Numero 04/2024

22 Gennaio 2024

Il giro del mondo in… tante birre: Brasile

Il giro del mondo in… tante birre: Brasile

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Non ci si stanca mai in questo lungo viaggio intorno al mondo delle birre che oggi ci porta nel paese verdeoro: il Brasile. Il quinto paese più grande della Terra con un clima talmente variegato che ospita il maggior numero di specie viventi al mondo, più quelle ancora da scoprire! Infatti, è occupato, per quasi la metà del territorio, dall’inaccessibile foresta amazzonica.

Anche il toponimo Brasile è legato al territorio. Deriva dal nome portoghese “pau-brasil” che significa “rosso come la brace” ed indica l’albero del Pernambuco. Questa specie vegetale, dalla resina rossa, ricopriva tutta la costa e, in passato, era usata come legna da ardere.

Quando si nomina il Brasile vengono subito in mente due tradizioni così popolari da diventare una ragione di vita per tante persone: il calcio e il Carnevale.

Tanto seguito per due eventi di massa così distanti tra loro ma anche così vicini. Eh sì perché in entrambi i casi non esistono più gerarchie e differenze. Sul campo, sugli spalti e nelle parate si diventa di nuovo tutti uguali. E poi, sia le scuole-calcio che le scuole di samba, cuore del Carnevale, sono molto attive tra le numerose comunità povere delle città (v. foto Favela Vidigal – Rio de Janeiro).

Nonostante il Brasile sia una delle economie a più rapida crescita e la nona al mondo per dimensioni del PIL, le disuguaglianze sociali sono ancora, infatti, una dolorosa spina nel fianco. È incredibile vedere favelas a pochi metri da lussuosi grattacieli o baraccopoli vicine ai campi da golf. Negli ultimi anni però la situazione è un po’ migliorata. Un’importante percentuale di persone in difficoltà (circa il 18%) è riuscita a risollevarsi e ad aumentare il proprio potere di acquisto.

E forse questo slancio economico era già stato immaginato dal progettista Lucio Costa e dall’architetto Oscar Niemeyer che, negli anni ’50, hanno ideato e costruito la capitale Brasilia. La vista dall’alto della città rivela, infatti, un’urbanistica visionaria che può essere letta come un aeroplano o un arco munito di freccia.

LA STORIA DELLA BIRRA IN BRASILE

Prima di iniziare con la storia delle birre moderne del Brasile, è doveroso, come sempre citare esempi storici di bevande alcoliche. La più famosa si chiama Cauim, un fermentato denso tipico delle popolazioni indigene precolombiane. Dal sapore acidulo, a base di radice di manioca masticata (v. foto seguente), è aromatizzato con frutta. Consumato durante i rituali o per uso quotidiano, era preparato e servito dalle donne. Lo stesso procedimento di masticazione si utilizza per un’altra bevanda tradizionale sudamericana a base di mais: la Chicha (leggi qui).

 

Ma torniamo alla storia brassicola più recente. Tutto inizia durante l’epoca coloniale. Intorno al 1640, gli olandesi Maurizio principe d’Orange e il birraio Dirck Dicx arrivano a Recife. Insieme fondano il primo birrificio di tutto il Sudamerica; producono una birra corposa con orzo e zucchero. Ma la vita di queste prime birre in Brasile non è facile perché le bevande più amate sono il vino e la cachaça, un distillato di succo di canna da zucchero, oggi simbolo del Paese. Addirittura nelle aree controllate dai portoghesi, la birra è boicottata perché danneggia la vendita di vino.

Qualcosa cambia a partire dal XIX sec., quando l’Inghilterra aiuta il Portogallo a difendersi da Napoleone. Il legame tra i due Paesi diventa molto forte, tantochè i porti brasiliani vengono aperti alle navi inglesi. Da qui il dominio delle birre in stile Porter e Pale Ale, fino alla seconda metà dell’Ottocento. In questo periodo, però, l’immigrazione europea si intensifica, soprattutto quella tedesca, portando in Brasile nuove tipologie di birre, più chiare e più leggere. Le nuove famiglie smettono, quindi, di consumare birra importata e iniziano a produrla sul territorio dando vita a birrifici più strutturati. Piano piano, queste nuove attività entrano nel tessuto sociale, creando indotti importanti e diventando veri colossi produttivi.

