writer e colui che nell’intimità delle mura domestiche cerca il suo stile con carta e matita (vanno bene anche i banchi), per poi successivamente confrontarsi con i suoi “colleghi” davanti ad un muro. Personalmente credo che la differenza sostanziale tra un homebrewer ed un writer stia nel fatto che il primo arriva al confronto con l’opera finita, al massimo da perfezionare, mentre per il secondo il confronto avviene durante la realizzazione dell opera stessa.

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Esiste un padre fondatore della Street Art?
Se intendi come street art l’esigenza insita nell’essere umano di comunicare qualcosa a qualcuno con interventi pittorici su superfici pubbliche ti rispondo che esistono padri ,madri, sorelle e soprattutto antenati ….consiglio una gita in Val Camonica per ammirare le pitture rupestri.
Se invece intendi un precursore dell’aerosolart  mi fai arrivare con il pensiero ai primi anni 80 quando usci  il film Wild style , che narra le origini del movimento e che consiglio veramente a chiunque voglia fare il writer.

Vi sono un totale di nove opere di Banksy sul muro lungo 70 chilometri che separa Cisgiordania e Israele. Si narra che durante la creazione di una di queste un anziano si sia avvicinato a lui e gli abbia detto “Dipingi un muro, lo rendi bello…” lui lo ringraziò, ma poi gli venne detto “Non vogliamo che sia bello, odiamo questo muro, vattene…” Bansky concluse comunque l’opera. Può capitare che la provocazione di un’immagine possa non solo far pensare le persone, risvegliare memorie, ma anche ferirle?
Ricorderei che il graffito e la street art non sono necessariamente arti decorative anzi normalmente sono di denuncia.
Qualcuno scrisse che ne ferisce di più la penna che la spada, sapendo questo capirai perche’ usare la bomboletta spray su un muro e’ come avere un fucile d’assalto, se poi questo fucile lo imbraccia in “cecchino” alla Banksi allora di feriti ce ne saranno parecchi perché’ il messaggio arriverà a segno che piaccia o meno.

Le sette Arti: architettura, musica, pittura, scultura, poesia, danza e cinema.
Oggi Fumetto e Street Art hanno diritto di rappresentarne un’ottava? Stanno nascendo altre forme di espressione artistiche?
Secondo me fumetto e street art sono una branca della pittura e sono già vecchi, di nuove forme di espressione ne stanno nascendo ma sono tutte legate al mondo virtuale.

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Ho letto una volta “La bomboletta spray è un’arma micidiale: a seconda di chi la utilizza può generare squallore o dar vita a un’opera d’arte. Legale o meno, bella o brutta, che infastidisca i più o renda colorata una piazza”… è uno stile di vita, incoscienza o sfida?
In verità non saprei proprio ,il mondo dell’arte e’ pieno di quadri che a vederli fanno veramente senso , non ricordo chi era quell’autore che ad olio dipingeva quarti di bue sanguinanti su fondo nero….agghiacciante ma bellissimo.
Se si parla solamente della gradevolezza di un disegno su un muro mi piacerebbe sapere inoltre chi potrebbe essere in grado di stabilire con certezza se e’ bello o brutto, in fondo di estetica hanno scritto milioni di persone e ognuno con una propria idea della cosa.

“Una galleria di opere urbane visibile a tutti”. Ci sono stati tentativi di rinchiudere questa idea
proprio dentro a un museo. E’ un modo per cercare di corrompere i writer?

Corrompere? Certo ,dove c’e’ il dio denaro qualcuno viene sempre corrotto. Diciamo che i galleristi si sono accorti che la street art e’ un movimento artistico riconosciuto a livello globale (forse l’ultimo nato prima dell’avvento della rete) e di conseguenza  hanno pensato bene di farci su il loro business .

E’ chiaro che purtroppo non avendo alcuna cultura nel ramo specifico hanno preso un sacco di cantonate.

Anche fare una birra o una ricetta è creatività. Mi hai detto che non sei un’esperto di birra, ma che alcune le ami e altre le odi…
Come dicevo non sono esperto, giudico solo “di pancia”.

Una domanda che non ti hanno mai fatto?
La domanda e’ questa:
Caro me stesso, hai fatto migliaia di chilometri per andare a dipingere muri in mezzo mondo e ogni volta si tratta di stare per giorni appiccicato ad un muro al caldo torrido o al gelo più infame ,respirando un mix tra solvente vernice e metalli pesanti, dormendo dove capita e mangiando panini possi e birra calda.
Cosa ti spinge a  rifarlo ogni volta?
Avevo qualcosa da raccontare. Se mi viene in mente qualcos’altro mi trovo un altro muro.

 

Non si può negare che l’estetica abbia una certa influenza sulle persone, convincerci quanto confonderci.
Dietro a un’opera d’arte come a una birra artigianale c’è sempre una persona.
Conoscere la sua storia ci farà apprezzare di più il suo lavoro, provare emozioni e fare le scelte migliori.
Adesso non ci resta che sorseggiare una birra ascoltando Jimi Hendrix, seduti su un prato però.

Maggiori informazioni sulle pagine facebook e di wikipedia.

 

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Piero Garoia
Info autore

Piero Garoia

Sono nato nel lontano millenovecentosess… il secolo scorso, a Forlimpopoli, paese natale di Pellegrino Artusi padre della cucina italiana.
Appassionato di musica, cinema, grafica e amante della fotografia.
La passione per la Birra Artigianale nasce tra gli scaffali di una libreria sfogliando un piccolo manuale per fare la birra in casa.
I disastrosi tentativi di produrla mi hanno fatto capire che diventare homebrewer non era proprio la mia strada.
Ho scelto allora di gustare la birra con gli amici, tutti appassionati, “credenti” che artigianale sia significato di unicità e qualità.
Non sono un docente, nemmeno un esperto, ma ho un obiettivo, mantenere vivo un piccolo mondo romantico dove la cultura della birra sia sinonimo di valori, socializzazione e condivisione di esperienze.
Coltivo le mie conoscenze partecipando a eventi, degustazioni, incontri e collaboro con l’Unper100 un’associazione di homebrewer forlivesi.
Mi affascina il passato delle persone, ascoltare le loro storie e capire come vivono le loro passioni.
Gestisco anche un mio blog semiserio www.etilio.it e mi piace pensare che questo possa contribuire a “convertire” più persone possibili al pensiero che “artigianale è meglio”.
Ho ancora tanti sogni nel cassetto e altrettanta voglia di concretizzarli.
Far parte del “Giornale della Birra” cosa significa? Vuol dire avere l’opportunità di comunicare a molte più persone quello che penso e mi appassiona.