Bisogna aspettare gli inizi degli anni ’90 per assistere, anche qui in Brasile, alla rivoluzione delle birre artigianali. I primi microbirrifici sfidano il mercato delle grandi aziende proponendo birre dai sapori nuovi ed autentici e riscoprendo stili dimenticati e ingredienti locali.

Da non dimenticare! Usanza tipica del Brasile è quella di suddividere le birre in due categorie, a seconda del servizio. Solitamente “Cerveja” indica la birra in bottiglia mentre “Chopp” quella alla spina oppure anche quella non pastorizzata. Chopp deriva dal tedesco “Schoppen” che indica il bicchiere per una birra media.

LO STILE DI BIRRA UFFICIALE DEL BRASILE

Catharina Sour è l’unico stile brasiliano riconosciuto dal BJCP (Beer Judge Certification Program) ed è inserito nella categoria “Stili locali”. Prende il nome dallo Stato dove è nato (Santa Catarina). Rappresenta una birra di frumento, dagli aromi fruttati e da una vivace acidità lattica. L’aggiunta di frutta, di solito esotica e di stagione, avviene nelle fasi finali della fermentazione. La bassa gradazione alcolica e la decisa carbonazione la rendono rinfrescante e facile da bere, ideale per il clima brasiliano. Può essere paragonata ad una Berliner Weisse un po’ più corposa, senza sfumature wild e brettate ma con un carattere fruttato più marcato.

I 5 BIRRIFICI DEL BRASILE CON…QUALCOSA IN PIU’

Il settore birrario è dominato da due imperi industriali: Ambev che fa parte del colosso AB InBev e Brasil-Kirin, ramo locale della compagnia nipponica. Per questo, la tipologia di birra più consumata (circa il 90%) è la classica Lager chiara. Il Brasile, grazie ad una crescita dei volumi quasi esponenziale, è diventato il terzo produttore mondiale di birre, dietro solo a Cina e Stati Uniti. Ma anche il comparto artigianale ha detto la sua in questa evoluzione. Le aperture di nuove attività hanno superato quota mille. Di seguito qualche esempio.

– Il birrificio più antico del Brasile: CERVEJARIA BOHEMIA

Nasce come “Imperial Fábrica de Cerveja Nacional” a Rio de Janeiro nel 1848, ma nel 1853 Henrique Leiden, il fondatore, sposta la sede nella città di Petropolis. Cinque anni dopo passa sotto la proprietà di Johann Henrich Krämer, di origini tedesche. Nel 1898, per onorare le radici della famiglia, gli eredi cambiano il nome in “Cervejaria Bohemia”. Dal 1961 fa parte del birrificio “Antarctica” che insieme a “Brahma”, nel 1999, hanno dato vita al grande gruppo industriale brasiliano “Ambev” (oggi assorbito dalla multinazionale AB InBev).

 

 

PURO MALTE: birra chiara a bassa fermentazione ispirate alle Pils boeme. Toni maltati ed erbacei vanno a braccetto per una bevuta facile dal finale secco. Gradazione alcolica: 5%

AURA LAGER: birra ambrata a bassa fermentazione tipo Vienna Lager, dove le note caramellate del malto sono bilanciata da un’elegante luppolatura. Gradazione alcolica: 5,4%

838 PALE ALE: birra ambrata ad alta fermentazione che si rifà alle Pale Ale inglesi. Il nome è un omaggio alla città sede del birrificio situata a 838 mt s.l.m. In primo piano le note erbacee ed agrumate dei luppoli, bilanciate da quelle biscottate del malto. Gradazione alcolica: 5,3%

– Il birrificio brasiliano più popolare: BRAHMA BEER

Fondato nel 1888 dallo svizzero Joseph Villiger insieme a Paul Fritz e Ludwig Mack come “Cerveja Brahma Villiger & Companhia” a Rio de Janeiro. Nel 1934 entra nel mercato la nuova versione in bottiglia Brahma Chopp, immediato bestseller brasiliano. Nel 1999, insieme al birrificio Antarctica, da’ vita al colosso birrario “Ambev”. Ad oggi è il marchio nazionale di birre più consumato in Brasile. Nel 2020, il nome è stato al centro di una diatriba religiosa. Brahma, infatti, è una divinità induista ed essere associata ad una birra, non è cosa gradita ai fedeli. L’azienda sostiene, invece, che è un tributo a Joseph Bramah, inventore dello spillatore per birra.

 

 

BRAHMA CHOPP: la birra iconica del birrificio. La Pils che ha fatto la storia in Brasile. Leggera, facile da bere, dal piacevole carattere amaro. Gradazione alcolica: 3,8%

BRAHMA MALZBIER: birra ambrata a bassa fermentazione ispirata alle Malzbier tedesche. Bevande maltate dal basso tenore alcolico o addirittura analcoliche. I toni maltati di caramello, rendono la bevuta “più dolce”. Gradazione alcolica: 3,8%

BRAHMA DUPLO MALTE BLACK: birra scura a bassa fermentazione tipo Dunkel tedesca, dai sentori caramellati, tostati e di frutta secca. Gradazione alcolica: 4,7%

– Il primo birrificio artigianale del Brasile: DADO BIER

Fondato nel 1995 a Porto Alegre, da Eduardo Bier. Il cognome non è casuale, i suoi avi, infatti, erano birrai di origine europea. Dado è l’abbreviazione di Eduardo e anche il simbolo del birrificio che è sempre rimasto indipendente fin dagli inizi. Nel 1996, secondo quanto riportato dalla rivista “Times”, ha aperto addirittura il più grande brewpub del mondo nella città di San Paolo.

 

 

 

LEVE: birra chiara a bassa fermentazione che si rifà alle Pils europee. Leggera, come dice già il nome, e facile da bere. Meno amara dello stile di riferimento. Gradazione alcolica: 4,5%

AMBER LAGER: birra ambrata a bassa fermentazione. Protagoniste le note maltate di caramello e biscotto rinfrescate da un’elegante luppolatura. Gradazione alcolica: 5%

SESSION IPA: birra chiara ad alta fermentazione ispirata alle Session IPA americane. Luppoli usati? Citra e Amarillo, per donare aromi agrumati e un lieve erbaceo. Gradazione alcolica: 4,1%

– Il birrificio brasiliano che usa gli ingredienti più strani: AMAZON BEER

Fondato nel 2000 da Arlindo Guimarães, oggi aiutato dal figlio Caio. La sede è nella città di Belém, capitale dello Stato del Parà. È uno dei pochi birrifici presenti nell’area settentrionale del Brasile ed il primo nella regione amazzonica. Il nome rappresenta il forte legame con la terra che dona gli ingredienti speciali aggiunti per creare birre del territorio. In più ha dato l’ispirazione a Randy Mosher, famoso autore e grafico americano, per disegnare il logo aziendale.

 

 

 

FOREST BACURI: birra chiara a bassa fermentazione tipo Lager europea con aggiunta di bacuri, un frutto simile alla papaya che dona un tocco di esotico alla facile bevuta. Gradazione alcolica: 3,8%

WITBIER: birra chiara ad alta fermentazione ispirata alle Witbier belghe con aggiunta di taperabà dal sapore di mango e arancia. Gradazione alcolica: 4,7%

STOUT: birra scura ad alta fermentazione dai richiami anglosassoni. L’ingrediente segreto è la bacca nera di açaí che sa di frutti rossi con note cioccolatose. Gradazione alcolica: 4,5%

– Il birrificio “più amaro” del Brasile: CERVEJARIA INVICTA

L’imprenditore Ismael Silva e il birraio Rodrigo Silveira aprono il birrificio nel 2011 a Ribeirão Preto, nello Stato di San Paolo. Il loro obiettivo è di rendere il consumo di birra artigianale il più democratico possibile per soddisfare i palati più diversi. Questa è una vera sfida che i ragazzi non vogliono perdere perché si sentono “invincibili”, proprio come il nome scelto per il birrificio. Ad oggi hanno realizzato più di quaranta birre! E quelle luppolate sono il loro forte.

 

 

1000 IBU: birra ambrata ad alta fermentazione tipo Imperial IPA. Intensamente luppolata e dalla lunga persistenza, erbacea ed agrumata. Non spaventatevi… l’IBU (International Bitterness Unit) non arriva a 1000 ma “solo” a 85! Gradazione alcolica: 8%

GOD OF THUNDER: birra chiara ad alta fermentazione ispirata alle India Pale Ale, prodotta con lievito Kveik che esalta l’intensa luppolatura fruttata ed agrumata. Gradazione alcolica: 6,5%

ALHO NEGRO: birra ambrata ad alta fermentazione derivata dalle Double IPA. Prodotta con ingredienti 100% nazionali in collaborazione con la malteria Blumenau. L’aggiunta di aglio nero dona note terrose al bouquet caramellato dei malti. Gradazione alcolica: 7%

Come avrete capito, il panorama brassicolo del Brasile è enorme: da un lato le potenze industriali, dall’altro una moltitudine sempre più crescente di realtà artigianali attente anche a valorizzare i prodotti locali. Un breve articolo come questo non è altro che la punta dell’iceberg…a voi il compito di continuare l’esplorazione di questo Paese dalle tante sfaccettature!

Alla prossima pinta!

 

Siti internet e pagine social di riferimento:

Le foto delle etichette sono gentilmente concesse dal collezionista Mario Bughetti:

www.facebook.com/mario.bughetti (email: booghy55@gmail.com)

www.bohemiapuromalte.com.br

www.brahma.com.br

www.facebook.com/dadobier

www.facebook.com/cervejariaamazonbeer

www.invictaebrejas.com.br

 

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Federica Russo
Info autore

Federica Russo

Sono nata a Genova nel lontano…ma che lontano…nel “vicinissimo” 1976 da una famiglia chiacchierona e rumorosa, ecco perché mi piace parlare, comunicare e condividere.
Chi nasce in una città di mare sa che si porta dentro una curiosità tutta speciale come quella dei marinai e navigatori che tutti i giorni salpano verso nuove mete, terre e avventure. Curiosità che rimane per sempre e che caratterizza ogni aspetto della vita arricchendola giorno per giorno. La famiglia, le passioni, i traguardi, il lavoro vengono così conditi con quel “quid” che rende tutto più sfizioso.
La curiosità infatti mi ha portato a studiare 3 lingue (inglese, spagnolo e francese) per non sentirmi fuori luogo ovunque volessi andare e mi ha fatto laureare in Geografia per avere ben chiara in testa la mappa del mondo ed evitare di perdermi.
La curiosità mi ha fatto lavorare in ambiti molto diversi tra loro: commercio al dettaglio, operatore GIS nel settore dei sistemi informativi territoriali, progettista di impianti di depurazione acque reflue.
La curiosità, infine, è stata anche la spinta che mi ha fatto passare da semplice amante della birra a Sommelier. Ho completato il percorso formativo con la Scuola Italiana Sommelier (S.I.S.) e sono diventata Sommelier Professionale 3° livello. Essere sommelier della birra non lo considero un traguardo ma solo l’inizio di un lungo percorso di formazione, di conoscenza che non finirà mai, infatti ho cominciato lo stesso percorso formativo anche con l’Associazione Italiana Sommelier (A.I.S.), seguo i corsi e le monografie di UB Academy, per non parlare dei libri che “bevo” tutto d’un fiato!!! Alcuni autori della mia libreria: Michael Jackson, Lorenzo “Kuaska” Dabove, Randy Mosher…tanto per citare qualche pilastro.
La possibilità di poter scrivere per il Giornale della Birra mi dà modo di condividere con voi la mia passione birraria attraverso interviste, curiosità, abbinamenti birra-cibo e tanto altro, il tutto impreziosito da un sorriso e da un punto di vista diverso….quello femminile!